Recensione Diablo III

Un single Player Online (e altre critiche) ?

Facciamo piazza pulita dai dubbi che possono essere sorti leggendo le critiche piovute su metacritic. Diablo ha effettivamente bisogno di una connessione costante a Internet ma questa scelta risulta incomprensibile solo se non si conosce la storia dei giochi che hanno composto la saga sino ad oggi.

Diablo ha sempre sofferto di un grosso problema di gestione… in poche parole è sempre stato vulnerabile agli editor di PG che consentivano a giocatori scorretti di godere di personaggi praticamente imbattibili e di compiere azioni non possibili senza editor, tipo poter uccidere altri PG all’interno delle aree sicure come le città. Con Diablo 2 Blizzard tentò una prima timida rivoluzione sul multiplayer che limitò, ma non risolse, il problema dei PG editati. Non mi desta nessuno stupore notare come Blizzard abbia cambiato approccio impiegando quella che è una soluzione scomoda per gli utenti “onesti” ma che risolve il problema alla radice.

Ora i PG sono su server e il loro editing è quasi del tutto impossibile (fatti salvi tentativi di violare i server blizzard… ma stiamo parlando di una eventualità molto remota).

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Quindi possiamo solo rassegnarci. Per colpa dei cheaters del passato ora siamo costretti a dover avere una connessione attiva anche se vogliamo giocare da soli. La prima notte di gioco ha visto la casa madre oggetto di feroci critiche per il collasso dei server di autenticazione. La situazione è stata oggettivamente fastidiosa ma non diversa da quella avvenuta il giorno del rilascio delle ultime 2 espansioni di WoW… e si è comunque risolta in tempi brevissimi. Una critica molto pertinente è invece quella mossa alla eccessiva semplificazione delle meccaniche di gioco.

La crescita del PG è assolutamente lineare e non esistono specializzazioni per le classi iniziali. In sostanza tutti i monaci hanno le stesse abilità e potenziamenti. Idem dicasi per l’aspetto estetico dei PG che non può essere customizzato in alcun modo, ad esempio il mio Monk con un determinato set di armatura sarà esteticamente identico al Monk di un giocatore australiano che ha lo stesso set. Il problema esisteva (parzialmente) anche su WoW dove, ad eccezione del viso e del corpo, tutti i PG con i vari tier si somigliavano tutti.

Su WoW il problema è stato risolto solo di recente con la Transfmogrification che permette ai giocatori di cambiare l’aspetto della gear in modo da rendere ancora più personalizzato l’aspetto del proprio avatar. Diablo 3 invece non offre nulla di simile e non è raro entrare in una sessione multiplayer solo per vedersi circondati da gruppi di “gemelli” identici al nostro PG a tutto discapito dell’immedesimazione. L’ultimo elemento, ancora non implementato, che farà storcere il naso a molti è la nuova auction house. Chi gioca a WoW sa perfettamente che una delle jatture del gioco sono i gold farmers ed i loro clienti.

In sostanza chi non ha voglia o tempo di raccogliere oro o oggetti di consumo può semplicemente rivolgersi ad uno dei centinaia di siti di sellers che, sfruttando il lavoro di migliaia di raccoglitori, forniscono questi beni in cambio di denaro reale. In anni di WoW Blizzard non è mai riuscita a risolvere il problema e, nel caso di Diablo, ha deciso di aggirarlo dando la possibilità di usare la auction house per vendere oggetti in-game in cambio di denaro reale in modo ufficiale (trattenendo, of course, una piccola percentuale sulle transazioni).

Posto che il sistema non è ancora operativo, è prematuro dire se Diablo 3 rischia di diventare un pay-for-win, ma i rischi ci sono tutti.

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