Recensione DeathStalker Chroma

Chiclet o meccanica?

Dopo la recensione della BlackWidow Chroma, un’altra tastiera è passata sotto le manine critiche del sottoscritto. A differenza della precedente, però la DeathStalker Chroma non è una tastiera meccanica ma chiclet, una scelta poco ortodossa per una configurazione gaming, ma praticamente uno standard de facto per quanto riguarda postazioni tradizionali. In questo modo, Razer sembra abbia voluto coniugare le esigenze da videogiocatore con quelle di chi fa del computer un utilizzo “eclettico”: gaming, editing e soprattutto videoscrittura.

Confezione e design

Il packaging della Deathstalker Chroma è quello tipico del produttore americano: slipcase interamente nero sulla quale fa mostra di sè una foto del prodotto e sul retro le caratteristiche tecniche; il tutto ricopre l’involucro in cartone nel quale è alloggiata la tastiera insieme alla quick installation guide, il CD con il software Razer e le informazioni sulla garanzia.

Il design della tastiera, come da tradizione, è molto aggressivo e minimalista, con linee squadrate e angoli tagliati che ne esaltano la vocazione gaming. Le plastiche opache e rigide sono di ottima qualità ed insieme ad un assemblaggio praticamente perfetto conferiscono al dispositivo di input una sensazione di estrema solidità: un tank insomma. La tastiera, inoltre, dispone di un poggiapolsi non rimovibile con disegno a nido d’ape, che esalta il serpente a tre teste del logo Razer grazie ad una finitura semi lucida che contrasta con le plastiche opache della tastiera. Le dimensioni sono generose: 46,5cm x 21,5cm x 4cm. Sul fondo della tastiera, due piedini permettono di variare l’inclinazione della stessa da 5° a 7°, un’angolazione insolita per una tastiera classica ma piuttosto comune in ambito gaming.

La prova

La DeathStalker Chroma di Razer è una tastiera a membrana con tasti retroilluminati a LED fino a 16,8 milioni di colori. I tasti hanno una dimensione standard da 15 mm e su di essi i caratteri sono stampati con una finitura semitrasparente. Il layout degli stessi, purtroppo, è disponibile solo in versione USA e non ci sono tasti macro o multimediali dedicati, sebbene le dimensioni della tastiera lo avrebbero sicuramente permesso senza rinunciare alla ottima spaziatura.

Queste funzionalità, così come il controllo della luminosità, sono affidate alla contemporanea pressione del tasto FN (situato a destra) e i tasti funzione F1, F2 e via discorrendo. I tasti chiclet hanno inoltre una escursione di circa 2 mm e restituiscono un feel molto differente da quello proposto dalle tastiere meccaniche con il loro caratteristico click. La DeathStalker Chroma, a voler essere sinceri, è anche molto diversa da altre classiche tastiere a membrana chiclet a cui siamo abituati, con una digitazione più rigida che all’inizio lascia un po’ perplessi: in sostanza, rispetto ad altre tastiere a membrana sarà necessaria una pressione leggermente superiore (65 g) che a lungo andare, soprattutto se la tastiera viene utilizzata per digitare lunghi testi (come nel mio caso), tende ad affaticare i polsi. Si tratta di una scelta progettuale voluta dalla compagnia che, come abbiamo detto, ha tentato di coniugare le esigenze di precisione necessarie in ambito gaming con quelle di digitazione veloce delle classiche tastiere a membrana.

Dopo qualche giorno di utilizzo intenso potreste farci l’abitudine e cominciare ad apprezzare questa scelta, che seppure rallenti un po’ la velocità di digitazione, riduce il numero di caratteri errati. Tuttavia, potrebbe capitare anche l’esatto contrario, quindi il consiglio che possiamo darvi è quello di provarla di persona, in un grande centro commerciale, da un amico o, perché no, chiedendo al vostro store di quartiere. La qualità della tastiera è comunque fuori discussione e ciò è particolarmente chiaro se si tiene conto dell’incredibile omogeneità della resistenza dei tasti, anche di quelli più grandi come la barra spaziatrice. Dal punto di vista dei videogiocatori, l’escursione di soli 2mm rende anche più veloce la risposta dei tasti avvicinandola a quella delle tastiere meccaniche. In ambito gaming, anche dopo alcune ore di utilizzo non abbiamo notato alcun particolare affaticamento.

La tastiera supporta un rollover di 10 tasti in contemporanea che potrebbe (davvero?) tornarvi utile nella preparazione delle macro ed un ultrapolling (che potremmo definire come la velocità con la quale il sistema verifica l’invio di input dalla tastiera) fino a 1000 Hz (1 ms).

Come detto, la tastiera offre una retroilluminazione RGB a 16,8 milioni di colori molto ben realizzata, con la luce che fuoriesce esclusivamente dalle lettere stampate senza alcuna sbavatura. Grazie al software Synapse è possibile inoltre programmare quattro modalità di illuminazione: Statica, Ad Onda, Breathing (con il fade in e fade out di due colori a simulare la respirazione del vostro computer) e Spettro Ciclico, che alterna tutti i colori dello spettro RGB. A differenza della BlackWidow Chroma, con la Deathstalker non è possibile programmare la colorazione di ogni singolo tasto. La tastiera è invece suddivisa in tre macroaree, ciascuna delle quali può essere programmata sulla base di uno dei 4 effetti luminosi di cui parlavamo.

Del software Synapse vi abbiamo già parlato nella recensione della BlackWidow Chroma, giovi ricordare che il programma permette un settaggio eccellente delle funzionalità di tutti i singoli tasti, che possono essere riprogrammati per eseguire particolari operazioni oppure per eseguire anche macro molto complesse. Tuttavia, sono in tanti a richiedere un aggiornamento dell’ottimo software di Razer, se non altro per adeguarlo ai progressi che nel frattempo ha fatto la concorrenza. Ad esempio, con Synapse non possibile inserire comandi manualmente in un batch già programmato, ma occorrerà riprogrammare il tutto, così come non è possibile includere nella macro movimenti del mouse, che invece sarebbero risultati molto utili in alcuni giochi.

Molto interessante invece la possibilità di scaricare dal Razer Workshop le cosiddette Chroma Apps, che permettono ai singoli giochi di “dialogare” con la tastiera per creare particolari effetti luminosi coordinati con le immagini a schermo, o impostare particolari profili approvati da altri giocatori. Noi lo abbiamo provato con Rise of The Tomb Raider e Overwatch, e sebbene ancora acerbo, la scelta di lasciare aperte le Api per sviluppatori e non siamo sicuri porterà a risultati interessanti nel prossimo futuro.

 

Commento finale

La tastiera DeathStalker Chroma è una tastiera ibrida che tenta di coniugare il meglio del mondo delle tastiere meccaniche con quanto di buono ha da offrire quello delle tastiere a membrana. La riuscita è soltanto parziale: se in ambito gaming infatti i risultati sono più che positivi, soprattutto per chi cerca precisione e affidabilità, per il daily use e la digitazione di testi lunghi la resistenza dei tasti tende a stancare eccessivamente i polsi. Da sottolineare invece in positivo la grande qualità costruttiva del prodotto e l’omogeneità della risposta dei singoli tasti, praticamente perfetta. Così come pure eccellente è il sistema RGB di retroilluminazione Razer Chroma, inarrivabile per la concorrenza. La Razer DeathStalker Chroma, in definitiva, è una tastiera da consigliare a chi preferisce la tastiere chiclet e proprio non riesce a farsi piacere le tastiere meccaniche, e a chi cerca una soluzione che riesca, pur con qualche rinuncia, a coniugare il gaming ad un utilizzo più tradizionale. Il prezzo particolarmente alto (oltre i 100 euro) rischia però di frenare l’acquisto anche dei più entusiasti fan della compagnia americana.

ProContro 
– Qualità costruttiva eccezionale
– Illuminazione Razer e software Synapse: accoppiata vincente
– Perfetta per il gaming…
– …un po’ meno per la digitazione
– Nessun tasto multimediale o macro dedicato
– Prezzo elevato
 Voto Globale: 75
Arturo D'Apuzzo
Arturo D'Apuzzo
Nella vita reale, investigatore dell’incubo, pirata, esploratore di tombe, custode della triforza, sterminatore di locuste, futurologo. In Matrix, avvocato e autore di noiosissime pubblicazioni scientifiche. Divido la mia vita tra la passione per la tecnologia e le aride cartacce.

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