Recensione Uncharted 3: l’inganno di Drake


L’Atlantide del Deserto

La musica che introduce la scena iniziale rimarca il fascino della serie con il suo tono incalzante, mentre la telecamera sovrappone il passo del personaggio principale Nathan Drake accompagnato dal sempre fedele Victor Sullivan sulle luci e la foschia delle strade di una Londra che i turisti probabilmente non visitano mai. A portare i nostri amici in un posto frequentato da loschi figuri è un semplice affare: l’anello di Sir Francis Drake in cambio di tanto denaro. Sembra uno scambio facile, e quando le cose sono troppo facili qualcosa finisce sempre male. Dopo una sana dose di cazzotti condita da bottiglie infrante sulle teste o altri oggetti a portata di mano, fa la sua comparsa la nuova figura di antagonista nei panni di Katherine Marlowe. Questa donna, che incute timore con il suo potere e l’atteggiamento algido, mette alle corde Nathan e Sully dando il via alla terza avventura della serie.

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Nasce così il primo passo di Nathan verso un viaggio in giro per il mondo alla ricerca di una antica città leggendaria, citata da molti in vari nomi come Imar delle Colonne oppure Ubar, ribattezzata da Lawrence d’Arabia con il nome de “L’Atlantide del Deserto”. Dall’Europa al Medio Oriente tra ladri, pirati, sette e cospirazioni, alla ricerca della verità, alla scoperta del segreto celato da Sir Francis Drake prima e da T.E.Lawrence dopo. Cosa nasconde una delle zone più impervie e pericolose del deserto ?

uncharted-3-drake-s-deception_pic002Il ritmo è incalzante scena dopo scena, e i dialoghi tra i protagonisti infervono la gioia nell’essere parte attiva allo svolgimento di un film spettacolare, che passa dal divertimento alla riflessione, dall’azione ai momenti drammatici, dai colpi di scena alla scoperta di segreti relativi alla stessa vita del protagonista, che resta sempre il nostro eroe carismatico ma adesso dal volto più umano, posto cioé in condizione di sfidare le sue paure e difficoltà fisiche. Si può dire che Uncharted 3 riesce ad essere apprezzato moltissimo proprio per questo modo di trattare l’avventura ricca di mistero e leggenda da un punto di vista più realistico. Il lavoro della regia poi dona al giocatore sempre la migliore prospettiva, inquadrando le zone di interesse e favorendo il colpo d’occhio. Simpatiche alcune citazioni ad alcuni momenti di precendenti titoli della serie, sia con riferimenti verbali che con piccole parti giocate, con un senso di “deja vu” accettato di buon grado. Impossibile non restare affascinati da tanta meraviglia tessuta con il filo pregiato della talentuosa sceneggiatura scritta da Amy Hennig, e lavorata magistralmente dalle abili mani del resto del team Naughty Dog in quella che è, senza mezzi termini, la più spettacolare avventura in circolazione.



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