‘Sono un’onorevole, chiamate il primario’

Brutta storia di prevaricazione all’Ospedale Cardarelli di Napoli, una storia come tante altre, ma che ha tutti i requisiti per diventare un caso nazionale. Protagoniste: Maria Fortuna Incostante deputata in quota ai Ds e una dottoressa di turno nel reparto di radiologia al nosocomio napoletano.

Lei non sa chi sono io

La notizia è vecchia di giorni ormai, ma merita di essere riportata visto che qualcuno ha fatto orecchi da mercante e se non fosse per Internet sarebbe caduta completamente nel dimenticatoio.

La vicenda non è di certo eccezionale per chi vive in Campania, né per chi conosce l’ospedale Cardarelli, spesso al centro di situazioni del tutto eccezionali. Questa volta l’ospedale più grande del Sud Italia ha fatto da palcoscenico al tentativo di un deputato di far valere in modo non proprio “onorevole” le sue ragioni a scapito degli altri utenti. Nel dettaglio, secondo quanto scritto da Gianluca Abate sul “Corriere del Mezzogiorno” , una deputata, già segretaria provinciale dei Ds di Napoli, Maria Fortuna Incostante, si sarebbe recata alle 16:24 di Venerdì 9 Marzo al Cardarelli di Napoli accompagnando la madre per un malore. Entrata al pronto soccorso la Incostante si è subito qualificata dicendo “Sono un’onorevole, chiamate il primario”, nonostante questo i medici, dopo le visite iniziali, avrebbero classificato il caso della madre dell’onorevole come “codice verde” (quindi un livello molto basso di urgenza), dopodichè avrebbero spedito la Incostante e la madre nel reparto di radiologia per alcuni accertamenti.

Dopo quarantuno minuti di attesa l’onorevole dei DS si sarebbe stufata e avrebbe cominciato a dare in escandescenze dicendo alla dottoressa radiologa di turno, che stava trattando casi classificati come più gravi, di occuparsi della madre perché “Lei non sa chi sono io, sono amica dei due primari, ora li chiamo e vediamo.”.

Ma la dottoressa, circondata dagli altri pazienti in attesa che hanno assistito alla scena indignati, senza batter ciglio ha risposto all’onorevole: “Le radiografie non sono pizze, lei è un’arrogante”. Fin qui forse la discussione ci stava tutta, l’onorevole impaurita per il malore della madre cerca di scavalcare gli altri in modo deplorevole e usa tutti i mezzi che la sua cultura politica locale le ha insegnato, non sembra che discussioni del genere possano avere seguito, di solito queste affermazioni sono solo per spaventare gli altri, per vedere se si riesce a fare colpo.

Questo è vero in tutti i posti del mondo tranne che in Campania; in Campania la politica è tutto, non serve essere più bravi dei vostri colleghi o avere la testa rotta a metà, nella sanità chiunque voglia fare carriera o essere trattato in modo “accettabile”, ha bisogno del suo santino politico e quando si va in ospedale invece della tessera sanitaria conviene esibire la tessera di uno dei partiti di cui il dirigente sanitario o il primario del reparto è esponente.


Sta il fatto che dopo la discussione avuta con l’onorevole, il primario ha inoltrato al medico radiologo una richiesta di spiegazioni scritte sull’accaduto, alla quale, la coraggiosa dottoressa, avrebbe adempiuto scrivendo: “La figlia della paziente accedeva al presidio radiologico (un’area ad ingresso limitato) e chiedeva nuovamente spiegazioni, lamentando di non ricevere soddisfacente risposta. La signora rafforzava il suo eloquio presentandosi come ‘onorevole’, pur non essendo noi in una Camera di Deputati (.)” e poi “(la signora Incostante) ha tenuto un comportamento arrogante che ha generato agitazione nei pazienti in attesa davanti alla sala radiologica”.

Con la solita rassegnazione di chi è abituato a vedere di peggio non fa scandalo un fatto del genere, ma quando i protagonisti sono proprio coloro i quali fanno a gara a mostrarsi come persone ineccepibili durante le campagne elettorali e promettono periodicamente un mondo migliore senza prevaricazioni e soprusi, qualcosa si smuove nella coscienza civile e monta l’insofferenza del cittadino comune pensando a quante volte ha dovuto attendere nei malfunzionanti ospedali italiani senza poter dire nulla perché alla fine “non si è onorevoli”. Ancora di più dovrebbe far riflettere il fatto che a dire cose del genere sia un deputato, membro della commissione affari costituzionali e della commissione di inchiesta sul fenomeno della criminalità organizzata mafiosa o similare, proprio quella criminalità organizzata che su un certo tipo di “rispetto”, sulle raccomandazioni e sulle prevaricazioni ha costruito un impero.

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