Prima ancora che il gioco uscisse ufficialmente si discuteva già del suo finale. Ma cosa significa davvero?
Final Fantasy VII Remake è stato uno dei progetti più attesi in questi anni e di cui più si è parlato nelle ultime settimane. A causa della quarantena in cui tutti ci troviamo, per problemi legati alle spedizioni il gioco è arrivato a molti con largo anticipo. Per questo motivo in rete si sono aperte tante discussioni sull’ultimo capitolo di questo Remake prima ancora che tutti i giocatori potessero averlo tra le mani. Ma cosa succede in questo finale così tanto discusso?
Ovviamente a seguire ci saranno ENORMI SPOILER, sia sul Remake che sul gioco originale e il suo spin off per PSP, Crisis Core: siete avvisati.
Se siete interessati ad altri contenuti a tema Final Fantasy VII Remake, vi consigliamo di dare un’occhiata al nostro coverage del gioco. Troverete sicuramente ciò che cercate.
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Per tutte le circa 35 ore di gioco che precedono il capitolo 18, la trama di Final Fantasy VII Remake segue in modo abbastanza fedele quella dell’originale, ampliando e approfondendo, ma distaccandosi davvero poco. Cosa di cui più o meno tutti siamo molto contenti. L’inaspettato – e sconvolgente – arriva proprio alla fine. In fondo all’autostrada attraverso la quale si fugge da Midgar, dopo la boss fight in moto, ci aspetta infatti uno scontro nuovo, inedito rispetto all’originale.
I Numen e il destino
I Numen – in inglese Whisper – sono una delle principali novità del remake rispetto al gioco originale, e più ci si avvicina alla fine, più la loro presenza diventa costante. Ci verrà spiegato da Red XIII che questi esseri sono i guardiani del destino, il cui compito è far rispettare il corso prefissato degli eventi. In pratica, questi Numen siamo noi. Noi videogiocatori appassionati dell’originale Final Fantasy VII, che vogliamo a tutti i costi che il remake segua fedelmente la trama.
Per questo motivo Barret viene riportato in vita – in modo piuttosto banale – mentre Wedge è apparentemente trascinato verso la morte. Un destino, quello già scritto e protetto da queste entità, che vedrà infine Sephiroth sconfitto. Proprio per questa ragione, una volta terminata la nostra rocambolesca fuga da Midgar, questo eroe di guerra ormai in preda al delirio di onnipotenza ci chiederà di sfidare il destino.
Chi è Sephiroth?
Sephiroth è stato uno dei SOLDIER più valorosi durante la guerra contro Wutai, evento antecedente di circa 10 anni la storia del gioco. In seguito costui scoprì di essere il frutto di esperimenti genetici fatti attraverso lo studio di Jenova, un’entità aliena precipitata su Gaia molto tempo addietro, che causò lo sterminio del popolo degli antichi.
In un evento risalente a 4 anni prima i fatti di Midgar, per una strana circostanza proprio Cloud infliggerà una ferita mortale al soldato leggendario, dopo che Sephiroth in preda alla follia aveva bruciato il villaggio natio del protagonista ed era intento a fuggire con il corpo di Jenova. Costui però sopravvive in qualche modo, per la sua natura di esperimento, mantenendo la sua coscienza nel lifestream del pianeta, riuscendo in seguito a riprendere forma corporea. Per questo motivo è quindi indissolubilmente legato a Cloud.
Sephiroth, tornato per riprendere Jenova, trascende ormai i limiti di un uomo comune, ed è per questo l’unico a conoscenza del corso degli eventi previsto dal destino. Gli altri hanno solo dei flash forward, quando entrano in contatto con i Numen. Proprio per questo motivo in fondo all’autostrada dovremo sfidare il destino. Verremo catapultati in una sorta di piano astrale, una realtà extradimensionale, dove affronteremo un gigantesco titano, guardiano appunto del futuro.
Combattere il futuro per il libero arbitrio
Il nostro gruppo viene quindi posto di fronte a tre minion del gigantesco guardiano, che simboleggiano probabilmente Cloud, Tifa e Barret. Analizzando questi tre nemici possiamo infatti scoprire che queste sono entità di una linea temporale futura, manifestatisi nel presente per difendere la realtà che li ha generati. Una rappresentazione dei protagonisti del futuro, che lottano affinché il destino si compia. Dall’altro lato, i protagonisti del presente combattono per la libertà di alterare il corso degli eventi. Da un lato i fan storici di Final Fantasy VII, per cui il materiale originale è intoccabile, dall’altro Nomura e la volontà di reinterpretarlo.
Sconfiggendo i guardiani del destino in questa Singolarità, di fatto sconfiggiamo il destino stesso. In questo modo rimettiamo in discussione quelli che sono gli eventi tracciati. In pratica Square Enix – che si traduce in questo caso in Tetsuya Nomura – ha utilizzato questo espediente di meta-narrativa per spiegare che in futuro Final Fantasy VII Remake potrebbe prendere strade diverse da quella che gli appassionati ricordano, raccontata nel ’97.
Dopo questo scontro, dovremo affrontarne un ultimo, proprio contro il temibile One Winged Angel: Sephiroth. Il combattimento ricalca in modo piuttosto evocativo alcuni momenti della boss fight finale del gioco originale, che ovviamente avviene molto più avanti nella storia. Fan service allo stato puro insomma, per quanto apprezzabile sia. Alla fine dello scontro, i personaggi si allontanano effettivamente da Midgar, ma adesso vanno incontro a un viaggio nuovo e sconosciuto, come più volte viene sottolineato.
Chi è Zack Fair?
Durante l’ultimo capitolo di Final Fantasy VII Remake possiamo anche ammirare in alcune scene un SOLDIER dai capelli neri che impugna la Buster Sword. Quest’uomo, che risulterà sconosciuto ai novizi della serie, è uno dei pilastri della storia del gioco originale. Egli non solo ha avuto una storia d’amore con Aerith, ma è anche assieme a Cloud quando questi ferisce mortalmente Sephiroth, e insieme a lui verrà in seguito utilizzato dalla Shinra per degli esperimenti.
Dopo quattro anni Zack riuscirà a liberarsi e di nuovo insieme a Cloud, adesso pesantemente intossicato dal Mako, cercherà di fuggire verso Midgar. Le scene che possiamo vedere nel finale di questo remake combaciano quasi perfettamente con il finale di Crisis Core, il prequel che ci mette nei panni proprio di questo SOLDIER di prima classe.
La differenza fondamentale è che nel prequel per PSP, come anche nel gioco originale, Zack Fair moriva nello scontro con le forza della Shinra. Con le sue ultime forze affidava la sua spada e la sua eredità a Cloud, che poi si avviava confuso verso Midgar: nella sua testa già si creava quella sovrapposizione di personalità che gli causerà quelle continue visioni.
Realtà alternative?
Nel finale di questo remake invece Zack pare sopravvivere. Inoltre, mentre egli combatte, sullo sfondo si vede la città avvolta dai Numen, come a indicare che l’evento che stiamo vivendo stia in qualche modo oltrepassando dei limiti dimensionali.
Una teoria diffusa è che quindi la realtà in cui Zack sopravvive sia una parallela. Anche per questo durante gli ultimi frame vediamo contemporaneamente i protagonisti e i due soldati incrociarsi e in qualche modo avvertire la reciproca presenza. Questa teoria viene avvalorata anche da un’oggetto svolazzante, inquadrato lentamente e in primo piano piano durante la scena con Zack. Quello che sembra un pacchetto di patatine riporta stampato infatti un cane in veste militare, simbolo di Avalanche. Tuttavia questo è di una razza diversa rispetto a quello presente nei graffiti che abbiamo visto durante il gioco. Secondo molti fan, simboleggerebbe l’esistenza di due realtà distinte, una in cui Zack è morto, dove gli eventi del gioco prendono atto, e un’altra dove invece egli è vivo e non sappiamo cosa accada.
Per quanto strampalata possa sembrare questa teoria, potrebbe non essere lontana dalla realtà. Spiegherebbe quantomeno l’insensatezza dell’apposita riscrittura del finale di Crisis Core, scena memorabile, stampata a fuoco nelle menti dei giocatori.
Verso un nuovo destino
In conclusione questo finale di Final Fantasy VII Remake sembra più una dichiarazione d’intenti sulla strada che intraprenderà la serie.
Pare infatti voler rimettere in discussione gli eventi futuri, rendendoli inediti anche per gli appassionati storici. In verità tutto sembra puntare in direzione di una completa rivisitazione, che comporterebbe uno scardinamento dei punti chiave che hanno reso il settimo capitolo tanto importante per una generazione intera.
Ovviamente per adesso sono solo deduzioni e speculazioni, anche se Nomura non è nuovo al sovraffollamento dei piani narrativi e a un concetto di morte molto relativo… Bisogna anche vedere se Square Enix terrà in qualche modo conto del coro di voci di dissenso che si è levato contro questo finale. Che va detto, è effettivamente straniante. Principalmente perché appare totalmente sconnesso dal resto del remake.
Un finale fuori dai canoni
Risalta già esteticamente la boss fight finale nella singolarità, con un design che sembra riciclato da quello dei Kingdom Hearts, alieno rispetto al connubio del mondo di Final Fantasy VII. Non solo il design del nemico, ma tutto il combattimento risulta molto meno realistico rispetto ai capitoli precedenti. Uno scontro molto più vicino a quanto visto in Advent Childern, il lungometraggio sequel del settimo capitolo. Una coreografia e uno stile molto più giapponesi, molto esagerati, che in qualche modo rompono la sospensione dell’incredulità del giocatore.
Ma non è ovviamente solo un problema estetico. Tutta l’enfasi riguardo il destino e il libero arbitrio, unito alle realtà parallele, risulta del tutto estranea alla narrativa del settimo capitolo. Una serie di topoi narrativi classici delle storie giapponesi, molto distanti da ciò che rappresenta la trama di Final Fantasy VII.
Resta quindi un finale in qualche modo diverso da ciò che lo precede, vagamente dissonante con un gioco che per il resto risulta quasi il remake perfetto. Un capitolo 18 che continuerà sicuramente a fare molto discutere di sé. Ma soprattutto un finale che ci lascia con la curiosità e il timore di come si evolveranno gli eventi in futuro.