Da dove nasce il mio amore per la pizza?

Ci facciamo una pizza? Quante volte, specialmente chi come me vive in una città come Napoli, abbiamo sentito o esternato questa frase, tanto semplice quanto in realtà ricca di significato? La risposta a questo quesito è assai scontata, quasi superflua, ma gioca comunque un ruolo fondamentale nell’economia generale di un discorso che ultimamente si sta affacciando nella mia mente molto spesso. Lungo un percorso di vita durato ormai quasi trentacinque anni (quasi!), come tutte le persone, ho attraversato tantissimi periodi di cambiamento e transizione: dai gusti musicali a quelli cinematografici e televisivi fino ai cambi continui a quei poveri capelli, stravolti tante di quelle volte per assomigliare a uno dei tanti miti di un’infanzia che, oggi, ricordo con tanta nostalgia. Ne ho passate tante, anche da ragazzino, ho sempre avuto una vita difficile ma allo stesso tempo “normale” e in mezzo ai tanti cambiamenti c’è stato spazio per due sole costanti, che hanno definito in qualche modo quella che è la mia personalità: l’amore per la Lazio e per la pizza. E, ovviamente, per inaugurare al meglio il nuovo corso di 4News e della nuovissima divisione 4Pizza, che mi occuperò personalmente di curare nel corso dei prossimi mesi e anni, voglio partire proprio dall’analisi di quest’ultima affermazione, ossia della nascita e dell’evoluzione del mio rapporto con la pizza, un piatto diventato praticamente il simbolo della mia vita e della mia napoletanità, sempre più forte e fiera nel corso degli ultimi anni.

Ci facciamo una pizza?

Nella zona in cui abito, un quartiere storicamente con “problemi”, ho avuto modo di misurarmi con tante brutte esperienze, quasi tutte (per fortuna) vissute da spettatore, sia chiaro, che hanno segnato in qualche modo la mia concezione della vita e delle sue sfaccettature. Il quartiere in cui ho sempre vissuto non era un posto semplice, non lo è nemmeno oggi, ma ha sempre avuto una caratteristica che l’ha reso famoso anche in termini positivi: l’amore per la pizza e, di conseguenza, essere il teatro di una quantità impressionante di pizzerie, tutte per certi versi diverse e uniche e che hanno giocato un ruolo fondamentale nella nascita e nell’evoluzione del mio amore verso il disco di pasta più famoso al mondo. Da bambino, lo ammetto, avevo ben altri gusti. Chi mi conosce oggi potrebbe non credere a quanto dico, ma per quanto avessi già una forte empatia gustativa con la pizza, preferivo di gran lunga mangiare altro. Che fosse un bel gelato o comunque qualcosa di spettralmente dolce e con il retrogusto di nocciola o uno dei tanti snack ancora in vita oggi, come ogni buon ragazzino preferivo di gran lunga il dolce al salato e di conseguenza la frase “ci facciamo una pizza?” mi apparteneva in realtà molto poco e, anzi, mi rimbalzava un po’ addosso, come un proiettile di gomma che si schianta contro una parete di acciaio.

In verità, odiavo quella frase: a quei tempi, “facciamo una pizza?” era per forza di cose associato a potenziali rimpatriate e in generale a momenti caotici, fatti di lunghe e interminabili attese e ospiti indesiderati, che lasciavano in realtà poco spazio per la felicità, che si snelliva man mano col passare del tempo. E poi, sempre come ogni buon bambino, odiavo la mozzarella filante sulla pizza, un fattore che complicava ulteriormente le cose, specialmente quando non hai molta possibilità di scelta. Come in ogni bella favola, però, l’amore incondizionato che sarebbe nato da lì a qualche anno si stava iniziando a formare, lentamente ma inesorabilmente, tra un cornicione lasciato perché troppo amarognolo e un würstel aggiuntivo che mi svoltava il palato, il tutto osservando sempre quel tavolo pieno di persone, alcune di esse oggi non più con noi, di cui il sorriso ricordo oggi con grande nostalgia e dolore, ma anche con tanta felicità.

Il gusto della Pizza: il piacere di variare

In apertura vi parlavo, non a caso, dell’importanza che ha rivestito nella nascita del mio personalissimo sodalizio con la pizza il mio quartiere, famoso per l’appunto per la presenza di numerose pizzerie anche rinomate in cui ho potuto assaggiare un numero impressionante di prelibatezze. La mia preferita, all’epoca (e me ne vergogno!), era la pizza piccola, la “Mignon” con olio, pomodoro e würstel, rigorosamente quelli piccoli e cicciottelli, disposti a mò di raggi di sole sulla piccola superficie di pasta, divenuta in qualche modo il simbolo del mio nuovo legame. Adoravo quella pizza e adoravo ancora di più mio padre quando, al netto della stanchezza di una giornata di lavoro massacrante e con problemi di salute che non sto qui a elencare, mi portava la pizza, rigorosamente una volta a settimana (abitudine che mi è rimasta), che spesso significava staccare la spina da una alimentazione giustamente più normale e rigida, di cui però non mi sono mai lamentato. L’amore per i würstel fece poi il resto, tanto da spingermi a “osare di più” col passare del tempo e con qualche anno in più sulle spalle, che mi diede l’accesso a un mondo tutto nuovo e di cui avevo soltanto potuto odorare il potenziale: la pizza fritta.

pizza

Me lo ricordo ancora come se fosse ieri: era un sabato sera, rigorosamente invernale e particolarmente rigido, soprattutto per gli standard della mia zona, e mio fratello ebbe la superba idea di provare a riscaldare la serata facendo tappa, prima di rincasare, in una delle pizzerie più vicine a casa mia, una famosa, per l’appunto, proprio per la qualità delle fritture. Essendo però ancora fondamentalmente “piccolo” mio fratello evitò di prendermi una pizza fritta tradizionale, optando per una variante più “leggera”, con soltanto i würstel a rimpiazzare con solenne maestria la pesantezza strutturale dei ciccioli e della ricotta, ancora un tabù per le mie giovani papille. E, sempre rimanendo nella comfort zone della mia infanzia, ricordo ancora con quella fanciullesca innocenza la prima volta che assaggiai la cosiddetta pizzetta nel “rutiello”, tramandata negli anni dai proprietari dell’esercizio in questione, ancora in attività a tutt’oggi e per me una grande fonte di ispirazione per le mie creazioni casalinghe.

La crescita: lo sviluppo definitivo di un amore viscerale e incondizionato

Non a caso ho parlato di creazioni casalinghe, quello che è diventato a tutti gli effetti lo step definitivo e il coronamento del mio amore verso il pregiato alimento, di cui però tornerò a parlarvi in maniera più approfondita in un’altra sede. Questo passaggio è avvenuto fondamentalmente in età molto avanzata, al culmine di un percorso di crescita che ha saputo abbracciare e appoggiare un interesse sempre più marcato e sinceramente curioso. Crescendo ho imparato a mie spese che quella voglia di sperimentare e di provare nuove combinazioni di sapori non è andata a scemare ma, anzi, è rimasta più solida e radicata che mai, per quanto discretamente “sopita” dietro a un volto di apparente inno alla tradizione a conti fatti meno inattaccabile di quanto pensassi. Del resto, lo stesso concetto di pizza si è evoluto a dismisura negli ultimi anni, con gli stessi artisti della pizza che hanno iniziato a sfornare – è il caso di dirlo – una quantità spropositata di nuove ricette, nuove tipologie di impasti e di accostamenti, generando una sorta di epifania sensoriale nella mia testa, alla continua ricerca di quel nirvana culinario apparentemente impossibile da trovare ma allo stesso tempo così seducente da ricercare.

pizza

Ho ampliato così tanto il mio amore per la pizza e per le sue sfaccettature fino a far diventare questo interesse quasi un’ossessione, tanto da spingermi ad assaggiare veramente qualsiasi tipologia di accostamento, anche quelli più arditi e sulla carta improponibili, cosa che ha avuto un impatto dal frastuono smisurato sul mio rapporto con la pizza e nel creare un filo di un legame sempre più difficile da spezzare e piegare. Oggi come oggi, per me, la pizza è ben oltre un semplicemente “piatto” preferito: amo studiarne la forma, i colori, il sapore e la consistenza, ma voglio anche saperne sempre di più, con una “fame” di conoscenza che cresce esponenzialmente giorno dopo giorno, assaggio dopo assaggio. Il mio amore per la pizza è diventato un tratto indelebile del mio essere, si è consolidato ed è maturato insieme a me, ma la realtà dei fatti è che questo amore è nato proprio durante gli anni della mia infanzia, in quelle serate che all’epoca odiavo così tanto e che oggi ricordo con un sorriso difficile da nascondere. La pizza è unione, e del resto tanti spicchi ne compongono una intera. La pizza è condivisione, la pizza è per tutti e per tutti i gusti. Sì, amo la pizza, capace di darmi amore incondizionato, fieramente ricambiato e soltanto agli inizi di un viaggio che, senza dubbio, non finirà mai.

Salvatore Cardone
Salvatore Cardone
Scrivo, cucino, mangio. Spesso contemporaneamente. Necessito di più mani (e più fegati).

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