Dai tornei ai video su YouTube e Twitch: cosa fa un gamer di professione?

I videogiochi sono diventati materia per esperti. La concezione stessa del videogame è cambiata moltissimo rispetto a qualche anno fa, complice l’esplosione di internet e delle connessioni veloci. Come si è arrivato a tutto questo? Dal momento in cui i giocatori hanno iniziato a interessarsi sempre di più alle modalità online piuttosto che alle sessioni in locale, lo sviluppo del senso agonistico è stato automatico. Così sono apparsi sempre di più eventi dedicati ai gamer migliori, che sono entrati in una vera e propria dimensione professionistica. Il ruolo del gamer coincide talvolta anche con quello dello streamer: sono in tanti a riprendersi mentre svolgono le loro imprese videoludiche, magari anche solo per far conoscere un titolo nuovo alla massa.

Non parliamo di semplici platform. I giochi professionistici sono solitamente quelli sportivi o gli fps, che richiedono una certa esperienza, riflessi, allenamento e soprattutto strategie studiate a tavolino. Nessuno l’avrebbe mai detto una ventina di anni fa: un tempo bastava inserire una cartuccia nell’apposito slot di una console casalinga o portatile e accendere il sistema per iniziare a divertirsi, oggi invece occorre dotarsi di una connessione a internet adeguata e di attrezzatura all’avanguardia per godere di un’esperienza di gioco propriamente detta, con fini competitivi. Anche se non si è professionisti, infatti, è possibile prendere parte a qualche torneo in rete e vincere premi.

Insomma, giocare ai videogiochi risulta molto più impegnativo rispetto al passato. Per mantenersi ad alti livelli servono parecchie ore di pratica e chiaramente non tutti possono dedicare tanto tempo al gioco, senza considerare che rimanere a lungo seduti dietro a uno schermo non sarebbe molto salutare. La carriera di un gamer può spiccare il volo se si viene notati da organizzatori di grandi eventi o se si viene messi sotto contratto da società importanti.

YouTube e Twitch come trampolino di lancio

Le piattaforme di video sharing quali YouTube e Twitch fungono dunque anche da trampolino di lancio per i futuri professionisti. Una volta che un gamer riesce a crearsi una reputazione e a farsi un nome, sono i suoi stessi fan a spingere perché si faccia conoscere in giro per il mondo. Il seguito di uno streamer può arrivare a contare anche milioni di follower. Sbarcare il lunario è quindi più sbrigativo rispetto a qualche tempo fa. Si pensi ad esempio alla storia di Nick “the greek” Dandolos, leggendario giocatore di poker che non aveva certo una schiera di tifosi alle spalle. Oggi è tutto più virale e far circolare un nome o una notizia è più facile.

Negli Stati Uniti i professionisti guadagnano decine di migliaia di dollari all’anno, più dei giocatori asiatici ed europei. I compendi dipendono anche dal tipo di gioco che si pratica: i titoli più famosi generano chiaramente introiti maggiori se si partecipa a un torneo ad essi dedicati. I guadagni possono derivare anche da sponsorizzazioni e affiliazioni con siti internet, oltre che con gli stessi YouTube e Twitch, mentre le società di calcio non esitano a ingaggiare i gamer più forti del mondo per giocare a FIFA o PES. Non si tratta di un lavoro banale: il gamer deve rimanere costantemente aggiornato sulle ultime uscite e saperne sempre di più rispetto alla media. L’evoluzione tecnologica non si è ancora arrestata e i videogame diventeranno ancora più complessi nel prossimo futuro. L’impressione, però, è che ormai sia impossibile tornare indietro. Anzi, i gamer potrebbero popolare fra qualche anno persino le Olimpiadi. No, i videogiochi non sono più roba per ragazzini…

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