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UNO ROSSO, il film di Jake Kasdan con Dwayne Johnson e Chris Evans arriva al cinema

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Interpretato da Dwayne Johnson, “Uno Rosso” è un’imperdibile action-comedy che offre una nuova chiave di lettura del Natale, in arrivo per le festività. Con la regia di Jake Kasdan, che in precedenza ha collaborato con Johnson nei film di successo “Jumanji”, tra i protagonisti del film troviamo anche la star Chris Evans, che si unisce a Johnson in un’avventura entusiasmante ed adrenalinica.

Sinossi: Interpretato da Dwayne Johnson, “Uno Rosso” è un’imperdibile action-comedy che offre una nuova chiave di lettura del Natale, in arrivo per le festività. Con la regia di Jake Kasdan, che in precedenza ha collaborato con Johnson nei film di successo “Jumanji”, questo evento planetario e multigenerazionale presenta grandi star del calibro di Chris Evans, che si uniscono in un’avventura ad alto rischio, ricca di adrenalina e carattere.  Dopo che Babbo Natale – nome in codice: UNO ROSSO – viene rapito, il capo della sicurezza del Polo Nord (Dwayne Johnson) deve fare squadra con il più famigerato cacciatore di taglie del mondo (Chris Evans) in una missione globale travolgente e ricca di azione, per salvare il Natale.

Fanno parte del cast anche Lucy Liu (il franchise di “Charlie’s Angels”), Kiernan Shipka (“Twisters”), Bonnie Hunt (“Una scatenata dozzina”), Kristofer Hivju (“Il Trono di Spade”), Nick Kroll (“Big Mouth”), Wesley Kimmel (“The Mandalorian”) e il premio Oscar® J.K. Simmons (“Whiplash”).

Il film distribuito da Warner Bros. Pictures è disponibile alla visione nelle sale italiane dal 7 novembre 2024.

Take-Two Interactive Software, la sussidiaria Private Division è stata venduta ad un acquirente misterioso

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La Terra di Mezzo

Take-Two Interactive Software ha venduto l’etichetta editoriale indipendente Private Division ad un acquirente non rivelato; l’obiettivo – come annunciato dalla società – è di concentrarsi su progetti più grandi e ambiziosi. L’amministratore delegato di Take-Two Interactive Software, Strauss Zelnick, ha dichiarato a GamesIndustry.biz che l’acquirente sarà reso noto “presto”.

L’acquisto comprende l’etichetta Private Division e tutti i suoi progetti live e inediti. Take-Two Interactive Software, tuttavia, continuerà a supportare l’RPG d’azione No Rest for the Wicked di Moon Studios, ancora in fase Early Access per PC con il lancio completo previsto per PlayStation 5, Xbox Series e PC.

A maggio Bloomberg aveva riportato la notizia che Take-Two Interactive Software aveva intenzione di chiudere gli studi affiliati a Private Division, Roll7 e Intercept Games, cosa che Zelnick aveva negato, nonostante i documenti affermassero il contrario. Tuttavia, con l’annuncio di oggi, un portavoce di Take-Two Interactive Software ha confermato che sia Roll7 che Intercept Games sono stati chiusi prima della vendita di Private Division.

Attualmente, Private Division e lo sviluppatore Weta Workshop hanno in programma di pubblicare il gioco di simulazione di vita per giocatore singolo Tales of the Shire: A The Lord of the Rings Game per PlayStation 5, Xbox Series, Switch e PC via Steam il 25 marzo 2025.

Il ritorno di Trump alla Casa Bianca: L’Industria dei Videogiochi a un punto di svolta

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Un Nuovo Capitolo nell’Era Digitale

L’industria dei videogiochi, che secondo l’Entertainment Software Association (ESA) ha generato ricavi globali per 184 miliardi di dollari nel 2023, si prepara a un nuovo capitolo con il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca. Il settore, che ha attraversato profondi cambiamenti durante gli ultimi otto anni, si trova ora di fronte a sfide e opportunità senza precedenti.

L’Eredità del Primo Mandato Trump (2016-2020)

Durante il primo mandato Trump, l’industria dei videogiochi ha vissuto una fase di straordinaria espansione. Come riportato dal Wall Street Journal (2020), gli investimenti nel settore sono cresciuti del 43%, con particolare attenzione al mercato degli esports. “L’amministrazione Trump ha compreso il potenziale economico del gaming competitivo,” ha dichiarato Bobby Kotick, CEO di Activision Blizzard, al New York Times nel 2019. Nonostante questo, in passato non sono mancate da parte del presidente rieletto, affermazioni piuttosto provocatorie con riferimento ad un certo mondo videoludico. Durante il suo primo mandato, infatti, Trump aveva più volte puntato il dito contro i videogiochi, indicandoli come possibile causa della violenza giovanile. Nel marzo 2018, in seguito alla tragica sparatoria di Parkland, durante la quale diciassette persone furono uccise e molte altre rimasero gravemente ferite, aveva organizzato un incontro alla Casa Bianca con i principali esponenti dell’industria videoludica, tra cui i CEO di Take-Two Interactive (publisher di GTA) e ZeniMax Media.

In quell’occasione, Trump aveva mostrato un video contenente scene violente tratte da giochi come Call of Duty, Fallout e Wolfenstein (curiosamente in quella sede non si parlò di GTA V, contenente una delle scene più violente che ci sia capitato di provare e non dal punto di vista meramente del gore) e sostenuto l’esistenza di una correlazione tra violenza virtuale e reale. Una posizione che aveva trovato il supporto di personaggi come Brent Bozell del Media Research Center, ma che si scontrava con l’evidenza scientifica.

La Svolta “Woke” e la Reazione (2020-2024)

Il periodo post-Trump ha visto un’accelerazione significativa verso tematiche di inclusività e diversità. Titoli come “The Last of Us Part II” (qui un articolo del nostro Andrea su alcune delle polemiche che hanno interessato il gioco) e “Tell Me Why” hanno posto al centro della narrazione personaggi e tematiche LGBTQ+, generando sia plausi che polemiche. Electronic Arts, con la sua politica di diversità nei titoli sportivi, ha registrato reazioni contrastanti dal pubblico.

“Il problema non è l’inclusione in sé,” spiega John Carmack, leggenda dell’industria e padre di Doom e IdSoftware in un’intervista a Bloomberg (2023), “ma il rischio che la narrativa politica sovrasti la qualità del gameplay.” Ed è quello che pare stia accadendo con il nuovo Dragon Age: The Veilguard, accusato non di trattare per se argomenti “Woke” ma di utilizzarli del tutto fuori contesto. Come nel video che vi mostriamo qui sotto.

Il Nuovo Corso: Previsioni 2024-2028

Gli analisti di Goldman Sachs prevedono un possibile “ribilanciamento” del settore. “Le politiche Trump potrebbero portare a un approccio più market-driven nella scelta dei contenuti,” suggerisce Sarah Anderson, analista senior presso Morgan Stanley (WSJ, 2024). Ma sulle prospettive future dell’industria incide anche quello che a tutti gli effetti si è consolidato come il secondo grande player dell’industra: la Cina.

La tensione tra Stati Uniti e Cina rimane un fattore critico. Tencent, il colosso cinese che guida le fila di una crescita impressionante e che possiede quote significative in aziende come Epic Games e Riot Games, dopo l’annuncio del suo interesse verso Ubisoft, potrebbe trovarsi sotto maggiore scrutinio. “Le acquisizioni cinesi nel settore gaming americano saranno soggette a controlli più rigorosi,” prevede Michael Pachter, analista di Wedbush Securities (Reuters, 2024).

Censura e Moderazione: Un Equilibrio Delicato

La moderazione dei contenuti resta un tema controverso. Trump ha criticato apertamente le politiche di censura delle piattaforme gaming, sulla scia di quanto fatto da Elon Musk nei confronti dei social tradizionali accusati di veicolare  messaggi woke, e di oscurare il pensiero divergente. Ma esperti del settore sottolineano la necessità di standard minimi. “La libertà creativa è fondamentale,” afferma Phil Spencer, CEO di Microsoft Gaming al Financial Times (2024), “ma deve coesistere con la responsabilità sociale.”

Conclusioni: Un Settore in Evoluzione

L’industria dei videogiochi si trova in un momento di transizione. Le politiche della nuova amministrazione Trump potrebbero ridefinire gli equilibri tra creatività, mercato e responsabilità sociale. Come nota Jane McGonigal, ricercatrice e game designer, “Il gaming resta uno dei più potenti mezzi di espressione culturale. La sfida è mantenerlo tale rispettando tutte le voci.”

Stranger Things 5, il primo teaser trailer rivela i titoli degli episodi

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Con un trailer diffuso sui propri canali social, Netflix ha alzato il sipario su Stranger Things 5 con un primo teaser trailer che rivela il nome degli episodi della stagione conclusiva.

Stando a quanto riportato, l’ultima avventura della serie creata dai fratelli Duffer sarà ambientata nell’autunno del 1987, a circa un anno di distanza dallo sconvolgente finale della quarta stagione.

Ecco quali saranno dunque i nomi degli episodi:

  • La missione
  • La scomparsa di *CENSURATO*
  • La trappola
  • Il mago
  • La scossa
  • La fuga da Camazotz
  • Il ponte
  • Il mondo reale

I titoli si presentano in linea con quanto visto nelle precedenti stagioni, con vaghi riferimenti a quella che potrebbe essere la trama o lo svolgimento degli eventi.

Tuttavia particolare curiosità viene solleticata dal secondo episodio, che appare parzialmente censurato. Che si possa riferire alla scomparsa di un personaggio chiave che gli sceneggiatori non vogliono assolutamente anticipare prima del tempo? Altresì interessante è il titolo della sesta puntata, che cita Camazotz. Considerando i ricorrenti riferimenti a Dungeons & Dragons in tutta la serie, possiamo supporre si faccia riferimento alla omonima divinità Olman dei Pipistrelli, del Sottosuolo e dei Vampiri. Qui le teorie potrebbero sbizzarrirsi, vista la presenza nella quarta stagione dei terribili pipistrelli del Sottosopra che hanno apparentemente provocato l’uscita di scena di un amato personaggio. O magari sono solo gli sceneggiatori che vogliono prenderci in giro, chi lo sa?

Restiamo in attesa di nuovi sviluppi: Stranger Things 5 esordirà su Netflix nel corso del 2025.

Recensione Red Dead Redemption (PC), meglio tardi che mai!

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Per molto tempo, uno dei migliori giochi di Rockstar Games, Red Dead Redemption era giocabile esclusivamente su Xbox 360 e PS3. Lo scorso anno, c’è stata finalmente la tanto attesa svolta; infatti, Red Dead Redemption è stato pubblicato per PlayStation 4 e Nintendo Switch, ottenendo (soprattutto in merito alle versione Sony) – per lo più – recensioni un po’ tiepidine. Vuoi per l’assenza totale di nuove funzionalità, di upgrade grafici di livello, dei soli 30 fotogrammi al secondo e nessuna aggiunta in termini di qualità della vita, vuoi che comunque moltissimi giocatori già avevano avuto modo di vivere l’esperienza offerta dal titolo (per saperne di più, vi rimandiamo alla nostra recensione) e non avevano alcuna intenzione di spendere quasi 50 € per l’acquisto. Al di là dell’accoglienza ricevuta dal porting, si percepiva – a distanza di tredici anni – che mancava ancora qualcosa. Ma cosa? Una versione PC! E finalmente, a distanza di quattordici anni (quante cose sono cambiate in questo arco di tempo), abbiamo vissuto il lancio di The Last of Us (e relativi porting e remake), del sequel Red Dead Redemption 2, e di tutta una sfilza di capolavori videoludici – senza dimenticare che nel frattempo c’è stata anche una pandemia, possiamo vivere la storia di John Marston con FPS e risoluzione aumentati. È un gioco che ha già una reputazione ben nota e a dir poco leggendaria. Questa recensione di Red Dead Redemption per PC è soltanto una mera formalità. Uno dei migliori giochi della settima generazione di console regge (quasi) in forma maestosa ancora oggi.

Questo è il tipo di gioco di cui si parla ancora, anche a più di un decennio dalla sua uscita. Il suo sequel/prequel, Red Dead Redemption 2, è sicuramente uno dei migliori e più impressionanti giochi mai realizzati della storia. Ora, i giocatori PC, possono rivisitare il seguito del magnifico mondo western di Rockstar Games sotto una nuova luce, mentre allo stesso tempo, un’intera nuova generazione di videogiocatori viene introdotta al titolo che ha dato inizio a tutto. Non preoccupatevi, è ben lontano dal pasticcio fatto con la GTA Definitive Trilogy qualche anno fa. Lo sviluppatore, Double Eleven, ha svolto un lavoro fantastico nel portare l’intramontabile capolavoro su una piattaforma che lo meritava da tempo immemore.

Red Dead Redemption è disponibile per PC, PS4, Nintendo Switch e Xbox One. Il gioco è giocabile su PS5 e Xbox Series X|S tramite la funzione di retrocompatibilità.


Versione testata: PC (Steam)


La vita di un fuorilegge

Red Dead Redemption vi mette nei panni di John Marston, un ex fuorilegge costretto (direttamente dal governo e dal Bureau of Investigation) a tornare ad una vita da criminale. La missione di Marston? rintracciare la sua ex gang di compagni, fra cui il suo mentore Dutch van der Linde, e consegnarli alla giustizia – venendo finalmente a patti con il suo passato – in cambio di una vita finalmente libera insieme alla sua amata moglie e a suo figlio. La narrazione è un avvincente mix fatto di tematiche come vendetta e lealtà e i paesaggi desertici del selvaggio West, rappresentano la cornice perfetta per un’avventura indimenticabile in una delle migliori esperienze narrative che è possibile vivere in salsa videoludica.

Un mondo incredibile

Durante la campagna che si svolge attraverso missioni principali e una pletora di missioni secondarie, ognuna delle quali aggiunge profondità al mondo e ai suoi abitanti, avrete modo di incontrare un cast di personaggi stellare. Rockstar ha creato un mondo mozzafiato (che impallidisce in confronto all’ultimo capitolo di Rockstar per ovvi motivi) in termini di portata e dettaglio, come mai si era visto prima del 2010. Dai deserti assolati di New Austin alle cime innevate di Tall Trees, gli ambienti sembrano reali e vivi. Il mondo pullula di animali selvatici, a partire dai cervi, passando per i coyote, fino ad arrivare a conigli, serpenti a sonagli e addirittura mastodontici orsi grizzly. È possibile cacciare queste “bestie” per ricavarne pellicce e carne, o semplicemente osservarne il comportamento. Le città, con i loro saloon impolverati e lerci, i negozi di alimentari e di svago, sono assolutamente immersivi. Gli NPC svolgono la loro vita, in base ad una determinata routine quotidiana con tanto di conversazioni che possono essere ascoltate e con situazioni (talvolta imprevedibili) che portano il nostro cowboy fuorilegge a finire – più di una volta – in qualche guaio. Eventi casuali, come rapine alle diligenze o risse nei bar, aggiungono un tocco di dinamismo al mondo, facendovi sentire come se foste davvero tornati indietro in un’epoca passata. C’è sempre qualcosa di interessante da cogliere in RDR. Un sistema di onore tiene traccia delle azioni morali e immorali, che vanno ad incidere direttamente sulla fama e su come John verrà percepito e trattato dai cittadini. È l’ideale stare dalla parte giusta della legge e non andare in giro a massacrare ogni singolo fuorilegge che incontrerete sul vostro percorso per il bene di una cooperazione quasi universale. Tuttavia, azioni “infami” possono portare ad alcune interessanti alternative. Naturalmente, c’è anche Undead Nightmare, un’espansione in cui John deve combattere un’epidemia di zombi. Per quanto all’apparenza possa sembrare banale, il DLC si collega direttamente alla narrazione rappresentando un riuscito espediente per proseguire in una divertente storia non canonica.

Il combattimento di Red Dead Redemption è ancora oggi – anche se si percepisce il passare del tempo – un soddisfacente e funzionale mix fatto di azione e strategia. Il nostro John può entrare ad armi spianate (grazie ai suoi fidati revolver), crivellando di proiettili i propri oppositori o annientandoli attraverso un potente colpo di fucile a pompa. Ma un approccio più tattico viene spesso premiato. Usare la copertura, le manovre di accerchiamento e il Dead Eye, una meccanica bullet-time che all’epoca cambiò letteralmente le carte in tavola e che consente di assestare – attraverso un puntamento preciso (marcando direttamente i bersagli) – un bel colpo, sovvertendo l’esito di uno scontro, all’apparenza impari. La varietà di armi è a dir poco impressionante, con pistole, fucili, fucili a pompa e persino la possibilità di equipaggiare e lanciare candelotti di dinamite. Le armi – altresì – si degradano nel tempo, aggiungendo un ulteriore componente di realismo e costringendo il giocatore a tenere sott’occhio il proprio arsenale. Anche il peso di ogni arma è evidente, influenzando sia la velocità di movimento e sia la mira. Un altro elemento fondamentale di questa straordinaria IP è data dal cavallo; non solo un mezzo di trasporto ma un fedele compagno di avventure. Creare un legame con il destriero attraverso l’alimentazione, la spazzolatura e parlandoci per calmarlo è essenziale per costruire una relazione forte e sbloccare il suo pieno potenziale. Un legame forte con il cavallo, lo renderà più veloce, più reattivo e meno propenso a disarcionare il protagonista durante uno scontro a fuoco. La varietà di razze di cavalli, ciascuna con i suoi punti di forza e di debolezza, soddisfano una moltitudine di stili di gioco.

Cosa cambia in versione PC?

Red Dead Redemption è un solido porting per PC. Come anticipato è stato realizzato da Double Eleven e offre opzioni piuttosto interessanti, come il supporto ai 144 fotogrammi al secondo, HDR, filtro anisotropico fino a 16x e cursori per regolare la qualità delle ombre (che su PC presentano una maggiore profondità) ed il livello di dettaglio per geometria, terreno, alberi (inclusa la distanza di visualizzazione) ed erba. Ritorna l’FXAA, così come c’è il supporto AMD FSR 3 e a Nvidia DLSS, con Frame Generation e DLAA inclusi, il 4K nativo (che eleva l’esperienza visiva e lasciandoci un dolce ricordo dei 720p del 2010), il supporto al display Ultrawide e Super Ultrawide e Nvidia Reflex Low Latency. È questa la gamma più ampia di opzioni grafiche mai vista in un porting per PC? No, ma è sicuramente un deciso passo in avanti rispetto alle versioni per console dell’anno scorso, con un gameplay decisamente più fluido e con una qualità dell’immagine migliore. Detto questo, le differenze in termini di fedeltà visiva sono minime e non sono sufficienti, tant’è che pensiamo che sia davvero arrivato il momento di un bel remake, considerando che titoli che hanno meno anni sulle spalle, lo hanno già ricevuto. Ciò che è interessante di questa versione in particolare è il modo in cui si controlla con mouse e tastiera. Mentre il movimento e il combattimento standard sono ancora oggi fantastici, proprio come ci si aspetterebbe mirando con un mouse, non si può dire lo stesso nel modo in cui viene controllato il cavallo. Oltre ad essere rigido, è fin troppo scomodo se si predilige l’utilizzo di una tastiera, elemento che un po’ fa storcere il naso specialmente nelle missioni in cui è richiesta una certa rapidità. Non siamo riusciti a trovare la quadra, quindi abbiamo deciso di tornare ad usare un controller. Il gioco lo abbiamo testato sul nostro sistema AMD Ryzen 7 5800X e Nvidia RTX 3080ti. Il monitor è un HP OMEN 32c con pannello VA 16:9 2K QHD e con risoluzione nativa 2560 x 1440 Pixel a 165Hz. Naturalmente, trattandosi di un titolo abbastanza stagionato, non abbiamo avuto alcun problema (utilizzando impostazioni ad Ultra e a 60 fps, con un carico della CPU di circa il 60 %) considerando che le specifiche sono piuttosto basse; per quelle minime, parliamo infatti di una NVIDIA GeForce GTX 960 / AMD Radeon R7 360 e di una CPU Intel Core i5-4670 / AMD FX-9590, per quelle raccomandate, invece, NVIDIA RTX 2070 / AMD RX 5700 XT e Intel Core i5-8500 / AMD Ryzen 5 3500X.

Per quanto riguarda la prova con la nostra configurazione, dobbiamo segnalare qualche lieve incertezza. I cali di frame (non sono così rari) soprattutto in movimento in sella al destriero. Disattivando la sfocatura di movimento abbiamo un po’ ridotto la problematica ma non siamo riusciti a porre un rimedio definitivo. Da segnalare anche diverse texture slavate e modelli poligonali ormai datati.

Più interessante è stato il nostro test su ASUS ROG Ally dove abbiamo raggiunto agevolmente i 45/60 fps regolando e portando al massimo – direttamente da Command Center – i TDP (per il massimo Turbo Mode), nelle aree più dense. Se si desidera risparmiare batteria, mantenendo un’esperienza comunque giocabile, è possibile optare per 15W o 18W (mantenendo le stesse impostazioni). Utilizzando AMD Fluid Motion Frames per aumentare gli FPS, abbiamo riscontrato un po’ di input lag. Ottima anche l’implementazione dell’HDR nonostante una tavolozza di colori piuttosto limitata.

Infine, come sappiamo il vero vantaggio di una versione PC è dato dalle mod. Nel momento in cui stiamo scrivendo, ci sono già un centinaio di mod che migliorano la grafica e le prestazioni del gioco e che pertanto aprono nuove incredibili possibilità al gioco liberandolo pertanto dalle costrizioni di sistemi chiusi quali risultano esser le console casalinghe. Nei prossimi giorni, sicuramente inizieremo a provare anche qualche mod.

Commento finale

Red Dead Redemption resta ancora un titolo eccezionale. Pochissimi (fra cui il sequel/prequel del 2018) offrono questo livello di narrazione e presentazione cinematografica, combinato ad un mondo open world vivo ed organico (seppur impallidisce rispetto a quello del secondo capitolo), supportato da un gameplay, anche se si percepisce il passare dell’età, ancora di buon livello e funzionale. Questa versione PC, include tutta una serie di opzioni come filtro anisotropico fino a 16x, HDR, supporto ai 144 fps, Nvidia DLSS, AMD FSR 3 e altre, che sicuramente elevano – sia visivamente e sia in termini di fluidità – l’esperienza di gioco. Tuttavia, il tempo è tiranno e a nostro giudizio, anche se in termini di qualità il porting di Double Eleven funziona (al netto di qualche incertezza tecnica), crediamo che sia arrivato decisamente il momento di un remake che possa dare nuova luce ad un’avventura ancora oggi sensazionale ed indimenticabile. Immaginate Red Dead Redemption con il motore grafico di RDR2, un vero e proprio sogno ad occhi aperti … pensaci Rockstar

Nintendo Switch 2 sarà retrocompatibile, ecco la conferma ufficiale!

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Con un post affidato ad X, il presidente di Nintendo Shuntaro Furukawa ha confermato la piena retrocompatibilità della nuova console con tutti i videogiochi precedentemente usciti sul Switch.

La notizia, già sulla bocca di moltissimi insider nel corso dei mesi, arriva come una conferma importante nell’ambito della strategia di continuità promossa dalla casa di Kyoto.

film di Super Mario

Contestualmente, Nintendo ha anche confermato che l’abbonamento Switch Online sarà valido anche per le nuove console. Tuttavia non sono stati condivisi dettagli sui contenuti che esso garantirà, anche se è lecito aspettarsi quantomeno gli stessi servizi (come l’accesso al catalogo dei titoli delle console storiche Nintendo).

Ancora nessuna conferma invece né sul nome ufficiale della console, che continuiamo a chiamare convenzionamente Nintendo Switch 2, né sul periodo di annuncio della stessa rinviando ad un momento successivo.

Secondo le voci di corridoio, la console potrebbe essere annunciata entro la fine dell’anno, per poi arrivare sul mercato in un periodo imprecisato del secondo trimestre 2025. Restiamo in attesa di nuovi sviluppi.

Annunciato Hogwarts Legacy 2: per Warner Bros è “una priorità assoluta”

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Hogwarts Legacy

Warner Bros. ha confermato ufficialmente lo sviluppo di Hogwarts Legacy 2, sequel del titolo campione di incassi del 2023.

La notizia arriva direttamente da un report sulle pagine di Variety, che approfondisce il futuro del franchise di Harry Potter.

Nello specifico, David Haddad, presidente di Warner Bros. Interactive Entertainment, ha definito il progetto “una priorità assoluta” per il gruppo e che verrà sviluppato in coordinamento con elementi narrativi coerenti con la serie TV HBO in arrivo.

Hogwarts Legacy

Si tratta di una notizia che, ovviamente, non può cogliere di sorpresa. Il primo Hogwarts Legacy è stato capace di imporsi come il best seller del 2023 con oltre 24 milioni di copie vendute. Stando a quanto riportato da Insider Gaming, il titolo dovrebbe ricevere nel frattempo una Definitive Edition in grado di garantire tra le 10 e le 15 ore di contenuti aggiuntivi.

Nella nostra recensione di Hogwarts Legacy, abbiamo visto la produzione assolutamente imperdibile per i fan del fantastico Wizarding World di Harry Potter poiché “vivere la vita di un Mago (o di una Strega), non è mai stato così bello, immersivo e realistico“. Vi ricordiamo che il titolo è disponibile per PC, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.

Restiamo in attesa di nuovi sviluppi per Hogwarts Legacy 2.

Humble Choice, scopriamo i giochi per il mese di novembre 2024

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Il team di Humble Bundle ha svelato i giochi disponibili per il mese di novembre nell’abbonamento Humble Choice!

  • Warhammer 40,000: Darktide – Salviamo la città di Tertium da orde di brutali mostri assetati di sangue, in un avvincente e FPS co-operativo PvE ambientato nell’universo futuristico di Warhammer.
  • Persona 4 Golden – Considerato da molti come l’apice del genere Jrpg, il quarto capitolo della serie Persona ci porta nel Giappone rurale a investigare su una serie d’efferati omicidi.
  • The Lamplighters League – Scegliamo la nostra squadra di furfanti e gettiamoci in missioni dal respiro internazionale, in avvincenti scontri a turni, o in silenziosi furti con stile.
  • Cassette Beasts – Un clone di Pokémon che ci permette di fondere fino a 2 mostri assieme per ottenere nuove creature, e vivere una grande avventura in solitaria o in compagnia.
  • The Bookwalker: Thief of Tales – Aiutiamo lo scrittore Etienne Quist a ripulire il suo nome in un avvincente avventura narrativa che mescola esplorazione e puzzle games dentro il mondo dei libri.
  • Karmazoo – Bizzarro e unico puzzle platformer multiplayer in 2D che vede fino a 10 giocatori uniti per completare difficili livelli usando le abilità di 50 animali diversi.
  • Hexarchy – Uniamo le regole di un 4X con l’elettrizzante casualità di un deck building in questo entusiasmante strategico dal ritmo serrato con partite lampo da 60 minuti.
  • Garden Life: A Cozy Simulator – Dimentichiamo lo stress della quotidianità e rilassiamoci dando libero sfogo al nostro pollice verde con un simulatore di giardinaggio dal tono idilliaco.

In aggiunta avrete anche accesso all’Humble Games Collection -una selezione di titoli accessibili in maniera gratuita-, e fino al 20% di sconto addizionale per qualsiasi gioco acquistato sull’Humble Store. Questi 8 giochi per PC, e i relativi bonus – e in questo mese anche una preview -, possono essere vostri sottoscrivendo all’abbonamento Humble Choice al prezzo di soli 9,99€ al mese, oppure a 109€ con il piano annuale, e riscattandoli prima delle 19:00 del 30 settembre 2024!

E se volete conoscere meglio i titoli all’interno dell’offerta dell’Humble Choice, seguite la nostra rubrica Humble Wheel in onda ogni lunedì dalle 21:30 sul canale Twitch di 4news.it!

Billy Zane è un impressionante Marlon Brando nel primo trailer di Waltzing with Brando

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VMI Worldwide ha condiviso il primo trailer di Waltzing with Brando, pellicola biopic dedicata al celebre attore interpretato da Billy Zane.

A stupire, già nelle scorse settimane, è stata l’incredibile somiglianza dell’attore con l’iconica star Marlon Brando, che si può apprezzare nel trailer che vi proponiamo di seguito.

Scritto e diretto da Bill Fishman, il film ripercorre la vita di Brando tra il 1969 ed il 1974, mentre l’attore si prepara per i suoi memorabili ruoli ne Il Padrino e Ultimo tango a Parigi. La pellicola è tratta dall’omonimo libro di memorie di Bernard Judge. Nel cast anche Jon Heder ed il Premio Oscar Richard Dreyfuss.

Waltzing with Brando sarà presentato in anteprima mondiale al 42° Torino Film Festival, in occasione della cerimonia di premiazione di sabato 30 Novembre. Insieme al regista, sarà presente il protagonista Billy Zane.

Recensione I Puffi – Dreams, una bella avventura platform nel mondo dei sogni

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A poco meno di un anno dal divertente Il Prigioniero della Pietra Verde, lo storico brand nato dall’immaginazione dell’artista belga Peyo torna con I Puffi – Dreams. Una nuova incursione nel mondo del platforming, stavolta tuttavia non affidato ad OSome Studio bensì ad Ocellus Studio, che si ritrova così ancora tra le mani una IP nata sulle pagine di un fumetto. Solo qualche tempo fa, il team si era infatti distinto con MARSUPILAMI – HOOBADVENTURE, un piacevolissimo adattamento in stile Donkey Kong Country delle avventure del buffo animaletto immaginato da André Franquin. Un titolo passato sotto silenzio al grande pubblico, capace tuttavia di lasciare un ottimo ricordo tra i fan più sfegatati delle piattaforme a scorrimento. Sviluppatori dal talento innegabile, che attendavamo curiosamente di poter vedere nell’ambito di nuovo lavoro.

Questa ennesima incurisione nel prolifico universo de I Puffi, dopo aver ospitato anche corse sui kart nonché party game, rappresenta dunque al contempo un banco di prova per il team francese ma anche per la stessa proprietà intellettuale IMPS. Il ritorno nel campo del platforming, a spasso tra mondi onirici, potrebbe aver attestato la vera vocazione del franchise in ambito videoludico?

I Puffi – Dreams è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox One ed Xbox Series.


Versione testata: PlayStation 5


Sogno o son desto?

Gargamella ha escogitato l’ennesimo piano malvagio per catturare i Puffi. Stavolta l’arcigno stregone escogita una maledizione in grado di colpire i cespugli di salsapariglia. I piccoli esserini blu si accorgono troppo tardi dell’inganno, dopo averne assaggiato le bacche ed essere scivolati in un sonno profondo. Grande Puffo, scampato fortuitamente all’incantesimo, comprende il grave pericolo: è necessario salvare tutti i suoi concittadini dal regno dei sogni, liberandoli dai loro incubi prima che il malvagio Gargamella raggiunga il villaggio. Per riuscire nell’impresa, il saggio leader dei Puffi elabora un modo per entrare nel mondo onirico per risvegliare il sognatore di turno e riportarlo alla realtà. Inizierà una frenetica corsa contro il tempo per la salvezza.

Il sogno di Puffo Chef lo rispecchia pienamente.

Il preambolo narrativo fornisce alla produzione Ocellus Studio il pretesto ideale per divertirsi palleggiando con disinvoltura ambientazioni e level design. Il mondo onirico si adatta perfettamente ad una vasta gamma di situazioni e suggestioni, mutuate non solo sulle caratteristiche specifiche di alcuni omini blu (immancabili i livelli a base di dolci per Puffo Chef, ad esempio) ma che strizzano l’occhio anche all’idraulico di casa Nintendo. I Puffi – Dreams attinge infatti non solo dall’impostazione isometrica di Super Mario 3D World, ma anche dall’estro di Super Mario Galaxy. Lo fa tuttavia senza un intento meramente emulatorio (né tantomeno ruffiano), bensì traendone una giusta ispirazione per creare qualcosa di personale ed affascinante.

Il merito è anche di un comparto artistico che convince sotto tutti i punti di vista. Nonostante non possa vantare particolari traguardi tecnici, il colpo d’occhio colpisce grazie ad un vivace uso dei colori nonché ad una cura generale davvero apprezzabile. Anche la colonna sonora è assolutamente ispirata, con un’attenzione generale che richiama (con le dovute proporzioni) le composizioni orchestrali del fortunato successore di Super Mario Sunshine. Unica pecca? Peccato per una presentazione generale piuttosto scialba dedicata ai menù ed all’hud: si poteva fare sicuramente di più.

Artisticamente e graficamente Dreams è davvero piacevole.

I sogni son desideri di felicità

Se le fonti di ispirazione sono piuttosto palesi, Dreams sa distinguersi efficacemente per un sapiente mix tra ritmo, creatività e divertimento.

Nel viaggio della nostra controparte puffosa attraverso i sogni dei propri amici, sarà possibile esplorare mondi tematici, misurarsi con sfide sempre diverse ed affrontare gli immancabili boss. Nessun mondo aperto, bensì una selezione di livelli tendenzialmente lineari che tuttavia sorprendono per inventiva ed originalità. In alcune sezioni sarà impossibile saltare per via di una sostanza appiccocosa, ad esempio. In altre dovrete rimbalzare su imprevedibili cuscini per superare gli ostacoli, armarvi di martello per farvi strada o addirittura assistere a rivoluzioni di inquadratura che ci hanno ricordato alcune delle galassie esplorate dal buon vecchio Mario. A colpire sono dunque le idee messe sul piatto dal team di sviluppo, che ha sfruttato pienamente l’occasione per sottolineare ancora una volta tutte le proprie capacità.

Ogni livello è ricco di piccoli segmenti ed enigmi da risolvere.

Ovviamente non sono solo l’eterogeneità delle idee ad averci colpito, ma anche la solidità del titolo in quanto platform.

Anziché limitarsi a riprorre un sistema di controllo mutuato dai grandi classici, Ocellus Studio ne elabora una variante solida ed intrigante. Il personaggio principale può ovviamente saltare per superare ostacoli e schiacchiare gli avversari, ma può anche utilizzare strumenti, aumentare il proprio slancio correndo, planare per brevi tratti e generare una bolla sospensiva a mezz’aria. Una risorsa, quest’ultima, particoralmente utile ed al contempo affascinante. Immaginate di aver preso male i tempi e ritrovarvi senza una piattaforma a scomparsa sotto i piedi. La bolla vi permette di impedire di precipitare nel vuoto, in attesa di cogliere il momento giusto per superare illesi un baratro. Ma oltre ad essere uno strumento “salvavita”, la bolla garantisce anche una possibilità per estendere un salto con planata. Una volta generata infatti potrete decidere di tuffarvi da essa per guadagnare metri (o centimetri?) preziosi al termine di una sezione platform. Una capacità davvero utile.

Esplorate bene, nel titolo ci sono diversi collezionabili da recuperare.

La fabbrica dei sogni

La compattezza de I Puffi – Dreams passa anche attraverso l’analisi dell’offerta ludica complessivamente considerata.

Oltre alla bellezza ed imprevedibilità delle situazioni ludiche messe in scena nei livelli, ciascuno di essi prevede un buon numero di collezionabili. Alcuni sono celati dietro particolari interazioni o rappresentano segreti da trovare con una accurata ricerca (come i rocchetti di filo ed i funghetti blu), viceversa troverete le bacche in vaste quantità. Mentre la raccolta dei primi permette di accedere ad ulteriori livelli nascosti, le seconde rappresentano la valuta principale del titolo. Il loro impiego permette infatti di sbloccare personalizzazioni estetiche con le quali dare più carattere al nostro (altrimenti anonimo) Puffo. Per poter completare il titolo occorrono una decina di ore: forse poche per alcuni, ma quando la qualità è questa (e pure il price tag sorride) possiamo solo esserne felici.

I boss sono appariscenti e divertenti da combattere.

Sul bilanciamento della difficoltà, non abbiamo riscontrato particolari osservazioni. I Puffi – Dreams vuole proporre un titolo adatto ad ogni fascia di età. In questo senso, mentre risulta facilmente completabile dai più piccoli, richiederà un minimo di impegno anche per i veterani delle piattaforme soprattutto in concomitanza con i boss (o nella ricerca dei segreti meglio nascosti). Sebbene si tratti di un’esperienza dunque molto equilibrata, dobbiamo comunque ammettere che l’ago della bilancia propende il più delle volte verso una marcata accessibilità. Alcune sezioni infatti sono davvero molto semplici e non rappresentano mai una reale preoccupazione. Semmai, avremo preferito qualche sfida extra più frizzantina, come apprezzato ne Il Prigioniero della Pietra Verde.

Un plauso anche alla modalità cooperativa. Il titolo può essere infatti affrontato integralmente da due persone in modalità locale. Non che ci siano particolari variazioni nell’impianto ludico, visto che l’esperienza resta fondamentalmente la stessa. Tuttavia fa piacere quando uno sviluppatore presta attenzione a talune esigenze: la possibilità di giocare fianco a fianco con amici o figli è sempre da encomiare.

Alcune sezioni sono molto semplici.

Commento finale

Dreams conferma, ancora una volta, quanto la reale dimensione videoludica de I Puffi sia nel platforming. I talentuosi sviluppatori di Ocellus Studio realizzano un titolo divertente, colorato e ricco di idee adatto sia ai giovannissimi sia ai giocatori più navigati. Le fonti di ispirazione sono evidenti ma anziché essere pigramente riproposte, esse vengono invece omaggiate con creatività, sagacia, coraggio e competenza. Una piccola sorpresa dell’autunno 2024, nonché una ulteriore gran bella produzione dedicata agli omini blu nati dall’immaginazione dell’artista belga Peyo.

Nuovo trailer per The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II

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NIS America ha condiviso un nuovo trailer per The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II, nuovo capitolo della serie JRPG arrivo su Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5 e PC il prossimo 14 Febbraio.

Il filmato presenta una panoramica della storia dell’acclamato prequel, uscito pochi mesi fa e del quale potete leggere qui la nostra recensione. Pertanto, occhio agli spoiler riguardanti l’Arco di Calvard.

Di seguito trovate il trailer odierno, seguito dal comunicato stampa ufficiale.

NIS America, Inc. è lieta di condividere un nuovo trailer per The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II, in arrivo su Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5 e PC (Steam, Epic Games Store e GOG) il 14 febbraio 2025. Il trailer di oggi presenta una panoramica della storia dell’acclamato Legend of Heroes: Trails through Daybreak, uscito all’inizio di quest’anno.

Questo aggiornamento presenta gli eventi completi di Trails through Daybreak per aiutare i giocatori a prepararsi al secondo capitolo dell’Arco di Calvard, dove una scioccante serie di omicidi mette nuovamente in moto le ruote del destino.

Non più minacciati dall’organizzazione mafiosa Almata, gli abitanti di Calvard sono tornati alla loro vita tranquilla. Ma un giorno, una scioccante serie di omicidi che coinvolge una misteriosa bestia cremisi rimette in moto le ruote del destino. Diverse fazioni entrano in azione: sia quelle che si attengono alla legge per scoprire la verità, sia quelle che cercano di trarre vantaggio da qualsiasi nuovo sviluppo, per quanto sinistro.

Con il caos che si profila ancora una volta all’orizzonte, il guerrigliero Van Arkride riceve una visita inaspettata, che lo spinge a indagare. Chi c’è dietro gli omicidi e qual è il loro obiettivo? Le sabbie del tempo riuniscono volti vecchi e nuovi in questo emozionante secondo capitolo della saga Trails through Daybreak.

Recensione Antlion ModMic Uni 2 e Mod Mic Wireless: la quest per la ricerca dell’headset gaming perfetto è terminata

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Oramai lo sappiamo, dietro la sigla “Gaming” che spesso accompagna i prodotti pensati per una particolare fascia di utenti, si nascondono in alcuni casi funzionalità intelligenti realmente utili, come il Superhuman Hearing di Turtle Beach che amplifica determinati suoni dello spettro sonoro per migliorare la percezione dei passi e dei movimenti degli avversari, e in altri casi invece semplici tricks estetici che non portano nulla in più al valore dell’headset, ma fanno solo lievitare i prezzi.

Nella nostra quest alla ricerca dell’headset perfetto per il gaming, vi abbiamo più volte segnalato la possibilità di prendere in prestito cuffie pensate per un pubblico totalmente diverso, e segnatamente quello audiofilo, con alcune caratteristiche che possono tornare a vantaggio proprio dei gamers. Ci riferiamo ad esempio alle cuffie open back, ed in particolare a queste HiFiman HE400SE che, grazie alla tecnologia dei driver magnetoplanari sono in grado di restituire un suono estremamente preciso, dettagliato e privo di distorsioni, con una qualità impossibile per ogni altro headset tradizionale nella stessa fascia di prezzo.

Il problema di questo tipo di headset è che, nella maggior parte dei casi, sono privi di microfono, un elemento assolutamente indispensabile per le sessioni multiplayer online ma invece del tutto inutile per gli audiofili interessati solo alla qualità audio.

Antlion Audio, con la sua serie ModMic, ha ridefinito il concetto di microfono per gaming, permettendo di trasformare qualsiasi paio di cuffie in un headset da gioco completo e di alta qualità. In questa recensione andremo ad analizzare nel dettaglio due dei prodotti più interessanti di questa famiglia: il ModMic Uni 2, evoluzione del classico modello con cavo, e il ModMic Wireless che eleva ulteriormente la flessibilità dei microfoni esterni.

ModMic Uni 2: L’Evoluzione della Specie

Il ModMic Uni 2 riprende la formula vincente del predecessore, un microfono che si aggancia magneticamente a qualsiasi paio di cuffie tramite una base adesiva, perfezionandola in quasi ogni aspetto.

Il nuovo microfono a condensatore elettrete offre un suono ancora più naturale e pulito, con una risposta in frequenza da 100 Hz a 10 kHz perfetta per catturare la voce. Il pattern polare unidirezionale a cardioide dovrebbe garantire una buona reiezione dei rumori ambientali, per comunicazioni cristalline anche nelle situazioni più caotiche, ma come vedremo questo aspetto non ci ha convinto pienamente.

Antlion Modmic Uni 2 Beauty Shot

Contenuto della Confezione

La confezione dell’Antlion ModMic Uni 2 include:

  • Microfono ModMic Uni 2 con interruttore per mute in linea
  • 3 basi adesive (1 pre-installata sul microfono)
  • 1 cavo da 2 metri
  • 1 valigetta rigida per il trasporto
  • 5 clip per cavi
  • 1 filtro pop in schiuma
  • 1 panno per la pulizia con alcool
  • 1 adesivo aggiuntivo per la base

Design e Funzionalità

Il ModMic Uni 2 presenta un’asta flessibile con un microfono unidirezionale a cancellazione di rumore all’estremità. Il microfono si attacca magneticamente a un pad adesivo da fissare alle cuffie (vedi paragrafo successivo per l’installazione)

Il design versatile consente di posizionare facilmente il microfono sul lato sinistro o destro delle cuffie, puntandolo verso la bocca per una migliore captazione della voce. L’interruttore per silenziare rapidamente l’audio a portata di mano sul cavo è un’aggiunta molto comoda.

Installazione del ModMic Uni 2 sulle Cuffie

Per montare il ModMic Uni 2 sulle vostre cuffie, prima di tutto occorrerà pulire accuratamente con l’apposito panno la superficie su cui volete applicare la base adesiva. Una volta fatto, basterà rimuovere la pellicola protettiva dall’adesivo 3M e applicare una leggera pressione per circa 30 secondi per fissare la base sulla cuffia. A questo punto, potete attaccare magneticamente il microfono alla base e regolare la posizione dell’asta flessibile in modo che punti correttamente verso la vostra bocca, usando poi le clip in dotazione per fissare ordinatamente il cavo del microfono al cavo delle cuffie. Purtroppo abbiamo notato che mentre su superfici plastiche e lisce l’adesivo resta stabile, con le cuffie che abbiamo utilizzato ovvero le Hifiman 400SE, che hanno un padiglione con rete metallica a coprire il driver magneto planare, l’adesivo non riesce ad aderirie sufficientemente bene, e questo fa si che quando si rimuove il microfono un po’ troppo velocemente, il magnete tira via anche la base fissata con adesivo. Forse una base più larga o una base anch’essa magnetica, potrebbe rendere ancora più flessibile l’installazione su questo tipo di cuffie.

Qualità Audio

La qualità audio è il punto di forza dell’Antlion ModMic Uni 2. Il microfono aggiornato offre un suono naturale e chiaro che, come ascolterete nei file audio registrati che trovate qui sotto, si avvicina a quello di riferimento registrato con il nostro microfono professionale Rode Procaster. Pur essendo leggermente più duro rispetto al microfono da studio in parola, il Mod Mic Uni 2 risulta nettamente superiore alla maggior parte dei microfoni esterni che ci è capitato di provare, e anni luce rispetto alla gran parte di quelli integrati negli headset da gaming.

Essendo collegato tramite jack da 3.5mm, la qualità dipende anche dalla scheda audio a cui è connesso, per evitare ogni forma di alterazione dell’audio, abbiamo preferito collegare il microfono al dac integrato nella scheda madre, visto che quasi sicuramente l’utilizzo sarà questo per il 90% dell’utenza. Ovviamente utilizzando un dac o una scheda audio dedicata, il risultato potrebbe essere decisamente superiore.

Più problematico invece il discorso della reiezione del rumore di fondo ( o cancellazione passiva del rumore). Come potete vedere nella seconda registrazione, abbiamo registrato lo stesso file audio mentre digitavamo al PC utilizzando una tastiera clicky posizionata a circa 30 cm di distanza e questa è risultata decisamente molto presente nelle registrazioni.

Le prestazioni audio, quindi, sono di assoluto rilievo in relazione al prezzo di soli 60$. E considerando il vantaggio di poterlo abbinare alle proprie cuffie preferite, è un best buy per chi cerca il miglior compromesso tra qualità, praticità e prezzo.

ModMic Wireless: liberi dal cavo, senza compromessi

Con il ModMic Wireless, Antlion Audio alza l’asticella al massimo livello, offrendo un microfono modulare senza fili con una qualità audio semplicemente stellare.

Grazie al doppio microfono a elettrete intercambiabile, il ModMic Wireless può operare sia in modalità unidirezionale cardioide, sia in modalità omnidirezionale, coprendo un impressionante spettro di frequenze da 20Hz a 20kHz in omni e da 100Hz a 10kHz in uni. Il campionamento a 16 bit e 48kHz e la latenza di appena 34ms garantita dal protocollo aptX Low Latency si traducono in un suono incredibilmente dettagliato e reattivo, da veri professionisti.

Antlion Modmic Wireless beauty shot

Contenuto della confezione

  • Microfono ModMic Wireles
  • 3 basi adesive (1 pre-installata sul microfono)
  • 1 valigetta rigida per il trasporto
  • Cavo di ricarica
  • prolunga USB
  • 5 clip per cavi
  • 1 filtro pop in schiuma
  • 1 panno per la pulizia con alcool
  • 1 adesivo aggiuntivo per la base

Design

Il ModMic Wireless si compone di due parti: il microfono vero e proprio con il trasmettitore wireless integrato, e un piccolo ricevitore USB. Il microfono si attacca magneticamente a un pad adesivo da fissare alle cuffie. L’installazione può essere un po’ nervosa, visto che richiede di “deturpare” le proprie amate cuffie con l’adesivo, ma il sistema magnetico permette poi di staccare facilmente il microfono quando non serve.

Una volta fissata la base, l’accoppiamento wireless col ricevitore è rapido e indolore. Il microfono è ben costruito e posizionabile a piacimento grazie al braccio flessibile.

Antlion Modmic Wireless Beauty Shot

Installazione

Installazione e uso ricalcano l’impareggiabile praticità della versione cablata, con in più la libertà del wireless visto che la base della clip è identica sia per le UniMic 2 che per le ModMic Wireless. Tuttavia, proprio per questo motivo, abbiamo avuto gli stessi problemi di adesione segnalati sulla griglia delle nostre hifiman.

L’accoppiamento wireless col ricevitore, tuttavia, è rapido e indolore. Una volta inserito il ricevitore USB in una porta frontale del vostro pc, anche utilizzando l’apposita prolunga, il vostro microfono verrà immediatamente riconosciuto, poichè lo stesso arriva già abbinato di fabbrica. Qualora non dovesse esserlo, basterà tenere premuto per 5 secondi il pulsante sul microfono e una sola volta quelllo sul ricevitore per ottenere l’abbinamento.

Il microfono è compatibile con PC Windows, Mac, Linux e PlayStation 4 e 5. Manca purtroppo il supporto a Xbox, Switch e altri dispositivi mobili.

Qualità audio


Il ModMic Wireless come abbiamo già detto offre due modalità di registrazione: omnidirezionale e unidirezionale. Entrambe hanno una risposta in frequenza da 20Hz a 20kHz. La seconda consente di catturare in maniera preferenziale le fonti sonore arrivano dalla parte frontale del microfono, in questo modo provando a tagliare quelle indesiderate, come il rumore di una ventola, o quello della digitazione di una tastiera particolarmente rumorosa.

Le due modalità sono attivabili tramite un apposito switch posizionato nella parte anteriore del microfono: in basso ( o verso l’utilizzatore) per attivare la modalità podcaster omnidirezionale, in grado di catturare l’audio proveniente da voi e da chi vi sta intorno (molto utile ad esempio durante una live di gruppo e volete catturare l’audio anche degli altri presenti vi basterà staccare il microfono e posizionarlo al centro dello spazio) e in alto per quella unidirezionale. Peccato che l’indicazione sulla scocca ad indicare la modalità attivata non sia particolarmente chiara e almeno all’inizio dovrete far riferimento al manuale per individuare quella attivata.

La modalità unidirezionale è meno impressionante ma comunque nettamente superiore ai microfoni esterni o a quelli integrati negli headset da gaming. Il suono appare leggermente più inscatolato e questo anche per provare a tagliare i rumori di fondo. Alla prova dei fatti, però, la cancellazione offerta dalla modalità cardioide è davvero leggerissima, e come potrete notare dalle clip audio registrate, la nostra tastiera clicky usata per la prova è decisamente udibile.

ModMic Wireless: Modalità unidirezionale
Modalità unidirezionale con tastiera clicky in sottofondo

In modalità omnidirezionale invece la qualità è molto buona, sebbene ancora un po’ indietro rispetto a quella di Mod Mic Uni 2. La volce in questa modalità è estremamente naturale e cristallina, degna di microfoni dedicati ben più costosi. Come è facile intuire il rovescio della medaglia, come abbiamo visto anche con il Mod Mic Uni 2 è che il microfono cattura in maniera più evidente, in questa modalità, anche i rumori presenti nella stanza, come quelli di digitazione di una tastiera. In ogni caso, la abbiamo preferita alla modalità unidirezionale, visto anche le minime differenze per quanto riguarda la cancellazione dei rumori di fondo.

ModMic Wireless: modalità omnidirezionale
ModMic Wireless: modalità omnidirezionale con tastiera Clicky in sottofondo

Per quanto riguarda la latenza, questa è appena di 34ms grazie al codec aptX Low Latency. La batteria dura 12 ore e si può usare anche durante la ricarica. Purtroppo gli indicatori LED di stato sul microfono (Blu indica l’accessione e la connessione al ricevitore, giallo quando il microfono è in carica e Rosso quando il microfono è mutato),  sono poco visibili mentre lo si indossa ma per fortuna Antlion ha pensato anche a questo, riportando sul connettore USB i tre led di stato per una immediata visibilità dello stato del microfono.

Specifiche Tecniche e confronto

Prima di dirigerci verso il commento finale, in questa tabella qui sotto riportiamo il confronto tra i due microfoni.

ModMic Uni 2Mod Mic Wireless
Tipo di MicrofonoA condensatore elettreteDoppio elettrete: omnidirezionale e unidirezionale
Pattern PolareUnidirezionale/CardioideSelezionabile: Omnidirezionale o Unidirezionale
Risposta in Frequenza100 Hz – 10 kHzOmni: 20Hz – 20kHz
Uni: 20Hz – 20kHz
Sensibilità-38 ± 3 dBNon specificato
Impedenza2.2 KΩNon applicabile (wireless)
Rapporto Segnale/Rumore≥ 50 dBNon specificato
ConnettoreJack TRS 3.5 mm placcato oroUSB tipo A (ricevitore wireless)
Lunghezza Cavo2 m(wireless)
Latenza(cablato)~34ms (aptX Low Latency)
Campionamento/BitrateNon specificato16-bit / 48kHz
Raggio d’azione(cablato)10+ metri
Batteria(cablato)12+ ore, ricaricabile in uso
CompatibilitàUniversale (jack 3.5mm)Windows, Mac, Linux, PS4, PS5
Prezzo69 euro149 euro

I punti chiave evidenziati in questa tabella possono essere così riassunti.

Il ModMic Wireless offre due modalità (pattern polari) selezionabili, omnidirezionale e unidirezionale, mentre l’Uni 2 è solo unidirezionale.
Il ModMic Wireless ha una risposta in frequenza più ampia in modalità omnidirezionale, coprendo anche le basse. D’altro canto, il ModMic Wireless si connette via USB con un ricevitore dedicato, mentre l’Uni 2 usa un classico jack audio da 3.5mm. Sebbene la versione Wireless, utilizzi la tecnologia aptX Low Latency per ottenere una bassissima latenza di circa 34ms, è innegabile che per avere una totale assenza di lag , la versione cablata sia da preferire.

Commento finale

Al prezzo di 60$, l’Antlion ModMic Uni 2 è una soluzione eccellente per chi vuole trasformare le proprie cuffie preferite in un headset completo per gaming, streaming o meeting online senza rinunciare praticamente a nulla. La qualità del microfono è eccellente, la costruzione robusta e gli accessori inclusi rendono l’installazione e la gestione dei cavi molto semplice. L’unico vero difetto è che aggiunge inevitabilmente un altro cavo alle cuffie, che potrebbe risultare fastidioso per alcuni.

Nel complesso, quindi, l’Antlion ModMic Uni 2 è altamente consigliato per la sua qualità audio e soprattutto per il rapporto qualità-prezzo. È un acquisto che non deluderà chi vuole il meglio dal proprio audio da gaming senza scendere a compromessi sulle cuffie.

Per gli appassionati che vogliono sfruttare al massimo le proprie cuffie preferite senza l’ingombro di fili aggiuntivi, invece, l’Antlion ModMic Wireless è la soluzione da preferire: semplicemente perchè è la migliore soluzione wireless sul mercato. Un prodotto che offre un perfetto bilanciamento tra flessibilità e qualità audio con l’ unico limite nella compatibilità. Se la vostra piattaforma di gioco è supportata, non c’è motivo di guardare altrove.

Quale che sia la vostra scelta, con i microfoni ModMic di Antlion Audio non potrete sbagliare. Trasformeranno le vostre cuffie preferite in un completo headset da gaming, senza scendere a compromessi sulla qualità.

Recensione Empire of the Ants: una rivoluzionaria e microscopica esperienza RTS

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Empire of the Ants, è la nuova sorprendete avventura RTS targata Microids che permette al giocatore di vivere in prima persona un viaggio coinvolgente. Comandando le proprie legioni di insetti, a suon di battaglie tattiche e strategiche (ponderando e modellando al meglio l’approccio scegliendo con cura la propria formazione: legioni iniziali, di supporto e super predatori), l’obiettivo è quello di difendere le proprie terre in un mondo tanto epico quanto microscopico.

Empire of the Ants può essere acquistato dal 7 novembre per PC (via Steam, GOG ed Epic Games Store), PlayStation 5 e Xbox Series X|S.


Versione testata: PlayStation 5


Una lotta per la sopravvivenza

Empire of the Ants segue il viaggio di #103.683, una formica scelta per guidare la sua colonia in una lotta per la sopravvivenza. Sfollata dalla sua casa, la colonia deve ora ricostruire, prosperare e conquistare nuovi territori. La storia ruota attorno alla gestione delle risorse, alla formazione di alleanze con la fauna selvatica locale e all’impegno in battaglie tattiche per proteggere la colonia. Basato sul romanzo bestseller omonimo del 1991 di Bernard Werber, il gioco traduce le epiche lotte del mondo delle formiche in un’esperienza strategica immersiva, piena di esplorazione e decisioni che influenzano il destino della fragile colonia.

In termini di scrittura, solitamente, non è un obiettivo portante della maggior parte dei giochi RTS, che tendono a dare priorità al gameplay. Ma Empire of the Ants sorprende soprattutto in termini di cura dei dialoghi. Ci saremmo aspettati una totale ingerenza della formica regina nelle interazioni con il nostro protagonista e invece ci siamo ritrovati a “chiacchierare” con una formica a caso che ci ha raccontato come si è sentita durante un’inondazione, o con uno scarabeo che cercava di comunicare nonostante la nostra incapacità di comprenderlo.

Gloriose battaglie tra formiche e altri insetti

Passiamo subito a ciò che conta in un RTS: il gameplay. Sebbene di base si tratti di un RTS, Empire of the Ants presenta anche diversi elementi platform e adventure (che potevano essere curati maggiormente). La nostra formichina, è una veterana nella leadership e nel comando. Nello specifico, non solo è responsabile di operazioni militari ad alto tasso di rischio, ma anche di missioni diplomatiche e altri variegati compiti. Questo ruolo non rappresenta soltanto un’impostazione di stampo narrativo; il giocatore controlla #103.683 in una prospettiva in terza persona. Quindi, a differenza della maggior parte dei giochi RTS come StarCraft 2, è possibile esercitare un controllo preciso sulle proprie unità solo se si trovano entro un certo raggio (e senza dover memorizzare sequenze complicate di pulsanti da pigiare per eseguire un compito semplice). Selezionate le unità, puntante nella direzione in cui dovete dirigerle e con la semplice pressione di un pulsante porterete i vostri fratelli verso una gloriosa vittoria o una morte epica. È un sistema davvero facile da comprendere e che fa in modo che ci si concentri esclusivamente sul compito da svolgere e non sui comandi. È una facile introduzione al pensiero strategico e all’esecuzione per i nuovi arrivati ​​e una ventata di aria fresca per i veterani del genere che giocano con un controller piuttosto che con mouse e tastiera. Allo stesso modo, qualsiasi gestione della base deve essere fatta nelle sue immediate vicinanze. A differenza di altri giochi RTS, in cui gli edifici dedicati alla produzione possono produrre in serie le unità (a patto di avere un quantitativo sufficiente di risorse), Empire of the Ants combina basi ed edifici di produzione, consentendo a ciascuna di supportare solo una legione di formiche alla volta. Ad esempio, se si hanno due nidi, è possibile controllare contemporaneamente fino a due legioni.

Si hanno a disposizione ben quattro tipi di unità generali: guerrieri, artiglieri, lavoratori e afidi, con unità speciali come i coleotteri che ricoprono ruoli specializzati e che richiedono più risorse. I primi tre si basano su una sorta di “formula” sasso-carta-forbici: i lavoratori battono gli artiglieri, gli artiglieri battono i guerrieri e i guerrieri battono i lavoratori. Le unità possono anche essere potenziate usando risorse e strutture tecnologiche creando – pertanto – ancora più forze con cui dominare. Con opzioni di potenziamento per creare unità veterane, classi di supporto o persino super-predatori (specie più grandi come scarabei rinoceronti o lumache), c’è una vasta gamma di opzioni strategiche tra cui scegliere mentre si attraversa il mondo di gioco, combattendo duramente per difendere ogni centimetro guadagnato. Altresì, il gioco offre una narrazione che segue il ritmo delle stagioni, influenzando gli attributi della fauna come velocità, resistenza, buff, ecc.

Le meccaniche RTS portano a scontri a dir poco epici con svariate formichine intente a cimentarsi nel combattimento. Ma arrivare a numeri “importanti” – in termini di unità – richiede tempo e pazienza. Infatti, ogni legione impiega qualche secondo per generarsi. Il sistema è piuttosto veloce ma bisogna considerare che per avere i numeri necessari (in termini di utilizzabilità), ci vogliono circa cinque minuti. Il timer può essere velocizzato ma per farlo bisogna spendere non poche risorse. Sebbene questa meccanica aggiunga una certa profondità alle partite 1 contro 1 tra giocatori, non fa altro che aumentare i tempi morti durante la modalità campagna. In quest’ultima, infatti, non c’è chissà quale grande varietà (i nemici hanno già le loro basi e unità impostate), non era quindi necessario che le unità impiegassero diversi secondi per generarsi.

Oltre all’esperienza per giocatore singolo (che dura circa venti ore), sono disponibili un paio di modalità multigiocatore per mettere alla prova il pensiero strategico degli altri giocatori, tra cui una battaglia uno contro uno e una modalità tutti contro tutti a tre giocatori. La modalità multiplayer è compatibile con tutte le piattaforme e consente ai giocatori di tutte le console di giocare insieme. Forse proprio in queste modalità si avverte la mancanza di una visuale a volo d’uccello in quanto il giocatore deve esplorare l’ambiente in anticipo mentre al contempo gestisce le risorse principali e tornare regolarmente ai nidi per acquistare potenziamenti.

Grafica e tecnica

Giocare nell’esoscheletro di una formica porta a guardare il modo sotto una prospettiva differente. Una prospettiva che fa sembrare anche le foglie a dir poco gigantesche. Il lato positivo di una prospettiva del genere è che permette di vedere elementi del mondo di gioco – che in altri titoli sarebbero soltanto di contorno – in un dettaglio impressionante e a dir poco mozzafiato. La grafica di Empire of the Ants è incredibilmente curata e gli sviluppatori di Tower Five hanno chiaramente fatto attenzione a far sembrare il mondo tanto vivo, con api, mosche, ragni, libellule, lumache e altri insetti striscianti, viscidi e ronzanti, riprodotti alla perfezione, quanto realistico, sfruttando sapientemente l’Unreal Engine 5. Anche gli scenari sorprendono in termini di realizzazione e meticolosità. È vi garantiamo che è fin troppo facile dimenticare i compiti da svolgere e limitarsi a guardare il paesaggio che ci circonda. Si tratta naturalmente di ambientazioni superdimensionate che vi faranno sentire come se si stesse vivendo tra giganti, lottando per sopravvivere solo con l’arguzia e i numeri. Lato sound design, invece, l’audio aiuta ad aumentare l’immersione, con i suoni ambientali finemente distinti. La colonna sonora orchestrale è soltanto la ciliegina sulla torna; un vero e proprio spettacolo di magniloquenza per i timpani mentre gli eserciti si scontrano testa a testa. Le melodie vanno e vengono, riflettendo accuratamente il momento, crescendo mentre i combattenti incalzano e lenendo delicatamente nella cupa retrospettiva quando la battaglia sta volgendo al termine. Aggiungeteci il suono degli uccelli che cinguettano, le foglie che frusciano dolcemente nella brezza e il ronzio delle vespe che passano sopra la nostra testa, e sarete completamente immersi nello splendore della natura.

Commento finale

Empire of the Ants non è soltanto un RTS ma una vera e propria celebrazione della natura. La presentazione, la grafica e la musica emotiva sono a dir poco stupende, così come il gameplay (seppur semplificato per poter essere gestito al meglio tramite DualSense) che diverte, anche se mancante di quella profondità che caratterizza altri esponenti del genere. Senza considerare che è davvero interessante comprendere (vivendo in prima persona) la prospettiva di creaturine così piccole che fanno di tutto per sopravvivere. È uno splendido esempio – in salsa videoludica – di quanto troppo spesso diamo per scontato quello che c’è al di fuori delle nostre case e di come ognuno di noi dovrebbe prendersi un momento per apprezzare le piccole cose. Al prezzo di 39,99€, è un esperienza che decisamente ci sentiamo di consigliarvi!

Recensione Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven, il remake che non ti aspetti

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Delle decine di gloriosi e storici JRPG anni ’90 firmati Squaresoft, forse Romancing SaGa 2 era quello che ci aspettavamo meno di veder tornare sugli scaffali. Una curiosa coincidenza condivisa da un altro imprevedibile remake dal nome ironicamente simile, quel Romance of the Three Kingdoms 8 del quale vi abbiamo parlato pochi giorni fa. Una sorpresa ancora più significativa se si pensa che il titolo è arrivato solo pochi anni fa in una versione remastered sviluppata da ArtePiazza per mobile, PC ed home console.

Perché la Square Enix odierna ha deciso di dare una nuova rilettura proprio ad un titolo poco risonante come Romancing SaGa 2? Magari per tentare il rilancio di una serie mai così fortunata in territorio occidentale (ancora ricordiamo l’atroce tonfo di Unlimited Saga). Forse per proseguire nella politica di progetti remake dedicati a classici del passato (come nel caso dell’eccellente Star Ocean: The Second Story R). O magari per dare l’opportunità, soprattutto ai giocatori moderni, di apprezzare le caratteristiche uniche e le idee avveniristiche che nel 1993 resero SaGa 2 un prodotto irripetibile.

Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Dinastia di guerrieri

Tanto tempo fa, in un’epoca remota, sette impavid eroi hanno combattuto il male per salvare l’umanità dalla minaccia spaventosa delle Termiti. I leggendari combattenti, passati alla storia come Seven Heroes, sparirono tuttavia misteriosamente, banditi nell’oblio di una dimensione sconosciuta a causa del timore verso il loro grande potere. Secoli più tardi, gli eroi riappaiono ma drammaticamente corrotti: il lungo esilio li ha trasformati in sette piaghe, che bramano vendetta nei confronti di chi avevano giurato di proteggere. Il glorioso ed eroico impero di Avalon dovrà opporsi alle minacce demoniache dei Sette, nel tentativo di rendere il mondo un posto nuovamente sicuro.

La particolarità assoluta di Romancing SaGa 2 e del suo remake è proprio nella sua figura protagonista. Non un singolo personaggio né un canonico manipolo di eroi. Bensì una vera e propria dinastia di imperatori, con passaggi di mano da una generazione all’altra: antenati e discendenti, tutti uniti nell’obiettivo comune di preservare l’impero e sconfiggere ciascuno dei Sette, uno alla volta.

Il vostro party sarà sempre temporaneo, in attesa del prossimo time skip.

Questa è probabilmente la caratteristica regina che rende Romancing SaGa 2 così incredibilmente affascinante ed al contempo atipico. Se la sceneggiatura è godibile e l’intreccio svolge bene il compito di coinvolgere e divertire, dall’altro lato il focus incentrato su una lunga dinastia (all’interno della quale potrete decidere chi, di volta in volta, eleggere nuovo sovrano/a) mette in secondo piano la caratterizzazione dei personaggi. Tolto il capitolo introduttivo, infatti, la libertà sarà nelle mani del giocatore e, per diretta conseguenza, anche i personaggi che vi troverete a controllare.

L’assenza di un grande cast memorabile potrebbe allarmare gran parte del pubblico e non nascondiamo che per molti appassionati questa circostanza potrebbe essere un deal breaker. Tuttavia, Revenge of the Seven riesce a trasformare ogni sua teorica debolezza in rilevanti punti di forza.

Un imperatore corsaro? Perchè no?

Una poltrona per… uno, nessuno, centomila?

Il livello di libertà concesso nel remake di Romancing SaGa 2 fa percepire, oggi più che mai, quanto fosse innovativo e sperimentale il titolo originario del 1993.

Superato il citato capitolo introduttivo, tutto sarà nelle mani del nuovo imperatore (o imperatrice). La progressione diventa completamente non lineare e potrete decidere in che direzione andare. Non solo dovrete occuparvi del vostro impero, curandone espansione e sviluppo, circostanze indispensabili per trasmettere alla discendenza un benessere maggiore e migliori chances contro le forze nemiche. Ma anche e soprattutto decidere come opporsi ai Sette, decidendo in quale ordine affrontarli e come farlo. Si tratta di una discrezionalità che avvicina il titolo più alle caratteristiche di uno strategico rispetto a quelle di un classico JRPG. Ed è sorprendente vedere quanto il sistema possa essere profondo, anche a distanza di oltre trent’anni.

Ogni Imperatore dovrà fare scelte ma l’obiettivo finale sarà sempre lo stesso.

Il sistema ereditario si lega a doppio filo ad ogni elemento del gameplay. Le abilità apprese da un regnante si trasmettono infatti ai suoi discendenti, garantendo il senso di avanzamento ed intrecciandolo con la scelta delle classi presenti. Proprio quest’ultimo è un elemento fondante dell’esperienza di SaGa 2, che vanta un robusto job system basato sulla ibridazione tra abilità e caratteristiche specifiche di ciascuna classe. Con un ulteriore twist rispetto ai tradizionali RPG: non esistono i punti esperienza. I personaggi progrediscono e migliorano in circostanze specifiche, lottando contro determinati avversari all’interno di un sistema di combattimento a turni, utilizzando con frequenza talune armi e capacità.

Si tratta di una delle peculiarità più note di SaGa, che spesso viene vista con sospetto al pari della questione narrativa. Piaccia o no, si tratta di un elemento di assoluta personalità della serie e non possiamo che ammirarlo anche nel 2024. Il tutto viene ulteriormente apprezzato grazie a tanti piccoli miglioramenti alla quality of life che rendono il funzionamento di alcune meccaniche meno fumoso rispetto al passato, nonché alcune intelligenti aggiunte. Si tratta, ad esempio, dell’introduzione della timeline durante le lotte. A seconda delle azioni del party, è possibile avere un riscontro sulla proiezione dei turni futuri in modo da poter pianificare al meglio le proprie azioni anche alla luce della formazione scelta per scendere in campo. Un’idea vista in molti JRPG, sia chiaro, ma sapientemente introdotta in Revenge of the Seven. La sperimentazione diventa una necessità non solo nei combattimenti, ma anche nella gestione delle quest, spesso legate a condizioni determinate e tempistiche esatte.

Tutti i sistemi di SaGa 2 non interconnessi.

Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo

Dove il remake compie un ulteriore, rilevante, passo avanti è nella rielaborazione del comparto visivo. Chiariamoci, tuttavia. Tecnicamente il titolo non fa gridare al miracolo e potrebbe essere considerato non all’altezza delle soluzioni adottate in altri lavori simili firmati Square Enix. Se questo è un dato poco discutibile, dall’altro lato bisogna contestualizzare il rifacimento di Romancing SaGa 2.

Si tratta infatti di una totale rielaborazione in 3D che ha permesso agli sviluppatori altresì di espandere ambientazioni e dimensioni di ogni location. Ciascun villaggio è adesso visibilmente più dettagliato rispetto al passato, con molti più punti di interesse ed NPC coi quali parlare. Persino i dungeon ne hanno beneficiato esponenzialmente, con l’introduzione di nuove opzioni di traversal che strizzano l’occhio ad alcuni concept da metroidvania. Senza poi dimenticare il lavoro svolto sui nemici e sui personaggi giocabili, che appaiono non solo rispettosi dei concept originali di Tomomi Kobayashi, ma altresì in linea con il gusto contemporaneo. Insomma, un lavoro forse tecnicamente non al passo coi tempi, ma parimenti assolutamente encomiabile per passione e risultato d’insieme.

Preso analiticamente, il comparto tecnico è solo buono… ma nell’insieme il lavoro svolto è rilevante.

Anche il comparto audio è stato oggetto di molte attenzioni. Oltre a tutta una nuova serie di campionature, è stato infatti introdotto un doppiaggio completo nonché un totale riarrangiamento della soundtrack. Kenji Oto ha infatti reinterpretato orchestralmente i brani originali, per un risultato finale assolutamente da applausi. Senza poi dimenticare una chicca: sono presenti anche le tracce originali. All’interno del menù vi è la specifica opzione per cambiare in qualsiasi momento la propria preferenza musicale. Davvero un bell’omaggio per i fan del titolo originale.

Dove siamo rimasti spiazzati, invece, è nell’assenza della localizzazione in italiano. Una scelta che, sinceramente, non riusciamo a comprendere. Non tanto per la circostanza in sé e per sé, quanto alla luce del fatto che Romancing SaGa: Minstrel Song Remastered International conterrà invece la nostra lingua. Si tratta di una riedizione della rimasterizzazione del 2022 riguardante il primo Romacing SaGa del 1992, in arrivo ad inizio 2025. Ci sfugge sinceramente il motivo per cui riservare tale trattamento per il titolo in arrivo mentre ignorare l’impegno indubbiamente più complesso di Revenge of the Seven, che avrebbe beneficiato di un supporto migliore.

L’assenza dell’italiano è un pò una delusione.

Commento finale

Revenge of the Seven è l’inatteso remake che permette al pubblico contemporaneo di godere di uno dei JPRG più particolari ed avveniristici del suo tempo. Romancing SaGa 2 torna in questa nuova veste in forma smagliante, merito di un’operazione che migliora e chiarisce le meccaniche più raffinate e complesse del titolo originario. Le sue particorità lo rendono imperdibile per i fan del genere, che non potranno non apprezzarne l’audacia. Attenzione però: chi cerca un’esperienza tradizionale (ludicamente e narrativamente) potrebbe trovarsi davanti un titolo complesso da decifrare ed apprezzare.

Recensione The Bridge Curse 2: The Extrication, a scuola di fantasmi

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Dopo essersi costruita una reputazione di primo livello in patria grazie a The Legend of Sword and Fairy e Xuan-Yuan Sword, con The Bridge Curse 2: The Extrication la strada dell’horror viene ripercorsa dalla taiwanese Softstar Entertainment. Una software house che negli anni è divenuta un vero e proprio punto di riferimento per il gaming della Grande Cina, con una vasta e significativa produzione che affonda le proprie radici nella secolare storia orientale.

Rimanendo fedele alle fonti di ispirazioni, il primo capitolo della serie, Road to Salvation, aveva lasciato un buon ricordo ai fan del genere proponendo un horror dall’atmosfera orientale pur con alcuni spigoli di troppo. A distanza di due anni, The Extrication ci riprova raccontando una storia di fantasmi e spiriti vendicativi nel contesto di un’università taiwnaese al centro di sinistri racconti di folklore.

The Bridge Curse 2: The Extrication è disponibile dal 24 Ottobre per PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox Series X|S ed Xbox One. Il titolo era già arrivato lo scorso 9 Maggio su PC (via Steam).


Versione testata: PlayStation 5


Luci, motore… terrore!

Taiwan, università Wen Hua. Molte sono le storie che circondano questo luogo tra racconti di fantasmi, tetri aneddoti ed un tragico fatto di cronaca degli anni ’60. Nel corso di una notte tuttavia, le vicende di alcuni studenti si intrecceranno con quelle di una coraggiosa giornalista. La reporter Sue Lian si introduce all’interno dell’accademia per indagare sulla sorte di una studentessa scomparsa qualche anno prima, della quale è rimasto solo un’inquietante video divenuto virale online. Tre membri del cineclub del campus decidono di approfondire ed approfittare del diffuso interesse social verso il posto, realizzando una pellicola amatoriale sul caso di omicidio della figlia del preside dell’istituto, avvenuta decenni prima. Tuttavia, qualcosa di oscuro inizia a riemergere, mentre il confine tra finzione e realtà si fa sempre più sottile.

Dopo l’adattamento proposto da The Bridge Curse riguardo gli eventi dell’omonima pellicola di Lester Hsi, The Extrication vuole raccontare un nuovo orrore ricorrendo nuovamente alla suggestione di una ambientazione accademica. Lo fa raccontando una storia coinvolgente e ben scritta, che affonda le proprie radici in una solida tradizione folkloristica asiatica (impossibile non notare molte somiglianze con il sudcoreano White Day: A Labyrinth Named School del quale trovate qui la nostra recensione).

La tensione è sempre palpabile.

I passi avanti compiuti dal team di sviluppo sono significativi, non solo per via della solida sceneggiatura (a nostro avviso molto superiore sia alla pellicola citata, ma anche rispetto allo scadente “seguito” The Bridge Curse: The Ritual, che non condivide praticamente nulla con The Extrication). Il comparto tecnico appare molto più solido e concreto, grazie ad una rinnovata attenzione alla gestione dell’illuminazione. Anche le texture sono di buona qualità, mentre le animazioni, seppur ancora non perfette, appaiono significativamente più fluide e naturali rispetto a Road to Salvation.

Maggiormente curato è inoltre il comparto audio, che svolge un ruolo fondamentale ai fini del gameplay. Giocare con un paio di buone cuffie non solo garantisce un’ottima immersione, ma permette altresì di apprezzare il campionamento dell’effettistica nonché di assaporare gli attimi di maggior tensione. Da encomio il doppiaggio in cinese, a tratti sopra le righe (come da tradizione orientale) ma impeccabile nel fornire il giusto contesto. Viceversa sconsigliamo le voci inglesi, anche a causa di fastidiosi problemini di lip sync. Se proprio vogliamo fare i puntigliosi, il mixing audio a volte protende verso le musiche a scapito dei rumori ambientali, ma si può sempre ovviare con un settaggio personalizzato.

Alcuni scorci sono pregevoli e di grande atmosfera.

Lanterne e fantasmi

The Extrication pone i giocatori nei panni di cinque personaggi diversi per altrettanti capitoli, ciascuno impegnato con un retroscena dell’incubo comune della Wen Hua.

A prescindere dal personaggio in uso, il canovaccio resta molto simile. L’attenzione è infatti posta sull’esplorazione di ambienti sorprendentemente dettagliati e ricchi di punti di interesse, per far luce sul tragico passato dell’università. Solo collegando i tasselli del mosaico si potrà avere una visione d’insieme e tentare di scoprire la verità. Ad illuminare la via (in tutti i sensi) ci sarà in particolare un oggetto speciale, la Anima Lantern. Uno strumento mistico capace, oltre di dissipare le ombre, anche di rivelare segreti, di aiutare nella risoluzione di enigmi e di offrire una temporanea protezione dagli spiriti ostili.

Pur non essendo tantissimi, gli spettri sono raggelanti.

Proprio questi ultimi elementi costituiscono centri focali dell’esperienza ludica.

Da un lato, gli enigmi si riconfermano di buon livello, dopo quanto visto in Road to Salvation. Sia laddove richiedano l’uso della lanterna, sia invece qualora sia necessario l’uso dell’ingegno, l’esperienza è davvero piacevole e mai banale. Sebbene non vogliano “reinventare la ruota”, i puzzle sono sempre divertenti e stuzzicanti senza scadere in meri esercizi meccanici e senza apparire ingiustificatamente elaborati.

Dall’altro lato ci sono le spettrali presenze nemiche. In linea generale ciascun personaggio dovrà vedersela con un fantasma, manifestazione di una delle tetre vicende dell’università. Similmente ad una specifica categoria di survival horror, anche in The Extrication non è possibile adottare un approccio offensivo nei confronti dei pericoli. Quello che potrete fare è unicamente guadagnare tempo (grazie alla Anima Lantern) oppure darvi alla fuga e nascondervi.

Consiglio: interagite con tutto per non perdervi alcuni risvolti narrativi.

Un passo avanti

The Bridge Curse 2: The Extrication è un horror estremamente valido ed interessante, capace di migliorare le intuizioni del predecessore e che lascia uno spiraglio di ottimismo per il futuro della serie. Un avvenire per il quale tuttavia sentiamo di fare alcune osservazioni.

Il titolo Softstar Entertainment non ha pretese di voler rivoluzionare il genere, né di imporsi per particolari meriti ludici. Il suo obiettivo, quello di raccontare una raggelante storia di fantasmi, è pienamente centrato con ampi meriti. Tuttavia non possiamo non constatare che il gameplay tende ad essere fin troppo limitato soprattutto in taluni frangenti. Ci riferiamo soprattutto alla gestione delle minacce soprannaturali. Se alcuni capitoli sono di grande immpatto per design ed equilibrio generale (su tutti, quello dedicato alla ballerina), in molte altre situazioni The Extrication scivola nella natura trial & error delle sezioni di fuga. In questo ambito, abbiamo assistito a soluzioni molto più avvincenti in titoli come Amnesia The Bunker. Ma anche ad idee intriganti come quelle messe sul piatto da A Quiet Place: The Road Ahead. Insomma, c’è spazio e modo per migliorarsi.

Alcuni enigmi son classici ma nell’insieme intriganti.

Viceversa abbiamo accolto con favore la ridotta presenza di presenza maligne nel titolo. Nonostante di base ce ne sia una per personaggio, le anime tormentate sono ottimamente caratterizzate con il giusto pathos ed un ottimo background narrativo. Anche gli attimi dedicati alle fughe contribuiscono a mantenere alta la tensione e l’angoscia, nonostante il ritmo generale non sia sempre calibrato benissimo.

L’evoluzione rispetto a Road to Salvation è dunque evidente sotto molteplici punti di vista e di questo ne siamo molto soddisfatti. The Extrication avrebbe probabilmente meritato un pizzico di fiducia in più in sede di sviluppo per ovviare alle sbavature e, magari, estendere di qualche ora l’esperienza. The Bridge Curse 2 infatti arriva ai titoli di coda dopo circa cinque ore. Una longevità che andrebbe pure bene vista la natura del progetto, ma che non è aiutata dal numero esiguo di collezionabili o dall’assenza di scelte multiple, pretesti più che validi che favorirebbero la rigiocabilità. Anche il climax finale soffre un pò della fretta di “tirare le somme”, vista la necessità di chiudere le storyline aperte.

Commento finale

The Bridge Curse 2: The Extrication è un horror ben strutturato, che fa tesoro degli insegnamenti del suo predecessore per offrire un’esperienza concisa ma intensa. Pur non brillando per particolari soluzioni ludiche complice un gameplay sostanzialmente basilare, la notte di terrore all’interno della misteriosa università taiwanese Wen Hua è tuttavia graziata da una trama ben concepita. Un’esperienza coinvolgente ed ansiogena che conferma il potenziale di questa serie.

Recensione Squirrel With a Gun (PS5), un folle scoiattolo armato fino ai denti

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Squirrel With a Gun è un concentrato di pura follia. Una dichiarazione verso la quale non abbiamo timore di smentita. E non potrebbe essere diversamente, vista la folle premessa alla base del titolo sviluppato da Dee Dee Creations. Mettersi nei panni di un dolce scoiattolo intento a seminare il panico in una tranquilla periferia a colpi di anarchia ed armi da fuoco. Si, proprio così.

Ve lo abbiamo già raccontato in occasione della recensione del buon Riccardo al momento del lancio per PC. Ma permetteteci di ripeterlo: Squirrel With a Gun è uno dei titoli più assurdi a cui abbiamo mai giocato. Non vi abbiamo convinto nel nostro parere di pochi mesi fa? Restate con noi e continuate a leggere.

Il titolo è disponibile dal 15 Ottobre per PlayStation 5 ed Xbox Series, nonché dallo scorso 29 Agosto per PC (via Steam).


Versione testata: PlayStation 5


Squirrel’s Bad Fur Day

Il preambolo narrativo di Squirrel With a Gun è estremamente basilare.

Un bel giorno uno scoiattolo si ritrova dentro un laboratorio di massima segretezza. Qui verrà attirato da una tecnlogia top secret a forma di… ghianda. Inizierà un’avventura contro spietati uomini in nero che vorranno fermare la fuga della creaturina, che metterà nel proprio mirino un pacato quartiere di provincia. E non è un gioco di parole: il roditore potrà contare su una vasta gamma di armi da fuoco per far passare una brutta giornata a tutti coloro si opporranno alla sua ricerca di preziose ghiande.

Con le buone o con le cattive?

Tutto qui, questa è la premessa del titolo Dee Dee Creations. Un delirio che rimanda alle folli dinamiche viste in prodotti come Goat Simulator, del quale condivide lo spirito goliardico pur orientandosi verso un’esperienza meno sandbox e più platform.

Una similitudine, quella con la serie Coffee Stain Studios, che si estende anche alla natura basilare del comparto tecnico. Ovviamente non ci si deve aspettare da un piccolo prodotto indie chissà cosa. Il colpo d’occhio in alcuni frangenti è invero piacevole, ma è altresì evidente che persiste una ripetitività nei modelli poligonali, oltre che una gestione un pò approssimativa della fisica (soprattutto quella dei corpi). Su PlayStation 5 l’esperienza ludica è pressoccé la stessa di quella PC, grazie ad una trasposizione generalmente stabile. L’unico appunto è un adattamento non proprio felice dei salti dai pali, che richiedono una combinazione di tasti non molto intuitiva.

Super Squirrel Odyssey

Da un punto di vista prettamente ludico, Squirrel With a Gun mescola fasi platform e shooting, arrivando a trovare un interessante punto di incontro.

Lo scoiattolo può maneggiare diverse armi da fuoco ed affrontare in semplici sparatorie gli uomini in nero. Il risultato quasi sempre sfocia nella risata, grazie ad una IA particolarmente incline a fare da bersaglio ed una divertente gestione del rinculo. Il tutto è piacevolmente ponderato e ben misurato. C’è persino la possibilità di stordire gli avversari e finirli con una coreografica esecuzione, così come un accenno di stealth. A ben vedere, l’unica attenzione è quella da porsi nella gestione delle munizioni, vincolate al transito sopra specifici spot. Occhio a non restare a secco sul più bello, insomma.

La Li Lu Le Lo.

Tuttavia, le armi forniscono un interessante varietà alle fasi platforming, vero cuore della produzione. Le aree dedicate, più stratificate e complesse, mettono alla prova le abilità dello scoiattolo, compresa la capacità di arrampicarsi lungo pali e strutture verticali. Nei salti, tuttavia, le armi attribuiscono proprietà particolari. La pistola vi permetterà di prolungare il tempo in aria ad ogni singolo colpo, ad esempio. Mentre un’uzi vi permetterà di elevarvi ad altezze maggiori o planare nel vuoto, a patto di dosare con attenzione le munizioni in rapido esaurimento. Per non parlare di armi più vivaci, per le quali vi lasciamo il gusto di scorprirne le conseguenze.

Squirrel With a Gun assume dunque i connotati di una sorta di collect-a-thon, una caccia all’ultima ghianda ed alle piccole interazioni che possono nascondere un segreto, un collezionabile o una personalizzazione estetica. Maggiori saranno le vostre scoperte, più numerose le aree che sbloccherete e più intriganti i potenziamenti che otterrete.

Lo scoiattolo è stranamente pratico con le armi da fuoco.

Grand Theft Squirrel

Sebbene il titolo ci sia piaciuto molto nella sua irriverenza, non possiamo sorvolare nel sottolineare le medesime problematiche già incontrate al tempo della release PC.

Se dell’aspetto tecnico abbiamo già parlato, dobbiamo osservare che il fantasma della monotonia aleggia anche nell’adattamento per console. Dopo le prime ore di esaltazione caotica, il canovaccio delle situazioni inizia a ripetersi finendo col sapere di già visto. La varietà insomma non è poi così marcata ed è un peccato visto che Goat Simulator ci ha insegnato che è esattamente l’equilibrio tra follia e varietà a rendere un’esperienza gloriosamente e deliziosamente trash.

Potete guidare simpatiche macchine radiocomandate.

Squirrel With a Gun non è dunque un titolo perfetto. Nella maniera più assoluta. Ma il punto è proprio questo: non lo vuole assolutamente essere. Ciò che si prefige è essere una produzione scanzonata, ironica e sopra le righe. Poco importa che il gameplay, seppur interessante, sia acerbo sotto alcuni punti di vista. Ancor meno importante è che il comparto grafico alterni cose buone ad altre insufficienti. Il suo unico obiettivo è voler divertire e, credeteci, ci riesce senza problemi.

Il nostro consiglio spassionato è di approcciarsi al titolo pubblicato da Maximum Entertainment con queste esatte premesse. In questo modo, potreste trascorrere una manciata di ore di puro svago, sghignazzando con uno scoiattolo che spara con un bazooka dal tetto di una casa di periferia. Non sempre è necessario valutare un titolo attraverso le lenti di una severità eccessiva. A volte, viceversa, crediamo si debba semplciemente accogliere la follia e farsi quattro sane risate.

Arrampicarsi sugli agenti è diveretente all’inizio, poi un pò noioso.

Commento finale

Squirrel With a Gun conferma, anche su console, tutte le sue qualità di titolo intrinsecamente folle e platealmente divertente. Lo fa senza nascondersi dietro ad un dito, senza voler occultare la natura modesta della propria produzione, abbracciando tutti i suoi limiti oggettivi per scherzarci su. Il risultato finale è un titolo onesto che riesce a realizzare le aspirazioni di Dee Dee Creations: metterci nei panni di uno scoiattolo fuori controllo. Non siate persone tristi: almeno per una volta, chiudere un occhio su quello che il titolo non vuole essere ed abbracciate la sua meravigliosa pazzia.

Recensione Ys X: Nordics, azione arrembante!

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Ys X: Nordics

Quella di Ys è una delle serie di JRPG più longeva di sempre. Già nel 1987, infatti, Adol Christian viveva la sua prima avventura. Nel corso degli anni la serie si è ovviamente evoluta seguendo le “mode” del mercato. Senza però mai perdere lo spirito di avventura e libertà dei primi titoli. Ys X: Nordics è il culmine di questa filosofia.

Ponendosi al centro tra quelle atmosfere di avventura e scoperta così anni 90 ed un ammodernamento che passa principalmente per un maggiore focus sull’azione, il nuovo titolo di Falcom è il trait d’union perfetto tra vecchio e nuovo. Una stupenda rievocazione per i nostalgici e al tempo stesso un solido punto di ingresso per le nuove leve. Volete saperne di più? Non vi resta che continuare la lettura.

Ys X: Nordics è disponibile dal 25 ottobre 2024 su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e PC.


Versione testata: PlayStation 5


Due eroi, una storia

Ys X: Nordics si colloca temporalmente dopo il secondo capitolo della serie. Tuttavia la vostra eventuale mancanza di conoscenza pregressa vi farà perdere solo alcuni riferimenti alle avventure passate e future di Adol (protagonista di tutti gli Ys). Il titolo è godibilissimo e comprensibilissimo anche nella veste di avventura stand alone.

Oltre che i panni di Adol, in questo nuovo capitolo impersoneremo Karja, co-protagonista riuscitissima. Uniti da un legame di natura soprannaturale apparentemente inscindibile, i due giovani si ritroveranno costretti a collaborare per cercare di salvare il Golfo di Obelia e i suoi abitanti dalla minaccia dei Griegr.

Il senso di avventura, di scoperta e di mistero, tipico delle produzioni videoludiche nipponiche di fine anni 80 e primi anni 90, è il cuore pulsante del comparto narrativo di Ys X: Nordics. Per questo, le vicende hanno un retrogusto tanto nostalgico quanto avvincente. I topoi del genere sono tutti presenti, ma non per questo l’avventura risulta scontata. Ancora più riuscita la caratterizzazione dei comprimari, in primis Karja. La ragazza è il “complementare” ideale. Con i suoi spigoli ruvidi fa da contraltare perfetto ad Adol ed il suo carattere.

I richiami a quel sense of wonder di cui sopra ed il legame magico che si crea tra i due protagonisti, tasselli fondamentali per la narrativa, sono anche il perno ludico della produzione.

Adol X Karja

In Ys X: Nordics, come già detto, controlleremo Adol e Karja. Oltre al classico switch che ci permetterà di scegliere il personaggio, demandando l’utilizzo dell’altro ad un’IA molto riuscita, potremo controllare i due protagonisti insieme. Questa è la prima importante novità del nuovo Ys. Niente più party, due protagonisti, controllabili anche in simultanea. Ma come?

Premendo un tasto potremo passare alla modalità Duo. I protagonisti attaccheranno insieme in maniera coordinata, offrendoci un nuovo ventaglio di soluzioni offensive e difensive più performanti rispetto alla modalità Solo. A primo acchito, ed alla difficoltà Normale, vi sembrerà che utilizzare la modalità Solo sia alquanto inutile, in quanto molte meccaniche sono le stesse, ma più forti nell’altra modalità. Ad esempio il parry in Solo non è efficace contro tutto, mentre in Duo sì.

Tuttavia, approfondendo il sistema, capirete che l’utilizzo strategico e sinergico dei protagonisti lascerà spazio a tantissime chicche. Per fare qualche esempio, l’utilizzo ripetuto della stessa abilità comporterà l’interruzione della combo, meno accumulo di barra Revenge, quindi meno danni e al tempo stesso un maggior utilizzo di punti “mana”.

Ne deriva un sistema di combattimento che, se non vorrete approfondirlo, saprà comunque regalarvi un buonissimo feedback di risposta grazie all’incessante flow dell’azione. Altresì, se vorrete un minimo dedicarvici (magari giocando a Difficile, difficoltà che consigliamo), potrete cavarne tante sottigliezze. Che ovviamente non faranno altro che aumentare il piacere e la dopamina restituitavi.

Ys X: Nordics
Il sistema di combattimento di Ys X: Nordics ha un doppio layer di profondità

Ovviamente il gioco non è un action puro. È presente un’ottima componente ruolistica che si manifesta in una progressione della build basato su un sistema simile – ma più snello – alla sferografia di Final Fantasy X. Man mano che progrediremo, potremo potenziare le abilità di Adol e Karja, scegliendo specializzazioni che enfatizzeranno le strategie impiegate. La personalizzazione dei personaggi permette poi di sviluppare le loro statistiche, migliorare le abilità e sbloccare nuove tecniche, rendendo ogni combattimento un’opportunità per affinare quelle strategie.

Inoltre, il sistema di equipaggiamento offre diverse opzioni per ottimizzare le capacità di entrambi i protagonisti. Potremo così sperimentare diverse combinazioni e trovare quella che funziona meglio per affrontare le sfide del gioco. Questa fusione di azione intensa e meccaniche RPG arricchisce l’esperienza, rendendo ogni sessione di gioco dannatamente coinvolgente.

Noi siamo i re dei sette mari

L’esplorazione è l’altro importante elemento ludico. Da plot, sin da subito potremo navigare i mari a bordo della nostra Sandras. Le vibes da One Piece misto a The Legend of Zelda: Wind Waker riescono a restituire una piacevole sensazione, nonostante qualche criticità legata principalmente ad una eccessiva lentezza iniziale di questa componente ludica. Le battaglie in mare, almeno inizialmente, sono parecchio ridondanti, tuttavia il contorno cucito su questa aspetto ludico (gestione della nave, approfondimento dei compagni, esplorazioni secondarie verso isolotti sperduti) riescono a mitigare la noia che potrebbe sopraggiungere.

Sulla terraferma, l’esplorazione rientra in canoni più classici. Seppure le mappe siano abbastanza elementari, sono pieni di percorsi alternativi, ricchi di oggetti e segreti. E molto spesso le zone extra sono raggiungibili solo dopo aver sbloccato un determinato potere, regalando un minimo di contaminazione da metroidvania che è sempre ben accetta.

Ys X: Nordics
Le sezioni in nave riescono ad offrire diversi ottimi spunti, pur con la loro intrinseca “lentezza”

L’utilizzo di tali abilità rende anche la progressione dei dungeon sempre stimolante. Rampini di mana, skate magici, abilità uniche che ci permetteranno di raggiungere nuovi posti altrimenti inaccessibili. Tale approccio vi consentirà di godervi non solo l’azione frenetica, ma anche di immergervi in un’esperienza di esplorazione molto più stimolante del previsto, pur con tutti i limiti del caso. Limiti imputabili principalmente ad uno scarso polishing, e quindi compenetrazioni e/o interazioni “sporche”.

Tale problema è ulteriormente esacerbato dal vero elefante nella stanza. Il comparto visivo, di cui le animazioni di “traversal” rappresentano il punto più basso, è anacronistico, inutile girarci intorno. Tale situazione, figlia di un motore di gioco vecchio almeno 2 generazioni, potrebbe repellere gran parte dei nuovi videogiocatori, quelle nuove leve che proprio cerca di accogliere, con un sistema di gioco più immediato. A peggiorare le cose – pur limitatamente al nostro paese – troviamo di nuovo la mancanza di sottotitoli in italiano.

Almeno, un così vetusto impianto visivo garantisce i 60 fps granitici in ogni occasione (e meno male). La direzione artistica attenua le spigolosità visiva di Ys X: Nordics, ma non può fare miracoli.

Commento finale

Ys X: Nordics è un titolo veramente riuscito il cui unico vero difetto è ascrivibile alla sua presentazione visiva talmente vetusta di sembrare di star giocando su PS360. Fortunatamente il comparto narrativo, non così “fresco” ma funzionale e il riuscitissimo e velocissimo gameplay, in perfetta sintonia proprio come Adol e Karja, rendono Ys X: Nordics un titolo davvero solido e piacevolissimo da giocare.

Epic Games Store, Witch It! e Ghostwire: Tokyo questa settimana in regalo!

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Come ogni giovedì Epic Games Store regala uno o più giochi gratuiti per il nostro PC, questa settimana buttiamoci in solitaria o con gli amici in una folle caccia alla streghe in Witch It! e prepariamoci ad affrontare i mille mostri che infestano una famosa metropoli asiatica in Ghostwire: Tokyo!

Witch It! è un prop-hunt game PVP che ci mette nei panni di streghe o cacciatori intenti a nascondersi o stanare gli avversari in boschi, villaggi o castelli di stampo fantasy costruiti con un singolare stile tra il cartoonesco e il retrò.

Come cacciatori potremo utilizzare diverse abilità ed arnesi per stanare e accappiare le svelte streghe, mentre nei panni delle maghe dell’oscurità possiamo nasconderci trasformandoci in diversi oggetti presenti nei livelli, passando inosservati, e scappando il più lontano possibile!

Ghostwire: Tokyo è un avventura horror in prima persona ideata dai Tango Gameworks che ci catapulta nel cuore pulsante della capitale Giapponese, ora invasa da un orda di mostri provenienti dal folklore del paese.

Nei panni del giovane Akito Izuki, ora parzialmente posseduto da uno spirito misterioso, sblocchiamo poteri ultraterreni per avere la meglio sugli spaventosi nemici, mentre ci muoviamo tra le strade e i palazzi dell’iconica città metropolitana, e cerchiamo di sopravvivere alla notte.

Potete fare vostri Witch It e Ghostwire: Tokyo solo sull’ Epic Game Store, creando un account -in caso non l’aveste ancora fatto- e seguendo i corrispettivi link ai giochi. Non fatevi sfuggire quest’offerta, che scadrà alle ore 17:00 di giovedì 7 novembre.

E non perdetevi le live sul nostro canale ufficiale Twitch di 4News.it, in onda ogni giovedì alle 18:30, per scoprire assieme a Edoardo “SamaelBecks” Bechis cosa ci propongono questi, e altri titoli gratuiti nella rubrica #GiochiXPovery.

Little Nightmares III vi augura Buon Halloween con un nuovo trailer pieno di suspense

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Little Nightmares

Per celebrare Halloween – la festa più “spaventosa” dell’anno – è ora disponibile un nuovo trailer dell’attesissimo Little Nightmares III (visionabile in calce), che include nuove immagini del capitolo Candy Factory, nonché un primo inquietante incontro con il suo disturbato e crudele abitante, il Supervisore.

Nel video, è possibile vedere Low e Alone vagare nella lugubre Candy Factory, dove gli operai della Herd lavorano giorno e notte, producendo montagne di dolcetti sotto lo sguardo agghiacciante del Supervisore. Ma mentre si aggirano per le strutture, non riescono a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservati anche loro. Low e Alone dovranno pensare e agire mano nella mano per fuggire da questo incubo di follia dolciaria. Buon Halloween!

Little Nightmares III (sequel di Little Nightmare e Little Nightmares II) segue le avventure di Low e Alone alla ricerca di un modo per uscire dal Nowhere. Intrappolati nella Spirale, un agglomerato di luoghi inquietanti, i due amici dovranno collaborare per sopravvivere a questo mondo pieno di pericoli ed evitare minacce ben peggiori in agguato tra le ombre. Per la prima volta nel franchise, Little Nightmares III non solo consentirà ai giocatori di farsi largo nella Spirale da soli con un compagno gestito dall’IA, ma anche in una modalità cooperativa online per due giocatori in compagnia di uno dei propri amici.

Il gioco sarà disponibile nel 2025 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, PC e Nintendo Switch.

Recensione AWAKEN – Astral Blade, semplice come… l’essere umano?

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AWAKEN - Astral Blade

AWAKEN – Astral Blade è l’ultimo titolo del PlayStation China Hero Project – iniziativa di Sony che sostiene gli sviluppatori cinesi nel creare e pubblicare giochi che raggiungono un pubblico internazionale e che ci ha permesso di giocare, tra gli altri, quel gioiellino di F.I.S.T.: Forged in Shadow Torch – ad arrivare sul mercato.

La produzione di Dark Pigeon Games si presenta come un titolo più semplice rispetto alla media dei metroidvania che già abbiamo giocato negli anni e sebbene risulti molto derivativo e privo di particolari guizzi innovativi, riesce a farsi apprezzare fino alla fine grazie ad un perfetto flow dell’azione e ad una narrazione che, nonostante i cliché e i temi triti e ritriti, tiene il videogiocatore incollato al pad. Volete saperne di più? Allora non vi resta che continuare la lettura!

AWAKEN – Astral Blade, edito da ESDigital Games, è disponibile dallo scorso 22 ottobre 2024 su PlayStation 4, PlayStation 5 e PC.


Versione testata: PlayStation 5


It’s time to face your fate!

In AWAKEN – Astral Blade impersoneremo Tania, una ragazza bionica che riceve l’incarico dal suo creatore, il Dr. Herveus, di intraprendere una missione di ricerca per recuperare una squadra investigativa scomparsa nella fitta foresta pluviale delle Isole Horace. Questo luogo, avvolto nel mistero, è dominato dall’energia Karpas, la quale provoca la mutazione di animali e piante locali in forme aggressive e pericolose. La missione di Tania non solo implica la necessità di affrontare queste creature, ma la costringerà anche a confrontarsi con i segreti che si celano dietro il suo io, tra transumanesimo e biotecnologie.

Un aspetto cruciale dell’esperienza, di fatto, è la profonda introspezione di Tania: è stata creata per seguire ciecamente i desideri del suo creatore, oppure può sviluppare una sua propria coscienza e volontà? Questa dualità genera un conflitto interiore che si riflette non solo sulle sue azioni, ma anche sulla sua percezione del mondo e del proprio ruolo in esso. Su questi temi, la storia si dipana in modo estremamente intrigante, catturando l’attenzione del videogiocatore attraverso colpi di scena avvincenti e una trama stratificata che invita a riflettere.

Questo argomento, e le domande ad esso collegate, costituiscono uno dei punti focali della narrazione di AWAKEN – Astral Blade. Sebbene la questione degli esseri sintetici e della loro umanità sia un argomento visto e rivisto in ogni ambito, non solo dell’entertainment, è più attuale che mai grazie alla crescente importanza delle intelligenze artificiali nella nostra vita quotidiana. Le riflessioni su cosa significhi essere umani, sulle sfide dell’autonomia e sull’ambiguità del confine tra creatore e creatura risuonano con particolare urgenza nel contesto contemporaneo. Il gioco riesce a esplorare tali tematiche in modo profondo ed articolato, coinvolgendo il videogiocatore in un viaggio non solo materiale, ma anche, passateci il termine, esistenziale.

Un metroidvania-lite per tutti

AWAKEN – Astral Blade è un metroidvania-lite che pur con un gameplay derivativo riesce ad essere catching, soprattutto grazie a dei sistemi di movimento e combattimento reattivi. Il flow dell’azione e il passaggio senza soluzione di continuità tra le due anime del prodotto fanno scivolare via l’avventura che è un piacere. Ne deriva un pacing del ritmo certosino.

Ma perché “lite”? La struttura e conseguente navigazione della mappa sono abbastanza elementari. Il level design è comunque riuscitissimo, ma tra marker che indicano il percorso ed un generale basso livello di sfida, AWAKEN – Astral Blade è consigliato soprattutto ai novizi del sotto-genere.

Le tre armi disponibili, la possibilità di personalizzare la proprio build in modo che la nostra protagonista non abbia sostanzialmente punti deboli, alcune meccaniche come la schivata decisamente overpowered (tanto che il parry diventa inutile) non fanno altro che aumentare la percezione di relativa semplicità nel completare l’avventura di Tania. Da sottolineare, a tal proposito, che con la patch uscita nei giorni scorsi è possibile cominciare l’avventura direttamente alla difficoltà Hardcore. Non l’abbiamo comunque provata, quindi non possiamo sbilanciarci sul… bilanciamento, ma tant’è.

AWAKEN
Non mancheranno alcune semplici side quest…

In breve, AWAKEN – Astral Blade riesce ad amalgamare un gameplay avvincente, una navigazione accessibile ed un sistema di combattimento riuscito, rendendo l’esperienza di gioco tanto bella quanto coinvolgente per tutti, soprattutto per i videogiocatori che per la prima volta si avvicinano a questo ormai mitologico sotto-genere.

Una favola oscura… ma sgargiante

La presentazione visiva di AWAKEN – Astral Blade è singolare. La grafica si distingue per un peculiare stile 2D su più “livelli”, con colori sgargianti che creano un effetto visivo unico e che donano alla scena profondità. Come avrete intuito dal paragrafo precedente relativo al gameplay, le animazioni sono fluide e riuscitissime, di base. Tuttavia, nelle poche “cutscene” presenti (appositamente tra virgolette), i movimenti della protagonista e degli altri personaggi possono apparire innaturali. Per usare un neologismo, “marionettesque”. Ricordano l’effetto straniante tipico di alcuni annunci dei videogiochi fake sponsorizzati su YouTube.

Per quanto riguarda il comparto audio, le musiche sono senza infamia e senza lode ed il doppiaggio inglese si attesta su un livello solo sufficiente. Tuttavia, il gioco è interamente sottotitolato in italiano, il che rappresenta un punto a favore per la fruibilità, anche se non sempre i sottotitoli sono impeccabili nella traduzione.

È importante notare che, nonostante la buona presentazione, il comparto tecnico presenta qualche imperfezione. In situazioni particolarmente concitate, il frame rate può scendere sotto i 60 fps, creando momenti di incertezza che, sebbene rari, possono influenzare l’esperienza di gioco.

Commento finale

AWAKEN – Astral Blade è un buonissimo metroidvania, con un gameplay che seppur derivativo riesce ad essere appagante, a maggior ragione se cercate un’esperienza più leggera rispetto agli standard a cui il sotto-genere ci ha abituati. Ma soprattutto, il titolo di Dark Pigeon Games arriva sul mercato con un timing perfetto. Oggi, non è solo un’avventura di fantascienza, ma una meditazione profonda su libertà, identità e sul significato dell’umanità in un periodo dove il confine tra reale e artificiale si sta assottigliando sempre più, in cui il confine sta diventando sempre più labile.