L’ex Ministro Calenda: “In casa mia i videogiochi non entrano”

“Sarà forte ma io considero i giochi elettronici una delle cause dell’incapacità di leggere, giocare e sviluppare il ragionamento”.

Cari lettori, arriviamo con un po’ di ritardo (sapete il weekend è sacro), ma la polemica sollevata da un cinguettio dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico Carlo Calenda, è stata delle più furenti, in quanto ha toccato più o meno direttamente la passione che ci accomuna.

Facciamo un piccolo recap di quanto successo lo scorso 3 novembre: sul profilo Twitter ufficiale del Politico è stato pubblicato quello che potrei definire un intervento a dir poco antiquato, riguardante gli effetti che i “giochi elettronici” avrebbero sulle menti.

Partiamo dal termine “giochi elettronici”, già questo basterebbe a comprendere la conoscenza del media da parte dell’ex Ministro, ma sostenere che videogiocare sarebbe una causa dell’incapacità di sviluppare un ragionamento è veramente troppo.

Il mare del Web si è scatenato contro di lui, dai videogiocatori agli sviluppatori. Calenda ha provato a chiarire il suo pensiero twittando che “il problema è la passività rispetto alla lettura e al gioco” riflettendo sul criterio della reazione rispetto ad uno stimolo. Lo sentite anche voi? Questo è il rumore di chi sta tentando di arrampicarsi sugli specchi.

Si è trattata di una giornata infuocata per Calenda, che in altri cinguettii continua la sua battaglia sostenendo che si tratti di una scelta da genitore, quest’ultimo resta un aspetto più che legittimo. Il tutto continua con una reazione abbastanza nervosa dell’ex Ministro dello Sviluppo Economico che recita così “Ho un parere forte se volete, ma legittimo, sui videogiochi, che non ha in alcun modo influito sulla mia attività di governo. E adesso diamoci una calmata. Manco avessi toccato la SS Trinità. Queste reazioni sono il segno che qualche problema pure c’è”.

Le risposte di Calenda diventano sempre più “cattive e violente”, anche a chi chiede se tali convinzioni (legittime) provengano da studi scientifici.

Conclusioni

Spesso la politica italiana è intervenuta a gamba tesa su videogiochi e compagnia, designandoli come una specie di male da estirpare o come media che inciterebbe i giovani alla violenza.

Da videogiocatore, queste dichiarazioni mi hanno offeso, in quanto l’ex Ministro non può affatto conoscere le vite delle persone che condividono questa “insana passione”. Personalmente lavoro nel campo del Web Marketing, mi occupo di Privacy (GDPR), scrivo per questo meraviglioso portale e per altri. Quindi ritengo che le mie capacità di ragionamento non siano in alcun modo affette dal tempo che passo davanti a PlayStation, Switch o Xbox (par condicio).

Mi sento di parlare anche a nome di tutti i colleghi della stampa specializzata e della pletora di videogiocatori che ritengono questi cinguettii privi di fondamento e logica.

Mi sento inoltre di dare un consiglio a Calenda, è meglio evitare di parlare di ciò che non si conosce, soprattutto se si fanno tali affermazioni, un conto è il legittimo parere di un genitore, altro discorso vale per un politico, che dovrebbe misurare le parole con il bilancino degli orefici. Tra l’altro ricordo all’ex Ministro, che anche gli sviluppatori di videogames e altri software contribuiscono come possono allo SVILUPPO di questo paese.

Se come il sottoscritto siete sulla trentina, vi ricorderete le terribili battaglie che stampa generalista e politica hanno intrapreso durante gli anni contro televisione, internet e cellulari/smartphone.

In caso ricordiate (videogioco e azzecco i congiuntivi, strano) quei tempi, noterete il sottile fil-rouge che collega queste ultime dichiarazioni di Calenda a coloro che urlavano contro le tecnologie, ritenute mezzi in grado di rovinare una generazione.

Ora è il momento ragazzi e ragazze, dimostriamo a tutti che questa “generazione di degenerati” sta crescendo, anche se tra mille difficoltà, visto che la politica nostrana si ricorda di noi/voi solo quando c’è da sparlare.

Difatti, negli anni i giovani hanno subito numerosi soprusi, siamo stati chiamati Bamboccioni e Choosy, passando per soggetti che consigliano partite di calcetto piuttosto che inviare Curriculum.

Questo è il mio consiglio per i ragazzi, ed utilizzerò le parole del Sommo Poeta “Non ragioniam di loro, ma guarda e passa”.

Andrea Bevilacqua
Andrea Bevilacqua
Nato nei magnifici anni '90 ed entrato in tenera età nel magico mondo dei videogiochi grazie ad un baffuto idraulico italiano ed un prode spadaccino in calzamaglia verde. Oggi, passata la soglia degli "enta", cerco nei moderni capolavori videoludici il titolo in grado di emozionarmi e di regalarmi un gameplay stimolante. Le mie altre passioni sono: musica (ex-chitarrista), calcio (irriducibile cuore rossonero) e cinema.

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