The Last of Us Parte 2: cosa ci dice lo State of Play?

La diretta Sony ci ha mostrato tanto gameplay, in parte commentato dal game director. Cosa abbiamo scoperto grazie a queste immagini?

In tempo di Pandemia – reale – tutti gli appuntamenti sono saltati, inclusi quelli in cui normalmente si sarebbe potuto provare il gioco prima del lancio. Per questo Sony ha impostato gli ultimi due State of Play, dedicati rispettivamente a Ghost of Tsushima e a The Last of Us, in modo diverso. Nell’ultimo in particolare il vicepresidente di Naughty Dog Neil Druckmann, nonché game director del titolo, ha commentato varie sequenze di gameplay. Abbiamo visto tante cose interessanti e l’attesa per il gioco è cresciuta esponenzialmente. Ma cosa possiamo aspettarci, da The Last of Us Parte 2?

The Last of Us Parte 2 State of Play Gameplay

Uno sguardo al passato: The Last of Us

Il primo capitolo raccontava una storia come nessuno aveva mai fatto prima, utilizzando un gameplay intuitivo e minimale, e un’interfaccia quasi inesistente. Tutto serve affinché quella storia coinvolga. Il taglio di personaggi e scene era cinematografico e ogni cutscene aveva il minutaggio necessario a raccontare ciò che doveva, né più né meno. La novità era una società post-apocalittica diversa, concentrata sulle persone e sulla brutalità di queste, piuttosto che sugli zombie e l’infezione. In The Last of Us ci sono davvero persone più che personaggi, talmente realistici e veri, strutturati, che portano il videogioco a nuove vette. Non solo i protagonisti, anche i personaggi sullo sfondo, perfino quelli che non si incontrano mai e si conoscono solo tramite biglietti lasciati in giro. Anche su questi c’era una cura estrema.

In questo panorama ciò che forse era meno splendente era il comparto puramente ludico. The Last of Us recuperava meccaniche stealth ed action da vari altri titoli, tra cui ovviamente Uncharted, altra IP Naughty Dog. La scelta era stata di un level design aperto ma non troppo, che ci facesse sfruttare gli ostacoli per superare i nemici silenziosamente, o in alternativi a sopraffarli da un riparo a suon di colpi d’arma da fuoco. Ma bisogna dire che anche in questo caso l’apertura e la varietà del level design serviva più alla narrazione che al gameplay, portandoci magari a vedere gli oggetti abbandonati da una famiglia fuggita in fretta dalla propria casa.

Tutto era asservito al racconto, quello principale e le tante finestre sulle altrettante vite, le cui linee incontravano anche solo per poco quella di Joel ed Ellie. The Last of Us era la storia di un uomo e una ragazzina costretti a fuggire assieme, della nascita e del consolidamento del loro rapporto. Era una storia di sopravvivenza e sopportazione.

E uno sguardo al futuro: The Last of Us 2?

In The Last of Us Parte 2 ciò che tutti speriamo è di trovare la stessa attenzione al racconto e la stessa cura nel delineare i personaggi e le loro emozioni. Su questo al momento non possiamo valutare, anche se nutriamo una certa fiducia del team di sviluppo. Tuttavia dallo State of Play di ieri traspaiono in particolare due cose, che al di là di ogni ragionevole dubbio ci aspettiamo di trovare nell’opera, una volta che potremo metterci le mani sopra.

Il primo aspetto interessante riguarda proprio il gameplay, forse la The Last of Us Parte 2 State of Play Gameplaycomponente meno brillante del primo capitolo. In The Last of Us 2 restiamo ovviamente nell’ambito del derivativo: non c’è nulla di realmente nuovo. Tuttavia il complesso di meccaniche, anche grazie alle novità introdotte, sembra portare a sensazioni in qualche modo uniche.

Nelle scene di gioco che abbiamo potuto ammirare si vede una diversa attenzione agli aspetti puramente ludici. Nel secondo capitolo la varietà di approccio sembra uno degli aspetti chiave, con vari elementi ripresi da Uncharted 4. Ellie può colpire i suoi nemici in innumerevoli modi, in altrettanti può aggirarli, sfruttando la mimetizzazione, sdraiandosi. Il prodotto sembra  molto più curato in quanto a level design, inserendo anche una verticalità del tutto nuova, vie alternative, cunicoli.

Ne esce fuori un mosaico più dinamico, più realistico e più sofferto. Sia lo stealth che l’action appaiono estremamente brillanti, grazie alle innumerevoli possibilità e alla fluidità di animazioni e situazioni. Il tutto sembra andare in direzione di una maggiore libertà di scelta, che si avvicina quasi alle possibilità di un gioco Arkane Studios come Dishonored. Restando comunque indiscutibilmente The Last of Us: in fondo si tratta di una evoluzione del primo capitolo, ma niente affatto scontata.

Il tema centrale

L’altro aspetto che traspare in modo nitido da questo State of Play è che in The Last of Us 2 qualcosa è cambiato. Nel primo si trattava di sopravvivere e sopportare, appunto. Qui invece la rabbia e la vendetta sono ciò che spinge Ellie ad andare avanti. Non sappiamo esattamente cosa, ma qualcosa ha The Last of Us Parte 2 State of Play Gameplaysconvolto per sempre la vita della protagonista. E la brutalità e la spietatezza che abbiamo visto in quei minuti di gioco sono aspetti almeno in parte nuovi rispetto al primo capitolo.

In ogni animazione, che si tratti di uccidere un nemico con un coltello o di sparare a qualcuno mentre si fa scudo con un suo compagno, Ellie trasuda violenza. Talmente tanto che per alcuni spettatori è risultato disturbante da guardare, in effetti. Sicuramente la vendetta sarà il tema centrale dell’opera, come più volte ribadito dagli autori. E la volontà di spostare il focus si nota anche dai dettagli, se il lavoro è di un team talentuoso come Naughty Dog.

In fondo era tutto ciò che avevamo bisogno di sapere. The Last of Us 2 non sarà solo un’evoluzione rispetto al primo in termini di gameplay, ma darà molto più spazio al giocatore e molte più possibilità. Starà a noi scegliere come approcciarci all’azione, in modo non dissimile dagli immersive sim, da cui evidentemente qualcosa è stato ripreso. Le varie zone che attraverseremo saranno insomma suddivise in delle piccole aree sandbox, dove potremo dare sfogo alla nostra creatività e al nostro divertimento. Inoltre la storia di Ellie non ripercorrerà la sfera emotiva già esplorata nel primo capitolo. Del resto la storia di The Last of Us era a suo modo auto conclusiva. Il secondo capitolo sceglie quindi di staccarsi e di raccontare non solo una storia, ma delle emozioni diverse. Lo farà utilizzando anche una violenza diversa e brutale.

Cosa possiamo chiedere di più, a un seguito? Be’, che sia all’altezza delle aspettative, a questo punto. E speriamo davvero che lo sia. Sotto potete riguardare l’ultimo State of Play a cui si fa riferimento.

Andrea Scibetta
Andrea Scibetta
Gioco e scrivo, guardo film e serie tv, leggo libri e fumetti, disegno. Nel tempo libero faccio lo sviluppatore informatico

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