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People Can Fly e Sony Interactive Entertainment collaborano su Project Delta

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Lo studio People Can Fly ha annunciato di aver raggiunto un accordo con Sony Interactive Entertainment per la realizzazione di un prototipo di un nuovo gioco, attualmente noto con il nome in codice Project Delta. Il titolo sarà basato su un’IP di proprietà di Sony, ma al momento non è stato specificato di quale franchise si tratti.

Una collaborazione sotto il modello work-for-hire

Secondo quanto dichiarato, People Can Fly lavorerà al progetto sotto il modello work-for-hire, il che significa che lo studio svilupperà il gioco per conto di Sony, che sarà l’editore ufficiale. In cambio, il team polacco riceverà un compenso concordato per il lavoro svolto.

Lo sviluppo sarà suddiviso in diverse fasi, partendo dal prototipo iniziale per poi passare alle successive iterazioni, come avviene nei progetti di questo tipo. Tuttavia, non sono stati ancora svelati dettagli sul gameplay, sulla piattaforma o sulle tempistiche di sviluppo.

Un accordo simile a quello con Microsoft?

Sebbene Sony non abbia fornito ulteriori dettagli, il linguaggio dell’annuncio è molto simile a quello che People Can Fly utilizzò nel 2023 per comunicare il proprio coinvolgimento in Project Maverick, poi rivelatosi come Gears of War: E-Day.

Questo suggerisce che People Can Fly potrebbe non essere il principale sviluppatore del progetto, ma un co-developer, affiancando magari uno degli studi interni di Sony. Tuttavia, al momento, non ci sono conferme ufficiali sul ruolo preciso dello studio.

Quale potrebbe essere l’IP coinvolta?

L’assenza di dettagli ha scatenato diverse speculazioni tra i fan. Project Delta potrebbe essere un nuovo capitolo di una serie esistente o, in alternativa, una nuova IP originale sviluppata con Sony.

Considerando il tipo di giochi realizzati da People Can Fly in passato (Bulletstorm, Outriders e il supporto a Gears of War), è possibile che si tratti di uno sparatutto o di un gioco d’azione con elementi RPG. Tuttavia, senza conferme ufficiali, tutto rimane nel campo delle ipotesi.

Cosa aspettarsi da Project Delta?

L’unica certezza è che il progetto si trova nelle primissime fasi di sviluppo. Questo significa che potrebbero passare anni prima di un annuncio ufficiale o di un primo teaser.

Sony e People Can Fly potrebbero svelare maggiori dettagli nel corso del 2025, magari durante un evento PlayStation Showcase o un’altra occasione dedicata ai titoli in sviluppo per PlayStation 5 e PC.

Per ora, non resta che attendere ulteriori aggiornamenti e scoprire quale direzione prenderà Project Delta.

The Elder Scrolls 4: Oblivion Remake potrebbe essere annunciato presto

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Il tanto vociferato remake di The Elder Scrolls 4: Oblivion potrebbe essere annunciato ufficialmente molto presto, con un’uscita prevista addirittura prima di giugno. Secondo diverse fonti, Bethesda sarebbe finalmente pronta a svelare il progetto, dopo anni di rumor e indiscrezioni.

Il remake di Oblivion è realtà? Le ultime indiscrezioni

Le prime voci su un possibile remake di Oblivion risalgono al 2023, quando un ex dipendente dello studio cinese Virtuosrivelò su Reddit che il gioco era in sviluppo. Successivamente, riferimenti a un remaster di Oblivion furono individuati in documenti interni di Microsoft trapelati nel 2020, rafforzando l’ipotesi di un ritorno del classico RPG.

Nel 2025, nuovi dettagli sul progetto sono emersi nuovamente da un altro ex dipendente di Virtuos, confermando che il gioco esiste e sarebbe un rifacimento completo.

Bethesda, tuttavia, non ha mai commentato ufficialmente queste indiscrezioni, ma secondo le ultime voci potrebbe essere sul punto di fare un annuncio imminente. L’insider NatetheHate, noto per aver fornito anticipazioni affidabili su Microsoft, ha dichiarato che si aspetta un annuncio ufficiale tra questo mese e il prossimo.

In precedenza si era parlato di un lancio a giugno, ma lo stesso insider ha aggiornato le sue previsioni, affermando che il gioco potrebbe arrivare ancora prima di quella finestra di lancio. Il portale VGC, citando proprie fonti, ha confermato la veridicità di queste affermazioni e ha aggiunto che Oblivion Remake potrebbe addirittura essere rilasciato già il mese prossimo.

Un rifacimento in Unreal Engine 5 con tante novità

Le informazioni più recenti sul remake di Oblivion suggeriscono che il gioco sarà completamente ricostruito in Unreal Engine 5, ma continuerà a utilizzare il Creation Engine per alcune funzionalità, mantenendo la compatibilità con i sistemi Bethesda.

Il gameplay subirà numerosi miglioramenti, con un sistema di movimento più fluido e dinamico, simile a quello di Skyrim, e aggiornamenti a stamina, furtività, parata, arcieria, reazioni ai colpi e HUD.

Inoltre, il remake includerà tutti i contenuti delle espansioni e DLC originali, e parte del materiale tagliato dalla versione del 2006 sarà restaurato e reinserito nel gioco.

L’Oblivion Anniversary Edition, secondo un leak condiviso su Discord, dovrebbe essere annunciata il 20 aprile, con un’uscita prevista a giugno. Il prezzo sarà di 79,99 dollari, senza bonus pre-order, ma con una Deluxe Edition che includerà un artbook, la colonna sonora e due set di equipaggiamento ispirati a Morrowind e Skyrim.

Un dettaglio importante riguarda il supporto alle mod, che potrebbe non essere presente a causa delle complicazioni legate all’utilizzo di Unreal Engine 5.

Un annuncio imminente per l’anniversario di Oblivion?

Bethesda potrebbe scegliere di ufficializzare il progetto proprio in occasione dell’anniversario di Oblivion, che uscì originariamente il 20 marzo 2006. Con l’avvicinarsi di questa data, i fan potrebbero non dover attendere ancora a lungo per avere conferme su uno dei progetti più attesi nel panorama RPG.

Non resta che attendere l’annuncio ufficiale per scoprire se questo remake di The Elder Scrolls 4: Oblivion sarà davvero all’altezza delle aspettative.

Ted Lasso 4 è ufficiale, torna la serie cult di Apple TV+

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Apple TV+ e Jason Sudeikis hanno annunciato ufficialmente Ted Lasso 4, la nuova stagione della serie di successo ambientata nel mondo del calcio.

Ospite del podcast New Heights di Travis e Jason Kelce, l’attore e produttore esecutivo ha confermato l’arrivo di una quarta stagione anticipandone il tema. Come già rumoreggiato in precedenza (e vagamente anticipato dal finale della terza stagione), la storia ruoterà attorno a Ted alle prese con una squadra femminile.

Ted Lasso è stato un vero e proprio fenomeno, capace di ispirare una fanbase appassionata in tutto il mondo e di regalare infinite gioie e risate, il tutto diffondendo gentilezza, empatia e un’incrollabile fiducia“, ha dicharato Matt Cherniss, responsabile della programmazione di Apple TV+. “Tutti in Apple sono entusiasti di poter continuare la collaborazione con Jason e le brillanti menti creative dietro questa serie“.

Stando a quanto riportato da Deadline, Juno Temple (l’interprete di Keeley) si trova attualmente in trattative per riunirsi al cast assieme Sudeikis nonché Hannah Waddingham (Rebecca), Brett Goldstein (Roy) e Jeremy Swift (Leslie), già precedentemente opzionati contrattualmente per una quarta stagione. Inoltre, sembra che la premiere di Ted Lasso 4 verrà filmata in Kansas, per poi condurre nuovamente l’allenatore più ottimista della televisione di nuovo in Inghilterra per la sua nuova missione sportiva.

Le tre stagioni di Ted Lasso sono attualmente disponibili per tutti gli abbonati di Apple TV+.

Kingdom Come Deliverance 2 si aggiorna con la patch 1.2

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Warhorse Studios ha rilasciato la patch 1.2 di Kingdom Come Deliverance 2, un aggiornamento particolarmente corposo che introduce novità interessanti e migliorie significative. Come anticipato dagli sviluppatori, il changelog completo è così esteso da coprire ben 34 pagine, segno del grande lavoro svolto dal team.

Il motivo principale di questa vastità è dovuto ai bug fix, con oltre 1000 errori corretti, un numero che dimostra l’impegno degli sviluppatori nel perfezionare ulteriormente l’esperienza di gioco.

Un aggiornamento che migliora e arricchisce l’esperienza

Oltre alle numerose correzioni, la patch 1.2 introduce anche nuove funzionalità che ampliano le possibilità offerte dal gioco. Tra queste, una delle più attese è sicuramente l’arrivo dei barbieri, che permettono ai giocatori di personalizzare il taglio di capelli e la barba del protagonista Henry.

Non si tratta solo di un’aggiunta estetica: modificare l’aspetto del proprio personaggio avrà anche un impatto sul gameplay, offrendo un bonus temporaneo al carisma, utile per migliorare i rapporti con i PNG e affrontare determinate situazioni con maggiore persuasione.

Un’altra novità di rilievo riguarda invece il supporto ufficiale alle mod, attualmente disponibile solo su PC. Warhorse Studios ha integrato Steam Workshop, semplificando così la gestione e l’installazione delle modifiche create dalla community. Inoltre, sono stati introdotti nuovi strumenti per rendere il modding più accessibile, offrendo agli utenti la possibilità di personalizzare e arricchire il gioco in maniera più intuitiva.

Un futuro senza remake per il primo capitolo

Mentre Kingdom Come Deliverance 2 continua a evolversi, il successo del gioco ha riacceso l’interesse per il primo capitolo. Tuttavia, Warhorse Studios ha già chiarito di non avere intenzione di rilasciare remake o remaster di Kingdom Come Deliverance. L’attenzione del team resta focalizzata esclusivamente sul supporto al secondo capitolo e sulle sue future evoluzioni.

L’aggiornamento 1.2 è già disponibile per il download, quindi se non lo avete ancora fatto, è il momento di installarlo e provare tutte le nuove funzionalità. Con un supporto alle mod migliorato e l’introduzione di nuove meccaniche, Kingdom Come Deliverance 2 si conferma sempre più una delle esperienze GDR più immersive degli ultimi anni.

Scoprite altri segreti di Kingdom Come Deliverance 2

Se oltre a provare le novità della patch 1.2 volete migliorare ulteriormente la vostra esperienza di gioco, non perdetevi le nostre guide dedicate.

Preparatevi a vivere al meglio il gioco e scoprite tutti i segreti di Kingdom Come Deliverance 2!

Split Fiction: guida completa agli Easter Egg e segreti nascosti

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Split Fiction di Hazelight Studios è un gioco ricco di riferimenti e sorprese, nascoste tra i suoi livelli e le sue meccaniche. Con il suo stile unico e la forte impronta narrativa, il titolo offre numerosi Easter egg, omaggi a giochi e film iconici, oltre a riferimenti ai precedenti lavori dello studio.

In questa guida scopriamo tutti i segreti di Split Fiction, dai richiami a Assassin’s Creed e Dark Souls, fino ai dettagli più nascosti che potresti non aver notato.

Il salto della fede e l’omaggio ad Assassin’s Creed

Fin dall’inizio, Split Fiction rompe la quarta parete con un riferimento diretto a Assassin’s Creed. Durante il capitolo Rader Publishing, nella sezione Brave Knights, il giocatore si troverà su un tetto dopo aver scalato una struttura pericolante. Senza bisogno di alcun input, Mio e Zoe scivoleranno giù atterrando in un covone di fieno, proprio come accade nella serie Ubisoft.

Il riferimento diventa ancora più evidente quando Zoe esclama: «Gotta have faith when you leap.» e si rialza con una postura che ricorda il celebre Altair.

Cutie, l’elefante di It Takes Two torna in Split Fiction

Un altro Easter egg arriva direttamente da It Takes Two, con un cameo di Cutie, l’elefante di peluche protagonista di una delle scene più famose del gioco. In Split Fiction, Cutie appare come mascotte di un negozio di animali futuristico nel capitolo Neon Revenge, durante la sezione Play Me Techno.

Dopo che Mio abbassa una scala per Zoe, si potrà attraversare una saracinesca e arrivare davanti all’insegna del Mastodon Pet Store, dove Cutie è esposto. Avvicinandosi, Zoe può usare la frusta per strappare un braccio e una gamba del pupazzo, sbloccando l’achievement Rose’s Best Friend.

L’omaggio a Dune nella side story The Legend of the Sandfish

Il mondo sci-fi di Dune ha lasciato il segno anche in Split Fiction, che inserisce un chiaro riferimento ai thumper, gli strumenti usati per attirare i vermi della sabbia. Questo Easter egg si trova nella missione secondaria The Legend of the Sandfish, accessibile nel capitolo Neon Revenge, alla fine della sezione Rush Hour.

Dopo una caduta tra i palazzi, basterà voltarsi indietro per trovare un portale che conduce alla missione. Qui, Mio e Zoe dovranno usare un dispositivo ritmico per allontanare delle creature simili a squali, esattamente come i thumper in Dune.

Josef Fares e il leggendario “F@&! the Oscars”

Hazelight non poteva dimenticare il celebre discorso di Josef Fares ai Game Awards 2017, e lo ha nascosto in Split Fiction sotto forma di Easter egg.

Nel capitolo Neon Revenge, nella sezione Play Me Techno, Mio e Zoe devono attraversare un’area piena di treni in corsa. Dopo aver superato la zona, si troveranno davanti a una porta chiusa a lucchetto. Prima di proseguire, cercando tra le panchine si noterà una vecchia radio.

Sintonizzandola correttamente, sarà possibile ascoltare il famoso audio del discorso di Fares, accompagnato da brani provenienti dai giochi precedenti di Hazelight.

La favola dei Tre Porcellini e la missione Farmlife

Tra gli Easter egg più bizzarri c’è un chiaro richiamo alla favola de I tre porcellini, inserito nella missione secondaria Farmlife.

Nel capitolo Neon Revenge, nella sezione Streets of Neon, si può trovare un grande cartello “Porcus Bank”, che indica la presenza dell’area giusta. Qui, un maiale sicuro della solidità della sua casa di mattoni parlerà con Mio e Zoe, vantandosi della stabilità della sua abitazione.

Girando attorno alla casa, si nota un grande bersaglio sul retro della struttura. Il giocatore con l’abilità speciale del “jetpack puzzetta” può colpirlo, facendo crollare l’intera abitazione e sbloccando l’achievement Huffing and Puffing.

Moonfire Lit: l’omaggio a Dark Souls

Il richiamo a Dark Souls è tra i più evidenti in Split Fiction, con la presenza del Moonfire, un falò che richiama le celebri meccaniche della serie di FromSoftware.

Per trovarlo, bisogna raggiungere il capitolo Final Dawn, durante la sezione Test Chamber. Qui si sblocca la missione secondaria Moon Market, che richiede di raccogliere tre spiriti felini.

Dopo aver preso una gondola fantasma, basterà seguire il sentiero sulla destra per arrivare a una caverna nascosta, dove si trova il Moonfire spento. Una volta acceso, comparirà la scritta “Moonfire Lit”, e il luogo verrà avvolto da un’atmosfera ancora più inquietante, con l’apparizione di una lumaca fantasma.

Vincent e Leo tornano da A Way Out

L’ultimo Easter egg nascosto in Split Fiction è un chiaro riferimento a A Way Out, il precedente gioco di Hazelight.

Nel capitolo Isolation, nella sezione Cell Blocks, il giocatore può trovare un’area segreta dove sono rinchiusi Vincent e Leo, i due protagonisti della fuga carceraria. Dopo che Mio aiuta Zoe a superare un ostacolo con i container, sarà possibile esplorare un piccolo spazio sulla destra, dove i due prigionieri si trovano bloccati in due celle futuristiche.

Avvicinandosi, si assisterà a una nuova discussione tra Vincent e Leo, che iniziano a litigare esattamente come nel gioco originale. Il giocatore può premere un pulsante che cambia l’interazione, ma senza influenzare il gameplay o sbloccare obiettivi.

Tutti gli Easter egg di Split Fiction che abbiamo scoperto finora

Hazelight ha riempito Split Fiction di riferimenti, omaggi e segreti, rendendolo un gioco perfetto per chi ama esplorare e scoprire dettagli nascosti. Dai tributi a Dark Souls, Assassin’s Creed, Dune, fino ai richiami ai giochi precedenti dello studio, ogni area del gioco contiene dettagli curiosi e inaspettati.

Questi sono solo alcuni degli Easter egg più evidenti: chissà quanti altri ne restano da scoprire!

Vuoi scoprire ogni segreto di Split Fiction?

Se dopo aver trovato tutti questi Easter egg volete scoprire ogni side story del gioco e sapere dove trovarle, date un’occhiata alla nostra guida completa qui:

E se il vostro obiettivo è raggiungere il 100% del gioco, non perdervi le nostre guide ai trofei e alle soluzioni dei puzzle:

Non lasciatevi sfuggire nulla e vivete Split Fiction al massimo!

Black Mirror, il trailer della settima stagione vi farà “perdere la testa”

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I fan di Black Mirror gioiscono, o si preparano a “perdere la testa” e “perdere la realtà”, come promette il trailer condiviso poche ore fa relativo alla settima stagione dell’iconico show TV. La nuova serie di fantascienza distopica di Charlie Brooker sarà composta da “sei storie elettrizzanti” e sarà disponibile dal 10 aprile.

Il trailer mantiene il tono inquieto e minaccioso tipico di Black Mirror, anticipando diverse new entry in un universo di tecnologia andato a rotoli. Le nuove star includono Peter Capaldi , Issa Rae, Paul Giamatti, Rashida Jones, Tracee Ellis Ross, Emma Corrin, Awkwafina, Chris O’Dowd e altri.

E rompendo con i precedenti, la serie antologica rivisiterà almeno alcune storie passate, poiché il filmato mostra Cristin Milioti e altri personaggi dell’episodio della stagione 4 di spicco USS Callister che continuano il loro viaggio virtuale. Milioti riprenderà il suo ruolo di Nanette Cole, una programmatrice di computer inconsapevolmente coinvolta in un videogioco dal suo sinistro capo Robert Daly (Jesse Plemons).

Sebbene l’episodio originale si sia concluso con la scomparsa del personaggio di Plemons, molti altri sono sopravvissuti, tra cui Karl di Billy Magnussen, Elena di Milanka Brooks e Nate di Osy Ikhile, che appariranno tutti nella nuova stagione. Anche Jimmi Simpson, che ha interpretato un personaggio apparentemente sacrificato durante l’episodio originale, è pronto a tornare.

Tra gli altri attori che torneranno nel cast ci sono Will Poulter e Asim Chaudhry di Industry, che torneranno per la seconda volta in Black Mirror, con nuove trame, dopo aver recitato nello speciale interattivo del 2018, Bandersnatch .

Stiamo facendo alcune cose che non abbiamo mai fatto prima“, ha dichiarato Brooker. “La gente può aspettarsi un bel po’ di emozioni e, si spera, un buon mix da brivido. Abbiamo fatto un paio di storie horror nella sesta stagione, che abbiamo etichettato come Red Mirror. Ma questa volta, gli episodi sono tutti, in un certo senso, come l’originale Black Mirror. Ho scritto una sceneggiatura fra le più cupe e pesanti finora. Ci sono anche episodi tecnologici e altri che sicuramente faranno piangere.”

Black Mirror ha debuttato per la prima volta nel 2011 su Channel 4 nel Regno Unito ed è stato acquistato da Netflix prima della sua terza stagione nel 2016. Lo show è diventato un successo internazionale, ricevendo consensi dalla critica e ispirando una serie di imitazioni di fantascienza minori. Nelle sue prime cinque stagioni, ha ottenuto 14 nomination agli Emmy e otto vittorie.

Dopo la première della stagione 5 nel 2019, Black Mirror è andato in pausa prolungata, tornando a giugno 2023 con recensioni entusiastiche . La sesta stagione ha visto le apparizioni di Salma Hayek, Aaron Paul, Myha’la, Paapa Essiedu e altri.

Il creatore della serie Brooker è tornato come produttore esecutivo per la nuova stagione, insieme a Jessica Rhoade e Annabel Jones.

Recensione Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land, vecchie memorie in una nuova forma

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Non è semplice trovare un modo giusto per rinnovare una serie longeva come quella di Atelier. Non perchè l’innovazione sia un traguardo difficile in sé e per sé. In fondo, saghe ruolistiche come quella di Final Fantasy hanno assistito, nel corso degli anni, a tentativi più o meno riusciti di diversificarsi per restare al passo dei tempi. Anche le più tradizionalistiche hanno aperto, in un modo o nell’altro, ad elementi contemporanei nell’orizzonte di un mercato che richiede determinati sforzi. Dal canto suo, GUST non si trovava in una semplice posizione con la sua ventennale serie alchemica, da sempre radicata nelle sue stabili e rassicuranti caratteristiche. Anche e soprattutto per non rischiare di alienare lo zoccolo duro di appassionati che hanno sempre sostenuto questa IP di nicchia.

Ovviamente, nel corso del tempo dei passi avanti sono stati fatti, soprattutto nel passato più recente. Tuttavia, la voglia di sfruttare il successo raccolto da Atelier Ryza ha convinto il team di sviluppo ad osare come mai prima con Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land. Ne è nato così il capitolo più ambizioso della serie, con sostanziose reinterpretazioni in quasi ogni settore della produzione. Progressi che ci sentiamo di accogliere a braccia aperte, ma che non possono non farci riflettere sul modo attraverso cui essi verranno accolti dal popolo dei fan. Ma anche dagli amanti dei JRPG più tradizionali. Perché l’avventura di Yumia Liessfeldt si pone in una posizione inedita anche nei loro confronti.

Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land sarà disponibile dal 21 Marzo per PC (via Steam), Xbox Series, PlayStation 4, PlayStation 5 e Nintendo Switch.


Versione testata: PlayStation 5


C’era una volta l’alchimia

Tanto tempo fa, l’Impero di Aladiss era una prosperosa realtà in grado di estendersi per l’intero continente. Parte del merito della sua capacità di prevalere sulle altre nazioni era da ricercare nell’elevato grado di sviluppo raggiunto grazie ai segreti dell’arte alchemica. Tuttavia, un improvviso e misterioso cataclisma decretò la sua fine, lasciando una scia di rovine e distruzione. Secoli più tardi, l’alchimia viene considerata come la responsabile del crollo dell’Impero, al punto da essere ritenuta una pratica bandita in quanto pericolosa ed intrinsecamente malvagia.

Tre anni sono passati dal tragico incidente in cui ha perso la vita la madre di Yumia Liessfeldt. Tre anni da quando la giovane ha scoperto di appartenere ad una famiglia di alchimisti. Circostanze che l’hanno spinta a porsi domande sul passato di Aladiss, sulle ragioni della distruzione dell’Impero e sulla vera natura dell’alchimia. Abbracciando il suo lascito e le proprie capacità di controllo del mana, la ragazza si unisce al team di ricerca di Aladiss, una organizzazione che si occupa di indagare sui tragici eventi del passato, nella speranza di svelare i misteri che si celano dietro il cataclisma e di scoprire il suo ruolo nel mondo.

Atelier Yumia parte in medias res mostrandovi da subito il party al completo, salvo poi aprirsi ad una digressione temporale.

Rispetto ai precedenti capitoli della saga, Atelier Yumia propone atmosfere più mature fin dalle prime ore. La stessa protagonista non è una ragazzina ingenua ma una giovane donna, determinata ed in cerca di risposte. Al contempo, vive sulla sua pelle il sospetto, la diffidenza ed il pregiudizio nati dalla pratica alchemica, divenuta un tabù in un continente che porta su di sè le cicatrici di un cataclisma inspiegabile.

Si tratta di un cambio di prospettiva che attribuisce a The Alchemist of Memories & the Envisioned Land un inedito punto di vista all’interno della propria saga, con tematiche più controverse e sfaccettate. Il merito è anche di una sceneggiatura che adotta un impianto più tradizionale nel panorama JRPG, con un interessante cast di supporto ed il classico villain che viene addirittura presentato da subito con un avvio in medias res (salvo poi tornare indietro per narrare la storia dal principio). Forse la storia lesina troppo su stereotipi caratteriali e potrebbe non essere questa grande novità per i fan del genere, ma ha l’indubbio merito di proporre qualcosa di diverso rispetto al passato.

Dal punto di vista artistico invece, non c’è davvero nulla da contestare. Ancora una volta, la firma del character design è di Benitama, già responsabile del remake di Atelier Marie. Un tratto che ricorda vagamente quello di Takeshi Ozawa (Valkyria Chronicles), che sa conquistare con tratti morbidi e talvolta crepuscolari (in questo senso, emblematici gli accostamenti cromatici). Un po’ più prevedibile il design del mondo di gioco, influenzato inevitabilmente anche dai compromessi di natura tecnica. Sotto questo versante il titolo è solido, anche se funestato da un numero preoccupante di caricamenti che spezzano un po’ troppo il ritmo. Estremamente valido è invece l’accompagmento musicale a cura del veterano Kazuki Yanagawa nonchè dei nuovi arrivati Akiko Tateyama e Yumemi Kujira.

Il cast è interessante, salvo qualche stereotipo caratteriale.

Un mondo da esplorare

Come anticipato, gli sviluppatori hanno colto l’occasione dell’ottima risposta del pubblico per la serie Ryza per spingere il nuovo capitolo in direzioni ancor più innovative. Senza tuttavia tradire le caratteristiche più amate dai fan.

Atelier Yumia offre un mondo di gioco mai così ampio, ricco di punti di interesse, location da scoprire e missioni da intraprendere. L’esplorazione costituisce il nucleo principale di ogni Atelier, ma con Yumia il team di sviluppo ha voluto alzare l’asticella. La ricerca degli ingredienti legati ai processi alchemici viene così diversificata il più possibile per combattere il rischio della ripetitività. Spazio dunque ad indovinelli ambientali da risolvere, missioni di caccia da affrontare, ambienti ostili impregnati di mana da purificare e molto altro. L’appartenza al team di ricerca di Aladiss si lega a doppio filo alla avanscoperta del continente, con veri e propri obiettivi pionieristici da portare a termine per poter avanzare con la trama principale.

Si tratta di un approccio molto più disinvolto e corale rispetto al passato, che rielabora alcune dei concept visti, tra gli altri, anche in Final Fantasy VII Rebirth. Non ci troviamo di fronte tuttavia ad un prodotto con le medesime attenzioni e la stessa coesione generale (il mondo di gioco a conti fatti è una grande mappa con i classici punti interrogativi sparsi). Tuttavia è innegabile l’impegno da parte degli sviluppatori, soprattutto considerando il volume complessivo (che richiede anche mezzi di spostamento come una ruggente motocicletta) e l’introduzione di meccaniche di personalizzazione legate al proprio atelier nonché alla costruzione di insediamenti. Insomma, c’è anche un pizzico di gestionalità in Atelier Yumia.

L’esplorazione è il vero fulcro del titolo.

L’altro elemento pesantemente rivoluzionato è il sistema di combattimento. Con questo capitolo, aumentano le distanze dalla classica impostazione a turni in favore di un approccio maggiormente in linea con i dettami degli action RPG.

Gli scontri di Atelier Yumia avvengono in tempo reale, con transizioni rapide dalla world map al campo di battaglia. Il giocatore non può tuttavia muoversi liberamente, bensì solo orbitare attorno all’avversario stabilito e scegliere dinamicamente se avvicinarsi per il combattimento ravvicinato o tenersi a distanza per gli attacchi a lunga gittata. A seconda della scelta può dunque concatenare gli attacchi associati alle selezioni rapide dei tasti, ma altresì schivare le offensive avversarie o effettuare parate perfette da cui rilanciare letali contrattacchi. Il flow del combattimento è estremamente dinamico e punta costantemente a stordire l’avversario per abbassarne le difese in maniera sostanziosa. Un obiettivo che si centra ogniqualvolta i nemici subiscono un determinato numero di specifici attacchi. A quel punto, i colpi del party saranno più dannosi e si potranno sprigionare non solo attacchi cooperativi ma anche devastanti assalti speciali.

Ciò che abbiamo appena descritto sembra affascinante ed avvincente, ed in linea generale è così. Un sistema di combattimento che punta molto sulla prontezza dei riflessi. Tuttavia non tutti gli aspetti legati alle dinamiche di lotta ci hanno convinto allo stesso modo. Anzitutto, il livello di sfida è tarato considerevolmente verso il basso. Salvo alcuni combattimenti maggiormente impegnativi contro avversari più tenaci, gli scontri tendono a risolversi troppo rapidamente a causa di uno sbilanciamento eccessivo in favore dell’aggressività del party. I nemici ordinari vengono spazzati via in pochi istanti semplicemente attaccando con ostinazione, anche senza osservare tattiche precise. Servono diverse ore (e scontri contro arcigni avversari singoli) prima di iniziare ad esplorare le stratificazioni legate al posizionamento, al ritmo di lotta ed alle azioni corali. Un’attesa forse eccessiva, per un sistema di combattimento al quale forse manca un pò dell’equilibrio legato alla turnistica tradizionale.

Il combat system è interessante, seppur con qualche riserva.

Scambio equivalente

Come ogni Atelier che si rispetti, una grandissime fetta dell’offerta ludica è riservata alla sintesi alchemica affidata alla protagonista.

The Alchemist of Memories & the Envisioned Land non tradisce i fan di lunga data, offrendo un comparto ancora una volta complesso e gratificante, seppur con qualche apertura nei confronti di un pubblico inedito. Di base, il funzionamento della sintesi alchemica prevede la selezione di una ricetta da seguire. A quel punto, il giocatore dovrà selezionare il nucleo alchemico più adatto per creare l’oggetto in questione ed “attivarlo” con un ingrediente specifico. Una volta effettuata questa operazione preliminare, sarà possibile accedere ad uno “scheletro” della ricetta. Questo sarà formato da un insieme di slot, nei quali inserire gli ingredienti migliori per aumentare il più possibile le caratteristiche del prodotto finale. Scegliendo le opzioni migliori, la risonanza alchemica sarà più elevata e così anche la qualità dell’operazione stessa.

La creazione alchemica può assere automatizzata.

Il sistema riassunto in poche righe è in realtà molto più poliedrico e permette di sbizzarrirsi creando oggetti (ma anche armi ed accessori) con caratteristiche ed abilità aggiuntive in grado di fare davvero la differenza nelle fasi più avanzate dell’avventura. Si tratta di una complessità che viene introdotta gradualmente mentre soprattutto all’inizio resta di modesta influenza. Una scelta saggia, per permette soprattutto ad un pubblico meno smaliziato di assimilare le basi. Ma gli sviluppatori non si sono fermati a questo.

Lungi dal costringere l’alchimia entro rigidi schemi prefissati, Atelier Yumia apre le porte altresì a qualche semplificazione che strizza l’occhio soprattutto alla quality of life. Anzitutto, è sempre possibile ricorre a funzioni di automatizzazione delle sintesi alchemiche. Impostando dunque alcuni parametri di base (tipo il puntare ad ottenere le caratterestiche migliori con gli ingredienti a disposizione), il gioco provvederà a tutto. Una soluzione ideale per talune situazioni, anche se implica perdere un po’ dell’anima del titolo. Viceversa, estremamente bene accetta è la funzione di sintesi rapida disponibile in qualsiasi punto della mappa di gioco, che permette di creare alcune oggetti utili all’esplorazione senza passare necessariamente dall’atelier. Allo stesso modo, la sintesi è altrettanto possibile anche in ulteriori punti della mappa, grazie alla funzione di costruzione degli insediamenti. Piccoli accorgimenti, ma decisamente importanti in un gioco di più ampio respiro come questo.

Si possono produrre degli oggetti utili nel corso dell’esplorazione grazie alla sintesi rapida.

Commento finale

Atelier Yumia: The Alchemist of Memories & the Envisioned Land rappresenta un potenziale punto di svolta per la longeva serie JRPG di Gust. Una produzione ampia ed ambiziosa, che pone l’accento su un gameplay maggiormente immediato ed accessibile, accompagnato da una storia dal taglio più maturo. Esattamente come una complessa formula alchemica, gli sviluppatori sono riusciti a coniugare le caratteristiche identitarie della saga alle novità inserite. Al contempo, si tratta di una formula che potrà essere ulteriormente affinata e migliorata. Ma una cosa è certa: la strada è decisamente quella giusta.

Recensione SoundPEATS Capsule3 Pro+: suono high def a prezzo budget

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SoundPEATS ci ha abituati a cuffie di grande qualità ad un prezzo davvero irrisorio, eppure con queste Capsule3 Pro+ potrebbe essere riuscita in una impresa davvero impossibile: portare la qualità di cuffie da circa 200 euro in un kit che è possibile recuperare anche sotto i 100 euro. Dopo averli provati intensamente per diverse settimane, ecco le nostre impressioni.

Unboxing

La confezione delle Capsule3 Pro+ non presenta grosse sorprese. All’interno troviamo

  • Gli Auricolari Capsule3 Pro+
  • Custodia di ricarica USB-C
  • Cavo USB-A/USB-C (corto ma funzionale)
  • Tre coppie di gommini in silicone (S, M, L)
  • Manualistica multilingua essenziale ma ben realizzata e i classici adesivi SoundPEATS

Design e Costruzione:

Il design dei Capsule3 Pro+ non nasconde la sua ispirazione agli AirPods Pro di Apple, con un’estetica a stelo piuttosto anonima, abbellita da un piccolo inserto color oro. Sebbene non particolarmente vistoso, il design di questi auricolari non ci ha fatto impazzire. La custodia di ricarica, compatta e dotata di un robusto meccanismo magnetico di chiusura, tuttavia è molto piacevole al tatto con la sua finitura opaca, inoltre si infila comodamente in tasca e protegge efficacemente gli auricolari. Le sue dimensioni sono generose ma non eccessive, e le forme arrotondate contribuiscono a renderla meno ingombrante.

Con un peso di soli 5g per auricolare, i Capsule3 Pro+ risultano estremamente confortevoli anche dopo ore di utilizzo. La certificazione IPX4 garantisce una protezione adeguata contro sudore e schizzi d’acqua, rendendoli adatti anche per l’attività fisica. Il comfort è notevole, anche se nonostante gommini di buona qualità la loro stabilità resta un po’ precaria così come pure l’isolamento passivo.

xMEMS: La Tecnologia che Cambia le Regole del Gioco

L’aspetto più interessante dei Capsule3 Pro+ si nasconde al loro interno: i driver xMEMS. A differenza dei tradizionali driver dinamici che utilizzano bobine mobili e pistoni, questa tecnologia solid-state rappresenta un approccio completamente nuovo alla riproduzione del suono.

I driver xMEMS, spessi appena 1mm e con un peso di soli 56 milligrammi, reagiscono 150 volte più velocemente rispetto ai driver tradizionali. Questa velocità si traduce in una precisione e una pulizia sonora che fino a poco tempo fa erano prerogativa esclusiva di auricolari dal costo ben più elevato. L’assenza di parti in movimento elimina inoltre le distorsioni meccaniche tipiche dei driver convenzionali.

La genialità di SoundPEATS risiede nell’aver abbinato questa tecnologia avanzata a un driver dinamico da 12mm dedicato alle frequenze basse. Questo sistema ibrido riesce così a combinare la straordinaria chiarezza e definizione dei driver xMEMS con la corposità e l’impatto dei bassi che solo un buon driver dinamico può offrire. Il risultato è semplicemente sorprendente per questa fascia di prezzo.

Qualità Audio

Non è esagerato affermare che i Capsule3 Pro+ stabiliscono un nuovo standard per quanto riguarda la qualità audio sotto i 100 euro. L’esperienza di ascolto è caratterizzata da una trasparenza e una pulizia sonora che lasciano a bocca aperta.

La risposta in frequenza dichiarata di 20Hz-40kHz si traduce nella pratica in una riproduzione estremamente dettagliata. L’equilibrio tonale è ben calibrato, con bassi incisivi ma controllati, medi naturali e alti cristallini ma mai affaticanti.

Ciò che colpisce maggiormente è la capacità di questi auricolari di separare gli strumenti nelle registrazioni più complesse. Ascoltando brani come

“Lonely World” di Moses Sumney o “Sleep Easy” di Sam Evian

si percepisce distintamente ogni singolo strato sonoro, ogni dettaglio che in auricolari di questa fascia di prezzo solitamente si perde nella mischia.

La scena sonora è ampia e ben articolata, con un imaging preciso che posiziona correttamente gli strumenti nello spazio. Non siamo ai livelli degli auricolari premium da 300+ euro, ma l’esperienza è comunque sorprendentemente immersiva.

Il supporto al codec LDAC di Sony consente inoltre agli utenti Android di godere di uno streaming audio ad alta risoluzione fino a 990 kbps a 24 bit/96 kHz, un plus non indifferente per gli audiofili attenti alla qualità. Ovviamente sono supportati anche i codec standard AAC e SBC per la massima compatibilità. Vi ricordiamo che mentre su Android è possibile attivare il codec LDAC tramite le opzioni sviluppatore, su iOS purtroppo il codec non è supportato. Inoltre, LDAC non può essere utilizzato quando la connessione multipoint (ovvero la connessione automatica a diversi dispositivi) è attiva. Su Windows 11, LDAC non è un codec supportato in maniera nativa. E’ possibile comunque attivarlo con software di terze parti a pagamento, come Alternative A2DP Driver.

Equalizzazione e Personalizzazione

L’applicazione PeatsAudio offre un equalizzatore a 10 bande che permette di personalizzare minuziosamente la firma sonora degli auricolari. Per quanto la taratura di fabbrica sia già eccellente, questa flessibilità consente di adattare il suono alle proprie preferenze personali o al genere musicale ascoltato.

L’app include anche diversi preset già pronti all’uso, tra cui “Bass Boost” per gli amanti dei bassi profondi e “Treble” per chi desidera esaltare le frequenze alte. La possibilità di creare e salvare profile personalizzati rappresenta un valore aggiunto significativo.

Cancellazione del Rumore: Efficace e Intelligente

Il sistema di cancellazione attiva del rumore dei Capsule3 Pro+ si basa su un approccio ibrido che utilizza microfoni sia esterni che interni. SoundPEATS dichiara una riduzione del rumore fino a 45dB, con una banda passante di 1,8kHz.

Nella pratica, la cancellazione funziona in modo convincente con i rumori a bassa frequenza come motori, condizionatori e il brusio costante degli ambienti d’ufficio. I rumori improvvisi e le voci ad alta frequenza vengono attenuati con minor efficacia, come è tipico dei sistemi ANC in questa fascia di prezzo.

La modalità adattiva intelligente merita una menzione speciale: analizza costantemente l’ambiente circostante e regola il livello di cancellazione del rumore di conseguenza. Questo significa meno distrazioni in ambienti rumorosi e maggiore consapevolezza quando necessario, senza dover intervenire manualmente.

La modalità trasparenza è ben implementata, anche se la riproduzione dei suoni ambientali risulta leggermente meno naturale rispetto alle soluzioni premium di Apple o Sony. Resta comunque più che adeguata per conversazioni rapide o per mantenere la consapevolezza dell’ambiente circostante.

Autonomia e Ricarica: Il Compromesso Accettabile

Se c’è un aspetto in cui i Capsule3 Pro+ mostrano qualche limite, questo è l’autonomia. I test condotti da SoundGuys hanno rilevato circa 3 ore e 53 minuti di riproduzione con ANC attivo, un valore inferiore alla media del mercato attuale, dove diversi modelli superano le 6-8 ore.

La custodia di ricarica compensa parzialmente questa limitazione, offrendo circa 6 ricariche complete per un’autonomia complessiva dichiarata di 43 ore. È importante notare che l’utilizzo del codec LDAC e dell’ANC contemporaneamente riduce ulteriormente i tempi di ascolto.

La ricarica avviene tramite porta USB-C, ma manca purtroppo il supporto alla ricarica wireless, una funzionalità che si sta diffondendo anche nei modelli di fascia media. Una ricarica rapida di 10 minuti fornisce circa 2 ore di ascolto, caratteristica utile per chi è sempre in movimento.

Connettività e Controlli: Semplici ed Efficaci

I Capsule3 Pro+ utilizzano il Bluetooth 5.3, garantendo una connessione stabile fino a circa 10 metri di distanza. Il supporto al multipoint consente di collegare simultaneamente due dispositivi, passando facilmente tra telefono e computer senza necessità di riconnessioni manuali.

I controlli touch sono reattivi e personalizzabili tramite l’app. Di default, un tocco singolo regola il volume, il doppio tocco gestisce play/pausa, il triplo tocco attiva le modalità di riduzione del rumore o l’assistente vocale, mentre il tocco prolungato consente di passare alla traccia successiva.

L’unica assenza degna di nota è un sensore di rilevamento dell’orecchio, che avrebbe permesso di mettere automaticamente in pausa la musica quando si rimuove un auricolare.

Qualità delle Chiamate: Adeguata per l’Uso Quotidiano

Ogni auricolare è dotato di tre microfoni che, combinati con algoritmi di cancellazione del rumore ambientale, offrono una qualità delle chiamate complessivamente buona. La voce risulta chiara in ambienti tranquilli, mentre in situazioni più rumorose la soppressione del rumore funziona adeguatamente, anche se non allo stesso livello dei modelli premium.

Durante i test in studio la qualità è molto buona, anche se in ambienti particolarmente rumorosi o ventosi la qualità tende a degradarsi, come è normale per questa categoria di prodotti. Come sempre vi invitiamo a giudicare di persona con le registrazioni che trovate qui sotto.

Nel test audio condotto in studio è possibile notare come l’audio sia molto chiaro e fedele alla voce originale, solo leggermente chiusa.

Buona la cancellazione dei rumori di fondo come è possibile notare nella registrazione in stazione a Milano, dove nonostante si avverta un leggero brusio di fondo, la voce non è a singhiozzo, tipica di sistemi di cancellazione del rumore di scarsa qualità.

Commento finale

I SoundPEATS Capsule3 Pro+ rappresentano un punto di svolta nel mercato degli auricolari wireless economici. L’integrazione dei driver xMEMS, finora prerogativa di modelli ben più costosi, porta la qualità audio a un livello che fino a poco tempo fa sarebbe stato impensabile per questa fascia di prezzo.

Certo, ci sono dei compromessi: l’autonomia non è eccezionale, manca la ricarica wireless e il design non brilla per originalità. Ma quando si considera che questi auricolari offrono una qualità sonora paragonabile a modelli che costano il doppio, queste limitazioni diventano facilmente accettabili.

Per chiunque cerchi auricolari wireless con un suono eccellente senza spendere una fortuna, i SoundPEATS Capsule3 Pro+ rappresentano una scelta molto sicura. A 84,00€ sfruttando il coupon del 15% su Amazon, è difficile immaginare un prodotto migliore.

La combinazione di tecnologia all’avanguardia, buona cancellazione del rumore e prezzo accessibile li rende assolutamente consigliati per chi desidera un ottimo auricolare senza svuotare il portafoglio.

Svelata in parte la mappa di Luminopoli di Pokémon Legends Z-A

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Pokémon Legends: Z-A sarà il prossimo capitolo della serie spin-off di Pokémon Legends e punta a riesplorare l’ambientazione del gioco precedente, ma da una prospettiva diversa. Il primo gioco della serie, Pokemon Legends: Arceus, riportava i giocatori nella regione di Sinnoh dai titoli di Pokémon Diamante e Pokémon Perla. Tuttavia, era ambientato 200 anni prima degli eventi di quei giochi, il che permetteva di vedere l’evoluzione della regione e su come fossero cambiati i suoi Pokémon nel corso dei secoli.

I fan sanno già parecchio su Pokémon Legends: Z-A, dall’ambientazione di Luminopoli alla sua storia, cioè di come la città stia subendo un piano di riqualificazione urbana per adattarsi meglio alle vite dei Pokémon e dei suoi abitanti. Tuttavia, per quanto i giocatori possano essere entusiasti di rivisitare Luminopoli, il nuovo titolo di GameFreak ha già pasticciato la sua interpretazione non attenendosi a quello che era stato fatto in Pokémon Legends: Arceus qualche anno prima.

Infatti, la mappa di Luminopoli in Pokémon Legends Z-A non è stata completamente svelata. Tuttavia, tramite il sito Web ufficiale del gioco, i giocatori possono vedere una versione illustrata che rivela che la città è significativamente più grande della versione di Pokémon X e Pokémon Y. Anche se Luminopoli era gigantesca nei due citati titoli, gran parte della stessa era occupata da aree in cui i giocatori non potevano andare. Tuttavia, questo non sembra essere il caso della versione Z-A. Nel primo trailer ufficiale del gioco, si vedono infatti delle strade molto più estese, con negozi che possono essere visitati e aree per combattere Pokémon selvatici.

Naturalmente, considerando che l’intero Pokémon Legends: Z-A sarà ambientato a Luminopoli, ci si potrà aspettare una versione molto più estesa. Aiuta anche il fatto che il gioco girerà su Nintendo Switch, e potenzialmente su Switch 2 (la cui presentazione completa avverrà il 2 aprile 2025), e non su 3DS. Quindi, ci saranno naturalmente più dettagli e aree da esplorare per i giocatori che non hanno provato la Luminopoli dell’era 3DS.

Tuttavia, mentre Luminopoli è sicuramente più grande in questo nuovo titolo, non è poi così diversa. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che non sembra che Pokémon Legends: Z-A sia ambientato molto più in là degli eventi di X e Y: ci sono persino personaggi di quei giochi in Z-A. La città sembra quasi identica dagli screenshot e dalla mappa sopra menzionata, il che è un vero peccato, soprattutto considerando che Arceus sembrava implicare che la serie si sarebbe concentrata su un periodo di tempo diverso, cambiando completamente l’aspetto della regione originale.

Non è che Pokémon Legends: Z-A dovesse essere ambientato nel passato, per quanto la parola “leggenda” possa far pensare così, ma si poteva fare di più che replicare la regione di un precedente gioco Pokémon su una nuova console. È fantastico che Game Freak abbia fatto così tanti sforzi per dare vita alla nuova Luminopoli, ma sembra uno spreco in quanto sembrerebbe apparire come una “semplice” versione rimasterizzata di una città dell’era 3DS, piuttosto che cogliere l’opportunità di fare qualcosa di nuovo e audace. E voi cosa ne pensate?

Vi ricordiamo che il gioco è atteso nel corso del 2025

Recensione Split Fiction, un gioco che sfida le leggi della narrazione

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Dopo A Way Out (2018) prima e del clamoroso It Takes Two (vincitore del GOTY del 2021) poi, Hazelight Studios torna con Split Fiction. Incentrato – al pari degli altri due – sulla collaudata modalità cooperativa, è pieno zeppo di idee grandiose e brillantemente realizzate. Dovrete collaborare – sfruttando nuove e innovative meccaniche – per risolvere enigmi, annientare nemici, saltare da una piattaforma all’altra e molto altro ancora, il tutto attraverso una narrazione tanto intrigante quanto “fuori dagli schemi” e una veste grafica all’avanguardia e davvero superlativa.

Split Fiction è un vero trionfo, nel vero senso della parola. Ha superato di gran lunga le già mastodontiche aspettative che avevamo. È un gioco che riesce a essere tante cose contemporaneamente, e non è solo merito della sua particolare premessa (della quale vi parleremo fra poco). Split Fiction è, cosa più importante, si una dimostrazione evidente di come deve essere sviluppato un gioco cooperativo ma è anche una meravigliosa ode al gioco come forma d’arte.

Split Fiction è attualmente disponibile per PlayStation 5, Xbox Series X/S e Windows PC.


Versione testata: Xbox Series X


Prima di proseguire, vi segnaliamo che sul nostro sito abbiamo preparato delle guide dedicate al gioco:

Narrativa e Atmosfera

Il predecessore, It Takes Two, è stato spesso criticato per la sua narrazione. La trama di Split Fiction – invece – è uno degli aspetti più interessanti del titolo. La storia si sviluppa attraverso una serie di eventi misteriosi che si intrecciano in un viaggio emozionante e talvolta criptico. Nello specifico, si concentra su una coppia di aspiranti romanzieri chiamati Zoe e Mio che si ritrovano intrappolati in una macchina che mira a trasformare le storie – puramente di fantasia – in vivide realtà. Le idee di Mio sono principalmente incentrate sulla fantascienza mentre quelle di Zoe sono basate sul fantasy e il gioco passa da un mondo all’altro con una certa regolarità. Nessuno dei due ha la priorità sull’altro; stiamo parlando di idee fantastiche che sembrano prendere ispirazione da una pletora di IP per entrambi i generi. Mentre il duo è portato a credere che l’editore stia semplicemente offrendo loro la possibilità di “vivere” le storie scritte, diventa presto chiaro che la macchina a cui sono collegate è progettata per rubare le loro idee. Tocca a voi aiutarle a fuggire e a porre fine all’avida Rader Publishing. La narrazione è ben scritta, con colpi di scena che mantengono alta l’attenzione del giocatore. La capacità di unire elementi psicologici e fantasy/sci-fi arricchisce ulteriormente l’esperienza, portando il gioco a esplorare temi profondi come la percezione della realtà, la memoria e l’identità ma altresì con una evidenziazione marcata sulle varie minacce affrontate dalle arti creative, dall’avidità aziendale all’intelligenza artificiale. La colonna sonora e gli effetti sonori contribuiscono in maniera significativa a creare un’atmosfera sensazionale, che si adatta perfettamente a tutte le fasce età. Ciò che abbiamo particolarmente apprezzato del gioco è che la sua premessa non è un mero incipit lasciato a se con gli scrittori che entrano ed escono da mondi onirici di loro creazione, anzi, ogni idea, ogni paesaggio, ogni minaccia, serve a dare un senso (e una giustificazione) a qualsiasi cosa. Mentre alcuni capitoli di It Takes Two sembrava quasi che non servissero alla trama, qui niente sembra fuori posto; tutto funziona all’interno di un quadro ben più ampio.

Gameplay e Meccaniche

Il gameplay di Split Fiction si distingue per la sua originalità. Ogni espediente e idea che salta fuori durante il gioco è sorretto da una solida struttura platform. Non c’è una meccanica in Split Fiction che sembri poco elaborata o messa lì “tanto per starci”, specialmente quelle che scompaiono completamente dopo il loro minuto di celebrità. La sua natura platform (accompagnata da quelle adventure, action e rompicapo) che talvolta ci ha riportato alla mente titoli di alto profilo, come Super Mario (soprattutto per la responsività ed immediatezza), Rayman, Crash Bandicoot e tanti altri ancora e anche se alcune parti possono sembrare piuttosto autoguidate, il mix funziona alla perfezione.

La meccanica principale ruota attorno alla manipolazione della realtà (in particolar modo degli scenari di gioco) e del tempo, un concetto – quello della manipolazione – che si riflette in numerose sezioni di gioco. I giocatori sono chiamati a esplorare mondi frammentati e a risolvere enigmi (alcuni piuttosto complessi e articolati) utilizzando il potere di alterare il flusso temporale e le dimensioni (anche dei personaggi che possono assumere – in più di una occasione – svariate forme, animalesche e non). La profonda connessione tra la storia e gli obiettivi individuali è ciò che eleva Split Fiction oltre l’essere un piacevole turbinio di idee che vengono lanciate addosso una dopo l’altra, ad una velocità pazzesca, quasi che si fatica a starci dietro. La varietà assoluta di ciò che chiede il titolo è sorprendentemente ampia e, proprio come con It Takes Two, i momenti migliori arrivano quando Zoe e Mio devono usare i rispettivi poteri in tandem per progredire. Questi poteri sono unici in ogni livello, che si tratti di azionare un flipper con un giocatore che assume le fattezze della biglia e l’altro come pagaia, di cambiare i piani gravitazionali per eseguire trucchi prospettici da capogiro, di trasformarsi in una lontra che respinge i piranha per sollevare una canna di bambù attraverso un guanto acquoso di piante mangiauomini, di adottare una prospettiva isometrica in stile Diablo per ruttare acido e caricare i nemici come due draghi colorati, o persino di avere un giocatore che cerca di disattivare una sequenza di autodistruzione su una motocicletta con tanto di test Captcha di Google. Da soli, i poteri in questione, sarebbero comunque geniali ma è il modo in cui Hazelight li usa per rivelare di più sulle loro eroine che li fa davvero brillare.

La fluidità dei controlli è altrettanto impeccabile (salvo qualche sporadico “inceppamento”), con un input immediato e una reattività che rende il gioco avvincente. L’interfaccia utente è pulita e intuitiva, permettendo di concentrarsi completamente sull’esperienza di gioco. Ci sono momenti in cui le sezioni che siano di fantascienza o fantasy sembrano prolungarsi un po’ oltre al dovuto, ma nel complesso abbiamo trovato entrambe (con una inclinazione maggiore verso quelle fantasy) estremamente impressionanti e molto divertenti da giocare. Un qualcosa che vogliamo assolutamente sottolineare è quanto ambizioso sia questo terzo progetto dello studio. Chiaramente, il successo di It Takes Two ha portato ad un budget più alto, e niente di quel budget è stato sprecato: alcune delle sequenze di gioco in Split Fiction sono davvero mozzafiato e vi lasceranno a chiedervi come siano riusciti a realizzarle. L’ultima porzione di gioco – in particolar modo – è così bella che non siamo riusciti a smettere di esclamare quanto fosse incredibile. Sebbene sia un’esperienza piuttosto lineare c’è la possibilità di vivere svariate storie secondarie. Man mano che si avanza nel gioco, ci si imbatte inevitabilmente in piccole sfere di luce che conducono a missioni secondarie che offrono esperienze di gioco significativamente diverse. Non vogliamo assolutamente rovinarvi la sorpresa ma una che è già stata svelata pubblicamente riguarda un paio di maiali (uno dei quali usa il potere della flatulenza per muoversi) che ci sono piaciuti tantissimo, ma ci sono un sacco di altri esempi che sicuramente vi piaceranno e vi divertiranno. Alcuni probabilmente diventeranno dei veri e propri meme virali!

La cosa migliore delle storie opzionali, però, è che sono sempre del genere opposto a quello a cui state giocando nella campagna principale. Quindi se vi trovate in ​​una delle storie fantasy di Zoe, ad esempio, tutte le quest secondarie saranno di stampo fantascientifico in stile Mio, e viceversa. Sono del tutto facoltative e alcune sono ben nascoste nel livello, ma arrivano sempre al momento giusto per darvi qualcosa di diverso prima di proseguire raggiungendo l’obiettivo di mantenere alto il ritmo del gioco e – al contempo – per raccontarci di più sui due personaggi principali.

Purtroppo non è tutto perfetto. Sia chiaro, Split Fiction è più di un gioco, è una vera e propria esperienza di vita (strabiliante e memorabile) che vi terrà incollati allo schermo ma non è esente da alcuni difettucci. Split Fiction è decisamente più complesso di It Takes Two, in quanto sarete chiamati ad affrontare piattaforme complesse, combattimenti difficili (in cui morirete più e più volte) e alcuni enigmi che potrebbero lasciarvi perplessi e incerti. Ci sono modi per mitigare questo problema, come una funzione nel menu che riduce i danni dei nemici per uno o entrambi i giocatori (e ci sono anche checkpoint davvero generosi persino durante le boss fight), ma in definitiva ci sono momenti in cui un giocatore – soprattutto occasionale – potrebbe sentirsi sopraffatto come se gli venisse chiesto di fare troppo e troppo in fretta senza un attimo di pausa tra una sezione e l’altra. Ma per tutti gli altri, per la mole di contenuti offerti, di varietà di gameplay e sezioni, è fin troppo accessibile e divertente anche in situazioni complesse e apparentemente insuperabili.

Grafica e Performance

La grafica di Split Fiction su Xbox Series X è semplicemente stupefacente. Grazie alla potenza della console, il gioco riesce a restituire ambienti dettagliati (dai paesaggi urbani al neon passando per le foreste esotiche e dimenticate e fino ad arrivare alle dune sabbiose), modelli dei personaggi estremamente curati e effetti visivi che sembrano saltare fuori dallo schermo e intensificano la narrazione e il ritmo dell’azione. Il supporto per la risoluzione 4K e il frame rate stabile a 60fps garantiscono un’esperienza fluida e senza incertezze di sorta.

Longevità

Split Fiction offre una buona longevità (fra le dieci e le quindici ore complessive) grazie alla varietà delle sue missioni e alla possibilità di affrontare le sfide in modi diversi, a seconda delle scelte fatte dal giocatore. L’elemento della manipolazione temporale e dimensionale offre diverse strade per completare gli enigmi, rendendo ogni partita unica. La presenza di contenuti extra e segreti nascosti invoglia anche a rigiocare il titolo, aumentando il valore complessivo del gioco. Noi abbiamo provato il gioco in locale ma è possibile giocare anche online e sfruttare la funzionalità “friend pass” che consente a voi e ad un amico di giocare al gioco completo, anche se solo uno di voi lo ha acquistato.

Commento finale

Split Fiction è un capolavoro di game design e un altro esempio di come il team di sviluppo, nell’arco di tre giochi, sia riuscito a riscrivere completamente il manuale su come sviluppare storie divertenti e incredibilmente creative e potenti. Hazelight Studios, ha superato di gran lunga le già mastodontiche aspettative che avevamo proponendo un gioco che riesce a essere tante cose contemporaneamente; Split Fiction è in definitiva, si una dimostrazione evidente di come deve essere sviluppato un gioco cooperativo e una meravigliosa ode al gioco come forma d’arte ma sarà ricordato negli anni a venire – tra le altre cose – per un qualcosa che forse ormai siamo propensi a sottovalutare e che invece dovrebbe avere un peso maggiore nelle nostre vite, ovvero: quanto sia importare il potere dell’amicizia.

Split Fiction supera i due milioni di copie vendute in una settimana: un successo travolgente

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Il fenomeno Split Fiction continua a crescere a ritmi impressionanti. Hazelight Studios, in collaborazione con Electronic Arts, ha annunciato che il titolo ha raggiunto due milioni di copie vendute in una sola settimana dalla sua uscita ufficiale, avvenuta il 6 marzo 2025 su PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC (Steam).

L’annuncio è arrivato direttamente dai canali social del team di sviluppo, che ha condiviso la notizia con evidente entusiasmo:

«Santo cielo, siamo sbalorditi! Semplicemente incredibile… Grazie a tutti i nostri fan, nuovi e vecchi: adoriamo quanto siate emozionati per il nostro gioco!»

Un risultato impressionante, che testimonia la forza di un’esperienza cooperativa innovativa, capace di coinvolgere il pubblico con il suo mix di narrazione e gameplay in continua evoluzione.

Un debutto esplosivo e un pubblico affamato di esperienze cooperative

Split Fiction aveva già fatto segnare un milione di copie vendute nelle prime 48 ore, dimostrando sin da subito un’accoglienza straordinaria da parte dei giocatori. Il rapido raggiungimento del secondo milione sottolinea non solo la qualità del titolo, ma anche la crescente richiesta di esperienze cooperative originali e coinvolgenti.

Un ruolo chiave nel successo del gioco è stato sicuramente l’introduzione del Pass Amico, una funzione che consente ai possessori del titolo di condividerlo con un altro giocatore senza che quest’ultimo debba acquistarlo separatamente. Un incentivo che ha spinto sempre più persone a provare il gioco, contribuendo al passaparola positivo che ha accompagnato il suo lancio.

Un’eredità importante e il confronto con It Takes Two

L’impatto di Split Fiction ricorda molto da vicino il successo di It Takes Two, il precedente titolo di Hazelight, che ha conquistato pubblico e critica fino a vincere il Game of the Year ai The Game Awards 2021.

Le somiglianze tra i due giochi, pur con le loro differenze, hanno spinto molti fan a dare fiducia a Split Fiction, alimentando il suo incredibile debutto. Lo stesso Josef Fares, direttore creativo dello studio, ha recentemente rivelato che le vendite di It Takes Two hanno raggiunto cifre impressionanti, lasciando intendere che Split Fiction potrebbe seguire un percorso simile.

Scopri le nostre guide su Split Fiction

Se hai appena iniziato la tua avventura in Split Fiction o vuoi scoprire tutti i segreti del gioco, abbiamo preparato delle guide dettagliate per aiutarti a sfruttare al massimo l’esperienza.

Un segnale per l’industria

Il successo di Split Fiction è più di una semplice vittoria commerciale: rappresenta un messaggio chiaro per il settore videoludico. L’interesse per esperienze cooperative ben realizzate è più vivo che mai, e la speranza è che sempre più sviluppatori e publisher prendano nota di questo trend.

Con due milioni di copie vendute in appena una settimana, Split Fiction si conferma come uno dei titoli più rilevanti del 2025. Resta ora da vedere se riuscirà a mantenere questo ritmo e a consolidarsi come uno dei successi dell’anno.

Silent Hill f torna sotto i riflettori: nuove inquietanti rivelazioni dalla Silent Hill Transmission

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Dopo mesi di silenzio, Konami ha finalmente riportato alla luce Silent Hill f, il nuovo capitolo della storica saga horror annunciato per la prima volta nell’ottobre 2022. Durante l’evento Silent Hill Transmission, il publisher giapponese ha rivelato nuovi dettagli sul titolo, che promette di essere un’esperienza disturbante e innovativa.

Il gioco è previsto per PC (Steam, Epic, Windows), PlayStation 5 e Xbox Series X|S ed è già possibile aggiungerlo alla propria lista dei desideri sulle varie piattaforme.

Un Silent Hill diverso dal solito

A differenza degli altri capitoli della serie, Silent Hill f abbandona le atmosfere della cittadina nebbiosa per trasportare i giocatori in Giappone negli anni ’60, precisamente nel villaggio rurale di Ebisugaoka.

La protagonista, Shimizu Hinako, si ritrova improvvisamente immersa in un incubo quando una nebbia inquietante avvolge la sua città, trasformandola in un luogo ostile e misterioso. Hinako dovrà esplorare il villaggio, risolvere enigmi e affrontare creature grottesche note come Kera, in un viaggio che mescola body horror e psicologia del terrore.

Il gioco è scritto da Ryukishi07, celebre autore della serie When They Cry (Higurashi no Naku Koro ni e Umineko no Naku Koro ni), e sviluppato da NeoBards Entertainment, team che ha già collaborato con Capcom su diversi progetti. La colonna sonora è affidata a Akira Yamaoka e Kensuke Inage, garanzia di un comparto sonoro capace di amplificare l’atmosfera inquietante.

Bellezza e orrore: il concept dietro Silent Hill f

Il cuore dell’esperienza di Silent Hill f ruoterà attorno al concetto di trovare la bellezza nell’orrore. Il gioco esplora tematiche di rimorso, destino e inevitabilità, con una forte influenza dalla cultura giapponese.

Il nuovo trailer mostrato durante la Silent Hill Transmission ha rivelato un’estetica disturbante e surreale, con elementi di body horror che ricordano le opere di Junji Ito. Tra fiori rossi che crescono dai corpi delle vittime, ambientazioni in decomposizione e la protagonista immersa in un mondo in rovina, il gioco punta a creare un senso di inquietudine profondo e persistente.

L’idea di ambientare la storia in Giappone è nata anche dal desiderio di riportare Silent Hill alle sue radici nipponiche, dopo anni in cui il franchise si era allontanato troppo da questo aspetto. Il team ha voluto creare un’esperienza profondamente giapponese, ma senza perdere le caratteristiche fondamentali che definiscono la serie.

Gameplay e direzione artistica: cosa sappiamo finora

Dal punto di vista del gameplay, Konami non ha ancora svelato dettagli specifici, ma sembra che Silent Hill f potrebbe rappresentare un’evoluzione per il franchise. Si parla di un’esperienza narrativa immersiva, con elementi di survival horror e puzzle ambientali, in linea con la tradizione della saga.

L’atmosfera del gioco, invece, è già chiara: silenzio, nebbia e orrore psicologico si fondono in un’esperienza che vuole disturbare profondamente il giocatore. Il trailer mostra scene in cui Hinako percepisce il suo villaggio sotto una nuova, inquietante luce, popolato da creature mostruose e fenomeni inspiegabili.

Un ritorno attesissimo per il franchise

Non è stata ancora annunciata una data di uscita per Silent Hill f, ma il titolo è già tra i più attesi dai fan dell’horror. Il progetto si inserisce nel più ampio piano di Konami per il rilancio del franchise, affiancandosi al remake di Silent Hill 2 e al misterioso Silent Hill Townfall.

L’attesa è alta e le premesse sono intriganti: Silent Hill sta tornando, e lo sta facendo con un volto nuovo e inquietante.

Lo sviluppo di Warhammer 40,000: Space Marine 3 è ufficialmente iniziato!

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Il publisher Focus Entertainment ed il team di sviluppo Saber Interactive hanno annunciato l’inizio dello sviluppo per Warhammer 40.000: Space Marine 3.

La notizia non giunge inattesa, dopo il grande successo di critica e pubblico raccolto dal secondo capitolo lo scorso settembre per PC (via Steam), Xbox Series e PlayStation 5. Al momento, non sono state annunciate le piattaforme né la finestra di uscita per il nuovo titolo della saga.

Siamo lieti di annunciare che lo sviluppo di Warhammer 40.000: Space Marine 3 è ufficialmente iniziato presso Focus Entertainment, Saber Interactive e Games Workshop” ha dichiarato l’editore nel comunicato ufficiale. John Bert, vice amministratore delegato di Focus Entertainment, ha dichiarato: “Siamo stati onorati dall’incredibile risposta dei fan dopo il lancio di Warhammer 40.000: Space Marine 2. Continueremo a sostenere il gioco con contenuti interessanti e aggiornamenti regolari nei prossimi anni. Oggi siamo entusiasti di annunciare che l’avventura continuerà con Space Marine 3. I giocatori possono aspettarsi una campagna coinvolgente, una modalità multigiocatore e innovazioni che ridefiniranno gli standard dei giochi d’azione in terza persona. Il titolo porterà il genere a nuove vette introducendo battaglie su larga scala ancora più spettacolari”.

Matthew Karch, CEO di Saber Interactive, ha aggiunto: “Space Marine 2 ha dimostrato di essere un gioco trasformativo per Saber. È il culmine di tutto ciò che abbiamo imparato sullo sviluppo dei giochi nei nostri 25 anni di attività. Ora stiamo iniziando a sviluppare Space Marine 3, un gioco che porta con sé enormi aspettative da parte della nostra fanbase in rapida espansione. Mentre continueremo a supportare e a far crescere l’universo di Space Marine 2 nei prossimi anni, prenderemo tutti i nostri insegnamenti e li applicheremo a un gioco ancora più grande e spettacolare per il terzo capitolo. La consideriamo un’opportunità per creare una vera e propria lettera d’amore all’universo di Warhammer 40.000”.

Preparate l’idropulitrice: PowerWash Simulator 2 è ufficiale!

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Dopo il successo raccolto dal precedente capitolo, FuturLab ha annunciato ufficialmente PowerWash Simulator 2, in arrivo entro la fine dell’anno su PlayStation 5, Xbox Series e PC.

PowerWash Simulator 2 è una naturale evoluzione del suo predecessore”, ha dichiarato Dan Chequer, in un comunicato stampa. “Il design del gioco originale era incentrato sull’eliminazione di tutto ciò che toglieva la pura soddisfazione di prendere qualcosa di sporco e renderlo pulito. PowerWash Simulator 2 si propone di aggiungere ancora più possibilità ai giocatori di raggiungere lo stesso senso di soddisfazione, con nuovi strumenti, funzioni e miglioramenti della qualità della vita. Siamo davvero entusiasti di vedere i giocatori rispolverare le loro idropulitrici e lanciarsi in questa nuovissima campagna, che offre ancora più cose da pulire e ancora più modi per scaricare la pressione“. Chris Mehers ha aggiunto: ”Non potremmo essere più entusiasti di annunciare finalmente il seguito di uno dei nostri titoli di maggior successo. Con oltre 17 milioni di giocatori in tutto il mondo, PowerWash Simulator ci ha permesso di autopubblicare un sequel, una sfida entusiasmante che siamo lieti di intraprendere. Non vediamo l’ora di portare ai giocatori il prossimo passo avanti nella serie PowerWash Simulator”.

Rispolvera la tua idropulitrice e concediti un po’ di sano relax e divertimento. Elimina ogni singola chiazza, macchia o granello di sporcizia per riportare Muckingham (e non solo) al suo splendore.

Hai ancora voglia di pulire?

In PowerWash Simulator 2 i lavori e l’acqua non finiscono mai. Gioca una campagna inedita e scopri i misteri che aleggiano su Muckingham. Inoltre, addentrati in nuove ambientazioni incrostate di sporco come Sponge Valley, Power Falls e Lubri City.

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Rilassati nella tua casa-base dopo una dura giornata di pulizie. Stabilisci la tua base e personalizzala collezionando mobili e oggetti decorativi per abbellirla, invita i tuoi compagni di pulizie per mostrargli il tuo angolo di paradiso.

Pulizia potenziata

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Pulisci a schermo condiviso!

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Split Fiction: Guida Completa, tutte le soluzioni ai puzzle principali

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Split Fiction è un’avventura co-op esplosiva firmata da Hazelight Studios, i creatori del premiato It Takes Two. I protagonisti Mio e Zoe si ritroveranno immersi in storie incredibili, affrontando enigmi complessi che metteranno alla prova la vostra capacità di collaborare. Se siete rimasti bloccati su uno dei puzzle del gioco, questa guida contiene tutte le soluzioni dettagliate e precise per proseguire rapidamente nella vostra avventura.

Neon Revenge: superare la Griglia Elettrica

Sei in una piazza cyberpunk e davanti a te hai un muro elettrificato che ti blocca il passaggio. Usa Mio e sfrutta subito la Gravity Shift della sua spada sul pad rosa che trovi a sinistra, così può salire sulla parete evitando di friggere.

A questo punto Zoe entra in azione: lancia dei bastoni elettrici sulla parete creando dei punti d’appoggio temporanei, così Mio può attraversare. Attenzione però, perché spariscono dopo poco!

Appena Mio passa la barriera, Zoe rompe una finestra con un altro bastone e raggiunge una passerella rialzata grazie a un trampolino. Ora Mio deve colpire velocemente il canister rosa per attivare il trampolino sotto Zoe, che le permetterà di avanzare ancora.

Nel tratto finale c’è bisogno di sincronizzazione perfetta: Mio attiverà rapidamente due contenitori rosa, mentre Zoe, con la sua frusta laser, si aggrappa alle braccia meccaniche mobili e supera l’ultima parte del percorso.

Hopes of Spring: risolvere il puzzle del Totem

Davanti alla casa del Re di Ghiaccio ti trovi davanti tre totem da mettere in ordine. Guarda la parte alta del cancello e noterai subito la sequenza dei colori da rispettare: blu in alto, poi giallo e infine rosso in basso.

Trasforma Zoe in albero, falla interagire con il grande fiore rosso vicino ai totem: così potrà bloccare temporaneamente i pilastri. Adesso Mio, in forma di scimmia, può saltarci sopra e spostarli facilmente nell’ordine giusto. Fatto questo, la porta si aprirà e potrete continuare.

Final Dawn: puzzle delle barriere laser e nodi esplosivi

Nel livello Final Dawn dovrai affrontare alcune barriere laser colorate che separano Zoe e Mio. Stavolta devi giocare con le granate adesive. Inizia facendo lanciare a Mio una granata rossa contro la barriera laser rossa, creando una breccia.

Subito dopo Zoe deve lanciare la sua granata blu su una delle casse mobili che attraversano la stanza. Quando la cassa si trova davanti alla barriera blu, falla esplodere per aprire il passaggio a Mio.

Attraversata la barriera, Mio deve girarsi subito e lanciare una granata per aprire una nuova breccia e consentire a Zoe di raggiungerla dall’altro lato. Ora siete nuovamente insieme e pronti a proseguire.

Rise of the Dragon Realm: il puzzle dei Geyser d’Acqua

Qui la comunicazione tra Mio e Zoe è essenziale. Mio deve calpestare il simbolo sul terreno che attiva il primo geyser blu, lanciando Zoe in aria fino a raggiungere il muro con l’edera.

Ora Zoe ha davanti a sé sei pulsanti, che corrispondono ai simboli dei geyser che Mio attraverserà con il suo drago rosso. Mio vola verso il primo simbolo (a forma di boomerang), Zoe attiva il geyser corrispondente appena Mio si trova sopra. Ripetete l’operazione coordinandovi sui simboli successivi: il secondo è simile a una lettera “b”, il terzo ricorda una ciotola di zuppa, mentre l’ultimo è un simbolo a forma di aeroplano.

Con un po’ di tempismo, Mio supererà il muro e potrà finalmente riunirsi a Zoe.

Rise of the Dragon Realm: aprire il Cancello con le statue dorate

Arrivati al cancello con le statue dorate dei draghi, Zoe col drago blu (in forma di palla) attiverà per primo l’interruttore a sinistra. Mio subito dopo, con il drago rosso, sputerà acido sulla statua di destra.

Ora Zoe deve colpire rapidamente l’interruttore a destra e Mio, contemporaneamente, spruzzare acido sulla statua di sinistra. Se sincronizzate bene i movimenti, il cancello si spalancherà e potrete avanzare.

Isolation: oltre la barriera laser di “Down the Rabbit Hole”

Nel capitolo Isolation vi trovate su una nave-prigione spaziale. Zoe deve usare la frusta laser per aggrapparsi a un braccio meccanico controllato da Mio, che la sposterà lentamente oltre la barriera laser rossa, mettendola al sicuro.

Proseguendo, troverai una piattaforma troppo lontana da raggiungere normalmente. Zoe prende controllo del motore a reazione della navicella vicina per creare un getto d’aria, che permette a Mio di volare oltre la voragine usando la sua abilità ombrello.

Più avanti Mio userà un arpione magnetico per creare una sorta di corda tesa sulla quale Zoe può agganciarsi per avanzare in sicurezza fino all’area successiva.

The Hollow: il Mosaico dei Ricordi

In The Hollow, Zoe può spostare dei detriti con il suo potere vortice creando piattaforme temporanee. Saltate sui detriti spostati da Zoe, che automaticamente vi porteranno in alto verso la torre centrale.

Arrivati all’interno, Mio genererà una piattaforma luminosa con il suo disco di luce. Zoe dovrà sollevare questa piattaforma tramite il vortice per permettere a entrambi di procedere verso l’alto sfruttando le piattaforme luminose che si generano dai fasci di luce.

La seconda parte richiederà ancora più attenzione: Zoe muoverà il disco luminoso per creare ulteriori piattaforme in movimento. Saltando rapidamente e con il giusto tempismo, arriverete facilmente nella zona successiva.

Split: puzzle della Rana e del Laser

In quest’ultimo puzzle, Mio utilizza un grande cannone laser, mentre Zoe si occupa di riempire con acqua un contenitore a forma di pesce sospeso da una corda mobile. Zoe deve spostare questo pesce fino a posizionarlo proprio sopra un portale in fiamme.

Quando il pesce pieno d’acqua si troverà esattamente sopra il fuoco, Mio dovrà sparare al pesce col laser per far cadere l’acqua sulle fiamme e spegnerle. Questo passaggio richiede tempismo perfetto e comunicazione continua tra entrambi.

Quando la porta sarà finalmente libera, potrete proseguire la vostra avventura.

Se dopo aver superato tutti questi puzzle volete scoprire ogni side story di Split Fiction e dove trovarle, date un’occhiata alla nostra guida completa qui: Split Fiction – Tutte le side story e dove trovarle o se volete raggiungere il 100% del gioco date uno sguardo alla guida ai trofei e alla guida completa su tutte le soluzioni ai puzzle principali.

Se siete amanti dei segreti, assicuratevi di scoprire tutti gli Easter egg e i riferimenti nascosti nel gioco, tra citazioni a Assassin’s Creed, Dark Souls e molto altro:

È tempo di tornare in azione

Adesso avete tutte le carte in regola per proseguire la vostra avventura senza intoppi. Split Fiction è un gioco che premia soprattutto la comunicazione e il gioco di squadra, quindi ricordate di collaborare e divertirvi mentre superate insieme ogni ostacolo.

Recensione Two Point Museum, una notte al museo

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Two Point Museum è la piacevole dimostrazione di come l’industria videoludica possa essere, talvolta, sorprendente in senso positivo.

Otto anni fa, la fondazione di Two Point Studios da parte dei veterani Ben Hymers, Mark Webley e Gary Carr mai avrebbe potuto far presagire un futuro così roseo. Indubbiamente, era intrigante mettere insieme professionisti del settore con successi alle spalle come Fable, Black & White e Theme Hospital. Ancor di più era l’idea di proporre un seguito spirituale proprio di quest’ultimo titolo, un fantastico e dissacrante gestionale ambientato nel mondo ospedaliero divenuto cult. Il successo incredibile raccolto da Two Point Hospital ha permesso agli sviluppatori di osare e proporne una versione ambientata nel mondo universitario di stampo anglosassone. Two Point Campus è stato accolto da un successo di pubblico e critica perfino maggiore, portando gli sviluppatori a proseguire l’improbabile serie dedicata ai propri gestionali ironici.

Si arriva così a Two Point Museum, terzo capitolo di questa saga, che stavolta mette i giocatori nei panni di novelli curatori di strutture museali. Tra mostre da organizzare, spedizioni da commissionare, personale da gestire e pubblico da erudire, scopriamo insieme le ragioni di questo nuovo successo edito da SEGA.

Two Point Museum è disponibile dal 4 Marzo per PC (via Steam), Xbox Series e PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Ironia della sorte

La contea di Two Point è alle prese con una carenza culturale piuttosto accentuata, a causa del degrado in cui versano i siti dedicati ai musei. Pochi fondi da investire e strutture fatiscenti, che non riescono a proporre al pubblico una degna offerta intellettuale. Tuttavia, non c’è da disperare: con un po’ di buona volontà, spirito di iniziativa ed un buon acume gestionale, nulla è impossibile in Two Point Museum.

Questa è sostanzialmente la premessa che stavolta gli sviluppatori propongono al pubblico. Dopo aver risollevato le sorti di inverosimili nosocomi ed aver dato nuovo prestigio ai campus universitari, stavolta è il momento di dedicarsi alle strutture museali. Da questo punto di vista possiamo già confermarvi un elemento che potrebbe essere piuttosto evidente dalle immagini a corollario di questa recensione. Two Point Museum offre il medesimo spirito leggero reso famoso dalla saga, con un umorismo contaggioso che pervade ogni aspetto della produzione. Dalla presentazione alle dinamiche di gameplay, l’obiettivo è ancora una volta quello di destreggiarsi tra le richieste del gioco al fine di realizzare un perfetto traguardo di gestione, tra follie impreviste, iniziative ambiziose e voci di bilancio.

Tutti amano i dinosauri.

Two Point Museum offre così una alternativa iniziale tra due opposte modalità.

Da un lato una proposta introduttiva che segue una vera e propria campagna. Questa porterà il giocatore dal ruolo di umile curatore di una struttura in disuso ad abile gestore delle migliori proposte museali del Paese. Si tratta dell’opzione che introduce al mondo di Two Point Museum, alle sue peculiarità strutturali nonché alle meccaniche di base. Aspetti che vengono introdotti gradualmente ed in maniera incredibilmente ponderata, senza rigidità imperative e con un occho di riguardo verso ogni tipologia di pubblico.

Dall’altro lato, il vero cuore pulsante del titolo ovvero la modalità libera. Qui troverete davanti a voi tutte le enormi possibilità del titolo, con la piena libertà di costruire il vostro museo dei sogni mattone dopo mattone, una esposizione dopo l’altra.

Vedere un museo girare a pieno regime è una soddisfazione immensa.

Quella dovrebbe stare in un museo!

A prescindere dalla modalità che deciderete di intraprendere, Two Point Museum regala un’esperienza semplicemente eccellente. E lo fa calandosi perfettamente nel contesto della gestione totale di un museo, che va ben al di là del semplice posizionamento di oggetti d’arte all’interno di una struttura.

Motore propulsivo principale del titolo è infatti introdotto da subito dal team di sviluppo: le spedizioni scientifiche. I reperti da esposizione, si sa, non crescono sugli alberi e non si acquistano dai grossisti. Per trovarli, nel ruolo di curatore dovrete organizzare missioni esplorative in giro per il mondo con l’obiettivo di riportare alla base nuovi tesori da poter mettere in mostra nelle sale del vostro museo. Si tratta di una meccanica parallela alla gestione del museo in sé e per sé, tuttavia ad essa legata in maniera indissolubile. Ciascuna spedizione infatti avrà requisiti e caratteristiche diverse. Nel selezionare quale missione intraprendere, il giocatore dovrà valutarne le tempistiche, il rischio di infortuni, le conoscenze specifiche richieste da parte del team scientifico da inviare. Un successo porterà a nuovi ritrovamenti da inserire nel vostro museo, ma al contempo non tutte le spedizioni potrebbero risultare positive portando ad esiti nefasti.

Le esposizioni soprannaturali sono piuttosto citazionistiche.

Se le ricerche scientifiche costituiscono un elemento fondamentale per dare impulso alle proposte culturali del museo (oltre che foriere della introduzione di un piacevole fattore di collezionabilità legato allo sblocco di tutte le esposizioni), la gestione del museo diventa poi la principale fonte di impegno per i giocatori.

Two Point Museum permette di costruire il vostro museo dei sogni, spaziando liberamente dalle fondamenta alla natura delle esposizioni. Dalla archeologia al soprannaturale, il titolo offre cinque ambiti culturali da poter gestire (e mescolare) a piacimento, ciascuno con esigenze specifiche. Volete creare la vostra versione dell’American Museum of Natural History? Si può fare, ma attenzione alle caratteristiche dei vostri reperti. Potrebbero avere bisogno di particolari manutenzioni per restare in ottime condizioni, oppure necessitare di ambienti con una giusta temperatura. Dovrete dunque ottimizzare la struttura per rispondere alle esigenze delle vostre attrazioni, ma al contempo innalzare l’interesse nei loro confronti disponendo efficacemente totem informativi ed oggetti funzionali a tenere alto l’engagement dei visitatori.

I musei acquatici hanno esigenze molto particolari alle quali prestare attenzione.

Cultura e capitalismo

Al di là degli aspetti culturali di un museo, il nuovo capitolo della serie Two Point non dimentica che le mostre permanenti sono anche e soprattutto dei microcosmi economici.

Il vostro obiettivo non sarà solo quello di realizzare il museo esteticamente più raffinato (o fuori di testa, la scelta è vostra), ma anche quello più profittevole. Maggiore sarà la soddisfazione culturale del pubblico, maggiori saranno i vostri potenziali introiti. Le persone avranno tuttavia esigenze diverse: alcune preferiranno determinate tipologie di esposizioni, altre vorranno comode aree relax, i bambini preferiranno esibizioni interattive. Senza dimenticare lo spazio destinato alle esigenze fisiologiche, al ristoro nonché agli immancabili negozi di souvenir.

Ovviamente il museo non andrà avanti da solo e dovrete occuparvi anche delle assunzioni del personale, suddiviso in mansioni, che automatizzeranno le attività a loro dedicate. Ci sarà bisogno di lavoratori per le biglietterie, ma anche inservienti per mantenere lindi i corridoi, così come ricercatori per sviluppare nuove attrazioni, guardiani per assicurare la pubblica sicurezza o studiosi da formare per le spedizioni scientifiche future. Il tutto sempre prestando attenzione alle loro necessità: un dipendente felice è un dipendente produttivo.

Ricordatevi sempre di piazzare gli appositi totem dedicati alle offerte dei visitatori.

Il loop ludico che si instaura diventa così quello tipico di qualsiasi gestionale. Una continua rincorsa al miglioramento della propria struttura, attraverso l’ottimizzazione dei costi e l’incremento massimo dei ricavi. Ovviamente in pieno stile Two Point, dosando saggiamente leggerezza, facilità di approccio e profondità strategica. Da questo punto di vista, Museum rappresenta probabilmente il titolo più ponderato ed equilibrato della saga, sebbene potrebbe essere considerato troppo permissivo dai veterani degli strategici. Ad esempio, il lato economico è semplificato in alcune macro voci di rapida consultazione, senza troppi sofismi. Al contempo, gli effetti legati al posizionamento di alcuni oggetti non sempre producono effetti in modo chiaro, soprattutto negativi. Il risultato è che tende a sentirsi poco il peso degli errori nel micro management, salvo nei casi più macroscopici che possono portare ed evidenti problemi finanziari.

Gran parte del merito del successo di questo capitolo è poi da affidare all’interfaccia utente. Mentre altre produzioni del genere faticano a trovare un compromesso che possa mettere d’accordo il pubblico PCista e quello delle home console, Two Point Museum riesce a trovare una perfetta soluzione. Tutto è di facile ed intuiviva consultazione anche da console, permettendo una eccellente esperienza su qualsiasi piattaforma. Nello specifico poi, la versione PlayStation 5 appare molto curata nell’estetica e nel sonoro anche al netto di qualche rallentamento (infinfluente) nelle situazioni più concitate.

I souvenir saranno poco culturali, ma fanno molto bene all’economia di un museo.

Commento finale

Two Point Museum è l’ennesimo trionfo di una saga nata casualmente, dal successo del seguito spirituale di un titolo cult. Costruire il museo dei propri sogni è una esperienza gratificante e divertente, alla portata di tutto il pubblico grazie al perfetto bilanciamento delle caratteristiche ludiche. La cifra stilistica del franchise è ancora improntata all’ironia ed alla leggerezza, che si ripercuote anche in un gameplay tendenzialmente permissivo che potrebbe non essere apprezzato dai culturi dei gestionali più impegnativi. Ma al di là di questo, si tratta di un titolo da non lasciarsi scappare. Potrebbero persino sbocciare nuovi amori verso questo genere, ve lo garantiamo.

John Wick 5 è ufficiale: Lionsgate conferma il nuovo capitolo

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Solo poche settimane fa, Keanu Reeves ribadiva che John Wick era morto al termine del quarto capitolo, lasciando intendere che non ci sarebbero stati sviluppi futuri per il suo personaggio. Ora, però, Lionsgate ha ribaltato completamente la situazione, confermando ufficialmente la realizzazione di John Wick 5.

L’annuncio ufficiale e il futuro del franchise

Durante un evento di anteprima per la John Wick Experience di Las Vegas, Jenefer Brown, responsabile dei prodotti e delle esperienze globali di Lionsgate, ha rilasciato un’intervista a ComicBook in cui ha svelato la notizia tanto attesa:

“Questo mondo continua a crescere ed espandersi in modi incredibili. Il prossimo capitolo sarà Ballerina, il nostro primo film spin-off per il grande schermo. Non vediamo l’ora che esca al cinema. Ovviamente, abbiamo anche annunciato che stiamo lavorando a un quinto film di John Wick e posso confermarlo. Stiamo sviluppando un nuovo capitolo… John è morto? Siamo tutti col fiato sospeso in attesa di scoprirlo.”

Le parole di Brown confermano che il franchise di John Wick è tutt’altro che concluso, ma lasciano aperte numerose domande sulla direzione che prenderà il quinto film.

John Wick tornerà davvero? Le ipotesi su trama e struttura

Con il finale del quarto capitolo, il destino del protagonista sembrava ormai segnato. Tuttavia, la conferma di un nuovo capitolo apre diversi scenari. Potrebbe trattarsi di un prequel, che approfondisce il passato del leggendario sicario prima degli eventi del quarto capitolo, oppure di un sequel, rivelando che John è riuscito a sopravvivere in qualche modo alla sua ultima missione.

Un altro aspetto da considerare è il coinvolgimento di Keanu Reeves. L’attore, che ha superato i 60 anni, ha più volte dichiarato di aver dato tutto al personaggio e di essere soddisfatto del finale. Per convincerlo a tornare, Lionsgate potrebbe essere pronta a offrire un cachet da capogiro, un elemento non nuovo nel mondo di Hollywood per assicurarsi il ritorno di una star tanto amata.

L’attesa per Ballerina e il futuro dell’universo di John Wick

Prima di John Wick 5, i fan potranno tornare nell’universo della saga con Ballerina, il primo spin-off cinematografico che vedrà protagonista Ana de Armas nei panni di un’assassina legata agli eventi principali della serie. Il film esplorerà nuovi aspetti, ampliando l’universo creato da Chad Stahelski.

Con questa conferma, è evidente che Lionsgate voglia continuare a sfruttare il successo del franchise, espandendo la storia con nuove prospettive e personaggi. Ora resta solo da capire in che modo Babà Jaga potrà tornare sul grande schermo e se Keanu Reeves sarà davvero disposto a riprendere il suo iconico ruolo.

L’attesa per ulteriori dettagli potrebbe non essere troppo lunga, ma una cosa è certa: John Wick 5 è in arrivo e il mondo degli assassini non è ancora pronto a dire addio al suo volto più noto.

Sadie Sink entra nel Marvel Cinematic Universe: sarà in Spider-Man 4

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l Marvel Cinematic Universe si arricchisce di un nuovo talento. Sadie Sink, nota per il suo ruolo in Stranger Things, è stata ufficialmente ingaggiata per Spider-Man 4, dove affiancherà Tom Holland nel prossimo capitolo della saga dedicata all’Arrampicamuri.

Un ruolo ancora avvolto nel mistero

Al momento non è chiaro quale personaggio interpreterà Sink nel film, ma secondo alcune indiscrezioni riportate da Deadline, il suo ruolo sarà significativo. Tra le teorie più accreditate, si ipotizza che potrebbe vestire i panni di Jean Grey, la potente mutante degli X-Men già interpretata in passato da Famke Janssen nella saga originale e da Sophie Turner nei film più recenti.

Marvel Studios e Sony Pictures, che collaborano per la realizzazione dei film di Spider-Man nel MCU, non hanno ancora rilasciato commenti ufficiali sull’ingresso di Sink e sul personaggio che interpreterà. Tuttavia, la sua presenza nel cast è destinata a far discutere i fan, soprattutto per la possibilità di un collegamento tra il mondo degli X-Men e quello di Spider-Man all’interno dell’universo cinematografico Marvel.

L’MCU si espande: cosa aspettarsi da Spider-Man 4

Dopo il successo di Spider-Man: No Way Home, il quarto film dedicato all’Uomo Ragno interpretato da Holland è ancora avvolto nel mistero. La pellicola, attesissima dai fan, dovrebbe approfondire le conseguenze del finale del terzo capitolo, con Peter Parker che, dopo aver sacrificato la sua identità, si ritrova a ricostruire la sua vita da zero.

L’aggiunta di Sadie Sink al cast potrebbe segnare un punto di svolta per il franchise, magari introducendo nuovi eroi e aprendo le porte agli X-Men nel Marvel Cinematic Universe. Non resta che attendere conferme ufficiali e nuovi dettagli sulla sua partecipazione.

L’attesa per Spider-Man 4 continua a crescere, e con l’ingresso di un volto amato come quello di Sink, l’hype è destinato ad aumentare ancora di più.

Split Fiction: tutte le Side Story e dove trovarle

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L’universo di Split Fiction è pieno di storie nascoste che arricchiscono l’esperienza di gioco con momenti unici e imprevedibili. In totale, ci sono 12 side story da scoprire, ognuna con il proprio stile e una dinamica di gioco diversa. Questi racconti emergono come anomalie nella simulazione, influenzate dalla presenza di Mio e Zoe, mentre Razer cerca di rubare idee e bozze delle loro storie.

Ogni storia si integra perfettamente nel mondo di gioco, ma alcune possono essere più difficili da individuare. Qui vedremo tutte le side story, con i dettagli su cosa aspettarsi e qualche suggerimento su come affrontarle.

Prima di proseguire, vi segnaliamo che sul nostro sito abbiamo preparato altre guide dedicate al gioco:

Neon Revenge: Il pericolo della città cyberpunk

Una delle prime side story che i giocatori incontreranno è The Legend of the Sandfish. Mio e Zoe si ritrovano in un mondo desertico dove un’enorme creatura si aggira sotto la sabbia. Coordinarsi è fondamentale per scappare dalle sue fauci, pianificando il percorso e sfruttando ogni opportunità per avanzare. A un certo punto, i due protagonisti finiranno persino sulla schiena del Sandfish, in una corsa frenetica che metterà alla prova riflessi e tempismo.

Un cambio di tono arriva con Farmlife, una delle side story più bizzarre e ironiche. Qui, Mio e Zoe si trasformano in maialini da fattoria. Sembra un’idea simpatica, finché la realtà non si fa più inquietante: il loro destino non è vivere una vita serena nel fienile, ma finire trasformati in salsicce.

Hopes of Spring: Tra fuga e spettacolo letale

Il tono cambia con Train Heist, che abbandona l’atmosfera rilassata per lanciarsi in un’azione frenetica a scorrimento laterale. Mio e Zoe devono sfuggire all’inseguimento del Conductor, un enorme boss sferico che sembra deciso a eliminare gli intrusi dal suo treno.

Molto più tesa è l’esperienza di Gameshow, in cui i due protagonisti vengono intrappolati in un assurdo quiz televisivo condotto da un robot psicopatico. La loro sopravvivenza dipende dalla capacità di passarsi velocemente delle bombe, evitando trappole come fuoco, scariche elettriche e piattaforme che scompaiono.

Drammatico e visivamente impressionante, Collapsing Star mette Mio e Zoe di fronte alla morte di un sole. L’astro, in fase di collasso, emette onde letali di luce che costringono i giocatori a nascondersi dietro strutture sicure. La chiave per sopravvivere è coordinare l’uso degli scudi, alternando la protezione tra i due personaggi.

Final Dawn: Tra corse acrobatiche e gatti da salvare

L’azione continua con Kites, una spettacolare sfida aerea in cui Mio e Zoe devono gareggiare tra tunnel e correnti d’aria, cercando di mantenere il controllo sui loro aquiloni. Una minima distrazione può essere fatale, specialmente se si manca uno dei cerchi che offrono una spinta in avanti.

Più rilassata ma altrettanto interessante è Moon Market, che trasporta i giocatori in un pittoresco mercato notturno lunare. L’obiettivo? Salvare quattro gatti dispersi per aprire dei cancelli che bloccano il passaggio. Interagire con gli elementi del bazar, tra cui pozioni misteriose, può rivelare sorprese inaspettate.

Molto particolare è Notebook, un livello interamente realizzato in stile disegno a matita, dove Zoe modifica la storia in tempo reale. A ogni cambiamento, porzioni della mappa appaiono e scompaiono, trasformando il livello in un puzzle narrativo interattivo.

Rise of the Dragon Realm: Azione e platform mozzafiato

Il ritmo accelera con Slopes of War, che ricorda i vecchi giochi di snowboard arcade come SSX. Mio e Zoe sfrecciano su tavole futuristiche cercando di ottenere il punteggio più alto con acrobazie mozzafiato.

Decisamente più ansiogena è Space Escape, che porta i protagonisti nello spazio, alle prese con una fuga disperata a gravità zero. L’ossigeno è limitato e bisogna collaborare per trovare taniche d’aria prima che sia troppo tardi. Anche il rampino torna in gioco, ma in un ambiente privo di gravità può rivelarsi difficile da gestire.

Ironico e nostalgico, Birthday Cake rappresenta una delle poche storie senza pericoli reali. Scritta da Mio quando era bambina, trasforma i personaggi in denti animati che devono illuminare le candeline su una torta prima di ritrovarsi in un inquietante studio dentistico.

Con queste 12 side storySplit Fiction offre un’esperienza ricca di varietà e sorprese, mescolando azione, umorismo e momenti di grande tensione. Ogni storia aggiunge un tassello al mondo di gioco, regalando situazioni uniche che premiano l’esplorazione e la cooperazione. Hai trovato tutte le side story? Se ve ne manca qualcuna, torna sui tuoi passi e preparati a scoprire ogni segreto di questo fantastico viaggio.

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