VMI Worldwide ha condiviso il primo trailer di Waltzing with Brando, pellicola biopic dedicata al celebre attore interpretato da Billy Zane.
A stupire, già nelle scorse settimane, è stata l’incredibile somiglianza dell’attore con l’iconica star Marlon Brando, che si può apprezzare nel trailer che vi proponiamo di seguito.
Scritto e diretto da Bill Fishman, il film ripercorre la vita di Brando tra il 1969 ed il 1974, mentre l’attore si prepara per i suoi memorabili ruoli ne Il Padrino e Ultimo tango a Parigi. La pellicola è tratta dall’omonimo libro di memorie di Bernard Judge. Nel cast anche Jon Heder ed il Premio Oscar Richard Dreyfuss.
Waltzing with Brando sarà presentato in anteprima mondiale al 42° Torino Film Festival, in occasione della cerimonia di premiazione di sabato 30 Novembre. Insieme al regista, sarà presente il protagonista Billy Zane.
A poco meno di un anno dal divertente Il Prigioniero della Pietra Verde, lo storico brand nato dall’immaginazione dell’artista belga Peyo torna con I Puffi – Dreams. Una nuova incursione nel mondo del platforming, stavolta tuttavia non affidato ad OSome Studio bensì ad Ocellus Studio, che si ritrova così ancora tra le mani una IP nata sulle pagine di un fumetto. Solo qualche tempo fa, il team si era infatti distinto con MARSUPILAMI – HOOBADVENTURE, un piacevolissimo adattamento in stile Donkey Kong Country delle avventure del buffo animaletto immaginato da André Franquin. Un titolo passato sotto silenzio al grande pubblico, capace tuttavia di lasciare un ottimo ricordo tra i fan più sfegatati delle piattaforme a scorrimento. Sviluppatori dal talento innegabile, che attendavamo curiosamente di poter vedere nell’ambito di nuovo lavoro.
Questa ennesima incurisione nel prolifico universo de I Puffi, dopo aver ospitato anche corse sui kart nonché party game, rappresenta dunque al contempo un banco di prova per il team francese ma anche per la stessa proprietà intellettuale IMPS. Il ritorno nel campo del platforming, a spasso tra mondi onirici, potrebbe aver attestato la vera vocazione del franchise in ambito videoludico?
I Puffi – Dreams è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch, Xbox One ed Xbox Series.
Versione testata: PlayStation 5
Sogno o son desto?
Gargamella ha escogitato l’ennesimo piano malvagio per catturare i Puffi. Stavolta l’arcigno stregone escogita una maledizione in grado di colpire i cespugli di salsapariglia. I piccoli esserini blu si accorgono troppo tardi dell’inganno, dopo averne assaggiato le bacche ed essere scivolati in un sonno profondo. Grande Puffo, scampato fortuitamente all’incantesimo, comprende il grave pericolo: è necessario salvare tutti i suoi concittadini dal regno dei sogni, liberandoli dai loro incubi prima che il malvagio Gargamella raggiunga il villaggio. Per riuscire nell’impresa, il saggio leader dei Puffi elabora un modo per entrare nel mondo onirico per risvegliare il sognatore di turno e riportarlo alla realtà. Inizierà una frenetica corsa contro il tempo per la salvezza.
Il preambolo narrativo fornisce alla produzione Ocellus Studio il pretesto ideale per divertirsi palleggiando con disinvoltura ambientazioni e level design. Il mondo onirico si adatta perfettamente ad una vasta gamma di situazioni e suggestioni, mutuate non solo sulle caratteristiche specifiche di alcuni omini blu (immancabili i livelli a base di dolci per Puffo Chef, ad esempio) ma che strizzano l’occhio anche all’idraulico di casa Nintendo. I Puffi – Dreams attinge infatti non solo dall’impostazione isometrica di Super Mario 3D World, ma anche dall’estro di Super Mario Galaxy. Lo fa tuttavia senza un intento meramente emulatorio (né tantomeno ruffiano), bensì traendone una giusta ispirazione per creare qualcosa di personale ed affascinante.
Il merito è anche di un comparto artistico che convince sotto tutti i punti di vista. Nonostante non possa vantare particolari traguardi tecnici, il colpo d’occhio colpisce grazie ad un vivace uso dei colori nonché ad una cura generale davvero apprezzabile. Anche la colonna sonora è assolutamente ispirata, con un’attenzione generale che richiama (con le dovute proporzioni) le composizioni orchestrali del fortunato successore di Super Mario Sunshine. Unica pecca? Peccato per una presentazione generale piuttosto scialba dedicata ai menù ed all’hud: si poteva fare sicuramente di più.
I sogni son desideri di felicità
Se le fonti di ispirazione sono piuttosto palesi, Dreams sa distinguersi efficacemente per un sapiente mix tra ritmo, creatività e divertimento.
Nel viaggio della nostra controparte puffosa attraverso i sogni dei propri amici, sarà possibile esplorare mondi tematici, misurarsi con sfide sempre diverse ed affrontare gli immancabili boss. Nessun mondo aperto, bensì una selezione di livelli tendenzialmente lineari che tuttavia sorprendono per inventiva ed originalità. In alcune sezioni sarà impossibile saltare per via di una sostanza appiccocosa, ad esempio. In altre dovrete rimbalzare su imprevedibili cuscini per superare gli ostacoli, armarvi di martello per farvi strada o addirittura assistere a rivoluzioni di inquadratura che ci hanno ricordato alcune delle galassie esplorate dal buon vecchio Mario. A colpire sono dunque le idee messe sul piatto dal team di sviluppo, che ha sfruttato pienamente l’occasione per sottolineare ancora una volta tutte le proprie capacità.
Ovviamente non sono solo l’eterogeneità delle idee ad averci colpito, ma anche la solidità del titolo in quanto platform.
Anziché limitarsi a riprorre un sistema di controllo mutuato dai grandi classici, Ocellus Studio ne elabora una variante solida ed intrigante. Il personaggio principale può ovviamente saltare per superare ostacoli e schiacchiare gli avversari, ma può anche utilizzare strumenti, aumentare il proprio slancio correndo, planare per brevi tratti e generare una bolla sospensiva a mezz’aria. Una risorsa, quest’ultima, particoralmente utile ed al contempo affascinante. Immaginate di aver preso male i tempi e ritrovarvi senza una piattaforma a scomparsa sotto i piedi. La bolla vi permette di impedire di precipitare nel vuoto, in attesa di cogliere il momento giusto per superare illesi un baratro. Ma oltre ad essere uno strumento “salvavita”, la bolla garantisce anche una possibilità per estendere un salto con planata. Una volta generata infatti potrete decidere di tuffarvi da essa per guadagnare metri (o centimetri?) preziosi al termine di una sezione platform. Una capacità davvero utile.
La fabbrica dei sogni
La compattezza de I Puffi – Dreams passa anche attraverso l’analisi dell’offerta ludica complessivamente considerata.
Oltre alla bellezza ed imprevedibilità delle situazioni ludiche messe in scena nei livelli, ciascuno di essi prevede un buon numero di collezionabili. Alcuni sono celati dietro particolari interazioni o rappresentano segreti da trovare con una accurata ricerca (come i rocchetti di filo ed i funghetti blu), viceversa troverete le bacche in vaste quantità. Mentre la raccolta dei primi permette di accedere ad ulteriori livelli nascosti, le seconde rappresentano la valuta principale del titolo. Il loro impiego permette infatti di sbloccare personalizzazioni estetiche con le quali dare più carattere al nostro (altrimenti anonimo) Puffo. Per poter completare il titolo occorrono una decina di ore: forse poche per alcuni, ma quando la qualità è questa (e pure il price tag sorride) possiamo solo esserne felici.
Sul bilanciamento della difficoltà, non abbiamo riscontrato particolari osservazioni. I Puffi – Dreams vuole proporre un titolo adatto ad ogni fascia di età. In questo senso, mentre risulta facilmente completabile dai più piccoli, richiederà un minimo di impegno anche per i veterani delle piattaforme soprattutto in concomitanza con i boss (o nella ricerca dei segreti meglio nascosti). Sebbene si tratti di un’esperienza dunque molto equilibrata, dobbiamo comunque ammettere che l’ago della bilancia propende il più delle volte verso una marcata accessibilità. Alcune sezioni infatti sono davvero molto semplici e non rappresentano mai una reale preoccupazione. Semmai, avremo preferito qualche sfida extra più frizzantina, come apprezzato ne Il Prigioniero della Pietra Verde.
Un plauso anche alla modalità cooperativa. Il titolo può essere infatti affrontato integralmente da due persone in modalità locale. Non che ci siano particolari variazioni nell’impianto ludico, visto che l’esperienza resta fondamentalmente la stessa. Tuttavia fa piacere quando uno sviluppatore presta attenzione a talune esigenze: la possibilità di giocare fianco a fianco con amici o figli è sempre da encomiare.
Commento finale
Dreams conferma, ancora una volta, quanto la reale dimensione videoludica de I Puffi sia nel platforming. I talentuosi sviluppatori di Ocellus Studio realizzano un titolo divertente, colorato e ricco di idee adatto sia ai giovannissimi sia ai giocatori più navigati. Le fonti di ispirazione sono evidenti ma anziché essere pigramente riproposte, esse vengono invece omaggiate con creatività, sagacia, coraggio e competenza. Una piccola sorpresa dell’autunno 2024, nonché una ulteriore gran bella produzione dedicata agli omini blu nati dall’immaginazione dell’artista belga Peyo.
NIS America ha condiviso un nuovo trailer per The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II, nuovo capitolo della serie JRPG arrivo su Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5 e PC il prossimo 14 Febbraio.
Il filmato presenta una panoramica della storia dell’acclamato prequel, uscito pochi mesi fa e del quale potete leggere qui la nostra recensione. Pertanto, occhio agli spoiler riguardanti l’Arco di Calvard.
Di seguito trovate il trailer odierno, seguito dal comunicato stampa ufficiale.
NIS America, Inc. è lieta di condividere un nuovo trailer per The Legend of Heroes: Trails through Daybreak II, in arrivo su Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5 e PC (Steam, Epic Games Store e GOG) il 14 febbraio 2025. Il trailer di oggi presenta una panoramica della storia dell’acclamato Legend of Heroes: Trails through Daybreak, uscito all’inizio di quest’anno.
Questo aggiornamento presenta gli eventi completi di Trails through Daybreak per aiutare i giocatori a prepararsi al secondo capitolo dell’Arco di Calvard, dove una scioccante serie di omicidi mette nuovamente in moto le ruote del destino.
Non più minacciati dall’organizzazione mafiosa Almata, gli abitanti di Calvard sono tornati alla loro vita tranquilla. Ma un giorno, una scioccante serie di omicidi che coinvolge una misteriosa bestia cremisi rimette in moto le ruote del destino. Diverse fazioni entrano in azione: sia quelle che si attengono alla legge per scoprire la verità, sia quelle che cercano di trarre vantaggio da qualsiasi nuovo sviluppo, per quanto sinistro.
Con il caos che si profila ancora una volta all’orizzonte, il guerrigliero Van Arkride riceve una visita inaspettata, che lo spinge a indagare. Chi c’è dietro gli omicidi e qual è il loro obiettivo? Le sabbie del tempo riuniscono volti vecchi e nuovi in questo emozionante secondo capitolo della saga Trails through Daybreak.
Oramai lo sappiamo, dietro la sigla “Gaming” che spesso accompagna i prodotti pensati per una particolare fascia di utenti, si nascondono in alcuni casi funzionalità intelligenti realmente utili, come il Superhuman Hearing di Turtle Beach che amplifica determinati suoni dello spettro sonoro per migliorare la percezione dei passi e dei movimenti degli avversari, e in altri casi invece semplici tricks estetici che non portano nulla in più al valore dell’headset, ma fanno solo lievitare i prezzi.
Nella nostra quest alla ricerca dell’headset perfetto per il gaming, vi abbiamo più volte segnalato la possibilità di prendere in prestito cuffie pensate per un pubblico totalmente diverso, e segnatamente quello audiofilo, con alcune caratteristiche che possono tornare a vantaggio proprio dei gamers. Ci riferiamo ad esempio alle cuffie open back, ed in particolare a queste HiFiman HE400SEche, grazie alla tecnologia dei driver magnetoplanari sono in grado di restituire un suono estremamente preciso, dettagliato e privo di distorsioni, con una qualità impossibile per ogni altro headset tradizionale nella stessa fascia di prezzo.
Il problema di questo tipo di headset è che, nella maggior parte dei casi, sono privi di microfono, un elemento assolutamente indispensabile per le sessioni multiplayer online ma invece del tutto inutile per gli audiofili interessati solo alla qualità audio.
Antlion Audio, con la sua serie ModMic, ha ridefinito il concetto di microfono per gaming, permettendo di trasformare qualsiasi paio di cuffie in un headset da gioco completo e di alta qualità. In questa recensione andremo ad analizzare nel dettaglio due dei prodotti più interessanti di questa famiglia: il ModMic Uni 2, evoluzione del classico modello con cavo, e il ModMic Wireless che eleva ulteriormente la flessibilità dei microfoni esterni.
ModMic Uni 2: L’Evoluzione della Specie
Il ModMic Uni 2 riprende la formula vincente del predecessore, un microfono che si aggancia magneticamente a qualsiasi paio di cuffie tramite una base adesiva, perfezionandola in quasi ogni aspetto.
Il nuovo microfono a condensatore elettrete offre un suono ancora più naturale e pulito, con una risposta in frequenza da 100 Hz a 10 kHz perfetta per catturare la voce. Il pattern polare unidirezionale a cardioide dovrebbe garantire una buona reiezione dei rumori ambientali, per comunicazioni cristalline anche nelle situazioni più caotiche, ma come vedremo questo aspetto non ci ha convinto pienamente.
Contenuto della Confezione
La confezione dell’Antlion ModMic Uni 2 include:
Microfono ModMic Uni 2 con interruttore per mute in linea
3 basi adesive (1 pre-installata sul microfono)
1 cavo da 2 metri
1 valigetta rigida per il trasporto
5 clip per cavi
1 filtro pop in schiuma
1 panno per la pulizia con alcool
1 adesivo aggiuntivo per la base
Design e Funzionalità
Il ModMic Uni 2 presenta un’asta flessibile con un microfono unidirezionale a cancellazione di rumore all’estremità. Il microfono si attacca magneticamente a un pad adesivo da fissare alle cuffie (vedi paragrafo successivo per l’installazione)
Il design versatile consente di posizionare facilmente il microfono sul lato sinistro o destro delle cuffie, puntandolo verso la bocca per una migliore captazione della voce. L’interruttore per silenziare rapidamente l’audio a portata di mano sul cavo è un’aggiunta molto comoda.
Installazione del ModMic Uni 2 sulle Cuffie
Per montare il ModMic Uni 2 sulle vostre cuffie, prima di tutto occorrerà pulire accuratamente con l’apposito panno la superficie su cui volete applicare la base adesiva. Una volta fatto, basterà rimuovere la pellicola protettiva dall’adesivo 3M e applicare una leggera pressione per circa 30 secondi per fissare la base sulla cuffia. A questo punto, potete attaccare magneticamente il microfono alla base e regolare la posizione dell’asta flessibile in modo che punti correttamente verso la vostra bocca, usando poi le clip in dotazione per fissare ordinatamente il cavo del microfono al cavo delle cuffie. Purtroppo abbiamo notato che mentre su superfici plastiche e lisce l’adesivo resta stabile, con le cuffie che abbiamo utilizzato ovvero le Hifiman 400SE, che hanno un padiglione con rete metallica a coprire il driver magneto planare, l’adesivo non riesce ad aderirie sufficientemente bene, e questo fa si che quando si rimuove il microfono un po’ troppo velocemente, il magnete tira via anche la base fissata con adesivo. Forse una base più larga o una base anch’essa magnetica, potrebbe rendere ancora più flessibile l’installazione su questo tipo di cuffie.
Qualità Audio
La qualità audio è il punto di forza dell’Antlion ModMic Uni 2. Il microfono aggiornato offre un suono naturale e chiaro che, come ascolterete nei file audio registrati che trovate qui sotto, si avvicina a quello di riferimento registrato con il nostro microfono professionale Rode Procaster. Pur essendo leggermente più duro rispetto al microfono da studio in parola, il Mod Mic Uni 2 risulta nettamente superiore alla maggior parte dei microfoni esterni che ci è capitato di provare, e anni luce rispetto alla gran parte di quelli integrati negli headset da gaming.
Essendo collegato tramite jack da 3.5mm, la qualità dipende anche dalla scheda audio a cui è connesso, per evitare ogni forma di alterazione dell’audio, abbiamo preferito collegare il microfono al dac integrato nella scheda madre, visto che quasi sicuramente l’utilizzo sarà questo per il 90% dell’utenza. Ovviamente utilizzando un dac o una scheda audio dedicata, il risultato potrebbe essere decisamente superiore.
Più problematico invece il discorso della reiezione del rumore di fondo ( o cancellazione passiva del rumore). Come potete vedere nella seconda registrazione, abbiamo registrato lo stesso file audio mentre digitavamo al PC utilizzando una tastiera clicky posizionata a circa 30 cm di distanza e questa è risultata decisamente molto presente nelle registrazioni.
Le prestazioni audio, quindi, sono di assoluto rilievo in relazione al prezzo di soli 60$. E considerando il vantaggio di poterlo abbinare alle proprie cuffie preferite, è un best buy per chi cerca il miglior compromesso tra qualità, praticità e prezzo.
ModMic Wireless: liberi dal cavo, senza compromessi
Con il ModMic Wireless, Antlion Audio alza l’asticella al massimo livello, offrendo un microfono modulare senza fili con una qualità audio semplicemente stellare.
Grazie al doppio microfono a elettrete intercambiabile, il ModMic Wireless può operare sia in modalità unidirezionale cardioide, sia in modalità omnidirezionale, coprendo un impressionante spettro di frequenze da 20Hz a 20kHz in omni e da 100Hz a 10kHz in uni. Il campionamento a 16 bit e 48kHz e la latenza di appena 34ms garantita dal protocollo aptX Low Latency si traducono in un suono incredibilmente dettagliato e reattivo, da veri professionisti.
Contenuto della confezione
Microfono ModMic Wireles
3 basi adesive (1 pre-installata sul microfono)
1 valigetta rigida per il trasporto
Cavo di ricarica
prolunga USB
5 clip per cavi
1 filtro pop in schiuma
1 panno per la pulizia con alcool
1 adesivo aggiuntivo per la base
Design
Il ModMic Wireless si compone di due parti: il microfono vero e proprio con il trasmettitore wireless integrato, e un piccolo ricevitore USB. Il microfono si attacca magneticamente a un pad adesivo da fissare alle cuffie. L’installazione può essere un po’ nervosa, visto che richiede di “deturpare” le proprie amate cuffie con l’adesivo, ma il sistema magnetico permette poi di staccare facilmente il microfono quando non serve.
Una volta fissata la base, l’accoppiamento wireless col ricevitore è rapido e indolore. Il microfono è ben costruito e posizionabile a piacimento grazie al braccio flessibile.
Installazione
Installazione e uso ricalcano l’impareggiabile praticità della versione cablata, con in più la libertà del wireless visto che la base della clip è identica sia per le UniMic 2 che per le ModMic Wireless. Tuttavia, proprio per questo motivo, abbiamo avuto gli stessi problemi di adesione segnalati sulla griglia delle nostre hifiman.
L’accoppiamento wireless col ricevitore, tuttavia, è rapido e indolore. Una volta inserito il ricevitore USB in una porta frontale del vostro pc, anche utilizzando l’apposita prolunga, il vostro microfono verrà immediatamente riconosciuto, poichè lo stesso arriva già abbinato di fabbrica. Qualora non dovesse esserlo, basterà tenere premuto per 5 secondi il pulsante sul microfono e una sola volta quelllo sul ricevitore per ottenere l’abbinamento.
Il microfono è compatibile con PC Windows, Mac, Linux e PlayStation 4 e 5. Manca purtroppo il supporto a Xbox, Switch e altri dispositivi mobili.
Qualità audio
Il ModMic Wireless come abbiamo già detto offre due modalità di registrazione: omnidirezionale e unidirezionale. Entrambe hanno una risposta in frequenza da 20Hz a 20kHz. La seconda consente di catturare in maniera preferenziale le fonti sonore arrivano dalla parte frontale del microfono, in questo modo provando a tagliare quelle indesiderate, come il rumore di una ventola, o quello della digitazione di una tastiera particolarmente rumorosa.
Le due modalità sono attivabili tramite un apposito switch posizionato nella parte anteriore del microfono: in basso ( o verso l’utilizzatore) per attivare la modalità podcaster omnidirezionale, in grado di catturare l’audio proveniente da voi e da chi vi sta intorno (molto utile ad esempio durante una live di gruppo e volete catturare l’audio anche degli altri presenti vi basterà staccare il microfono e posizionarlo al centro dello spazio) e in alto per quella unidirezionale. Peccato che l’indicazione sulla scocca ad indicare la modalità attivata non sia particolarmente chiara e almeno all’inizio dovrete far riferimento al manuale per individuare quella attivata.
La modalità unidirezionale è meno impressionante ma comunque nettamente superiore ai microfoni esterni o a quelli integrati negli headset da gaming. Il suono appare leggermente più inscatolato e questo anche per provare a tagliare i rumori di fondo. Alla prova dei fatti, però, la cancellazione offerta dalla modalità cardioide è davvero leggerissima, e come potrete notare dalle clip audio registrate, la nostra tastiera clicky usata per la prova è decisamente udibile.
ModMic Wireless: Modalità unidirezionale
Modalità unidirezionale con tastiera clicky in sottofondo
In modalità omnidirezionale invece la qualità è molto buona, sebbene ancora un po’ indietro rispetto a quella di Mod Mic Uni 2. La volce in questa modalità è estremamente naturale e cristallina, degna di microfoni dedicati ben più costosi. Come è facile intuire il rovescio della medaglia, come abbiamo visto anche con il Mod Mic Uni 2 è che il microfono cattura in maniera più evidente, in questa modalità, anche i rumori presenti nella stanza, come quelli di digitazione di una tastiera. In ogni caso, la abbiamo preferita alla modalità unidirezionale, visto anche le minime differenze per quanto riguarda la cancellazione dei rumori di fondo.
ModMic Wireless: modalità omnidirezionale
ModMic Wireless: modalità omnidirezionale con tastiera Clicky in sottofondo
Per quanto riguarda la latenza, questa è appena di 34ms grazie al codec aptX Low Latency. La batteria dura 12 ore e si può usare anche durante la ricarica. Purtroppo gli indicatori LED di stato sul microfono (Blu indica l’accessione e la connessione al ricevitore, giallo quando il microfono è in carica e Rosso quando il microfono è mutato), sono poco visibili mentre lo si indossa ma per fortuna Antlion ha pensato anche a questo, riportando sul connettore USB i tre led di stato per una immediata visibilità dello stato del microfono.
Specifiche Tecniche e confronto
Prima di dirigerci verso il commento finale, in questa tabella qui sotto riportiamo il confronto tra i due microfoni.
ModMic Uni 2
Mod Mic Wireless
Tipo di Microfono
A condensatore elettrete
Doppio elettrete: omnidirezionale e unidirezionale
Pattern Polare
Unidirezionale/Cardioide
Selezionabile: Omnidirezionale o Unidirezionale
Risposta in Frequenza
100 Hz – 10 kHz
Omni: 20Hz – 20kHz Uni: 20Hz – 20kHz
Sensibilità
-38 ± 3 dB
Non specificato
Impedenza
2.2 KΩ
Non applicabile (wireless)
Rapporto Segnale/Rumore
≥ 50 dB
Non specificato
Connettore
Jack TRS 3.5 mm placcato oro
USB tipo A (ricevitore wireless)
Lunghezza Cavo
2 m
(wireless)
Latenza
(cablato)
~34ms (aptX Low Latency)
Campionamento/Bitrate
Non specificato
16-bit / 48kHz
Raggio d’azione
(cablato)
10+ metri
Batteria
(cablato)
12+ ore, ricaricabile in uso
Compatibilità
Universale (jack 3.5mm)
Windows, Mac, Linux, PS4, PS5
Prezzo
69 euro
149 euro
I punti chiave evidenziati in questa tabella possono essere così riassunti.
Il ModMic Wireless offre due modalità (pattern polari) selezionabili, omnidirezionale e unidirezionale, mentre l’Uni 2 è solo unidirezionale. Il ModMic Wireless ha una risposta in frequenza più ampia in modalità omnidirezionale, coprendo anche le basse. D’altro canto, il ModMic Wireless si connette via USB con un ricevitore dedicato, mentre l’Uni 2 usa un classico jack audio da 3.5mm. Sebbene la versione Wireless, utilizzi la tecnologia aptX Low Latency per ottenere una bassissima latenza di circa 34ms, è innegabile che per avere una totale assenza di lag , la versione cablata sia da preferire.
Commento finale
Al prezzo di 60$, l’Antlion ModMic Uni 2 è una soluzione eccellente per chi vuole trasformare le proprie cuffie preferite in un headset completo per gaming, streaming o meeting online senza rinunciare praticamente a nulla. La qualità del microfono è eccellente, la costruzione robusta e gli accessori inclusi rendono l’installazione e la gestione dei cavi molto semplice. L’unico vero difetto è che aggiunge inevitabilmente un altro cavo alle cuffie, che potrebbe risultare fastidioso per alcuni.
Nel complesso, quindi, l’Antlion ModMic Uni 2 è altamente consigliato per la sua qualità audio e soprattutto per il rapporto qualità-prezzo. È un acquisto che non deluderà chi vuole il meglio dal proprio audio da gaming senza scendere a compromessi sulle cuffie.
Per gli appassionati che vogliono sfruttare al massimo le proprie cuffie preferite senza l’ingombro di fili aggiuntivi, invece, l’Antlion ModMic Wireless è la soluzione da preferire: semplicemente perchè è la migliore soluzione wireless sul mercato. Un prodotto che offre un perfetto bilanciamento tra flessibilità e qualità audio con l’ unico limite nella compatibilità. Se la vostra piattaforma di gioco è supportata, non c’è motivo di guardare altrove.
Quale che sia la vostra scelta, con i microfoni ModMic di Antlion Audio non potrete sbagliare. Trasformeranno le vostre cuffie preferite in un completo headset da gaming, senza scendere a compromessi sulla qualità.
Empire of the Ants, è la nuova sorprendete avventura RTS targata Microids che permette al giocatore di vivere in prima persona un viaggio coinvolgente. Comandando le proprie legioni di insetti, a suon di battaglie tattiche e strategiche (ponderando e modellando al meglio l’approccio scegliendo con cura la propria formazione: legioni iniziali, di supporto e super predatori), l’obiettivo è quello di difendere le proprie terre in un mondo tanto epico quanto microscopico.
Empire of the Ants può essere acquistato dal 7 novembre per PC (via Steam, GOG ed Epic GamesStore), PlayStation 5 e Xbox Series X|S.
Versione testata: PlayStation 5
Una lotta per la sopravvivenza
Empire of the Ants segue il viaggio di #103.683, una formica scelta per guidare la sua colonia in una lotta per la sopravvivenza. Sfollata dalla sua casa, la colonia deve ora ricostruire, prosperare e conquistare nuovi territori. La storia ruota attorno alla gestione delle risorse, alla formazione di alleanze con la fauna selvatica locale e all’impegno in battaglie tattiche per proteggere la colonia. Basato sul romanzo bestseller omonimo del 1991 di Bernard Werber, il gioco traduce le epiche lotte del mondo delle formiche in un’esperienza strategica immersiva, piena di esplorazione e decisioni che influenzano il destino della fragile colonia.
In termini di scrittura, solitamente, non è un obiettivo portante della maggior parte dei giochi RTS, che tendono a dare priorità al gameplay. Ma Empire of the Ants sorprende soprattutto in termini di cura dei dialoghi. Ci saremmo aspettati una totale ingerenza della formica regina nelle interazioni con il nostro protagonista e invece ci siamo ritrovati a “chiacchierare” con una formica a caso che ci ha raccontato come si è sentita durante un’inondazione, o con uno scarabeo che cercava di comunicare nonostante la nostra incapacità di comprenderlo.
Gloriose battaglie tra formiche e altri insetti
Passiamo subito a ciò che conta in un RTS: il gameplay. Sebbene di base si tratti di un RTS, Empire of the Ants presenta anche diversi elementi platform e adventure (che potevano essere curati maggiormente). La nostra formichina, è una veterana nella leadership e nel comando. Nello specifico, non solo è responsabile di operazioni militari ad alto tasso di rischio, ma anche di missioni diplomatiche e altri variegati compiti. Questo ruolo non rappresenta soltanto un’impostazione di stampo narrativo; il giocatore controlla #103.683 in una prospettiva in terza persona. Quindi, a differenza della maggior parte dei giochi RTS come StarCraft 2, è possibile esercitare un controllo preciso sulle proprie unità solo se si trovano entro un certo raggio (e senza dover memorizzare sequenze complicate di pulsanti da pigiare per eseguire un compito semplice). Selezionate le unità, puntante nella direzione in cui dovete dirigerle e con la semplice pressione di un pulsante porterete i vostri fratelli verso una gloriosa vittoria o una morte epica. È un sistema davvero facile da comprendere e che fa in modo che ci si concentri esclusivamente sul compito da svolgere e non sui comandi. È una facile introduzione al pensiero strategico e all’esecuzione per i nuovi arrivati e una ventata di aria fresca per i veterani del genere che giocano con un controller piuttosto che con mouse e tastiera. Allo stesso modo, qualsiasi gestione della base deve essere fatta nelle sue immediate vicinanze. A differenza di altri giochi RTS, in cui gli edifici dedicati alla produzione possono produrre in serie le unità (a patto di avere un quantitativo sufficiente di risorse), Empire of the Ants combina basi ed edifici di produzione, consentendo a ciascuna di supportare solo una legione di formiche alla volta. Ad esempio, se si hanno due nidi, è possibile controllare contemporaneamente fino a due legioni.
Si hanno a disposizione ben quattro tipi di unità generali: guerrieri, artiglieri, lavoratori e afidi, con unità speciali come i coleotteri che ricoprono ruoli specializzati e che richiedono più risorse. I primi tre si basano su una sorta di “formula” sasso-carta-forbici: i lavoratori battono gli artiglieri, gli artiglieri battono i guerrieri e i guerrieri battono i lavoratori. Le unità possono anche essere potenziate usando risorse e strutture tecnologiche creando – pertanto – ancora più forze con cui dominare. Con opzioni di potenziamento per creare unità veterane, classi di supporto o persino super-predatori (specie più grandi come scarabei rinoceronti o lumache), c’è una vasta gamma di opzioni strategiche tra cui scegliere mentre si attraversa il mondo di gioco, combattendo duramente per difendere ogni centimetro guadagnato. Altresì, il gioco offre una narrazione che segue il ritmo delle stagioni, influenzando gli attributi della fauna come velocità, resistenza, buff, ecc.
Le meccaniche RTS portano a scontri a dir poco epici con svariate formichine intente a cimentarsi nel combattimento. Ma arrivare a numeri “importanti” – in termini di unità – richiede tempo e pazienza. Infatti, ogni legione impiega qualche secondo per generarsi. Il sistema è piuttosto veloce ma bisogna considerare che per avere i numeri necessari (in termini di utilizzabilità), ci vogliono circa cinque minuti. Il timer può essere velocizzato ma per farlo bisogna spendere non poche risorse. Sebbene questa meccanica aggiunga una certa profondità alle partite 1 contro 1 tra giocatori, non fa altro che aumentare i tempi morti durante la modalità campagna. In quest’ultima, infatti, non c’è chissà quale grande varietà (i nemici hanno già le loro basi e unità impostate), non era quindi necessario che le unità impiegassero diversi secondi per generarsi.
Oltre all’esperienza per giocatore singolo (che dura circa venti ore), sono disponibili un paio di modalità multigiocatore per mettere alla prova il pensiero strategico degli altri giocatori, tra cui una battaglia uno contro uno e una modalità tutti contro tutti a tre giocatori. La modalità multiplayer è compatibile con tutte le piattaforme e consente ai giocatori di tutte le console di giocare insieme. Forse proprio in queste modalità si avverte la mancanza di una visuale a volo d’uccello in quanto il giocatore deve esplorare l’ambiente in anticipo mentre al contempo gestisce le risorse principali e tornare regolarmente ai nidi per acquistare potenziamenti.
Grafica e tecnica
Giocare nell’esoscheletro di una formica porta a guardare il modo sotto una prospettiva differente. Una prospettiva che fa sembrare anche le foglie a dir poco gigantesche. Il lato positivo di una prospettiva del genere è che permette di vedere elementi del mondo di gioco – che in altri titoli sarebbero soltanto di contorno – in un dettaglio impressionante e a dir poco mozzafiato. La grafica di Empire of the Ants è incredibilmente curata e gli sviluppatori di Tower Fivehanno chiaramente fatto attenzione a far sembrare il mondo tanto vivo, con api, mosche, ragni, libellule, lumache e altri insetti striscianti, viscidi e ronzanti, riprodotti alla perfezione, quanto realistico, sfruttando sapientemente l’Unreal Engine 5. Anche gli scenari sorprendono in termini di realizzazione e meticolosità. È vi garantiamo che è fin troppo facile dimenticare i compiti da svolgere e limitarsi a guardare il paesaggio che ci circonda. Si tratta naturalmente di ambientazioni superdimensionate che vi faranno sentire come se si stesse vivendo tra giganti, lottando per sopravvivere solo con l’arguzia e i numeri. Lato sound design, invece, l’audio aiuta ad aumentare l’immersione, con i suoni ambientali finemente distinti. La colonna sonora orchestrale è soltanto la ciliegina sulla torna; un vero e proprio spettacolo di magniloquenza per i timpani mentre gli eserciti si scontrano testa a testa. Le melodie vanno e vengono, riflettendo accuratamente il momento, crescendo mentre i combattenti incalzano e lenendo delicatamente nella cupa retrospettiva quando la battaglia sta volgendo al termine. Aggiungeteci il suono degli uccelli che cinguettano, le foglie che frusciano dolcemente nella brezza e il ronzio delle vespe che passano sopra la nostra testa, e sarete completamente immersi nello splendore della natura.
Commento finale
Empire of the Ants non è soltanto un RTS ma una vera e propria celebrazione della natura. La presentazione, la grafica e la musica emotiva sono a dir poco stupende, così come il gameplay (seppur semplificato per poter essere gestito al meglio tramite DualSense) che diverte, anche se mancante di quella profondità che caratterizza altri esponenti del genere. Senza considerare che è davvero interessante comprendere (vivendo in prima persona) la prospettiva di creaturine così piccole che fanno di tutto per sopravvivere. È uno splendido esempio – in salsa videoludica – di quanto troppo spesso diamo per scontato quello che c’è al di fuori delle nostre case e di come ognuno di noi dovrebbe prendersi un momento per apprezzare le piccole cose. Al prezzo di 39,99€, è un esperienza che decisamente ci sentiamo di consigliarvi!
Delle decine di gloriosi e storici JRPG anni ’90 firmati Squaresoft, forse Romancing SaGa 2 era quello che ci aspettavamo meno di veder tornare sugli scaffali. Una curiosa coincidenza condivisa da un altro imprevedibile remake dal nome ironicamente simile, quel Romance of the Three Kingdoms 8 del quale vi abbiamo parlato pochi giorni fa. Una sorpresa ancora più significativa se si pensa che il titolo è arrivato solo pochi anni fa in una versione remastered sviluppata da ArtePiazza per mobile, PC ed home console.
Perché la Square Enix odierna ha deciso di dare una nuova rilettura proprio ad un titolo poco risonante come Romancing SaGa 2? Magari per tentare il rilancio di una serie mai così fortunata in territorio occidentale (ancora ricordiamo l’atroce tonfo di Unlimited Saga). Forse per proseguire nella politica di progetti remake dedicati a classici del passato (come nel caso dell’eccellente Star Ocean: The Second Story R). O magari per dare l’opportunità, soprattutto ai giocatori moderni, di apprezzare le caratteristiche uniche e le idee avveniristiche che nel 1993 resero SaGa 2 un prodotto irripetibile.
Romancing SaGa 2: Revenge of the Seven è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Dinastia di guerrieri
Tanto tempo fa, in un’epoca remota, sette impavid eroi hanno combattuto il male per salvare l’umanità dalla minaccia spaventosa delle Termiti. I leggendari combattenti, passati alla storia come Seven Heroes, sparirono tuttavia misteriosamente, banditi nell’oblio di una dimensione sconosciuta a causa del timore verso il loro grande potere. Secoli più tardi, gli eroi riappaiono ma drammaticamente corrotti: il lungo esilio li ha trasformati in sette piaghe, che bramano vendetta nei confronti di chi avevano giurato di proteggere. Il glorioso ed eroico impero di Avalon dovrà opporsi alle minacce demoniache dei Sette, nel tentativo di rendere il mondo un posto nuovamente sicuro.
La particolarità assoluta di Romancing SaGa 2 e del suo remake è proprio nella sua figura protagonista. Non un singolo personaggio né un canonico manipolo di eroi. Bensì una vera e propria dinastia di imperatori, con passaggi di mano da una generazione all’altra: antenati e discendenti, tutti uniti nell’obiettivo comune di preservare l’impero e sconfiggere ciascuno dei Sette, uno alla volta.
Il vostro party sarà sempre temporaneo, in attesa del prossimo time skip.
Questa è probabilmente la caratteristica regina che rende Romancing SaGa 2 così incredibilmente affascinante ed al contempo atipico. Se la sceneggiatura è godibile e l’intreccio svolge bene il compito di coinvolgere e divertire, dall’altro lato il focus incentrato su una lunga dinastia (all’interno della quale potrete decidere chi, di volta in volta, eleggere nuovo sovrano/a) mette in secondo piano la caratterizzazione dei personaggi. Tolto il capitolo introduttivo, infatti, la libertà sarà nelle mani del giocatore e, per diretta conseguenza, anche i personaggi che vi troverete a controllare.
L’assenza di un grande cast memorabile potrebbe allarmare gran parte del pubblico e non nascondiamo che per molti appassionati questa circostanza potrebbe essere un deal breaker. Tuttavia, Revenge of the Seven riesce a trasformare ogni sua teorica debolezza in rilevanti punti di forza.
Un imperatore corsaro? Perchè no?
Una poltrona per… uno, nessuno, centomila?
Il livello di libertà concesso nel remake di Romancing SaGa 2 fa percepire, oggi più che mai, quanto fosse innovativo e sperimentale il titolo originario del 1993.
Superato il citato capitolo introduttivo, tutto sarà nelle mani del nuovo imperatore (o imperatrice). La progressione diventa completamente non lineare e potrete decidere in che direzione andare. Non solo dovrete occuparvi del vostro impero, curandone espansione e sviluppo, circostanze indispensabili per trasmettere alla discendenza un benessere maggiore e migliori chances contro le forze nemiche. Ma anche e soprattutto decidere come opporsi ai Sette, decidendo in quale ordine affrontarli e come farlo. Si tratta di una discrezionalità che avvicina il titolo più alle caratteristiche di uno strategico rispetto a quelle di un classico JRPG. Ed è sorprendente vedere quanto il sistema possa essere profondo, anche a distanza di oltre trent’anni.
Ogni Imperatore dovrà fare scelte ma l’obiettivo finale sarà sempre lo stesso.
Il sistema ereditario si lega a doppio filo ad ogni elemento del gameplay. Le abilità apprese da un regnante si trasmettono infatti ai suoi discendenti, garantendo il senso di avanzamento ed intrecciandolo con la scelta delle classi presenti. Proprio quest’ultimo è un elemento fondante dell’esperienza di SaGa 2, che vanta un robusto job system basato sulla ibridazione tra abilità e caratteristiche specifiche di ciascuna classe. Con un ulteriore twist rispetto ai tradizionali RPG: non esistono i punti esperienza. I personaggi progrediscono e migliorano in circostanze specifiche, lottando contro determinati avversari all’interno di un sistema di combattimento a turni, utilizzando con frequenza talune armi e capacità.
Si tratta di una delle peculiarità più note di SaGa, che spesso viene vista con sospetto al pari della questione narrativa. Piaccia o no, si tratta di un elemento di assoluta personalità della serie e non possiamo che ammirarlo anche nel 2024. Il tutto viene ulteriormente apprezzato grazie a tanti piccoli miglioramenti alla quality of life che rendono il funzionamento di alcune meccaniche meno fumoso rispetto al passato, nonché alcune intelligenti aggiunte. Si tratta, ad esempio, dell’introduzione della timeline durante le lotte. A seconda delle azioni del party, è possibile avere un riscontro sulla proiezione dei turni futuri in modo da poter pianificare al meglio le proprie azioni anche alla luce della formazione scelta per scendere in campo. Un’idea vista in molti JRPG, sia chiaro, ma sapientemente introdotta in Revenge of the Seven. La sperimentazione diventa una necessità non solo nei combattimenti, ma anche nella gestione delle quest, spesso legate a condizioni determinate e tempistiche esatte.
Tutti i sistemi di SaGa 2 non interconnessi.
Uniti stiamo in piedi, divisi cadiamo
Dove il remake compie un ulteriore, rilevante, passo avanti è nella rielaborazione del comparto visivo. Chiariamoci, tuttavia. Tecnicamente il titolo non fa gridare al miracolo e potrebbe essere considerato non all’altezza delle soluzioni adottate in altri lavori simili firmati Square Enix. Se questo è un dato poco discutibile, dall’altro lato bisogna contestualizzare il rifacimento di Romancing SaGa 2.
Si tratta infatti di una totale rielaborazione in 3D che ha permesso agli sviluppatori altresì di espandere ambientazioni e dimensioni di ogni location. Ciascun villaggio è adesso visibilmente più dettagliato rispetto al passato, con molti più punti di interesse ed NPC coi quali parlare. Persino i dungeon ne hanno beneficiato esponenzialmente, con l’introduzione di nuove opzioni di traversal che strizzano l’occhio ad alcuni concept da metroidvania. Senza poi dimenticare il lavoro svolto sui nemici e sui personaggi giocabili, che appaiono non solo rispettosi dei concept originali di Tomomi Kobayashi, ma altresì in linea con il gusto contemporaneo. Insomma, un lavoro forse tecnicamente non al passo coi tempi, ma parimenti assolutamente encomiabile per passione e risultato d’insieme.
Preso analiticamente, il comparto tecnico è solo buono… ma nell’insieme il lavoro svolto è rilevante.
Anche il comparto audio è stato oggetto di molte attenzioni. Oltre a tutta una nuova serie di campionature, è stato infatti introdotto un doppiaggio completo nonché un totale riarrangiamento della soundtrack. Kenji Oto ha infatti reinterpretato orchestralmente i brani originali, per un risultato finale assolutamente da applausi. Senza poi dimenticare una chicca: sono presenti anche le tracce originali. All’interno del menù vi è la specifica opzione per cambiare in qualsiasi momento la propria preferenza musicale. Davvero un bell’omaggio per i fan del titolo originale.
Dove siamo rimasti spiazzati, invece, è nell’assenza della localizzazione in italiano. Una scelta che, sinceramente, non riusciamo a comprendere. Non tanto per la circostanza in sé e per sé, quanto alla luce del fatto che Romancing SaGa: Minstrel Song Remastered International conterrà invece la nostra lingua. Si tratta di una riedizione della rimasterizzazione del 2022 riguardante il primo Romacing SaGa del 1992, in arrivo ad inizio 2025. Ci sfugge sinceramente il motivo per cui riservare tale trattamento per il titolo in arrivo mentre ignorare l’impegno indubbiamente più complesso di Revenge of the Seven, che avrebbe beneficiato di un supporto migliore.
L’assenza dell’italiano è un pò una delusione.
Commento finale
Revenge of the Seven è l’inatteso remake che permette al pubblico contemporaneo di godere di uno dei JPRG più particolari ed avveniristici del suo tempo. Romancing SaGa 2 torna in questa nuova veste in forma smagliante, merito di un’operazione che migliora e chiarisce le meccaniche più raffinate e complesse del titolo originario. Le sue particorità lo rendono imperdibile per i fan del genere, che non potranno non apprezzarne l’audacia. Attenzione però: chi cerca un’esperienza tradizionale (ludicamente e narrativamente) potrebbe trovarsi davanti un titolo complesso da decifrare ed apprezzare.
Dopo essersi costruita una reputazione di primo livello in patria grazie a The Legend of Sword and Fairy e Xuan-Yuan Sword, con The Bridge Curse 2: The Extrication la strada dell’horror viene ripercorsa dalla taiwanese Softstar Entertainment. Una software house che negli anni è divenuta un vero e proprio punto di riferimento per il gaming della Grande Cina, con una vasta e significativa produzione che affonda le proprie radici nella secolare storia orientale.
Rimanendo fedele alle fonti di ispirazioni, il primo capitolo della serie, Road to Salvation, aveva lasciato un buon ricordo ai fan del genere proponendo un horror dall’atmosfera orientale pur con alcuni spigoli di troppo. A distanza di due anni, The Extrication ci riprova raccontando una storia di fantasmi e spiriti vendicativi nel contesto di un’università taiwnaese al centro di sinistri racconti di folklore.
The Bridge Curse 2: The Extrication è disponibile dal 24 Ottobre per PlayStation 5, PlayStation 4, Nintendo Switch, Xbox Series X|S ed Xbox One. Il titolo era già arrivato lo scorso 9 Maggio su PC (via Steam).
Versione testata: PlayStation 5
Luci, motore… terrore!
Taiwan, università Wen Hua. Molte sono le storie che circondano questo luogo tra racconti di fantasmi, tetri aneddoti ed un tragico fatto di cronaca degli anni ’60. Nel corso di una notte tuttavia, le vicende di alcuni studenti si intrecceranno con quelle di una coraggiosa giornalista. La reporter Sue Lian si introduce all’interno dell’accademia per indagare sulla sorte di una studentessa scomparsa qualche anno prima, della quale è rimasto solo un’inquietante video divenuto virale online. Tre membri del cineclub del campus decidono di approfondire ed approfittare del diffuso interesse social verso il posto, realizzando una pellicola amatoriale sul caso di omicidio della figlia del preside dell’istituto, avvenuta decenni prima. Tuttavia, qualcosa di oscuro inizia a riemergere, mentre il confine tra finzione e realtà si fa sempre più sottile.
Dopo l’adattamento proposto da The Bridge Curse riguardo gli eventi dell’omonima pellicola di Lester Hsi, The Extrication vuole raccontare un nuovo orrore ricorrendo nuovamente alla suggestione di una ambientazione accademica. Lo fa raccontando una storia coinvolgente e ben scritta, che affonda le proprie radici in una solida tradizione folkloristica asiatica (impossibile non notare molte somiglianze con il sudcoreano White Day: A Labyrinth Named School del quale trovate qui la nostra recensione).
La tensione è sempre palpabile.
I passi avanti compiuti dal team di sviluppo sono significativi, non solo per via della solida sceneggiatura (a nostro avviso molto superiore sia alla pellicola citata, ma anche rispetto allo scadente “seguito” The Bridge Curse: The Ritual, che non condivide praticamente nulla con The Extrication). Il comparto tecnico appare molto più solido e concreto, grazie ad una rinnovata attenzione alla gestione dell’illuminazione. Anche le texture sono di buona qualità, mentre le animazioni, seppur ancora non perfette, appaiono significativamente più fluide e naturali rispetto a Road to Salvation.
Maggiormente curato è inoltre il comparto audio, che svolge un ruolo fondamentale ai fini del gameplay. Giocare con un paio di buone cuffie non solo garantisce un’ottima immersione, ma permette altresì di apprezzare il campionamento dell’effettistica nonché di assaporare gli attimi di maggior tensione. Da encomio il doppiaggio in cinese, a tratti sopra le righe (come da tradizione orientale) ma impeccabile nel fornire il giusto contesto. Viceversa sconsigliamo le voci inglesi, anche a causa di fastidiosi problemini di lip sync. Se proprio vogliamo fare i puntigliosi, il mixing audio a volte protende verso le musiche a scapito dei rumori ambientali, ma si può sempre ovviare con un settaggio personalizzato.
Alcuni scorci sono pregevoli e di grande atmosfera.
Lanterne e fantasmi
The Extrication pone i giocatori nei panni di cinque personaggi diversi per altrettanti capitoli, ciascuno impegnato con un retroscena dell’incubo comune della Wen Hua.
A prescindere dal personaggio in uso, il canovaccio resta molto simile. L’attenzione è infatti posta sull’esplorazione di ambienti sorprendentemente dettagliati e ricchi di punti di interesse, per far luce sul tragico passato dell’università. Solo collegando i tasselli del mosaico si potrà avere una visione d’insieme e tentare di scoprire la verità. Ad illuminare la via (in tutti i sensi) ci sarà in particolare un oggetto speciale, la Anima Lantern. Uno strumento mistico capace, oltre di dissipare le ombre, anche di rivelare segreti, di aiutare nella risoluzione di enigmi e di offrire una temporanea protezione dagli spiriti ostili.
Pur non essendo tantissimi, gli spettri sono raggelanti.
Proprio questi ultimi elementi costituiscono centri focali dell’esperienza ludica.
Da un lato, gli enigmi si riconfermano di buon livello, dopo quanto visto in Road to Salvation. Sia laddove richiedano l’uso della lanterna, sia invece qualora sia necessario l’uso dell’ingegno, l’esperienza è davvero piacevole e mai banale. Sebbene non vogliano “reinventare la ruota”, i puzzle sono sempre divertenti e stuzzicanti senza scadere in meri esercizi meccanici e senza apparire ingiustificatamente elaborati.
Dall’altro lato ci sono le spettrali presenze nemiche. In linea generale ciascun personaggio dovrà vedersela con un fantasma, manifestazione di una delle tetre vicende dell’università. Similmente ad una specifica categoria di survival horror, anche in The Extrication non è possibile adottare un approccio offensivo nei confronti dei pericoli. Quello che potrete fare è unicamente guadagnare tempo (grazie alla Anima Lantern) oppure darvi alla fuga e nascondervi.
Consiglio: interagite con tutto per non perdervi alcuni risvolti narrativi.
Un passo avanti
The Bridge Curse 2: The Extrication è un horror estremamente valido ed interessante, capace di migliorare le intuizioni del predecessore e che lascia uno spiraglio di ottimismo per il futuro della serie. Un avvenire per il quale tuttavia sentiamo di fare alcune osservazioni.
Il titolo Softstar Entertainment non ha pretese di voler rivoluzionare il genere, né di imporsi per particolari meriti ludici. Il suo obiettivo, quello di raccontare una raggelante storia di fantasmi, è pienamente centrato con ampi meriti. Tuttavia non possiamo non constatare che il gameplay tende ad essere fin troppo limitato soprattutto in taluni frangenti. Ci riferiamo soprattutto alla gestione delle minacce soprannaturali. Se alcuni capitoli sono di grande immpatto per design ed equilibrio generale (su tutti, quello dedicato alla ballerina), in molte altre situazioni The Extrication scivola nella natura trial & error delle sezioni di fuga. In questo ambito, abbiamo assistito a soluzioni molto più avvincenti in titoli come Amnesia The Bunker. Ma anche ad idee intriganti come quelle messe sul piatto da A Quiet Place: The Road Ahead. Insomma, c’è spazio e modo per migliorarsi.
Alcuni enigmi son classici ma nell’insieme intriganti.
Viceversa abbiamo accolto con favore la ridotta presenza di presenza maligne nel titolo. Nonostante di base ce ne sia una per personaggio, le anime tormentate sono ottimamente caratterizzate con il giusto pathos ed un ottimo background narrativo. Anche gli attimi dedicati alle fughe contribuiscono a mantenere alta la tensione e l’angoscia, nonostante il ritmo generale non sia sempre calibrato benissimo.
L’evoluzione rispetto a Road to Salvation è dunque evidente sotto molteplici punti di vista e di questo ne siamo molto soddisfatti. The Extrication avrebbe probabilmente meritato un pizzico di fiducia in più in sede di sviluppo per ovviare alle sbavature e, magari, estendere di qualche ora l’esperienza. The Bridge Curse 2 infatti arriva ai titoli di coda dopo circa cinque ore. Una longevità che andrebbe pure bene vista la natura del progetto, ma che non è aiutata dal numero esiguo di collezionabili o dall’assenza di scelte multiple, pretesti più che validi che favorirebbero la rigiocabilità. Anche il climax finale soffre un pò della fretta di “tirare le somme”, vista la necessità di chiudere le storyline aperte.
Commento finale
The Bridge Curse 2: The Extrication è un horror ben strutturato, che fa tesoro degli insegnamenti del suo predecessore per offrire un’esperienza concisa ma intensa. Pur non brillando per particolari soluzioni ludiche complice un gameplay sostanzialmente basilare, la notte di terrore all’interno della misteriosa università taiwanese Wen Hua è tuttavia graziata da una trama ben concepita. Un’esperienza coinvolgente ed ansiogena che conferma il potenziale di questa serie.
Squirrel With a Gun è un concentrato di pura follia. Una dichiarazione verso la quale non abbiamo timore di smentita. E non potrebbe essere diversamente, vista la folle premessa alla base del titolo sviluppato da Dee Dee Creations. Mettersi nei panni di un dolce scoiattolo intento a seminare il panico in una tranquilla periferia a colpi di anarchia ed armi da fuoco. Si, proprio così.
Ve lo abbiamo già raccontato in occasione della recensione del buon Riccardo al momento del lancio per PC. Ma permetteteci di ripeterlo: Squirrel With a Gun è uno dei titoli più assurdi a cui abbiamo mai giocato. Non vi abbiamo convinto nel nostro parere di pochi mesi fa? Restate con noi e continuate a leggere.
Il titolo è disponibile dal 15 Ottobre per PlayStation 5 ed Xbox Series, nonché dallo scorso 29 Agosto per PC (via Steam).
Versione testata: PlayStation 5
Squirrel’s Bad Fur Day
Il preambolo narrativo di Squirrel With a Gun è estremamente basilare.
Un bel giorno uno scoiattolo si ritrova dentro un laboratorio di massima segretezza. Qui verrà attirato da una tecnlogia top secret a forma di… ghianda. Inizierà un’avventura contro spietati uomini in nero che vorranno fermare la fuga della creaturina, che metterà nel proprio mirino un pacato quartiere di provincia. E non è un gioco di parole: il roditore potrà contare su una vasta gamma di armi da fuoco per far passare una brutta giornata a tutti coloro si opporranno alla sua ricerca di preziose ghiande.
Con le buone o con le cattive?
Tutto qui, questa è la premessa del titolo Dee Dee Creations. Un delirio che rimanda alle folli dinamiche viste in prodotti come Goat Simulator, del quale condivide lo spirito goliardico pur orientandosi verso un’esperienza meno sandbox e più platform.
Una similitudine, quella con la serie Coffee Stain Studios, che si estende anche alla natura basilare del comparto tecnico. Ovviamente non ci si deve aspettare da un piccolo prodotto indie chissà cosa. Il colpo d’occhio in alcuni frangenti è invero piacevole, ma è altresì evidente che persiste una ripetitività nei modelli poligonali, oltre che una gestione un pò approssimativa della fisica (soprattutto quella dei corpi). Su PlayStation 5 l’esperienza ludica è pressoccé la stessa di quella PC, grazie ad una trasposizione generalmente stabile. L’unico appunto è un adattamento non proprio felice dei salti dai pali, che richiedono una combinazione di tasti non molto intuitiva.
Super Squirrel Odyssey
Da un punto di vista prettamente ludico, Squirrel With a Gun mescola fasi platform e shooting, arrivando a trovare un interessante punto di incontro.
Lo scoiattolo può maneggiare diverse armi da fuoco ed affrontare in semplici sparatorie gli uomini in nero. Il risultato quasi sempre sfocia nella risata, grazie ad una IA particolarmente incline a fare da bersaglio ed una divertente gestione del rinculo. Il tutto è piacevolmente ponderato e ben misurato. C’è persino la possibilità di stordire gli avversari e finirli con una coreografica esecuzione, così come un accenno di stealth. A ben vedere, l’unica attenzione è quella da porsi nella gestione delle munizioni, vincolate al transito sopra specifici spot. Occhio a non restare a secco sul più bello, insomma.
La Li Lu Le Lo.
Tuttavia, le armi forniscono un interessante varietà alle fasi platforming, vero cuore della produzione. Le aree dedicate, più stratificate e complesse, mettono alla prova le abilità dello scoiattolo, compresa la capacità di arrampicarsi lungo pali e strutture verticali. Nei salti, tuttavia, le armi attribuiscono proprietà particolari. La pistola vi permetterà di prolungare il tempo in aria ad ogni singolo colpo, ad esempio. Mentre un’uzi vi permetterà di elevarvi ad altezze maggiori o planare nel vuoto, a patto di dosare con attenzione le munizioni in rapido esaurimento. Per non parlare di armi più vivaci, per le quali vi lasciamo il gusto di scorprirne le conseguenze.
Squirrel With a Gun assume dunque i connotati di una sorta di collect-a-thon, una caccia all’ultima ghianda ed alle piccole interazioni che possono nascondere un segreto, un collezionabile o una personalizzazione estetica. Maggiori saranno le vostre scoperte, più numerose le aree che sbloccherete e più intriganti i potenziamenti che otterrete.
Lo scoiattolo è stranamente pratico con le armi da fuoco.
Grand Theft Squirrel
Sebbene il titolo ci sia piaciuto molto nella sua irriverenza, non possiamo sorvolare nel sottolineare le medesime problematiche già incontrate al tempo della release PC.
Se dell’aspetto tecnico abbiamo già parlato, dobbiamo osservare che il fantasma della monotonia aleggia anche nell’adattamento per console. Dopo le prime ore di esaltazione caotica, il canovaccio delle situazioni inizia a ripetersi finendo col sapere di già visto. La varietà insomma non è poi così marcata ed è un peccato visto che Goat Simulator ci ha insegnato che è esattamente l’equilibrio tra follia e varietà a rendere un’esperienza gloriosamente e deliziosamente trash.
Squirrel With a Gun non è dunque un titolo perfetto. Nella maniera più assoluta. Ma il punto è proprio questo: non lo vuole assolutamente essere. Ciò che si prefige è essere una produzione scanzonata, ironica e sopra le righe. Poco importa che il gameplay, seppur interessante, sia acerbo sotto alcuni punti di vista. Ancor meno importante è che il comparto grafico alterni cose buone ad altre insufficienti. Il suo unico obiettivo è voler divertire e, credeteci, ci riesce senza problemi.
Il nostro consiglio spassionato è di approcciarsi al titolo pubblicato da Maximum Entertainment con queste esatte premesse. In questo modo, potreste trascorrere una manciata di ore di puro svago, sghignazzando con uno scoiattolo che spara con un bazooka dal tetto di una casa di periferia. Non sempre è necessario valutare un titolo attraverso le lenti di una severità eccessiva. A volte, viceversa, crediamo si debba semplciemente accogliere la follia e farsi quattro sane risate.
Arrampicarsi sugli agenti è diveretente all’inizio, poi un pò noioso.
Commento finale
Squirrel With a Gun conferma, anche su console, tutte le sue qualità di titolo intrinsecamente folle e platealmente divertente. Lo fa senza nascondersi dietro ad un dito, senza voler occultare la natura modesta della propria produzione, abbracciando tutti i suoi limiti oggettivi per scherzarci su. Il risultato finale è un titolo onesto che riesce a realizzare le aspirazioni di Dee Dee Creations: metterci nei panni di uno scoiattolo fuori controllo. Non siate persone tristi: almeno per una volta, chiudere un occhio su quello che il titolo non vuole essere ed abbracciate la sua meravigliosa pazzia.
Quella di Ys è una delle serie di JRPG più longeva di sempre. Già nel 1987, infatti, Adol Christian viveva la sua prima avventura. Nel corso degli anni la serie si è ovviamente evoluta seguendo le “mode” del mercato. Senza però mai perdere lo spirito di avventura e libertà dei primi titoli. Ys X: Nordics è il culmine di questa filosofia.
Ponendosi al centro tra quelle atmosfere di avventura e scoperta così anni 90 ed un ammodernamento che passa principalmente per un maggiore focus sull’azione, il nuovo titolo di Falcom è il trait d’union perfetto tra vecchio e nuovo. Una stupenda rievocazione per i nostalgici e al tempo stesso un solido punto di ingresso per le nuove leve. Volete saperne di più? Non vi resta che continuare la lettura.
Ys X: Nordics è disponibile dal 25 ottobre 2024 su PlayStation 4, PlayStation 5, Nintendo Switch e PC.
Versione testata: PlayStation 5
Due eroi, una storia
Ys X: Nordics si colloca temporalmente dopo il secondo capitolo della serie. Tuttavia la vostra eventuale mancanza di conoscenza pregressa vi farà perdere solo alcuni riferimenti alle avventure passate e future di Adol (protagonista di tutti gli Ys). Il titolo è godibilissimo e comprensibilissimo anche nella veste di avventura stand alone.
Oltre che i panni di Adol, in questo nuovo capitolo impersoneremo Karja, co-protagonista riuscitissima. Uniti da un legame di natura soprannaturale apparentemente inscindibile, i due giovani si ritroveranno costretti a collaborare per cercare di salvare il Golfo di Obelia e i suoi abitanti dalla minaccia dei Griegr.
Il senso di avventura, di scoperta e di mistero, tipico delle produzioni videoludiche nipponiche di fine anni 80 e primi anni 90, è il cuore pulsante del comparto narrativo di Ys X: Nordics. Per questo, le vicende hanno un retrogusto tanto nostalgico quanto avvincente. I topoi del genere sono tutti presenti, ma non per questo l’avventura risulta scontata. Ancora più riuscita la caratterizzazione dei comprimari, in primis Karja. La ragazza è il “complementare” ideale. Con i suoi spigoli ruvidi fa da contraltare perfetto ad Adol ed il suo carattere.
I richiami a quel sense of wonder di cui sopra ed il legame magico che si crea tra i due protagonisti, tasselli fondamentali per la narrativa, sono anche il perno ludico della produzione.
Adol X Karja
In Ys X: Nordics, come già detto, controlleremo Adol e Karja. Oltre al classico switch che ci permetterà di scegliere il personaggio, demandando l’utilizzo dell’altro ad un’IA molto riuscita, potremo controllare i due protagonisti insieme. Questa è la prima importante novità del nuovo Ys. Niente più party, due protagonisti, controllabili anche in simultanea. Ma come?
Premendo un tasto potremo passare alla modalità Duo. I protagonisti attaccheranno insieme in maniera coordinata, offrendoci un nuovo ventaglio di soluzioni offensive e difensive più performanti rispetto alla modalità Solo. A primo acchito, ed alla difficoltà Normale, vi sembrerà che utilizzare la modalità Solo sia alquanto inutile, in quanto molte meccaniche sono le stesse, ma più forti nell’altra modalità. Ad esempio il parry in Solo non è efficace contro tutto, mentre in Duo sì.
Tuttavia, approfondendo il sistema, capirete che l’utilizzo strategico e sinergico dei protagonisti lascerà spazio a tantissime chicche. Per fare qualche esempio, l’utilizzo ripetuto della stessa abilità comporterà l’interruzione della combo, meno accumulo di barra Revenge, quindi meno danni e al tempo stesso un maggior utilizzo di punti “mana”.
Ne deriva un sistema di combattimento che, se non vorrete approfondirlo, saprà comunque regalarvi un buonissimo feedback di risposta grazie all’incessante flow dell’azione. Altresì, se vorrete un minimo dedicarvici (magari giocando a Difficile, difficoltà che consigliamo), potrete cavarne tante sottigliezze. Che ovviamentenon faranno altro che aumentare il piacere e la dopamina restituitavi.
Il sistema di combattimento di Ys X: Nordics ha un doppio layer di profondità
Ovviamente il gioco non è un action puro. È presente un’ottima componente ruolistica che si manifesta in una progressione della build basato su un sistema simile – ma più snello – alla sferografia di Final Fantasy X. Man mano che progrediremo, potremo potenziare le abilità di Adol e Karja, scegliendo specializzazioni che enfatizzeranno le strategie impiegate. La personalizzazione dei personaggi permette poi di sviluppare le loro statistiche, migliorare le abilità e sbloccare nuove tecniche, rendendo ogni combattimento un’opportunità per affinare quelle strategie.
Inoltre, il sistema di equipaggiamento offre diverse opzioni per ottimizzare le capacità di entrambi i protagonisti. Potremo così sperimentare diverse combinazioni e trovare quella che funziona meglio per affrontare le sfide del gioco. Questa fusione di azione intensa e meccaniche RPG arricchisce l’esperienza, rendendo ogni sessione di gioco dannatamente coinvolgente.
Noi siamo i re dei sette mari
L’esplorazione è l’altro importante elemento ludico. Da plot, sin da subito potremo navigare i mari a bordo della nostra Sandras. Le vibes da One Piecemisto a The Legend of Zelda: Wind Waker riescono a restituire una piacevole sensazione, nonostante qualche criticità legata principalmente ad una eccessiva lentezza iniziale di questa componente ludica. Le battaglie in mare, almeno inizialmente, sono parecchio ridondanti, tuttavia il contorno cucito su questa aspetto ludico (gestione della nave, approfondimento dei compagni, esplorazioni secondarie verso isolotti sperduti) riescono a mitigare la noia che potrebbe sopraggiungere.
Sulla terraferma, l’esplorazione rientra in canoni più classici. Seppure le mappe siano abbastanza elementari, sono pieni di percorsi alternativi, ricchi di oggetti e segreti. E molto spesso le zone extra sono raggiungibili solo dopo aver sbloccato un determinato potere, regalando un minimo di contaminazione da metroidvania che è sempre ben accetta.
Le sezioni in nave riescono ad offrire diversi ottimi spunti, pur con la loro intrinseca “lentezza”
L’utilizzo di tali abilità rende anche la progressione dei dungeon sempre stimolante. Rampini di mana, skate magici, abilità uniche che ci permetteranno di raggiungere nuovi posti altrimenti inaccessibili. Tale approccio vi consentirà di godervi non solo l’azione frenetica, ma anche di immergervi in un’esperienza di esplorazione molto più stimolante del previsto, pur con tutti i limiti del caso. Limiti imputabili principalmente ad uno scarso polishing, e quindi compenetrazioni e/o interazioni “sporche”.
Tale problema è ulteriormente esacerbato dal vero elefante nella stanza. Il comparto visivo, di cui le animazioni di “traversal” rappresentano il punto più basso, è anacronistico, inutile girarci intorno. Tale situazione, figlia di un motore di gioco vecchio almeno 2 generazioni, potrebbe repellere gran parte dei nuovi videogiocatori, quelle nuove leve che proprio cerca di accogliere, con un sistema di gioco più immediato. A peggiorare le cose – pur limitatamente al nostro paese – troviamo di nuovo la mancanza di sottotitoli in italiano.
Almeno, un così vetusto impianto visivo garantisce i 60 fps granitici in ogni occasione (e meno male). La direzione artistica attenua le spigolosità visiva di Ys X: Nordics, ma non può fare miracoli.
Commento finale
Ys X: Nordics è un titolo veramente riuscito il cui unico vero difetto è ascrivibile alla sua presentazione visiva talmente vetusta di sembrare di star giocando su PS360. Fortunatamente il comparto narrativo, non così “fresco” ma funzionale e il riuscitissimo e velocissimo gameplay, in perfetta sintonia proprio come Adol e Karja, rendono Ys X: Nordics un titolo davvero solido e piacevolissimo da giocare.
Come ogni giovedìEpic Games Store regala uno o più giochi gratuiti per il nostroPC, questa settimana buttiamoci in solitaria o con gli amici in una folle caccia alla streghe in Witch It! e prepariamoci ad affrontare i mille mostri che infestano una famosa metropoli asiatica in Ghostwire: Tokyo!
Witch It! è un prop-hunt game PVP che ci mette nei panni di streghe o cacciatori intenti a nascondersi o stanare gli avversari in boschi, villaggi o castelli di stampo fantasy costruiti con un singolare stile tra il cartoonesco e il retrò.
Come cacciatori potremo utilizzare diverse abilità ed arnesi per stanare e accappiare le svelte streghe, mentre nei panni delle maghe dell’oscurità possiamo nasconderci trasformandoci in diversi oggetti presenti nei livelli, passando inosservati, e scappando il più lontano possibile!
Ghostwire: Tokyo è un avventura horror in prima persona ideata dai Tango Gameworks che ci catapulta nel cuore pulsante della capitale Giapponese, ora invasa da un orda di mostri provenienti dal folklore del paese.
Nei panni del giovane Akito Izuki, ora parzialmente posseduto da uno spirito misterioso, sblocchiamo poteri ultraterreni per avere la meglio sugli spaventosi nemici, mentre ci muoviamo tra le strade e i palazzi dell’iconica città metropolitana, e cerchiamo di sopravvivere alla notte.
Potete fare vostri Witch It e Ghostwire: Tokyo solo sull’ Epic Game Store, creando un account -in caso non l’aveste ancora fatto- e seguendoi corrispettivi link ai giochi.Non fatevi sfuggire quest’offerta, che scadrà alle ore 17:00 digiovedì 7 novembre.
E non perdetevi le live sul nostro canale ufficiale Twitch di 4News.it, in onda ogni giovedì alle 18:30, per scoprire assieme a Edoardo “SamaelBecks” Bechis cosa ci propongono questi, e altri titoli gratuiti nella rubrica #GiochiXPovery.
Per celebrare Halloween – la festa più “spaventosa” dell’anno – è ora disponibile un nuovo trailer dell’attesissimo Little Nightmares III (visionabile in calce), che include nuove immagini del capitolo Candy Factory, nonché un primo inquietante incontro con il suo disturbato e crudele abitante, il Supervisore.
Nel video, è possibile vedere Low e Alone vagare nella lugubre Candy Factory, dove gli operai della Herd lavorano giorno e notte, producendo montagne di dolcetti sotto lo sguardo agghiacciante del Supervisore. Ma mentre si aggirano per le strutture, non riescono a scrollarsi di dosso la sensazione di essere osservati anche loro. Low e Alone dovranno pensare e agire mano nella mano per fuggire da questo incubo di follia dolciaria. Buon Halloween!
Little Nightmares III (sequel di Little Nightmare e Little Nightmares II) segue le avventure di Low e Alone alla ricerca di un modo per uscire dal Nowhere. Intrappolati nella Spirale, un agglomerato di luoghi inquietanti, i due amici dovranno collaborare per sopravvivere a questo mondo pieno di pericoli ed evitare minacce ben peggiori in agguato tra le ombre. Per la prima volta nel franchise, Little Nightmares III non solo consentirà ai giocatori di farsi largo nella Spirale da soli con un compagno gestito dall’IA, ma anche in una modalità cooperativa online per due giocatori in compagnia di uno dei propri amici.
Il gioco sarà disponibile nel 2025 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One, PC e Nintendo Switch.
AWAKEN – Astral Blade è l’ultimo titolo del PlayStation China Hero Project – iniziativa di Sony che sostiene gli sviluppatori cinesi nel creare e pubblicare giochi che raggiungono un pubblico internazionale e che ci ha permesso di giocare, tra gli altri, quel gioiellino di F.I.S.T.: Forged in Shadow Torch – ad arrivare sul mercato.
La produzione di Dark Pigeon Games si presenta come un titolo più semplice rispetto alla media dei metroidvania che già abbiamo giocato negli anni e sebbene risulti molto derivativo e privo di particolari guizzi innovativi, riesce a farsi apprezzare fino alla fine grazie ad un perfetto flow dell’azione e ad una narrazione che, nonostante i cliché e i temi triti e ritriti, tiene il videogiocatore incollato al pad. Volete saperne di più? Allora non vi resta che continuare la lettura!
AWAKEN – Astral Blade, edito da ESDigital Games, è disponibile dallo scorso 22 ottobre 2024 su PlayStation 4, PlayStation 5 e PC.
Versione testata: PlayStation 5
It’s time to face your fate!
In AWAKEN – Astral Blade impersoneremo Tania, una ragazza bionica che riceve l’incarico dal suo creatore, il Dr. Herveus, di intraprendere una missione di ricerca per recuperare una squadra investigativa scomparsa nella fitta foresta pluviale delle Isole Horace. Questo luogo, avvolto nel mistero, è dominato dall’energia Karpas, la quale provoca la mutazione di animali e piante locali in forme aggressive e pericolose. La missione di Tania non solo implica la necessità di affrontare queste creature, ma la costringerà anche a confrontarsi con i segreti che si celano dietro il suo io, tra transumanesimo e biotecnologie.
Un aspetto cruciale dell’esperienza, di fatto, è la profonda introspezione di Tania: è stata creata per seguire ciecamente i desideri del suo creatore, oppure può sviluppare una sua propria coscienza e volontà? Questa dualità genera un conflitto interiore che si riflette non solo sulle sue azioni, ma anche sulla sua percezione del mondo e del proprio ruolo in esso. Su questi temi, la storia si dipana in modo estremamente intrigante, catturando l’attenzione del videogiocatore attraverso colpi di scena avvincenti e una trama stratificata che invita a riflettere.
Questo argomento, e le domande ad esso collegate, costituiscono uno dei punti focali della narrazione di AWAKEN – Astral Blade. Sebbene la questione degli esseri sintetici e della loro umanità sia un argomento visto e rivisto in ogni ambito, non solo dell’entertainment, è più attuale che mai grazie alla crescente importanza delle intelligenze artificiali nella nostra vita quotidiana. Le riflessioni su cosa significhi essere umani, sulle sfide dell’autonomia e sull’ambiguità del confine tra creatore e creatura risuonano con particolare urgenza nel contesto contemporaneo. Il gioco riesce a esplorare tali tematiche in modo profondo ed articolato, coinvolgendo il videogiocatore in un viaggio non solo materiale, ma anche, passateci il termine, esistenziale.
Un metroidvania-lite per tutti
AWAKEN – Astral Blade è un metroidvania-lite che pur con un gameplay derivativo riesce ad essere catching, soprattutto grazie a dei sistemi di movimento e combattimento reattivi. Il flow dell’azione e il passaggio senza soluzione di continuità tra le due anime del prodotto fanno scivolare via l’avventura che è un piacere. Ne deriva un pacing del ritmo certosino.
Ma perché “lite”? La struttura e conseguente navigazione della mappa sono abbastanza elementari. Il level design è comunque riuscitissimo, ma tra marker che indicano il percorso ed un generale basso livello di sfida, AWAKEN – Astral Blade è consigliato soprattutto ai novizi del sotto-genere.
Le tre armi disponibili, la possibilità di personalizzare la proprio build in modo che la nostra protagonista non abbia sostanzialmente punti deboli, alcune meccaniche come la schivata decisamente overpowered (tanto che il parry diventa inutile) non fanno altro che aumentare la percezione di relativa semplicità nel completare l’avventura di Tania. Da sottolineare, a tal proposito, che con la patch uscita nei giorni scorsi è possibile cominciare l’avventura direttamente alla difficoltà Hardcore. Non l’abbiamo comunque provata, quindi non possiamo sbilanciarci sul… bilanciamento, ma tant’è.
Non mancheranno alcune semplici side quest…
In breve, AWAKEN – Astral Blade riesce ad amalgamare un gameplay avvincente, una navigazione accessibile ed un sistema di combattimento riuscito, rendendo l’esperienza di gioco tanto bella quanto coinvolgente per tutti, soprattutto per i videogiocatori che per la prima volta si avvicinano a questo ormai mitologico sotto-genere.
Una favola oscura… ma sgargiante
La presentazione visiva di AWAKEN – Astral Blade è singolare. La grafica si distingue per un peculiare stile 2D su più “livelli”, con colori sgargianti che creano un effetto visivo unico e che donano alla scena profondità. Come avrete intuito dal paragrafo precedente relativo al gameplay, le animazioni sono fluide e riuscitissime, di base. Tuttavia, nelle poche “cutscene” presenti (appositamente tra virgolette), i movimenti della protagonista e degli altri personaggi possono apparire innaturali. Per usare un neologismo, “marionettesque”. Ricordano l’effetto straniante tipico di alcuni annunci dei videogiochi fake sponsorizzati su YouTube.
Per quanto riguarda il comparto audio, le musiche sono senza infamia e senza lode ed il doppiaggio inglese si attesta su un livello solo sufficiente. Tuttavia, il gioco è interamente sottotitolato in italiano, il che rappresenta un punto a favore per la fruibilità, anche se non sempre i sottotitoli sono impeccabili nella traduzione.
È importante notare che, nonostante la buona presentazione, il comparto tecnico presenta qualche imperfezione. In situazioni particolarmente concitate, il frame rate può scendere sotto i 60 fps, creando momenti di incertezza che, sebbene rari, possono influenzare l’esperienza di gioco.
Commento finale
AWAKEN – Astral Blade è un buonissimo metroidvania, con un gameplay che seppur derivativo riesce ad essere appagante, a maggior ragione se cercate un’esperienza più leggera rispetto agli standard a cui il sotto-genere ci ha abituati. Ma soprattutto, il titolo di Dark Pigeon Games arriva sul mercato con un timing perfetto. Oggi, non è solo un’avventura di fantascienza, ma una meditazione profonda su libertà, identità e sul significato dell’umanità in un periodo dove il confine tra reale e artificiale si sta assottigliando sempre più, in cui il confine sta diventando sempre più labile.
Marvel Entertainment ha condiviso, con un nuovo trailer, uno sguardo alle serie TV in arrivo nel 2025 tra produzioni attesissime e progetti inediti.
Il filmato da uno sguardo al palinsesto destinato agli abbonati di Disney+, che potranno iniziare a mettere le mani sulle novità Marvel già dalle prossime settimane con l’arrivo di Deadpool & Wolverine il prossimo 12 Novembre.
Molta curiosità verso il footage inedito dedicato a serie quali Daredevil: Born Again, Ironheart e Wonder Man, le principali serie live action in arrivo nel prossimo anno.
Di seguito trovate il dettaglio delle produzioni mostrate con le relative date di arrivo sul piccolo schermo.
Deadpool & Wolverine – Film in arrivo il 12 Novembre
What If…? – Terza stagione in arrivo il 22 Dicembre
Your Friendly Neighborhood Spider-Man – Serie di animaizone in arrivo il 29 Gennaio
Daredevil: Born Again – Serie live action in arrivo il 4 Marzo
Ironheart – Serie live action in arrivo il 24 Giugno
Eyes of Wakanda – Serie di animazione in arrivo il 6 Agosto
Marvel Zombies – Serie di animazione in arrivo ad Ottobre 2025
Wonder Man – Serie live action in arrivo a Dicembre 2025
Ci ha sorpreso non poco la scelta di KOEI TECMO di dedicare un remake a Romance of the Three Kingdoms 8. Non perché il titolo non fosse meritevole di tornare alla ribalta, sia chiaro.
Originariamente uscito per PC nel 2001 (a seguire su PlayStation 2 e PSP), l’ottavo capitolo della serie strategica è infatti uno dei più apprezzati della simulazione storica orientale. Una saga quasi quarantennale che affonda le proprie radici nella grande letteratura cinese, attraverso opere come Il romanzo dei Tre Regni di Luo Guanzhong e Cronache dei Tre Regni di Chen Shou. Un mix tra elementi reali ed appendici di finzione per un titolo incredibilmente complesso ed apprezzato in Oriente, che tuttavia ha sempre incontrato difficoltà nella penetrazione nel mercato occidente. L’occasione del remake sarà sufficiente per permettere alle vicende dei Tre Regni di aprirsi ad un pubblico più vasto?
Romance of the Three Kingdoms 8 Remake è disponibile dal 24 Ottobre per PC (via Steam), Nintendo Switch, PlayStation 4 e PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
A tale of souls and swords
Sinceramente è di fatto impossibile riassumere per sommi capi il plot narrativo di Romance of the Three Kingdoms 8.
Non solo e non tanto per una intrinseca vastità o complessità della trama. Quanto piuttosto per la caratteristica fondamentale sulla quale la produzione poggia. Il richiamo ad un preciso periodo della storia cinese delimita la collocazione temporale, ma Romance 8 fa molto di più. Mette davanti ai giocatori un autentico affresco della società del tempo, permettendo di creare relazioni umane, affrontare decisioni strategiche ed imprimere una direzione militare agli eventi. Il tutto vantando numeri da capogiro: parliamo infatti di oltre 55 scenari (che coprono circa ottanta anni) e circa mille (!) tra ufficiali e governanti dei quali seguire le vicende.
Sebbene di fondo si segua un canovaccio storico, tutto è effettivamente mutabile e lasciato all’autonomia del giocatore. Dal contrarre matrimoni mai accaduti (si, le unioni sentimentali svolgono un ruolo molto importante nell’economia ludica) ad affrontare battaglie inedite, il titolo offre una vera e propria simulazione storica in cui perdersi. Vi basti pensare che il numero spropositato di figure da interpretare (che a loro volta hanno complessi rami di interrelazioni con ulteriori personaggi) apre ad una longevità praticamente illimitata ed una varietà di situazioni incredibile.
Decidete la vostra strada e vivrete un’avventura nella Cina dei Tre Regni.
Le drammatiche vicende umane che coinvolgono i protagonisti del periodo dei Tre Regni vengono ulteriormente approfondite da alcune nuove funzionalità. Si tratta delle “Tales”, particolari circostanze che possono essere attivate previo soddisfacimento di taluni requisiti e che consentono di influenzare ulteriormente gli eventi. La funzione “Destiny” permette inoltre di creare collegamenti con gli altri ufficiali per instaurare relazioni speciali, fino ad arrivare a veri e propri rapporti antagonistici. I legami così instaurati (cosidetti “Links Forged”) determineranno grandemente lo svolgersi della storia e delle battaglie.
Il Remake ha inoltre potenziato l’impatto visivo del titolo originario. Oltre ad una rinnovata grafica per i personaggi, ad essere migliorata è stata nell’insieme la bellezza scenica del titolo che fa ricorso ad un ampio uso di dipinti ad inchiostro. Il titolo combina così un mix tra arte in 2D ed azione tridimensionale per un colpo d’occhio molto caratteristico.
Le sfide antagonistiche mettono in gioco il destino di due personaggi.
Ufficiale gentiluomo
Romance of the Three Kingdoms 8 Remake poggia il proprio gameplay su due aspetti principali interconnessi tra loro con una moltitudine di meccaniche.
Nelle parentesi di pace, dovrete gestire l’andamento della vostra città. Qui potrete impiegare il tempo a disposizione per svolgere molteplici attività. Dal supervisionare l’agricoltura al dirigere l’andamento del mercato, passando per la visite a talune strutture per incrementare la vostra popolarità e stringere nuovi legami. Potrete sviluppare nuove attrezzatura, migliorare la cultura del popolo ed accumulare ricchezze. A cicli periodici si riunirà poi il consiglio cittadino. Qui potrete suggerire diverse linee di azioni politiche con dirette rispercussioni sugli accadimenti della vostra storia. Potete decidere di entrare in guerra contro un avversario, spiare una provincia rivoltosa o creare nuove allenze attraverso accordi diplomatici.
Le decisioni militari richiedono una grande conoscenza del nemico e delle proprie risorse.
Quando si tratta di scendere in battaglia, Romance 8 cambia passo lasciando da parte le caratteristiche più manageriali in favore di un approccio strategico più tradizionale… ma non troppo.
I combattimenti a turni prevedono lo spostamento e posizionamento delle truppe sul terreno, per sfruttare posizioni di vantaggio grazie ad abilità capaci di sovvertire gli esiti di ciascuno scontro. Potrete ovviamente assemblare le vostre armate come meglio preferite per incrementare le possibilità di guadagnare il controllo delle città avversarie. Ma oltre questa impostazione classica, ci sono altresì le fasi dedicate ai duelli ed alle dispute.
Questi ultimi si svolgono sotto forma di giochi di carte a turni. Il player ha cinque turni a disposizione per battere l’avversario, puntando ad abbassare i suoi punti salute. Per farlo dovrete giocare tre carte dello stesso numero o tre carte che formano una scala. Un concept semplice sulla carta, ma che ben presto si rivela molto più complesso ed articolato di quanto sembri. Paradossalmente ci è sembrato molto più originale ed user friendly questa gestione degli scontri rispetto a quella più ordinaria delle battaglie vere e proprie.
Gestire le città è una delle attività più importanti.
Wanli changcheng
Romance of the Three Kingdoms 8 è un titolo eccezionale che ha meritato il trattamento remake riservato da KOEI TECMO. Tuttavia, è inevitabile dover sottolineare taluni aspetti.
Quello che può sembrare un prodotto così vasto da risultare spiazzante, beh, in parte lo è. Si badi bene, non parliamo di una totale incommensurabilità di fronte alle variabili messe in campo. Piuttosto, è inequivocabile che al momento di dover tirare le somme, soprattutto gli utenti meno avvezzi al genere potrebbero sentirsi quantomeno intimoriti.
Anzitutto, il titolo soffre la presenza di una evidente barriera linguistica. Se si può chiudere un occhio sul doppiaggio, la presenza del solo inglese nella traduzione dei testi è un boccone difficile da digerire. Parliamo di centinaia di filmati, testi ed indicazioni da leggere per un titolo che, da un certo punto di vista, si avvicina alla verbosità di una visual novel. Una vera e propria muraglia composta da infinite righe, ulteriormente resa più ostica dalla natura non proprio familiare dei sostantivi cinesi per il pubblico occidentale. Sopratutto considerando che, tra l’altro, non ci troviamo di fronte ad un adattamento impeccabile.
Paradossalmente la battaglie non sono così frequenti quanto gli aspetti “manageriali”.
Impossibile poi non constatare che il gioco sia pieno zeppo di meccaniche al punto da risultare davvero molto complesso. Gli stessi tutorial non fanno che scalfire la superficie della profondità offerta da Romance of the Three Kingdoms 8. Al punto che solo i più esperti tra i fan del genere potranno destreggiarsi tra le molteplici possibilità presenti. Sebbene dunque il Remake possa essere considerato un valido primo approccio alla serie, d’altro canto rappresenta comunque un impervio percorso in salita.
Anche l’incredibile numero di scenari e generali ci ha lasciato dapprima estasiati, successivamente un pò critici. La longevità è pressocché illimitata ma a quale prezzo? Molte situazioni finiscono con il ripetersi, mentre alcune vicende tendono a somigliarsi o seguire un canovaccio in cui determinate scelte sono fortemente scoraggiate. Forse sarebbe stato meglio non eccedere o rivedere qualcosa in sede di Remake. Perché si sa, a volte il troppo stroppia. E non tutti apprezzeranno fino a fondo una così forte ambizione “storiografica”.
Gli scenari sono moltissimi ma alcuni inevitabilmente tendono ad essere molto simili tra loro.
Commento finale
Romance of the Three Kingdoms 8 torna nel panorama videoludico contemporaneo con un inatteso remake che si propone di essere al contempo un regalo ai fan della serie nonché un potenziale punto di ingresso per tutti gli altri. L’offerta contenutistica è generosa, così come la cura nel confezionamento del prodotto e la tradizionale profondità dell’esperienza strategica, opportunamente svecchiata grazie ad alcuni lungimiranti aggiornamenti. Alcune caratteristiche della storica serie KOEI TECMO potrebbero tuttavia rendere l’esperienza fin troppo stancante soprattutto per chi non è follemente appassionato al genere. Un’operazione encomiabile ma che finisce per rivolgsi principalmente ad una stretta cerchia di aficionados.
Se non siete ancora sazi in questo 2024 videoludico, ecco l’arrivo di Novembre con tutti i principali titoli in uscita per le maggiori piattaforme!
Dopo la spiazzante combo composta delle importanti (e numerose) release di Settembre ed Ottobre, il 2024 si avvia verso le sue ultime settimane con un Novembre non da sottovalutare. Benché possa essere considerato un mese sicuramente più tranquiello dei precedenti, non mancheranno release interessanti. Tutti gli occhi sono puntati su S.T.A.L.K.E.R. 2: Heart of Chornobyl, complice non solo le qualità emerse negli ultimi test ma anche per la storia del suo difficilissimo percorso di sviluppo. Toccherà poi all’Oriente con due produzioni molto attese: Mario & Luigi: Fraternauti alla carica e Dragon Quest III HD-2D Remake. Viceversa Sony proporrà sul mercato (anche per PC e Switch) LEGO Horizon Adventures mentre Microsoft rilancerà con Flight Simulator 2024. In tema di simulazioni, occhio a due delle più famose: Farming Simulator 25 e Goat Simulator Remastered. Tuttavia anche il mercato indie regalerà produzioni potenzialmente interessanti tra cui Slitterhead e Nine Sols.
Ecco di seguito una lista (con i trailer completi) dei titoli di Novembre 2024: troverete anche un comodo link per Amazon, per assicurarvi il prezzo più basso disponibile!
5 Novembre
Metal Slug Tactics (PC, Nintendo Switch, PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series)
6 Novembre
Planet Coaster 2 (PC, PlayStation 5, Xbox Series)
7 Novembre
Metro Awakening (PC VR, PlayStation VR 2)
Empire of the Ants (PC, PlayStation 5, Xbox Series)
Goat Simulator Remastered (PC, PlayStation 5, Xbox Series)
I ragazzi di Guerrilla Games, noti principalmente per la la serie Killzone, decisero di cimentarsi in un nuovo genere, quello Action-RPG che nulla aveva a che vedere con quello sparatutto in prima persona. Lo sviluppo è cominciato nel 2011, dopo Killzone 3; l’obiettivo era quanto mai ambizioso e si chiamava Horizon Zero Dawn. Pubblicato nel 2017 in esclusiva per PlayStation 4, riuscì – sebbene gli occhi fossero puntati su The Legend of Zelda: Breath of the Wild (che fra l’altro fece incetta di premi nel 2017, fra cui quello di Game of the Year) – ad ottenere un grandissimo successo. Ad oggi il primo capitolo ha venduto – considerandosi anche la versione PC del 2020– ben 24.3 milioni di copie nel mondo. Ed in un mondo videoludico sempre più “dominato” da rimasterizzazioni e remake o pseudo tali, era praticamente certo che anche Horizon Zero Dawn ricevesse una versione aggiornata per PlayStation 5 e PC. Horizon Zero Dawn Remastered è stato annunciato allo State of Play di fine settembre. Sviluppato da Nixxes (autori anche del recente Ghost of Tsushima Director’s Cut per PC), questa versione del gioco offre più di 10 ore di dialoghi ri-registrati, motion capture migliorato e innumerevoli upgrade grafici che dovrebbero fare in modo che il gioco raggiunga lo stesso livello di fedeltà visiva dell’acclamato seguito Horizon Forbidden West del 2022. L’esperienza è stata ulteriormente potenziata grazie ad un mix di suoni migliorati, che ora supportano la tecnologia audio PS5 Tempest 3D e il rendering Atmos per una maggiore immersività sonora e il supporto completo per i controller DualSense.
Horizon Zero Dawn Remastered, arriverà il 31 ottobre per PlayStation 5 e PC. Se possedete già il gioco in versione PlayStation 4 o PC potrete effettuare l’upgrade a 9,99€ (l’iniziativa è valida anche se avete riscattato gratis la versione originale nel 2020). Questa edizione include anche il DLC Horizon Zero Dawn: The Frozen Wilds.
Versione testata: PlayStation 5
Il mondo è dominato dalle macchine
La storia è ambientata negli Stati Uniti post-apocalittici nel 31° secolo. Gli umani vivono in tribù sparse e primitive con vari livelli di sviluppo tecnologico. I loro predecessori tecnologicamente avanzati sono ricordati come gli “Antichi”. Grandi macchine robotiche dominano la Terra. Per la maggior parte, coesistono pacificamente con gli umani, che occasionalmente le cacciano per estrarne parti. Tuttavia, un fenomeno noto come “Derangement” ha portato alcune macchine a diventare aggressive nei confronti degli umani. La protagonista si chiama Aloy, emarginata sin dalla nascita (e cresciuta con Roost), decide – suo malgrado – di affrontare una prova durissima al fine di comprendere i motivi che l’hanno fatta diventare un’emarginata e soprattutto di scoprire l’identità di sua madre. Con un chip sulla tempia – rimediato in giovane età all’interno di una grotta – e un ineguagliabile talento nell’uccidere bestie robotiche, la nostra sedicenne protagonista, farà di tutto per arrivare alla verità!
Cosa cambia su PS5?
Per evitare di ripeterci e fare inutili duplicazioni, per un approfondimento sul gameplay e le meccaniche, vi rimandiamo alle nostre recensioni: Horizon Zero Dawn e Horizon Zero Dawn (PC). In questa sede, ci soffermeremo sui cambiamenti apportati su PlayStation 5.
Ambiente
Fra gli elementi che maggiormente contraddistinguono il mondo di Horizon Zero Dawn, c’è senz’altro il fogliame e – più in generale – la vegetazione. Che oltre ad essere davvero affascinante a vedersi (rappresentando le rovine lussureggianti e ricoperte di flora di una civiltà perduta da tempo) nel mondo di Horizon, ha un compito fondamentale: fungere sia da nascondiglio – celando il giocatore dalle macchine – e sia da opportunità di attacco furtivo. Già quello di Horizon originale era incredibilmente realistico (tanto da aver determinato gli standard del settore), migliorando ulteriormente con Horizon Forbidden West. Per la rimasterizzazione, il team ha voluto dare al fogliame la stessa cura e attenzione. Nello specifico, Nixxes è intervenuta sugli shader, le texture, la geometria e l’interazione stessa del fogliame. Un intervento che ha richiesto tantissime ore di lavoro in quanto gli sviluppatori hanno operato sulle centinaia di piante, cespugli, fiori e alberi che ricoprono il mondo di gioco. L’analisi dei biomi (e dei concept art originari) ha giocato un ruolo fondamentale. Grazie ad una innovativa tecnologia procedurale, i ragazzi di Nixxes hanno letteralmente iniettato nuovo fogliame e aumentato la qualità e la densità dello stesso. Quando Aloy ci passa sopra, anche i fiori più piccoli reagiscono al suo movimento. Anche le rive del fiume o comunque il rendering dell’acqua, sono state migliorate con una biodiversità decisamente più elevata (anche se non sorprende come quella del sequel con qualche pixellatura ravvisabile guardando con attenzione). Questo (quasi) eccelso lavoro, rende l’esperienza decisamente più immersiva, appagante, viva e realistica. Il risultato è un mondo coerente da rigiocare (per chi ha già vissuto le avventure di Aloy) o da provare per la prima volta.
Con questa rimasterizzazione, si voleva dare – altresì – ancora più vita e caratterizzazione agli esseri fatti di metallo e agli NPC che popolano il mondo di Horizon. Per raggiungere l’obiettivo prefissato, il team ha esaminato tutti i villaggi, gli avamposti, le città e altre ambientazioni, identificando le aree che sembravano un po’ spoglie e sulle quali – pertanto – si poteva migliorare il realismo e l’immersione. Grazie alla maggiore potenza computazionale di PS5, è stato possibile aumentare significativamente il numero di NPC, variegandone le azioni e anche gli orari di attività. Interventi di miglioramento sono stati fatti anche sulle macchine, che sembrano più reattive e “insidiose”. Insomma, in questo modo sono stati fatti dei decisi passi in avanti nel migliorare l’atmosfera e il senso di attività complessiva.
Come se non bastasse, per dare una mano di vernice ulteriore al mondo lussureggiante e radioso del gioco, lo sviluppatore ha “preso in prestito” elementi di Forbidden West. Molte superfici, come quella dei terreni o degli edifici sono state riviste. Nello specifico, sono stati sostituiti tutti i materiali che contraddistinguono il terreno di Horizon Zero Dawn con controparti di Horizon Forbidden West. Questo è stato solo il primo passo, poiché i materiali del terreno del sequel non sempre sono coerenti con l’estetica del primo capitolo. Per risolvere questo problema, l’ulteriore lavoro ha riguardato la rifinitura di ogni singolo materiale del terreno e della pavimentazione (ora ogni pietra ha l’altezza giusta) per adattarlo il più possibile all’aspetto e alle sensazioni del gioco originale, mantenendo al contempo la fedeltà visiva incredibile che vediamo in Horizon Forbidden West. Oltre ad aggiornare tutte le texture, le geometrie e i materiali del terreno, è stata aggiunta una funzionalità di deformazione di superfici innevate (introdotta per la prima volta nell’espansione Frozen Wilds) o sabbiose. Detto questo, mentre in Horizon Zero Dawn, solo Aloy reagisce agli elementi ambientali e meteorologici, nella rimasterizzazione anche altri personaggi reagiranno al clima caldo e freddo. E a proposito di meteo, la formazione delle nubi si basa su un sistema molto più complesso e sofisticato in termini di dettaglio e resa generale.
Conversazioni
Un grande cambiamento in Horizon Zero Dawn Remastered è l’aggiunta di oltre 10 ore di motion capture aggiuntivi per i personaggi (nello specifico, animazioni del corpo e animazioni facciali). Senza entrare in inutili tecnicismi, il lavoro certosino dello sviluppatore ha permesso di aggiungere i nuovi dati e agli sviluppatori di andare nel motore grafici DECIMA di Guerrilla e modificare o cambiare la conversazione aggiornata. Tale aggiunta, rende le conversazioni del gioco molto più vivaci (abbandonandosi quindi quella rigidità che le contraddistingueva) e in linea con quelle di Horizon Forbidden West.
Grafica e performance
Fino a qui, Horizon Zero Dawn Remastered presenta diversi cambiamenti. Lo sviluppatore ha tentato di intervenire anche sui modelli poligonali dei personaggi. Molti elementi sono stati ripresi – ancora una volta – da Forbidden West; in particolar modo la tonalità della pelle, la qualità dei capelli e degli occhi e degli abiti. Agendo direttamente sui vari shader si è tentato di migliorarne la qualità visiva e fare in modo che i modelli reagissero meglio alla nuova illuminazione. Il risultato – a nostro giudizio – è un po’ altalenante. Mentre gli abiti presentano moltissimi dettagli aggiuntivi e reagiscono benissimo ai vari movimenti del corpo (sporcandosi e trattenendo addirittura la neve), così come gli occhi, i capelli e le espressioni (che hanno fatto un bel passo in avanti in termini grafici) la resa della pelle è strana e sembra quasi far apparire la nostra protagonista (così come Roost ed altri) quasi come se fosse fatta di gomma. Non fraintendeteci, con il lavoro svolto mostrano più naturalezza ma se proprio dobbiamo scegliere, preferiamo la vecchia versione del gioco.
In termini di illuminazione e di effetti visivi particellari, il lavoro è stato incredibile. Horizon Zero Dawn utilizza un impianto di illuminazione con circa due luci intorno al personaggio. Nella remastered è stato utilizzato l’impianto di illuminazione del sequel, che utilizza cinque luci in totale: una luce principale, due luci di profilo e due luci di contorno. Queste luci vengono quindi modificate per ogni inquadratura, cambiando posizione, orientamento, colore e intensità e andando non solo a catturare e sfumare ogni dettaglio ma facendoli davvero risaltare. Anche quella volumetrica è stata significativamente migliorata, non bassandosi più su quella precalcolata ma bensì su un sistema in tempo reale (e su diversi interventi manuali degli artisti dell’illuminazione), aggiungendo al gioco una enorme naturalezza e profondità alle scene (eliminando quelle fastidiose illuminazioni arancioni, soprattutto negli ambienti chiusi, poco realistiche), con risultati sorprendenti. Buonissime le nuove riprese, con la telecamera più ravvicinata, che rende le scene decisamente più fresche e al passo con i tempi.
Lato performance – invece – come in Forbidden West, il restauro offre tre opzioni a 30, 40 e 60 FPS — che consentono ai giocatori di trovare il giusto equilibrio tra qualità visiva e fluidità, con un ridimensionamento dinamico della risoluzione fino al 4K nativo in modalità qualità mentre quella performance diminuisce lievemente la risoluzione (a circa 1800p) puntando su un framerate maggiore. Le differenze comunque sono minime e per esplorare le gelide catene innevate, le giungle lussureggianti, gli aridi deserti e le tante altre ambientazioni dello sconfinato mondo di Horizon Zero Dawn, abbiamo optato per quella prestazioni a 60 FPS. Per chi attende trepidamente PS5 Pro, che arriverà a brevissimo sugli scaffali, il gioco è già impostato per attivare automaticamente le feature dell’hardware più potente di Sony.
Per quanto riguarda l’audio, il supporto alla tecnologia PS5 Tempest 3D e al rendering Atmos aumenta l’immersività sonora. Con un suono molto più vivace che sfrutta meglio gli alti e i bassi, soprattutto se si opta per l’utilizzo di cuffie di livello. Mentre il supporto completo per i controller DualSense, da quella spinta ulteriore (seppur sottile) all’intera esperienza. Con i grilletti adattivi del controller DualSense il giocatore può sentire la corda dell’arco tendersi mentre incocca una freccia. Con il feedback aptico, invece, è possibile percepire ogni vibrazione sia durante i combattimenti e sia durante i movimenti (come ad esempio il fruscio dell’erba).
Gradita l’aggiunta di poter importare un salvataggio precedente della versione PS4 e del supporto all’SSD ad altissima velocità di PS5. Altresì, accedendo all’HUD e alle opzioni è possibile notare che tutte le funzionalità, soprattutto in termini di accessibilità di Forbidden West, sono disponibili in Horizon Zero Dawn Remastered. Si tratta di funzioni a dir poco variegate e robuste che permettono al giocatore di adattare a piacimento il gameplay al proprio stile di gioco e necessità.
Commento finale
Il team Nixxes ha fatto un lavoro praticamente eccellente per fare in modo che Horizon Zero Dawn Remastered fosse decisamente più coerente in termini di dettaglio con il sequel, Forbidden West del 2022 e andasse ad offrire un’esperienza di livello sotto tutti i punti di vista. Il prezzo richiesto per l’upgrade (9,99€) è davvero misero rispetto alla quantità di impegno profusa per dare al primo capitolo della serie “una nuova vita” su console PS5 e PC. Quindi, che voi abbiate già giocato ad Horizon Zero Dawn, o se invece non avete mai provato il primo action-RPG di Guerrilla Games, questa remastered vale assolutamente la pena.
Da diversi anni Acronis True Imageè considerata una delle migliori applicazioni di backup desktop disponibili sia per PC Windows che per dispositivi MacOS, Android e iOS. Dopo diverse aggiunte, tra cui l’integrazione di storage cloud e tecnologia antivirus all’avanguardia (come la possibilità di identificare e neutralizzare proattivamente le potenziali minacce: attacchi ransomware, file dannosi, Cryptomining illecito, fornendo pertanto un livello di sicurezza aggiuntivo contro gli attacchi informatici, come il ripristino automatico dopo un eventuale attacco ransomware), insieme alla ridenominazione del prodotto in Cyber Protect Home Officee poi (a partire da quest’anno) di nuovo in Acronis True Image, rimane ancora una scelta affidabile per chiunque sia alla ricerca di una protezione dati aggiuntiva mediante l’esecuzione di backup basati su immagini disco e non solo. Uno dei maggiori punti di forza del nuovo True Image è, come suggerisce il nome, la tecnologia di imaging e clonazione del disco, fra le più sicure, affidabili ed efficienti attualmente disponibili in commercio. Ma il software porta con sé altre interessanti ed utili feature, come un’allocazione variabile di storage cloud sicuro (fornito direttamente da Acronis), l’inclusione di strumenti dedicati per la clonazione del disco e la pulizia del sistema ((inclusi dischi, file e cartelle) e clonare singole unità e partizioni), supporto al ripristino universale e – dulcis in fundo – una soluzione antivirus estremamente funzionale che ormai utilizziamo da qualche annetto.
Quanto costa Acronis True Image?
Acronis True Image è disponibile in tre versioni: Essentials (49,99 €), Advanced (89,99 €) e Premium (124,99 €). Anche acquistando la versione più economica si avrà accesso ad una pletora di funzioni: Backup flessibili: dall’immagine completa al singolo file, Clonazione di dischi attivi, ripristino rapido/ripristino universale e Protezione da ransomware. Optando per quella Advanced, in aggiunta avrete: Protezione antimalware per il dispositivo e per i dati di backup, Backup e funzionalità cloud, Replica automatica dei dati nel cloud e Backup di Microsoft 365. Infine, quella Premium include tutte le feature precedenti più: Certificazione blockchain dei file, Firme elettroniche dei file e Possibilità di ottenere fino a 5 TB di storage nel cloud. Insomma, ce ne è davvero per tutti i gusti. Al momento sul sito Acronis, i piani sono scontati fino al 6 novembre, dal 20 al 50% e prima di proceder all’acquisto è possibile usufruire di una prova gratuita di ben 30 giorni. Tutte le versioni offrono supporto telefonico, via e-mail e chat, e la versione Premium offre assistenza prioritaria. In fase di sottoscrizione, potrete decidere all’interno di ogni piano quanti dispositivi sottoporre a protezione (tra 1 e 5).
Installazione liscia come l’olio
Il file di installazione di Windows (versione da noi testata), dal peso di circa 1 GB, fortunatamente – a differenza delle problematiche annose riscontrate lo scorso anno – si è installato rapidamente e senza intoppi di alcun tipo. Dopo aver aggiornato/installato True Image, è necessario creare un account utente Acronis per utilizzarlo o, in alternativa, quando disponibile, di immettere una chiave di licenza per gli utenti già esistenti per attivare completamente il software. L’app presenta la solita intuitiva interfaccia con sette schede collocate a sinistra e icone grandi e ben etichettate per accedere alle differenti attività. Tutto è comunque spiegato chiaramente nell’app grazie anche alla Guida di avvio rapido che appare a schermo quando l’utente apre l’app per la prima volta. Vi guida attraverso le impostazioni del primo backup, la scansione antivirus, ecc.
Caratteristiche principali
Posizioni del server dati
Stati Uniti, Giappone, Regno Unito, Germania, Singapore, Australia
Opzioni di backup e ripristino
Backup continui e programmati, backup da unità esterna, backup inattivi, report sullo stato del backup, opzione di backup offline, opzione di ripristino offline (tramite unità USB esterna o NAS), backup dell’immagine mirror
Limiti e restrizioni
Nessun limite di dimensione o tipo di file; limiti di utilizzo corretto; nessuna limitazione della larghezza di banda
Applicazioni e sistemi operativi
App mobili per Windows, MacOS, iOS e Android
Chiavi di crittografia
Crittografia AES-256 di livello aziendale, chiave di crittografia privata opzionale
Accesso ai file
Tramite app Web, desktop e mobili; sincronizzazione multi-dispositivo (solo Windows)
Condivisione file
Solo piani Advanced e Premium e solo su Windows
Backup
I backup di Disk Image rimangono una delle funzionalità principali di Acronis True Image. Questa è la stessa tecnologia di backup di disk image per cui Acronis è diventata famosa nel corso degli anni. Si tratta di uno dei servizi di backup visivamente (ma anche funzionalmente) più accattivanti che abbiamo mai avuto modo di testare. È semplicissimo impostare una pianificazione di backup (scegliendosi tra giornaliero, settimanale, mensile), crittografare i backup e decidere per quanto tempo conservare i backup più vecchi o di optare per un backup manuale o per un backup senza interruzioni, il che sta a significare che il programma eseguirà il backup di un file ogni volta che l’utente ha apportato delle modifiche. Indipendentemente dalla pianificazione scelta, il backup continuerà anche dopo aver chiuso l’applicazione e quando il computer è in standby. Spegnendo il computer, il backup riprenderà non appena verrà riacceso e connesso a Internet, evitandosi – in tal modo – la duplicazione dei dati. I backup di immagini disco sono estremamente utili in quanto possono essere utilizzati per eseguire il backup di un sistema nella sua completa interezza, inclusi tutti i documenti utente, le impostazioni, le applicazioni installate e le configurazioni di sistema, nonché il sistema operativo stesso. I backup di immagini disco possono anche consentire il ripristino di un intero PC su un nuovo disco o dispositivo, nonché supportare la migrazione di un sistema esistente installato su un vecchio disco rigido meccanico su un’alternativa SSD più recente e veloce.
Restrizioni sul tipo di file
Acronis True Image non pone restrizioni sui tipi di file. Tuttavia, le versioni Windows e Mac supportano un set diverso di file system. Windows supporta i sistemi NTFS, Ext2/Ext3/Ext4, ReiserFS(3), Linux SWAP, HFS+/HFSX e FAT16/32/exFAT. Apple supporta i sistemi APFS, HFS+, FAT32 e NTFS. In altre parole, il file system si applica al disco, non al tipo di file. Se il disco ha un file system supportato, tutti i file all’interno del disco saranno sottoposti a backup, indipendentemente dal tipo di file.
Backup e clonazione su cloud
Con i piani Advanced e Premium, si ha la sicurezza aggiuntiva del backup su cloud, che fornisce una copia esterna dei dati, disponibile per un successivo ripristino. Se state pensando di cambiare dispositivo, potete agevolmente clonare l’intero disco e trasferire i dati su un nuovo PC. Se lo si necessita, è possibile eseguire il backup solo di determinati file persino di singoli file.
Ripristino dei dati
Acronis consente di conservare fino a 999 versioni del backup con l’opzione di poter decidere per quanto tempo conservare ciascuna. Sui dispositivi Windows, ma non so quelli Mac, è possibile facilmente ripristinare l’intero sistema su un altro dispositivo grazie alla funzionalità Universal Restore.
Velocità? Nella media!
Per testare Acronis True Image, abbiamo eseguito il backup di una cartella di circa 3 GB di file. Abbiamo effettuato l’upload su Acronis Cloud in circa un oretta e quindici minuti, forse qualcosina in meno. Considerate che la nostra connessione non è proprio eccelsa, parliamo di 50 Mb in download e 9 in upload. Il ripristino è stato altrettanto semplice e ha impiegato circa 15 minuti.
Antivirus Acronis
Una delle mosse più importanti fatte da Acronis negli ultimi anni è stata quella di migliorare la sicurezza di tutti i dati sottoposti a backup, fino a includere una suite completa antivirus ed integrata nel software insieme a varie altre funzionalità di sicurezza informatica che aiutano a garantire la sicurezza di tutti i dati sottoposti a backup. Naturalmente, questo rende True Image una opzione anche per chi ricerca un antivirus tanto tradizionale quanto efficace per analizzare e garantire che tutti i file del PC (e di quelli che si vuole eventualmente sottoporre a backup) siano puliti e privi di potenziali minacce informatiche prima di essere archiviati e/o inclusi nel processo di backup. La nuova versione, permette di tenere traccia di attacchi ransomware (e funziona in background costantemente), file dannosi, siti web dannosi, cryptomining illecito e attacchi iniezione. L’utente può optare per la scansione rapida o completa e di pianificare le scansioni antivirus, con l’opzione aggiuntiva di avviare una scansione ogni volta che si avvia il computer.
La suite di protezione include anche una sezione “Valutazione vulnerabilità”. Qualora dovesse rilevare qualche vulnerabilità del sistema che potrebbe esporre il computer a potenziali attacchi hacking, True Image si limiterà a consigliare di installare l’aggiornamento più recente per quella determina applicazione. Una volta fatto, andrà effettuata una nuova scansione per accertarsi che la vulnerabilità è stata effettivamente risolta.
Sincronizzazione e archiviazione dei file
Due funzionalità aggiuntive incluse in True Image sono i servizi di sincronizzazione dei dispositivi e di archiviazione dei file. Entrambe queste aggiunte sfruttano il servizio Acronis Cloud per aiutare a mantenere più dispositivi sincronizzati tra loro e a risparmiare spazio su disco tramite l’archiviazione di file di grandi dimensioni o ai quali si accede di rado e consentendo di eseguire il backup dei file in tempo reale mentre ci si lavora. Se lo si vuole, i dati, per una protezione maggiore, possono essere crittografati.
Backup di smartphone
True Image, è disponibile anche per smartphone iOS e Android. Questa app mobile consente agli utenti di eseguire automaticamente il backup dei propri dispositivi mobili sul cloud Acronis, in modo tale da mantenere al sicuro tutti i dati dello smartphone.
Altre caratteristiche di True Image
Finora dalla recensione, è chiaro che True Image è un software eccellente per quanto riguarda il backup locale e in cloud, come antivirus e per archiviare i file, tanto da essere una soluzione all in one a tutti gli effetti.
Ma True Image presenta ancora numerosi strumenti di gestione del disco, delle utility e del sistema, anch’essi inclusi come parte dell’installazione dell’applicazione. Questi strumenti aggiuntivi (accessibili dalla relativa sezione a sinistra “strumenti”) includono:
Clona disco (ve ne abbiamo già parlato più su)
Rescue Media Builder
Acronis Universal Restore
Try & Decide
Pulizia del sistema
Acronis Secure Zone
Acronis DriveCleanser
Strumenti di terze parti
“Prova e decidi” permette di ripristinare le impostazioni di sistema quando si prova un nuovo software, si aprono e-mail potenzialmente sospette o si eseguono altre operazioni potenzialmente pericolose su un dispositivo. La feature funziona in maniera un po’ altalenante ma più che altro per problematiche di Windows. Perché Windows continua ad aggiungere (giustamente) le proprie funzionalità di sicurezza e che vanno ad ostacolare le modifiche di basso livello (soprattutto con Windows 11, avrete più di qualche problema per utilizzare Try & Decide).
Lo strumento Rescue Media Builder consente di creare un CD/DVD avviabile o un’unità flash USB con una versione di True Image installata e quindi. A complemento di questo strumento c’è lo strumento Acronis Universal Restore che consente il ripristino di un backup basato su immagine disco su un nuovo PC. Infine, l’utility Pulizia del sistema è uno strumento di pulizia basato su Windows che aiuta a rimuovere qualsiasi file non necessario (file temporanei, contenuto del cestino, pulizia dello spazio libero del disco rigido, ecc.). Se si necessita di una pulizia più accurata ed approfondita lo strumento Acronis DriveCleaner è ciò che fa al caso vostro.
Protezione e Privacy
Acronis utilizza la crittografia end-to-end (AES-256) per proteggere i file ed è progettata in modo che l’azienda non abbia alcuna conoscenza del contenuto. È possibile impostare una chiave di crittografia locale (non recuperabile se la si dimentica) che non viene mai inviata ad Acronis, per ogni backup.
Commento finale
Non si può negare che Acronis True Image sia un programma a tutto tondo, una soluzione all in one, ancora più funzionale ed intuitiva delle passate versioni, che la rende una scelta azzeccata per tutti gli utenti, sia per quelli più esperti e sia per quelli meno a proprio agio con uno strumento del genere (le guide integrate, aiutano e non poco), ricchissima di funzionalità utilissime, soprattutto in termini di backup flessibili, archiviazione e di sicurezza informatica. Forse il prezzo è la nota dolente del software, ma per quello che offre, considerandone l’affidabilità, la velocità e la versatilità, True Image vale ogni singolo centesimo speso.
La campagna di Call of Duty: Black Ops 6 nasconde 9 casseforti che i giocatori possono trovare e aprire. Questa guida vi mostrerà la posizione esatta di ogni cassaforte in Black Ops 6 e come ottenere le relative combinazioni.
Nota importante: Le combinazioni sono randomizzate per ogni partita. Vi mostreremo come trovare il codice corretto per la vostra sessione di gioco.
Vi ricordiamo che il gioco è disponibile dal Day One del 26 ottobre sul Game Pass (qui lo trovi in sconto) e per PlayStation 5, Xbox Series X|S e PC Steam.
Come Trovare e Aprire le Casseforti in Black Ops 6 – regole generali
Cercate l’indicatore di segnale al centro dello schermo
Seguite il segnale fino a trovare una radio/oscilloscopio
Sintonizzate la radio per ottenere un codice a 4 cifre
Cercate la cassaforte nelle vicinanze
Inserite il codice ottenuto
La posizione delle 9 Casseforti in Black Ops 6
La torre – La Cassaforte del Rifugio
Posizione: Piano superiore del rifugio
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐⭐⭐
Stealth richiesto: No
Nemici presenti: No
Come Trovarla
Salire al piano superiore del rifugio
Entrate nella camera da letto principale, aprite la porta a destra della statua in legno con il berretto da baseball, girate a sinistra, poi di nuovo a destra ed entrate nella porta a destra
Una volta avuto accesso all’area segreta del rifugio tramite il pianofrote, incamminatevi nei sotterranei. Qui dovrete prima sbloccare una porta chiusa con un numpad. I codici sono casuali, ma il sistema indicherà in verde i numeri giusti e in rosso quelli sbagliati, mentre vi dirà con una freccia gialla di cambiare la posizione di uno di essi. Potete utilizzare la lampada UV per individuare la combinazione, tenendo a mente che quelli che con un segno più marcato sono presenti due volte nella combinazione.
Una volta sbloccata questa porta, continuate fino ad un’altra stanza dove troverete una porta da sbloccare con un grimaldello. Infine recuperate la chiave e accedete alla stanza della radio. Ascoltate il messaggio e illuminate gli oggetti nominati nel giusto ordine con la vostra lampada UV e troverete il codice.
I cereali sono a terra, vicino all’archivio all’ingresso della stanza. Abbiamo impiegato più di quanto saremo mai disposti ad ammettere per trovare questa dannata scatola di cereali.
Consigli Tattici
Completare prima tutte le altre missioni
Raccogliere tutti gli indizi nel rifugio
Il codice è legato alla storia principale (spesso 1958, ma anche 7, 2 , 1 , 8 )
La Faida – La Cassaforte dell’Haute Lune
Posizione: Retro dell’Haute Lune
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐
Stealth richiesto: Sì
Nemici presenti: 2 guardie
Come Trovare la Radio
Dal van di Sev, scegli il vicolo a sinistra (NON quello della cucina)
Individuare il camion con i pallet
Arrampicarsi sui pallet
Entrare nel condotto di ventilazione e arrivare alla stanza dove si parla di “Ratti” ed eliminare i nemici con pistola silenziata
Posizione Cassaforte
Stessa stanza della radio
Angolo sud-est della stanza
Dietro due guardie in conversazione
Consigli Tattici
Usare la pistola silenziata
Eliminare entrambe le guardie rapidamente
Nascondere i corpi dietro il bancone
Ricercato – La Cassaforte del ricevimento
Posizione: Area riservata dietro il bar
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐
Stealth richiesto: Parziale
Nemici presenti: 1 guardia
Procedura
Entrare nella sala principale
Dirigersi immediatamente a destra verso il bar
Passare attraverso la tenda dorata
Evitare la guardia in pattuglia
Posizione Radio e Cassaforte
Entrambe nella stessa area chiusa
Dietro la seconda tenda dorata
Area “Accesso Riservato”
Consigli Tattici
Tempismo perfetto per evitare la guardia
Non necessario eliminare nessuno
Aspettare il momento giusto per entrare
Stagione di Caccia
Posizione: Piano terra dell’edificio più alto del villaggio
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐
Stealth richiesto: Opzionale
Nemici presenti: Area pattugliata
Come Accedere
Completare la prima parte della missione
Sbloccare la TAC map e il veicolo
Dirigersi all’obiettivo Village (angolo in basso a sinistra della mappa)
Posizione Radio e Cassaforte
Piano terra dell’edificio principale
Radio: tavolo nell’angolo est
Cassaforte: parete nord
Consigli Tattici
Usare il drone per marcare i nemici
Preparare una via di fuga
Eliminare le pattuglie esterne prima di entrare
La culla
Posizione: Primo piano dell’edificio a sinistra
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐
Stealth richiesto: Sì
Nemici presenti: 3-4 guardie
Procedura
Superare la prima ondata di nemici
Entrare nella prima fila di edifici
Dirigersi all’edificio più a sinistra
Salire le scale
Posizione Dettagliata
Radio: lato sinistro della stanza superiore
Cassaforte: integrata nel muro
Area facilmente difendibile
Consigli Tattici
Piazzare mine alle scale come protezione
Usare granate stordenti per il corridoio
Mantenere una posizione elevata
Emergenza
Posizione: Area Cognitive Research
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐⭐
Stealth richiesto: No
Nemici presenti: Forze speciali
Prerequisiti
Ottenere la Yellow Keycard
Accedere all’area Advanced Combat Research
Trovare l’ingresso al Cognitive Research
Localizzazione
Seguire il simbolo dell’occhio sul muro
Entrare nello spogliatoio
Radio: scaffale con gli asciugamani
Cassaforte: angolo della stanza
Consigli Tattici
Attenzione al raggio di rilevamento ridotto
Munirsi di armi pesanti
Preparare equipaggiamento medico
High Roller
Posizione: Area sotterranea
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐⭐
Stealth richiesto: No
Nemici presenti: Ondate multiple
Come Raggiungerla
Arrivare all’area sotterranea come Sev
Scendere le scale principali
Eliminare i nemici nell’area
Localizzare l’ascensore centrale
Posizioni Esatte
Radio: lato sinistro dell’ascensore
Cassaforte: lato destro, dietro lo schermo
Sala sicurezza nelle vicinanze
Consigli Tattici
Usare coperture robuste
Preparare armi per combattimento ravvicinato
Tenere d’occhio l’ascensore
Torre di controllo
Posizione: Area Informazioni e Ufficio 1
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐⭐
Stealth richiesto: Opzionale
Nemici presenti: Pattuglie multiple
Sequenza di Accesso
Eliminare i nemici all’esterno dell’aeroporto
Entrare nel primo atrio principale
Ignorare l’indicazione per i “Departures”
Dirigersi verso il banco informazioni
Posizioni Dettagliate
Radio:
Dietro il banco informazioni
Lato sinistro del bancone
Nascosta tra i documenti
Cassaforte:
Ufficio 1 (a sinistra della radio)
Integrata nella parete posteriore
Necessario accesso speciale
Consigli Tattici
Sgomberare metodicamente l’area
Utilizzare il sistema di annunci come distrazione
Preparare un’uscita di emergenza
Tenere d’occhio le telecamere di sicurezza
Fuori dai radar – La Cassaforte Finale
Posizione: Edificio Radar, lato Nord
Dettagli di Accesso
Difficoltà: ⭐⭐⭐⭐⭐
Stealth richiesto: Altamente consigliato
Nemici presenti: 4 guardie (1 addormentata, 3 al piano superiore)
Procedura Dettagliata
Localizzare la porta sul lato Nord
Attendere l’uscita dei due soldati
Entrare trovando il soldato che dorme
Opzionale: raccogliere la bottiglia d’acqua
Procedere al piano superiore
Posizioni Critiche
Radio:
In cima alle scale
Sul tavolo operativo
Sorvegliata da una guardia
Cassaforte:
Dietro una porta con serratura
Richiede grimaldello
Stanza con due guardie
Consigli Tattici Avanzati
Sequenza Ottimale:
Eliminare silenziosamente la prima guardia
Nascondere il corpo nell’armadietto
Forzare la serratura della porta
Accedere alla cassaforte evitando le guardie
Equipaggiamento Consigliato:
Silenziatore obbligatorio
Grimaldelli (minimo 2)
Granate stordenti di emergenza
Piano di Fuga:
Memorizzare le uscite
Preparare distrazioni
Avere un piano B in caso di allarme
Note Aggiuntive
Missione più complessa per le cassaforti
Richiede pazienza e precisione
La combinazione va ottenuta prima di tentare l’accesso
Possibilità di completamento non letale
Conclusioni e Consigli Generali
Preparazione Ottimale
Completare prima le cassaforti più semplici
Accumulare equipaggiamento e risorse
Studiare i pattern delle guardie
Salvare spesso i progressi
Ricompense
Ogni cassaforte contiene oggetti unici
Sblocco di contenuti speciali
Achievement/Trofeo dedicato
Elementi narrativi aggiuntivi
Troubleshooting
Se il codice non funziona, ricontrollare la radio
In caso di allarme, allontanarsi e riprovare
Utilizzare la modalità foto per studiare l’ambiente
Nintendo ed il team di sviluppo Monolith Soft hanno oggi annunciato che Xenoblade Chronicles X sta per arrivare su Switch in una inedita Definitive Edition.
Il titolo arriverà in contemporanea globale il prossimo 20 Marzo 2025 e sarà una versione rimasterizzata dell’RPG uscito quasi dieci anni fa in esclusiva WiiU. Proporrà una grafica migliorata, nuovi contenuti e molto altro. Di seguito il trailer di annuncio condiviso da Nintendo.
Originariamente disponibile per Wii U nel 2015, il gioco di ruolo d’azione Xenoblade Chronicles X arriva su Nintendo Switch con una grafica migliorata, elementi di storia aggiunti e altro ancora.
L’anno è il 2054. Gli esseri umani sono fuggiti dalla Terra a causa di una distruttiva guerra intergalattica. In qualità di uno dei sopravvissuti e di membro della colonia di New Los Angeles (NLA), la tua missione è aiutare a costruire una nuova casa sul vasto e ostile pianeta di Mira. Esplorate questo mondo aperto senza soluzione di continuità in cinque continenti ultraterreni che pullulano di creature sconosciute, alcune delle quali di dimensioni epiche, e combattete per il futuro dell’umanità.
Xenoblade Chronicles X: Definitive Edition vede il tuo personaggio al centro dell’azione in una storia fantascientifica standalone. Personalizzate l’aspetto e la classe del vostro avatar a vostro piacimento e scegliete tra un’ampia varietà di opzioni in un sistema di battaglia completo e profondo quanto volete. Una volta che avrete dimostrato di essere all’altezza dell’organizzazione BLADE, potrete anche sbloccare un potente Skell: Il vostro gigantesco mech personalizzabile, abile nell’esplorazione e nel combattimento, che vi assisterà nelle vostre avventure su Mira.
Durante la ricostruzione, conoscerete gli abitanti dell’NLA, li aiuterete a risolvere i loro problemi e creerete un’affinità con i membri del vostro gruppo per sbloccare missioni che contengono equipaggiamenti rari e altre ricompense. Inoltre, potrete unirvi a una squadra online e affrontare missioni specifiche per il multigiocatore, tra cui le impegnative battaglie Global Nemesis! È anche possibile reclutare gli avatar di altri giocatori nella propria squadra durante la storia principale.
C’è ancora di più da scoprire in questa versione definitiva del gioco. Chi è la misteriosa figura incappucciata sulla spiaggia? Dovrete rimanere sintonizzati per saperne di più…
Il team di sviluppo Digital Eclipse ha confermato che Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind arriverà per PlayStation 5, Xbox Series, PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC via Steam il prossimo 10 Dicembre.
Il titolo costerà 33,99€, tuttavia è attualmente disponibile uno sconto del 15% su PlayStation Store e Steam. A seguire i preorder saranno aperti anche tramite Microsoft Store e Nintendo eShop.
In Mighty Morphin Power Rangers: Rita’s Rewind, la squadra affronta la reincarnazione robotica della storica nemesi dei Power Ranger. Robo Rita ha creato un portale per rispedirsi indietro nel tempo, così da potersi alleare con sé stessa da giovane e sconfiggere i Ranger. Lavorando assieme, Robo Rita e Rita Repulsa riavvolgono, riscrivono e rimaneggiano il passato nel tentativo di impedire la fondazione stessa dei Power Ranger, alterando il corso della storia.
Riusciranno le due Rite e il loro esercito di mostruosi nemici provenienti dall’intera linea temporale di MMPR a sconfiggere per sempre i Power Ranger? Oppure, questi adolescenti inarrestabili riusciranno a lavorare assieme per contrastare questa catastrofica collaborazione cronologica?
I giocatori potranno rivivere le origini dei Mighty Morphin Power Rangers… di nuovo… per la prima volta! Il passato non sarà mai più lo stesso…
CARATTERISTICHE
Classica grafica e mood anni ‘90 con pixel art disegnata a mano
I nemici più amati dai fan estratti da diverse stagioni della famosissima serie
Eventi ed episodi che i giocatori ricorderanno dalla serie, mischiati fra loro
Gameplay da brawler 2D ricco d’azione con sparatorie stile arcade e sequenze di guida
Pilota tutti i Dinozord originali
Salta nella cabina di pilotaggio del leggendario Megazord e sconfiggi boss giganteschi