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THE STRANGERS: Capitolo 1, il primo film della trilogia horror ha una data di uscita

Vertice 360 distribuirà in Italia THE STRANGERS: Capitolo 1, la prima parte della trilogia horror pronta a sconvolgere gli spettatori dal 10 luglio e interpretata da Madelaine Petsch, l’attrice statunitense reduce dal successo del teen drama Riverdale, e da Froy Gutierrez (Cruel SummerTeen Wolf).

Intenso, terrificante da mozzare il fiato, THE STRANGERS: Capitolo 1 è diretto da Renny Harlin (Nightmare 4 – Il non risveglio58 minuti per morire – Die HarderCliffhangerL’esorcista – La genesiThe CovenantIl passo del diavolo) che torna al genere horror con questa saga ispirata al film omonimo del 2008 di Bryan Bertino.

Sinossi

In questo primo capitolo una giovane coppia, dopo un inaspettato guasto all’auto, è costretta a trascorrere la notte in un cottage isolato situato in una città inquietante. La loro permanenza viene sconvolta dall’arrivo di tre sconosciuti che li terrorizzano agendo senza pietà.

Cast Madelaine Petsch, Froy Gutierrez
Regia di Renny Harlin
Prodotto da Courtney Solomon, Mark Canton, Christopher Milburn,
Gary Raskin, Alastair Burlingham, Charlie Dombek
Sceneggiatura di Alan R. Cohen & Alan Freedland
Basato su The Strangers scritto da Bryan Bertino

Princess Peach: Showtime!, la recensione della stampa internazionale accoglie positivamente l’eroina Nintendo

All’indomani dalla release date ufficiale, sono iniziate ad arrivare le prime recensioni della stampa internazionale per Princess Peach: Showtime!.

Quale sembra essere il parere generale sull’avventura dedicata alla principessa più famosa dei videogiochi? I nostri colleghi esteri hanno apprezzato la produzione Nintendo, giudicata esuberante e variegata, anche al netto di un game design rivolto ad un pubblico più giovane (e forse per questo più leggero e meno impegnativo). Particolarmente enfatizzata la piacevolezza dell’equilibrio complessivo tra action ed esplorazione, sullo sfondo di una evidente teatralità che non potrà non conquistare il pubblico. Viene segnalato anche un comparto tecnico che fa inaspettatamente qualche capriccio in termini di framerate, una problematica riscontrata nelle fasi trasformative di Peach.

Ecco di seguito alcune delle recensioni finora pubblicate dai maggiori siti internazionali:

  • GameSpot 7/10
  • TheSixthAxis 7/10
  • IGN Spagna 8/10
  • COGconnected 72/100
  • GamePro 78/100
  • Nintendo Life 8/10
  • Press Start 7,5/10
  • GAMES.CH 74/100
  • Checkpoint Gaming 8/10
  • VGC 4/5
  • ComicBook.com 3,5/5
  • Eternity.gr 7,5/10
  • Cerealkillerz 8,4/10
  • WellPlayed 8,5/10
  • God is a Geek 8/10

Nel momento in cui scriviamo il titolo si attesta su una media delle recensioni di 77 su OpenCritic. Si tratta di un risultato provvisorio, in attesa delle altre opinioni in arrivo nelle prossime ore e nei prossimi giorni.

Vi ricordiamo che Princess Peach: Showtime! arriverà per Nintendo Switch il prossimo 22 Marzo.

Guida all’installazione e alla configurazione di Suyu, il nuovo emulatore di Nintendo Switch

Dopo la recente dipartita di Yuzu, in tanti si sono chiesti se l’idea di poter emulare i PROPRI giochi su macchine diverse dalla console Nintendo fosse definitivamente morta. Certo, esistono altri progetti interessanti come Ryujinx (qui trovate una nostra guida alla configurazione di Ryujinx) che è in una fase molto avanzata e promette una emulazione accuratissima, sebbene molto pesante per i sistemi più datati, eppure Yuzu aveva stupito tutti per la sua semplicità e la capacità di girare anche su macchine dalle risorse hardware piuttosto datate.

Morto un Yuzu se ne fa un altro

Dalle ceneri di Yuzu, però, sono nati tanti fork ovvero versioni modificate da privati con aggiunte, miglioramenti e ottimizzazioni e rese disponibili tramite repository private e pubbliche su siti come GitHub e GitLab. Non essendoci più una organizzazione a sovraintenderne lo sviluppo, però, è impossibile dire come e se si evolverà lo sviluppo dell’applicativo. Tuttavia, dopo la morte di Yuzu e Citra (l’emulatore di Nintendo 3DS dello stesso sviluppatore) un nuovo emulatore di nome Suyu ha cominciato a diffondersi, essendo basato anch’esso sullo stesso concetto di Yuzu: emulare Nintendo Switch nella maniera più semplice possibile, rinunciando a qualcosa in tema di accuracy, ma garantendo il funzionamento anche su macchine più datate.

Cos’è Suyu

Suyu è un emulatore per Nintendo Switch, sviluppato interamente in C++ con un focus particolare sulla compatibilità, completamente gratuito ed open source. Al progetto lavorano già oltre 79 programmatori volontari e l’applicativo supporta oltre 4000 titoli Nintendo Switch. Per adesso dalla pagina ufficiale l’unico modo per utilizzare l’applicativo in versione Stable è scaricarne i file e compilarne una versione funzionante.

Tuttavia, proprio in queste ore è stata pubblicata una versione Beta 0.0.2 di Suyu, che permette di dare un’occhiata più da vicino a questo nuovo emulatore.

Installazione e Configurazione di Suyu

Prima di procedere con l’installazione è bene fare alcune premesse importanti:

  • E’ caldamente consigliato possedere un controller compatibile con il PC in modo da utilizzare comodamente tutte le combinazioni di tasti nei giochi.
  • La guida è stata scritta basandosi su Windows 10, pertanto i nomi delle impostazioni o alcuni passaggi potrebbero differire per altri sistemi operativi.
  • Se avete installato Yuzu in precedenza troverete la procedura di installazione estremamente semplice, in caso contrario seguita questa guida all’emulatore Yuzu.

1 – Download dei driver più recenti della vostra scheda grafica

Innanzitutto, assicuratevi di aver installato gli ultimi aggiornamenti disponibili per la vostra scheda grafica:

NVIDIA: cliccando su questo link o tramite l’applicazione GeForce Experience.

AMD: cliccando su questo link o tramite l’applicazione Auto-Detect Tool (scaricabile dallo stesso indirizzo).

2 – Download ed installazione di Suyu

Cliccate su questo link per procedere al Download della versione beta di Suyu. All’avvio potrebbe essere richiesto di aggiorna la vostra versione di Microsoft Visual C++.

Una volta scaricato, estraete in una cartella a vostro piacimento, entrate nella cartella appena estratta, e cliccate sull’applicativo Suyu.exe.

Il software si avvierà con una interfaccia identica a quella di Yuzu, avvisandovi che per il funzionamento è richiesto l’utilizzo delle Keys e del Firmware. Per ovvie ragioni, non possiamo fornirvi questi file, che dovrete cercare da soli, o estrarre dalla vostra console Nintendo Switch.

Per installare le Keys, procedete in questo modo:

  • Cliccate su file/apri la cartella di Suyu
  • Nella finestra di explorer, cercate la cartella Keys e copiate i due file Prod Keys e title Keys.

Per installare il firmware, procedete in questo modo

  • Cliccate su Strumenti/installa firmware
  • Cercate la cartella dove avete estratto il firmware e selezionatela

3 – Configurazione di Suyu

A questo punto, possiamo procedere con la configurazione delle varie impostazioni dell’emulatore.

Nella schermata iniziale di Suyu, entrate nel menu Emulazione → Configura…, dopodiché:

Scheda “Generali”

  • In Interfaccia, selezionate Row 2 Text → None così da rendere l’interfaccia di Suyu molto più pulita.

Scheda “Sistema”

  • Se condividete Yuzu con qualche amico ma desiderate avere salvataggi di gioco separati, potete creare profili differenti. Per fare ciò, cliccate su Profiles → Add ed inserite i nomi desiderati. Per alternare i vari utenti vi basterà semplicemente selezionarli.
  • In Services, nella voce BCAT Backend selezionate None.

Scheda “CPU”

  • Selezionate Accurate dal menu a tendina.

Scheda “Grafica”

  • Spuntate innanzitutto l’opzione Asynchronous GPU Emulation.

Se avete una scheda grafica AMD:

  • Alla voce API, selezionate Vulkan.
  • In Advanced, spuntate Use asynchronous shader building.

Se avete una scheda grafica NVIDIA:

  • Alla voce API, selezionate OpenGL.
  • In Shader Backend, selezionate GLASM

Scheda “Audio”

  • Impostate il volume predefinito dei giochi in base alla vostra preferenza o lasciate su Auto (consigliamo di ridurlo quanto basta e di gestire il tutto tramite il controllo del volume di casse/cuffie).

Scheda “Comandi”

  • Collegate innanzitutto un controller, preferibilmente quello dell’XBOX 360 o XBOX One. Se avete appena acquistato un controller DualSense, ecco la nostra guida per il collegamento al PC. Ricordate che i controller DualShock e DualSense, hanno sensori giroscopici simili a quelli del pro controller di Nintendo Switch.
  • Sotto alla voce Controller Connesso selezionate Pro Controller.
  • A fianco, sotto Dispositivo di Input, selezionate XInput Controller 0 o se è un controller Xbox, la voce Xbox One Controller.
  • In basso, su Modalità console, selezionate l’opzione Dock.
  • A questo punto impostate i pulsanti del vostro controller basandovi sui rispettivi tasti dei joycon della Switch, creando la mappatura adatta.

Per settare gli stick analogici, semplicemente cliccate sui relativi comandi e muovete le levette nelle rispettive direzioni. Così facendo, dovreste già impostare correttamente gli stick direzionali. Riguardo le deadzone, settatele entrambe sul valore 10%, mentre lasciate vuota la voce Modifier (dovrebbe comparire [unused]).

Nota: l’unico gioco per cui dovete spuntare l’opzione Joycons Docked è Pokémon Let’s Go. In questo caso, assicuratevi che Controller Type sia su None in Player 1, dopodiché procedete alla mappatura come descritto sopra.

Dopo aver fatto tutto quanto, cliccate su OK per salvare le modifiche effettuate. Potete anche salvare un profilo personalizzato per ciascun gioco, cliccando su nuovo e poi una volta impostato tutto, cliccando su Salva.


4 – Ottimizzazione delle prestazioni del sistema

Per ottenere le migliori prestazioni nei giochi emulati con Suyu, è necessario effettuare anche alcune modifiche direttamente in Windows.

  • Click su Start → Impostazioni → Sistema → Alimentazione e sospensione.
  • Entrate in Impostazioni di risparmio energia aggiuntive ed assicuratevi di avere selezionato Prestazioni elevate.
  • Tornate in Impostazioni → Sistema → Informazioni sul sistema ed entrate nella voce Informazioni di sistema.
  • Sulla sinistra, click su Impostazioni di sistema avanzate → scheda Avanzate → click su Impostazioni nella sezione Prestazioni.
  • Scheda Avanzate → Cambia… nella sezione Memoria virtuale.
  • Togliete la spunta in alto, dopodiché selezionate il vostro HDD/SSD più veloce (dove dovreste aver installato Suyu). Ora impostate manualmente i valori di dimensioni iniziali e massime a 20000 se avete 8 GB di RAMse avete almeno 16 di RAM, invece, incrementate entrambi 25000.
  • Cliccate su OK per confermare le modifiche e poi Applica.
  • Riavviate il PC per rendere effettivo il tutto.

Ora tornate nella schermata iniziale di Suyu, quindi:

  • Cliccate su File → Open Suyu Folder e chiudete l’emulatore.
  • Dal percorso raggiunto, in alto selezionate AppData → Local → Suyu.
  • Click destro su maintenancetool.exe → Proprietà e spuntate l’opzione di avvio come amministratore, poi confermate.
  • Ora entrate nella cartella che termina con msvc, click destro su suyu.exe → Proprietà e spuntate anche qui l’opzione precedente.
  • Ripetete quanto sopra per la cartella che termina con early-access se presente.

Prestazioni massime su GPU NVIDIA

Se montate una scheda grafica NVIDIA e volete ottenere il massimo possibile in termini di prestazioni, seguite questi consigli.

  • Click destro sul desktop → Pannello di controllo NVIDIA.
  • Impostazioni 3D → Regola le impostazioni dell’immagine → spuntate Usa le impostazioni dell’immagine 3D avanzate → Apri la pagina.
  • Tab Impostazioni programma → Aggiungi → selezionate Suyu ed aggiungetelo.
  • Nell’elenco dei parametri, modificare i seguenti:
    • Sincronizzazione verticale – Disattivato
    • Ottimizzazione con thread – Attivato
    • Buffering triplo – Attivato
    • Modalità di gestione dell’alimentazione – Preferisci le prestazioni massime
    • GPU rendering OpenGL – selezionate la vostra GPU
  • Cliccate su Applica.

5 – Caricare i giochi su Suyu

Siamo giunti all’ultima parte della guida, ovvero come montare i titoli su Suyu ed iniziare finalmente a giocare. I file dei giochi sono riconoscibili dalle estensioni .xci e .nsp:

  • L’estensione .xci è la copia esatta della cartuccia originale del gioco estratta direttamente dall’installazione su memoria interna o SD card.
  • L’estensione .nsp risulta essere la migliore in quanto si tratta di giochi scaricati direttamente dall’eShop.

Sostanzialmente, comunque, non vi è alcuna differenza in termini di prestazioni o funzionamento, ma è sempre preferibile il secondo tipo di file.

Per ovvi motivi, non vi forniremo alcuna indicazione su come ottenere questi file, ricordandovi che l’operazione è legale soltanto acquistando la versione originale del gioco e dumpando la propria copia del file.

Importante: non tutti i titoli per Switch sono compatibili al 100% con l’emulatore, traducendosi di fatto in problemi di avvio, audio in ritardo e altri inconvenienti che minano l’esperienza di gioco.

Per caricare i giochi, avviate Suyu e nella schermata iniziale:

  • Doppio click per cercare la cartella in cui trovare i file dei singoli giochi.
  • Selezionatela ed automaticamente vi verranno caricati tutti i titoli contenuti.

Nota: la cartella deve contenere solamente i file .xci o .nsp; in caso di presenza di altre sottocartelle, l’applicazione potrebbe non essere in grado di recuperarli.

  • Per avviare un gioco, basterà fare doppio click sullo stesso.
  • Per uscire da un gioco, cliccate in alto su Emulation e poi su Stop.

6 – Installare gli aggiornamenti dei giochi

Se si dispone di un aggiornamento in formato .nca:

  • Cliccate su File → Install files to NAND….
  • Selezionate l’aggiornamento .nca.
  • Nel menu a cascata selezionate l’opzione di aggiornamento del gioco. Se viene visualizzato un errore, controllate le chiavi di cifratura ed il download.

Se si dispone di aggiornamento in versione .nsp (consigliato):

  • Cliccate su File → Install files to NAND….
  • Selezionate l’aggiornamento .nsp.
  • Il programma vi informerà che procederà all’installazione, quindi accettate.

Se si dispone di aggiornamenti installati sulla scheda NAND o SD:

  • Copiare l’intera NAND in %appdata%/suyu/nand/user o l’intera scheda SD in %appdata%/yuzu/sdmc.

7 – Installare i DLC

L’installazione dei DLC è identica a quella degli update, seguite quindi la procedura descritta qui sopra.


Se l’aggiornamento o il DLC è stato installato con successo, accanto a tutti i giochi verrà visualizzato un messaggio nella colonna dei componenti aggiuntivi della lista dei giochi con la scritta Update o DLC.

Se avete installato solo un aggiornamento .nca, probabilmente ci sarà scritto solo Update. Se invece avete copiato l’intera NAND o l’SD o si è utilizzato un aggiornamento .nsp, verrà visualizzata anche la versione dell’update e del DLC. Non allarmatevi se i numeri non corrispondono alla versione installata. La versione nella lista dei giochi è quella determinata dai server Nintendo, mentre quella in gioco è indipendente.

Recensione Rise of the Ronin, Team Ninja abbraccia il grande pubblico

Rise of the Ronin è senza dubbio il progetto più ambizioso di Team Ninja e Koei Tecmo. Concepito ormai più di 7 anni fa, anche prima di Nioh, nelle idee degli sviluppatori sarebbe dovuto essere la summa totale del loro know-how. E al tempo stesso il titolo che si sarebbe dovuto rivolgere, per la prima volta, al grande pubblico. Quale struttura di gioco migliore, per far ciò, se non quella del classico open world?

A volte, proprio come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Final Fantasy VII Rebirth, ci piace trovare significati più “romantici” dietro determinate situazioni. Il periodo Bakamatsu ha segnato la fine dello shogunato: Oriente ed Occidente entrarono per la prima volta in contatto. Troviamo “ideologico”, quindi, che un titolo in cui si racconta dell’isolazionismo nipponico e relativi primi cenni di apertura al mondo esterno rappresenti per lo studio di Tokyo proprio il tentativo definitivo di raggiungere la grande platea (nonostante dei primi passi furono fatti già l’anno scorso, come vi abbiamo raccontato nella nostra recensione di Wo Long: Fallen Dynasty).

Dunque, dopo quasi 50 ore di gioco, abbiamo la risposta alla fatidica domanda. A quella domanda da un milione di dollari a cui avevamo già fatto cenno in sede di anteprima. Un impianto ludico sviluppato sui dettami classici e sulla formula Team Ninja come si comporta in una struttura open world? Bene. Gli sviluppatori sono riusciti ad appagare al meglio sia i fan della prima ora dello studio, quelli “hardcore”, che i nuovi. Quelli che si spera si avvicineranno per la prima volta ad un loro titolo proprio per la nuova struttura. Anche al netto di alcune criticità legate ad un’eccessiva abbondanza di variabili ludo-narrative solo abbozzate che purtroppo non ci hanno convinto. Ma che, al tempo stesso, esaltano ancora di più il sistema di combattimento del gioco. Sottolineando quanto sia dannatamente più divertente affrontare faccia a faccia i nemici rispetto a tutto il resto.

Bene, abbiamo catturato la vostra attenzione? Ora non vi resta che continuare la lettura per sapere proprio tutto sull’ultima opera di Team Ninja!

Rise of the Ronin, pubblicato da Sony Interactive Entertainment, sarà disponibile dal 22 marzo 2024 in esclusiva su PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


La Via del Ronin

La trama di Rise of the Ronin segue le vicende delle Lame Gemelle, due orfani il cui villaggio fu distrutto perché accusato di cospirare contro la massima autorità nipponica. In quel periodo lo shogunato si stava aprendo a trattati commerciali e politici con gli Stati Uniti. Iniziati alle arti marziali da un’anziana donna, ai due fratelli viene chiesto di assaltare le Navi Nere del commodoro Perry. Ovviamente qualcosa andrà storto e ci ritroveremo a scegliere se impersonare il fratello o la sorella, dopo averli creati con un ricco editor.

Comincerà così il nostro viaggio alla ricerca della controparte dell’altro sesso. In una storia più “blockbuster” rispetto al passato che, per la prima volta per lo studio, riesce a tenere incollati allo schermo in maniera avvincente. La trama orizzontale ed il background narrativo, rispettoso della cultura giapponese dell’epoca, dunque, fanno il loro lavoro in maniera egregia. Anche grazie all’ottima regia delle cutscene principali in cui si vede la mano del regista e sceneggiatore Keishi Otomo. Pur con il solito eccesso di personaggi/comparse presenti in ogni opera di Team Ninja che va a rendere caotico lo svolgersi delle altre sotto-trame. Fortunatamente è presente un’enciclopedia, consultabile anche durante le cutscene come l’Active Time Lore (da noi ampiamente apprezzata, come ribadito nella recensione di Final Fantasy XVI) che aiuta a seguire un po’ meglio tutte le vicende.

Ciò che ci ha convinto di meno è tutto il sistema di scelte. Nel corso del gioco saremo chiamati a prendere numerose decisioni, tuttavia ci è sembrato che questa presunta libertà concessa sia solo “fumo negli occhi”. E per giunta va a creare delle dissonanze narrative nella sceneggiatura. Anche accettando la più logica sospensione dell’incredulità, ci hanno fatto un minimo storcere il naso.

La trama orizzontale questa volta è davvero avvincente

Per farvi un esempio concreto, ci siamo trovati ad affrontare una missione per conto della fazione anti-shogunato che aveva come boss di fine missione un personaggio chiave della fazione pro-shogunato. Dopo averlo sconfitto, ci siamo recati alla base pro-shogunato e abbiamo parlato con quello che era il boss come se niente fosse. Siamo dei Ronin, per definizione samurai senza padrone, ma troviamo che tale variabile, ottima sulla carta, doveva essere sviluppata meglio, anche perché di fatto poi potremo fare sempre missioni per entrambe le fazioni. Anche le romances funzionano così “alla carlona”. Dopo aver massimizzato il legame e instaurato un Voto Velato, potremo interrompere e poi re-intraprendere la relazione in maniera illimitata in qualsiasi momento.

Il quesito, alla luce di quanto detto nell’introduzione circa l’eccessiva presenza di variabili solo abbozzate, sorge spontaneo. C’era davvero bisogno di inserire un sistema di scelte così… poco impattante? Per giunta con la possibilità, dopo nemmeno un terzo di gioco, di rigiocare tutte le missioni in cui eventualmente fare altre scelte che andranno a “sovrascrivere” il presente. Potremo perfino tornare nel momento esatto dell’attivazione in caso non l’avessimo attivata in tempo. Da sottolineare comunque che tale feature Quality of Life è un toccasana per i completisti, vogliamo ribadirlo.

Siamo Ronin, non Ninja!

Il sistema di combattimento di Rise of the Ronin pensiamo sia uno dei migliori nell’ampia categoria degli action-rpg grazie al flow che genera. La meccanica principale attorno cui ruota tutto il sistema è il parry, cioè la parata nel momento esatto in cui stiamo per essere colpiti, attivabile con la pressione di un tasto (il triangolo). Proprio come in Sekiro (e, seppure con qualche differenza, come in Wo Long: Fallen Dynasty).

A ciò aggiungiamoci la meccanica del rampino (sempre ispirata a Sekiro). Del Guizzo di Spada, con cui è possibile recuperare stamina durante l’offensiva (come il Ritmo Ki di Nioh, più o meno). E soprattutto le stances (sempre rielaborate da Nioh). Oltre a quelle basilari, chiamati Ten, Chi e Jin, da modificare al volo durante gli scontri per adattarsi all’arma utilizzata dal nemico in un sistema che ricorda sasso-carta-forbice, ve ne sono altre più “avanzate” che sicuramente avranno un ruolo importante nell’endgame (con tanto di nuova difficoltà sbloccabile).

Nell’anteprima vi avevamo raccontato come sin dalle prime fasi di gioco, i combattimenti diventano delle vere e proprie danze coreografiche di morte che trasportano il videogiocatore in una trance “agonistica”. Come solo i migliori action game sanno fare. Bene, possiamo solo dire che “non avevamo visto niente”. Man mano che proseguirete nel gioco, oltre a nemici “base” con pattern sempre diversi che vi costringeranno ad imparare sempre nuovi “ritmi”, incapperete in boss che porteranno allo stremo la vostra conoscenza del sistema di gioco.

E se proprio doveste aver problemi, potrete sempre abbassare la difficoltà. L’esperienza sarà comunque depauperata di tutta quella carica di adrenalina derivante dalla “paura” di sbagliare una serie di parry e ritrovarsi a dover ricominciare lo scontro. Pertanto la sensazione restituita sarà parecchio diversa, ma almeno non resterete bloccati. A dirla tutta, il gioco propone una serie di variabili ludiche non così “demoralizzanti” (passateci il termine) come l’abbassamento della difficoltà che ri-bilanciano un po’ la situazione verso il basso.

In fase di creazione del protagonista, ad esempio, potremo notare dei tratti “atipici” per i lavori di Team Ninja. Capacità persuasive, intimidatorie, diplomatiche (con tanto di possibilità di mentire). Tutto ciò comporta, in termini pratici di gameplay, la possibilità di incidere sul “morale” del nostro interlocutore, potenziale avversario. Ad esempio, con determinate risposte potremo far fuggire il più “coniglio” del suo gruppo. Con altre risposte potremo “spiazzarlo” in modo da iniziare il combattimento con un colpo critico, e così via. Ed ovviamente non mancherà la possibilità di approcciare la maggior parte degli scontri, tolti ovviamente i boss veri e propri, in modalità furtiva.

Rise of the Ronin
Siamo Ronin, non Ninja!

Sulla carta è tutto molto bello. In termini realizzativi, però, dare “spazio” a queste nuove variabili, dare così tanta libertà di scelta, ha fatto sì che emergessero problemi di level design che vanno a rovinare un po’ l’atmosfera e il senso di appagamento. Ma ci spieghiamo meglio.

Innanzitutto, bisogna ribadire come Team Ninja non sia mai stata maestra per quanto riguarda la costruzione dei livelli, tuttavia con Wo Long: Fallen Dynasty avevamo assistito ad un primo passo in avanti. In Rise of the Ronin, un po’ perché la maggior parte delle missioni avviene in sezioni delimitate dell’open world, un po’ (soprattutto) perché si è cercato di dare un contesto a tutte le soluzioni di cui prima, siamo ritornati nuovamente indietro.

Il grosso problema risiede nel fatto che tutti gli approcci al di fuori delle incursioni a viso aperto in solitaria risultano raffazzonati e goffi. In primis l’IA dei nemici è ridicola in ottica stealth approach. Il loro campo audio-visivo di aggro è praticamente circoscritto ai loro piedi. Potremo usare fucili contro nemici che stanno abbastanza vicini tra loro, potremo addirittura combattere con nemici senza attivare gli altri se non andando a sbatterci addosso. Ed anche cercando di ripulire le zone furtivamente, il posizionamento dei nemici e i percorsi creati presentano dei punti di “rottura” che faranno saltare la copertura. Quando poi deciderete di portare in missione gli alleati (NPC o coop online) assisterete a scene comiche che potrete ricaricare su YouTube con questa canzone di sottofondo.

Tornando al solito discorso di prima, se l’inserimento di un sistema di scelte così poco incisivo è inspiegabile ma tuttavia non tanto penalizzante, tutte le variabili connesse al gameplay, pur comprensibilissime per donare magari maggior varietà di approccio, hanno definito un design delle missioni un po’ schizofrenico.

Alla luce di quanto spiegato, il nostro consiglio per godervi veramente al meglio Rise of the Ronin è quello di affrontare tutto in solitaria, abbracciando la via del Bushido. E se proprio non riuscirete ad affrontare da soli i boss di fine missione (a volte sono anche in due o tre, ma ottimamente bilanciati anche giocando da soli), potrete interagire con il checkpoint prima dell’arena ed evocare aiuto (ed eventualmente abbassare la difficoltà).

Open World? Missione riuscita!

L’open world di Rise of the Ronin rientra nella declinazione di quelli “classici”, come gli Assassin’s Creed o Ghost of Tsushima. Scordatevi che la pura e semplice esplorazione possa essere una discriminante ludica vera e propria come in capolavori del “genere”, quali Elden Ring e The Legend of Zelda. Qui si tratta di semplice navigazione della mappa per andare da punto A a punto B.

A maggior ragione se pensate che il loot system di Nioh e Wo Long: Fallen Dynasty è trasporto in maniera pedissequa anche qui. Per quanto i forzieri e le ricompense dei mini-boss dell’open world siano, in linea di massima, migliori dei drop dei nemici random, tale sistema è alla base di un meccanismo “gestionale ed economico” che permea l’intera produzione. Il loot dei forzieri, quindi, è comunque basato su livelli e skill passive randomici. Inoltre, in Rise of the Ronin ci sono i fabbri che permettono addirittura di trasferire i tratti migliori delle armi, proprio come nei precedenti lavori dello studio. Se in una struttura arcade questa scelta la riteniamo accettabile (al di là della bulimica micro-gestione dell’inventario), in un contesto open world smorza un po’ l’entusiasmo quando si tratta di andare alla ricerca di pezzi unici.

Fortunatamente, però, anche con tale sistema, l’open world funziona, grazie al loop che riesce ad innescare. Liberare un accampamento, cercare un gatto o un santuario, eliminare un mini-boss, fare le sfide di abilità, o le fotografie. Ognuna di queste attività ci ricompensa con qualcosa che va a rendere il sistema di combattimento sempre più variegato ed appagante, come ad esempio una nuova postura per una delle tante tipologie di armi. Anche completare al 100% un territorio ci darà punti abilità specifici che poi ci permetteranno di potenziare il nostro alter-ego virtuale.

Ronin
Chi non ama i gatti?

Inoltre abbiamo apprezzato come in qualsiasi punto della mappa ci sia un minimo studio di level design. Paradossale, se ci pensate, che sia più intelligente la costruzione dell’open world che non quella delle missioni. Non potremo dirigerci sempre a cervello completamente spento verso il prossimo segnalino. Molto spesso dovremo intuire l’elementare percorso per raggiungere la nostra ricompensa. Niente di più di quello che ha proposto già Ghost of Tsushima anni fa, ma tant’è. Ed anche con questa “esigenza” di doversi fermare, il traversal non risulta mai stancante e/o ridondante. Viaggiare nel Giappone di Team Ninja è sempre veloce ed immediato (ancora di più abilitando alcune funzioni di accessibilità, come ad esempio raccolta e/o smontaggio rapido del loot, cavalcata automatica verso la destinazione prefissata, etc.).

Purtroppo Rise of the Ronin è molto povero in termini di poligoni e texture. Salire su una posizione sopraelevata (cosa che farete spesso) e constatare la piattezza dell’orizzonte è un grosso rammarico, è innegabile. Anche per questo vi consigliamo la modalità Prestazioni a 60 fps: meglio avere un frame elevato e quasi stabile che puntare su una grafica che di base è molto povera. Nonostante ciò, la direzione artistica riesce a regalare un colpo d’occhio almeno sufficiente. Soprattutto grazie ad un intelligente uso dei colori, delle luci (seppure ogni tanto ci siano vari sfarfallii) e di effetti ambientali come il vento. Menzione d’onore per la colonna sonora di Inon Zur che restituisce meticolosamente le sensations del Giappone del XIX secolo. Non abbiamo parlato di comparto sonoro in generale, ma di colonna sonora soltanto, perché, purtroppo, il doppiaggio italiano non è sempre all’altezza.

Commento finale

Parlare di “troppo che stroppia” in una recensione di un open world può lasciare spazio a fraintendimenti, soprattutto per quella fetta di utenza che si ferma al commento finale e al voto. Per questo motivo ci teniamo a ribadire per bene il concetto. L’open world di Rise of the Ronin è riuscitissimo. Quello che eccede sono variabili ludo-narrative relative alle scelte ed alle libertà concesse al videogiocatore. Non sarà il titolo più a fuoco di Team Ninja (Nioh e Wo Long: Fallen Dynasty sono più quadrati e precisi in quello che propongono). Non sarà il titolo della consacrazione definitiva dello studio nell’Olimpo degli sviluppatori perché le criticità evidenziate sono proprio figlie di scelte “immature” che limitano il proverbiale “next step” in un percorso di crescita. Ma se c’è una cosa in cui il team nipponico è già maestra è creare sistemi di combattimento sempre più appaganti e galvanizzanti. Partendo comunque da meccaniche già viste, riescono a regalare sempre qualcosa di nuovo e più divertente. E Rise of the Ronin è proprio questo, il titolo più appagante, galvanizzante e divertente di Team Ninja, nonostante tutto.

Alone in the Dark (2024) – Guida:  tutti i codici e le combinazioni per risolvere i puzzle del Talismano

Ci sono vari Puzzle collegati al particolare Talismano che dovrete risolvere in ogni capitolo di Alone in the Dark (2024) e sbloccandoli rivelerete oggetti chiave e indizi che vi aiuteranno a progredire nella campagna. In questa breve guida, vi sveleremo tutti i codici e il processo per risolvere ciascun puzzle del talismano per progredire rapidamente attraverso ciascun obiettivo.

Capitolo 1

C’è solo 1 enigma del Talismano che dovete risolvere nel capitolo 1 e nello specifico nel “salottino”.

La combinazione è la seguente:

  • Cerchio In alto: 3
  • Cerchio di mezzo: 5
  • Cerchio in basso: 8

Capitolo 2

Ci sono 2 enigmi del Talismano che dovete risolvere nel capitolo 2.

La prima combinazione è relativa all’orologio astronomico ed è la seguente:

  • Cerchio In alto: 3
  • Cerchio di mezzo: 4
  • Cerchio in basso: 6

Per sbloccare questo puzzle, dovete prima rimettere insieme le piastre rotte dell’orologio astronomico. Una volta raccolti i pezzi mancanti, tornate all’orologio e, utilizzando l’immagine qui sotto come guida, mettete insieme il puzzle. L’orologio si aprirà e in cima troverete l’indizio relativo al codice per completare il puzzle del Talismano.

La seconda combinazione, invece, è collegata alla Caldaia nel seminterrato.

La combinazione è:

  • Cerchio In alto: 9
  • Cerchio di mezzo: 7
  • Cerchio in basso: 5

Per sbloccare questo puzzle, dovrete rimettere insieme le piastre rotte della caldaia. Usate l’immagine qui sotto come guida:

Una volta fatto troverete il relativo indizio/codice interagendo con gli indicatori della caldaia.

Capitolo 3

C’è solo 1 enigma del Talismano che dovete risolvere nel capitolo 3.

La combinazione per risolvere il puzzle nella Tomba del Faraone è:

  • Cerchio In alto: 2
  • Cerchio di mezzo: 5
  • Cerchio in basso: 8

Per risolvere questo enigma, interagite con il palco, utilizzando come guida il disegno nel Diario di Perosi, potete trovare il codice 2-5-8 confrontando i segni zodiacali con i loro valori numerici.

Capitolo 4

Ci sono 2 enigmi del Talismano che dovete risolvere nel capitolo 4.

Attenzione: la combinazione cambia a seconda del personaggio selezionato

Il primo è collegato alla statuetta rotta in soffitta/Attico, la combinazione per Edward è:

  • Cerchio In alto: 6
  • Cerchio di mezzo: 4
  • Cerchio in basso: 1

Se invece avete selezionato Emily è

  • Cerchio In alto: 9
  • Cerchio di mezzo: 3
  • Cerchio in basso: 1

Esaminate il contenitore situato nell’angolo più a sinistra della soffitta. Una volta aperto, dovrete mettere insieme i pezzi della statuetta. Successivamente, controllate ancora una volta la statuetta e inserite i numeri 6-4-1 (o 9-3-1) sul vostro talismano.

L’ultimo codice da inserire si trova nello Studio del dottor Gray. Per capire l’orientamento corretto del talismano, guardate i segni sul pavimento della camera da letto. Allineando le tacche del quadrante grande con quelle di quelli più piccoli, partendo dall’alto e procedendo verso il basso, otterrete 0-0-0 come codice del talismano.

Si ringrazia sirusgaming per le immagini.

Marvel 1943: Rise of Hydra, primo impressionante trailer per l’action adventure Skydance

Con un trailer tecnicamente impressionante si è mostrato ufficialmente Marvel 1943: Rise of Hydra, action adventure story driven sviluppato da Skydance New Media.

Il titolo, firmato da Amy Hennig (famosa per aver lavorato con Naughty Dog alle serie di Jak ed Uncharted), si è mostrato nel corso di una keynote di Epic Games, dando sfoggio dell’Unreal Engine 5.4 con volti semplicemente pazzeschi.

Vi proponiamo di seguito il trailer ufficiale, grazie all’account YouTube di Marvel Entertainment.

Nel caos della guerra, i mondi si scontrano. Capitan America e Azzuri, la Pantera Nera degli anni ’40, devono superare le loro differenze e formare un’alleanza difficile per affrontare il loro nemico comune. Combattendo al fianco di Gabriel Jones degli Howling Commandos e Nanali, una spia wakandana incastrata nella Parigi occupata, devono unire le forze per fermare un sinistro complotto che minaccia di trasformare il caos della Seconda Guerra Mondiale nell’ascesa definitiva dell’Hydra.

Quanto mostrato è in realtime, come confermato dagli sviluppatori. A tal proposito vi condividiamo una cutscene grazie al repost di Geoff Keighley.

Marvel 1943: Rise of Hydra arriverà nel corso del 2025, probabilmente per PC, PlayStation 5 ed Xbox Series (sebbene le piattaforme non siano state ancora confermate).

Alien Romulus si mostra nel primo trailer ufficiale

Il primo trailer di Alien: Romulus, il film 20th Century Studios dal produttore Ridley Scott e dal regista/sceneggiatore Fede Alvarez. Alien: Romulus arriverà il 14 agosto nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Questo horror-thriller riporta alle origini il franchise di grande successo Alien: rovistando nelle profondità di una stazione spaziale abbandonata, un gruppo di giovani colonizzatori dello spazio si trova faccia a faccia con la forma di vita più terrificante dell’universo.Il film è interpretato da Cailee Spaeny (Priscilla), David Jonsson (Agatha Christie’s Murder is Easy), Archie Renaux (Tenebre e ossa), Isabela Merced (The Last of Us), Spike Fearn (Aftersun) e Aileen Wu. Alien: Romulus è diretto da Fede Alvarez (La casa, Man in the Dark) da una sceneggiatura scritta dallo stesso Alvarez insieme al suo frequente collaboratore Rodo Sayagues (L’uomo nel buio – Man in the Dark), basata sui personaggi creati da Dan O’Bannon e Ronald Shusett. Il film è prodotto da Ridley Scott (Napoleon), che ha diretto l’originale Alien e ha prodotto e diretto i nuovi film della saga, Prometheus e Alien: Covenant, Michael Pruss (Lo strangolatore di Boston) e Walter Hill (Alien); mentre Fede Alvarez, Elizabeth Cantillon (Charlie’s Angels), Brent O’Connor (Bullet Train) e Tom Moran (Unstoppable – Fuori controllo) sono i produttori esecutivi.

Recensione Final Fantasy VII Rebirth, la rinascita del capolavoro Square Enix

Final Fantasy VII Rebirth è più di un semplice videogioco. Lungi dall’essere “solo” il secondo capitolo del progetto di riadattamento moderno del capolavoro immortale Squaresoft del 1997, Rebirth è molto di più.

Incredibile pensare infatti che il precedente Final Fantasy VII Remake veniva lanciato nell’Aprile 2020, quando il mondo era tristemente recluso in casa a causa di una pandemia che aveva colto tutti di sorpresa all’alba del nuovo decennio. Quattro anni dopo, portiamo ancora tutti le ferite di quei momenti e di quello che il Covid-19 ha significato per la società, per le persone e per il mondo. Ed è suggestivo pensare all’avvento di Rebirth come il ritorno non solo di uno dei titoli più importanti della storia del gaming, ma anche come un’allegorica rinascita di noi tutti, che cerchiamo tutt’oggi di ritrovare faticosamente la nostra direzione.

Un paragone ardito ed eccessivo? Forse si, lo riconosciamo. Ma a ben pensarci, se Remake aveva ironicamente tenuto compagnia al pubblico all’interno delle mura della plumbea Midgar, Rebirth lo libera idealmente portando l’avventura tra le terre di Gaia. Forse vogliamo leggere in questo titolo più di quanto non ci sia. Ma se ogni opera umana è al contempo genitrice e figlia del proprio periodo, è innegabile vedere in Rebirth qualcosa di speciale e significativo. Soprattutto quando parliamo di un vero ed autentico capolavoro.

Final Fantasy VII Rebirth è disponibile dallo scorso 29 Febbraio in esclusiva per PlayStation 5.


Versione testata: PlayStation 5


Verso l’ignoto

Ebbene, dove eravamo rimasti quattro anni fa, quando i titoli di coda di Final Fantasy VII Remake sono giunti al capolinea?

Cloud e compagni erano riusciti a fuggire miracolosamente da Midgar, braccati dagli uomini della ShinRa dopo l’irruzione degli eroi nel loro quartier generale… non prima però di essere stati testimoni di un mistico ed apparentemente inspiegabile incontro con i Numen, guardiani del destino, e con il temibile Sephiroth. Rebirth inizia pochissime ore dopo. Il gruppo si sta nascondendo e riposando nella vicina cittadina di Kalm: la tranquillità tuttavia dura poco e i ricercati sono costretti ad avventurarsi tra le praterie del mondo di Gaia. Riusciranno a raggiungere la salvezza? Comprenderanno le vere macchinazioni della ShinRa ed il loro interesse verso la discendenza di Aerith? Quale significato hanno le visioni con Zack, il protagonista di Crisis Core (qui la nostra recensione di Reunion)? Che ruolo giocherà Sephiroth in tutto questo? Ma soprattutto… il destino può essere sfidato e riscritto?

Yuffie non è più un personaggio opzionale come nel titolo originale.

Non diremo una parola in più sulla storia di Rebirth. Non solo perché vogliamo rispettare i giocatori che si troveranno a vivere le vicende di Final Fantasy VII per la prima volta, ma anche per preservare i fan di vecchia data. Sia chiaro: possiamo rassicurare tutti sull’aderenza della trama di Rebirth agli eventi principali e più iconici del classico del 1997, location indimenticabili comprese. D’altro canto, non vogliamo minimamente sbottonarci né sugli elementi della storia che sono stati ampliati (esattamente come in Remake) né sulle variazioni decise dal team di Yoshinori Kitase. Quello che possiamo dirvi è che tutte le emozioni dell’originale sono qui, possibilmente anche in misura più intensa grazie al rinnovato pathos reso possibile dallo sfruttamento delle nuove tecnologie. Ma non possiamo negare che potrebbero esserci dei mugugni per alcune scelte (esattamente come in Remake), che tuttavia riteniamo di non poter giudicare se non prima di avere in mano il capitolo finale del progetto.

In questo capitolo saranno rivelate le intenzioni di Sephiroth.

Sinestesia sinergica

Da un punto di vista di mera presentazione visiva, Rebirth evolve la tecnica e l’estetica apprezzata quattro anni fa con un senso di scala molto più grande.

Se infatti alcuni potrebbero lamentare un non così grande stacco tra i risultati celebrati nella nostra recensione di Final Fantasy VII Remake (ed Intergrade) ed i traguardi di Rebirth, tutto va calato nella prospettiva della dimensione. La linearità del precedente capitolo, virtù intrinseca di quel segmento di storia, cede il passo all’apertura del mondo al di là delle mura di Midgar. Nel farlo, si schiude agli occhi dei giocatori un paesaggio colmo di dettagli, colori e suoni, tanto magnetico nelle forme quanto affascinante nei contenuti. Tutto è studiato per essere memorabile, per restare impresso tanto nella mente dei nuovi giocatori quanto per risvegliare sentimenti a lungo sopiti nei cuori dei fan. A partire dai vicoli affascinanti di una Kalm ispirata al nord est europeo, passando per l’assolata eccentricità di Costa del Sol, fino ad arrivare ai misteriosi segreti nelle ombre di Nibelheim. Senza dimenticare la splendida colonna sonora (qui nuovamente arrangiata ed arricchita), ancora oggi una delle migliori creazioni della storia del panorama videoludico.

Rebirth offre la classica alternativa tra una modalità Qualità a 4K e 30fps ed una modalità Prestazioni in cui viene data priorità al framerate (a 60 fps). Il guaio tuttavia, allo stato attuale, è che quest’ultima soffre di un eccessivo drop nella renderizzazione dell’immagine. Il risultato, al netto di un frame ad alti giri, è un’immagine evidentemente sfocata e che mortifica la bellezza grafica della produzione. Gli sviluppatori sono al lavoro per una patch che migliorerà la definizione della modalità Prestazioni, che non dovrebbe tardare molto ad arrivare. Fino ad allora, il consiglio (soprattutto per chi dispone di una TV 4K) è di optare per la modalità Qualità, impostando la velocità della telecamera di una tacca più bassa rispetto all’indicazione di default.

Artisticamente siamo su altissimi livelli.

Gran parte della citata spettacolarità visiva di Rebirth passa, inevitabilmente, per il sistema di combattimento. Quest’ultimo eredita il mix tra azione in tempo reale e comandi scelti attraverso un menù rapido, sfruttando le cariche ATB accumulate. Così come in Remake, anche nel nuovo capitolo tutto fila liscio in modo estremamente dinamico e fluido, passando tra attacchi corpo a corpo, schivate, magie ed abilità speciali. Il fulcro delle battaglie ruota ancora una volta alla necessità di infliggere lo Stremo agli avversari, sfruttando tatticamente lo status di Tensione e le debolezze individuali per giungere ad una condizione di particolare esposizione ai danni del party.

Ciascun personaggio vanta particolarità individuali che, complice l’incremento del cast giocabile, conferisce nuova varietà al flow dell’azione. In Remake ad esempio Tifa era un personaggio votato al corpo a corpo, potendo beneficiare di Arte segreta per capitalizzare al massimo il danno nei confronti dei nemici stremati. In Rebirth invece Red XIII (la prima new entry giocabile del cast) è un personaggio che può letteralmente vendicarsi dei colpi parati sprigionando attacchi potenziati capaci di assorbire salute dagli avversari. Passare da personaggio a personaggio diventa non solo una necessità per sfruttare le abilità individuali, ma anche per affrontare al meglio ogni scontro. Novità di Rebirth, in questo senso, è la Sinergia, che permette ai giocatori di combinare i poteri di coppie di personaggi in devastanti attacchi ed azioni. Da un lato azioni sinergiche utilizzabili a costo zero che permettono colpi speciali in grado di caricare velocemente la barra ATP, dall’altro lato abilità sinergiche che costituiscono vere e proprie abilità speciali. Ed ovviamente non finisce qui: tra limit break, espansione delle armi, un numero praticamente raddoppiato di Materia (da 43 ad 86) e nuovissimi manuali di combattimento… la carne al fuoco è davvero tanta.

La spettacolarità è all’ordine del giorno.

Gamb(ar)e in spalla

Se il sistema di combattimento e lo sviluppo dei personaggi poggiano sulle solidissime basi del titolo di quattro anni fa, dove Rebirth era chiamato ad una vera e propria impresa era nell’open world. Restare all’interno di Midgar, tutto sommato, era la parte semplice, complice una sezione che fin dal titolo originario si contraddistingueva come piuttosto lineare. La vera sfida era ciò che veniva dopo.

Possiamo essere molto chiari al riguardo. Il mondo creato dagli artigiani di Square Enix soffia nuova vita alle leggendarie location di Final Fantasy VII, arricchendole non solo di dettagli e sfaccettature, ma altresì rendendolole molto più vive, diversificate ed entusiasmanti da esplorare. Lungi dal proporre un mondo con una quantità di attrattive e contenuti in linea con il titolo del 1997, il team di sviluppo ha letteralmente infarcito Rebirth di contenuti, posti da visitare e missioni da svolgere. Siamo sinceri: all’inizio abbiamo leggermente storto il naso nel trovare una meccanica di arrampicata sulle torri in tutto e per tutto identica agli open world di scuola Ubisoft. Ma quello che sembrava un preoccupante spettro si è presto dissipato grazie alla ricchezza e varietà di quanto proposto dal nuovo mondo di Gaia.

Cosmo Canyon… già sentiamo la sua evocativa musica.

Vi basti pensare che anche solo la prima area, che copre semplicemente l’attraversamento della palude sorvegliata dal Midgardsormr, è così infarcita di missioni, obiettivi e sorprese da raggiungere agilmente le dieci ore… la stessa fase, nel VII originale, durava a malapena mezz’ora.

Accanto agli incarichi già visti in Remake, in Rebirth ritroviamo Chadley che ci proporrà di completare i dossier esplorativi (e di combattimento) invitandoci all’esplorazione delle aree, al recupero di particolari manufatti, al ritrovamento degli altari perduti degli Esper… e molto altro. La bontà del lavoro svolto dagli sviluppatori non si limita esclusivamente alla quantità di contenuti inseriti in Rebirth. Anzi, da questo punto di vista c’è chi potrebbe trovare addirittura preoccupante trovarsi di fronte ad un titolo da almeno 150 ore. Semmai, il vero traguardo di Square Enix è essere riusciti a creare (quasi) da zero ambientazioni che nell’originale semplicemente non c’erano o erano affidate alla fantasia dei videogiocatori dei tardi anni ’90. Ricreare Midgar, in fin dei conti, era un’operazione semplice. Tutt’altro problema era cimentarsi nel creare una Gaia open world, tolte le location più famose (qui peraltro estese a dismisura). Non solo. Esserci riusciti dando al contempo nuovi approfondimenti agli eventi della storia, alla lore del mondo di FF VII nonché ai rapporti tra quelli che sono probabilmente i migliori personaggi della storia del brand… beh, c’è solo da applaudire.

Neanche vi diciamo a cosa serve la Buggy… DOVETE SAPERLO!

La fine può attendere

Un titolo così grande e di così ampio respiro, poteva nascondere un’insidia: la ripetitività, soprattutto per coloro i quali vorranno trattenersi a Gaia ben oltre le ore necessarie per raggiungere i titoli di coda. Anche in questo senso, siamo stati piacevolmente spiazzati dall’impegno degli sviluppatori.

Nel 1997, Final Fantasy VII si impose come uno dei titoli più influenti della sua generazione non solo per l’alchimia tra storia, presentazione visiva, gameplay e musiche. Ma anche per l’indiscutibile equilibrio di ogni sua componente ed anche per la costante presenza di attimi che potessero risollevare gli animi dalla gravità dell’avventura in corso. Non solo siparietti divertenti in pieno stile giapponese, ma anche un buonissimo numero di minigiochi tra corse di chocobo al Gold Saucer, le azioni strategiche a Fort Condor e molto altro. FF VII Rebirth non solo ripropone tutti i migliori momenti dell’originale ma espande a dismisura anche questo elemento.

Il pianoforte richiama il funzionamento della chitarra di The Last of Us Parte II.

Dai minigiochi musicali ai titoli arcade, da fasi sparatutto in prima persona ad una divertente versione di Rocket League nei panni di Red XIII, fino a sorprese che non vogliamo svelarvi, per un totale di oltre venti minigiochi complessivi. Un vero e proprio ritorno alle origini per la serie, che riabbraccia il suo lato più divertente e variegato, capace di aprire parentesi leggere in ogni opera (qualcosa imparato molto bene da Ryu ga Gotoku, negli anni).

Non possiamo sorvolare sul menzionare specialmente Regina rossa. Si tratta del ritorno di un nuovo grande gioco di carte collezionabili dopo i fasti di Triple Triad di FF VIII e di Tetra Master di FF IX. All’apparenza potrebbe sembrare un semplice divertissement, ma ben presto abbiamo compreso tutte le sfumature di meccaniche che fanno impallidire i precedenti della saga e che si avvicinano maggiormente ai tatticismi del Gwent di The Witcher 3. Se vi ritroverete a perdere ore sul tavolo da gioco per creare il mazzo migliore, beh, vi capiamo benissimo.

Alcuni minigiochi offrono un pretesto per ammirare nuovamente i modelli super deformed del titolo originale.

Commento finale

Final Fantasy VII Rebirth è, senza mezzi termini, un capolavoro assoluto nonché il miglior titolo targato Square Enix degli ultimi anni. Un’opera monumentale nella quale si respira l’amore per l’opera originaria, qui ripercorsa ed ampliata, e che mostra alle nuove generazioni il vero spirito di una saga capace di conquistare i cuori di milioni di fan. C’è chi potrà muovere alcune critiche nei confronti di talune scelte narrative (a nostro giudizio, da valutarsi globalmente solo con l’arrivo del terzo e conclusivo capitolo), dell’eccessiva abbondanza di contenuti e di alcune sbavature tecniche (soprattutto della modalità Performance). Ma si tratta di minuzie che spariscono di fronte alla grandezza di quest’opera, capace di ricordare a tutto il mondo che il Giappone è sempre pronto a stupire e meravigliare.

Dragon’s Dogma 2, la recensione della stampa internazionale lo conferma: il fantasy Capcom è un capolavoro

A pochi giorni dalla data di uscita ufficiale, sono iniziate ad arrivare le prime recensioni della stampa internazionale per Dragon’s Dogma 2.

Quale sembra essere il parere generale sull’atteso ritorno dell’IP firmata Capcom? Il parere delle testate straniere loda il nuovo capitolo del GDR d’azione, sottolineandone le qualità tali da poter essere considerato un valido pretendente a miglior titolo dell’anno. Nella fattispecie, viene particolarmente acclamata la gestione del mondo di gioco, la gestione delle quest, l’impatto visivo ed il gameplay. Qualche malumore per la stabilità tecnica, che soffre di occasionali cali di framerate e fenomeni di popup. Viene inoltre segnalato che alcune scelte di game design potrebbero non incontrare il favore di tutto il pubblico (soprattutto l’ermetismo di molte meccaniche).

Ecco di seguito alcune delle recensioni finora pubblicate dai maggiori siti internazionali:

  • IGN 8/10
  • Eurogamer 5/5
  • PC Gamer 89/100
  • Metro GameCentral 7/10
  • GameSpot 9/10
  • The SixthAxis 10/10
  • Shacknews 9/10
  • VG247 5/5
  • GamingTrend 95/100
  • Digital Spy 4/5
  • Wccftech 8/10
  • PlayStation Universe 9,5/10
  • COGconnected 88/100
  • Gaming Nexus 9/10
  • Gameblog 10/10
  • RPG Site 10/10
  • Press Start 9/10
  • CGMagazine 8,5/10
  • Fextralife 8,8/10
  • GamingBolt 10/10
  • TechRaptor 8,5/10

Nel momento in cui scriviamo il titolo si attesta su una media delle recensioni di 89 su OpenCritic. Si tratta di un risultato provvisorio, in attesa delle altre opinioni in arrivo nelle prossime ore e nei prossimi giorni.

Vi ricordiamo che Dragon’s Dogma 2 arriverà per PlayStation 5, Xbox Series e PC (via Steam) il prossimo 22 Marzo.

Alone in the Dark (2024) – Guida ai trofei

Alone in the Dark è tornato dopo una lunga assenza: ma riuscirete a sopravvivere all’incubo?

Nella nostra recensione di Alone in the Dark, vi abbiamo raccontato come il titolo non sia sicuramente perfetto ma rappresenta, senza alcuna ombra di dubbio, un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza (pur mantenendosi fedele allo spirito dell’originale), caratterizzato da una splendida ambientazione degli anni ’20.

Al di là dell’esperienza da brivido a metà tra horror e poliziesco, la domanda per tutti i collezionisti è: come fare per completare al 100% il titolo? La domanda non è banale.

Sebbene il titolo sia infatti piuttosto semplice da portare a termine, tuttavia allo stato attuale sussistono parecchi glitch che impediscono il pieno completamento. Vi abbiamo segnalato le criticità nella nostra guida: potrebbe essere saggio attendere una patch correttiva prima di avventurarsi alla rincorsa del platino. La nostra guida ovviamente vale non solo per i trofei dalle versione PlayStation, ma altresì anche per gli achievements per Xbox e gli obiettivi Steam.

Informazioni preliminari

  • Difficoltà stimata per il Platino: 3/10
  • Tempo stimato per il Platino: 18/20 ore
  • Trofei offline: 38
  • Trofei online: 0
  • Trofei missabili: Molti trofei sono missabili: la guida è tuttavia spoiler free, quindi potrete riscontrarli voi stessi.
  • Trofei glitchati: Purtroppo il gioco allo stato attuale ha diversi glitch che impediscono il pieno completamento, non solo in merito ai collezionabili ma anche per alcuni trofei legati a cutscene e finali segreti. Quindi occhio e magari attendere una patch correttiva.
  • La difficoltà influisce sui trofei? No, tutto può essere completato alla difficoltà più facile
  • Run minime: 2, oltre ad un salvataggio di backup al capitolo 4 con entrambi i personaggi, per ottenere tutti i finali
  • Free-roam/selezione livelli dopo aver finito il gioco: No

Road map

Step 1: Premessa fondamentale. Il gioco allo stato attuale, per quanto riguarda i trofei/achievements/obiettivi è particolarmente buggato. Diversi glitch impediscono il pieno completamento, non solo in merito ai collezionabili ma anche per alcuni trofei legati a cutscene e finali segreti. Quindi occhio e magari attendere una patch correttiva. Si può completare tutto in due run e sfruttando i salvataggi manuali per sbloccare alcuni trofei specifici.
Step 2: Detto questo, il primo consiglio è giocare il gioco e godersi la prima run con entrambi i personaggi, prestando particolare attenzione ai collezionabili (che sono piuttosto semplici da trovare).
Step 3: La run con il personaggio che avete scelto per secondo può essere il momento giusto per completare il gioco in meno di tre ore e/o senza ricorrere alla fiaschetta.
Step 4: Eventuali altre run per prendere quello che avete mancato.

Prima di lasciarvi alla guida, vi ricordiamo che il titolo è disponibile da 20 Marzo per PC, Xbox SeriesPlayStation 5.

Si ringrazia PowerPyx.

Guida ai trofei

Alone in the Dark
Tutti i trofei

Ottenete tutti gli altri trofei di Alone in the Dark per sbloccare il platino.

Caso chiuso
Salva New Orleans dal Caprone nero

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare (Edward).


Sani e salvi
Salva New Orleans dal Caprone nero

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare (Emily).


Acchiappatutto!
Completa tutti i set di oggetti collezionabili

Per ottenere il trofeo dovrete completare tutti i set di oggetti collezionabili. Peraltro, la condizioni è strettamente connessa ad ottenere molti altri trofei legati a cutscene segrete, finali alternativi ed altro. Qui trovate la guida completa ai collezionabili. Attualmente tuttavia il trofeo è glitchato e non può essere completato.


Sobrietà
Completa il gioco senza bere dalla tua fiaschetta

La classica fiaschetta sarà preclusa dal vostro utilizzo per ottenere il trofeo. Logicamente, non si potrà ottenere la relativa ricarica energetica per tutto il gioco. Ogni danno sarà infatti presente per tutto il resto del gioco, visto che non esistono momenti di autorigenerazione (neanche alle modalità più facili), neanche tra un capitolo e l’altro.

Di seguito alcuni consigli per farcela:

  • Giocate alla difficoltà più semplice per minimizzare il danno
  • Schivate i nemici e teneteli più a distanza possibile
  • Giocate sul sicuro e non prendete rischi per fretta
  • Occhio ai nemici grandi che possono colpirvi dalla distanza
  • Occhio anche ai nemici che escono dal terreno, tenetevi sempre in movimento e pronti a schivare
  • Preparate salvataggi multipli
  • Per completare il secondo round con Jacob, sfruttate il Tommy Gun finché non va a terra e poi pugnalatelo. Approfittate dei momenti in cui si rialza per scaricare altri venti proiettili di Tommy Gun su di lui. Andrà nuovamente a terra, pronto per essere pugnalato. Continuate così.
  • Se avete il set di collezionabili “All The World’s a Stage”, potete completare il gioco al capitolo 5 parlando con Grace saltando il boss finale
  • Per il boss finale, durante la prima fase distruggete velocemente i punti bianchi. Durante la seconda fase, abusate del Tommy Gun per uccidere tutti. Passate rapidamente al fucile e sparate alle gambe per atterrarlo. A questo punto sparate a tutti i punti bianchi, tranne uno. Dopo che sarà di nuovo in piedi, usate nuovamente il fucile per sparare alle gambe e farlo cadere. Farà spawnare altre creature bianche. Dopo aver sparato ad una di queste, inizierà a far spawnare altri nemici, ma i punti bianchi resteranno. Sparate a tutti questi punti mentre il boss spawna i nemici, per farlo morire velocemente.

Non ho tutta la notte
Completa il gioco entro non più di 3 ore

Il requisito temporale è meno ridotto di quanto sembra, visto che il gioco si può anche completare in meno di due ore se si sa cosa fare.

Di seguito alcuni consigli per ottimizzare il tempo:

  • Usate Emily (alcune sessioni sono più brevi rispetto alla campagna con Edward)
  • Saltate tutte le cutscene
  • Non lasciate il gioco in pausa (il tempo scorre ugualmente ai fini del trofeo)
  • Non sprecato tempo ad uccidere nemici che non è necessario eliminare
  • Ignorate tutti i collezionabili e recuperate solo gli oggetti chiave
  • Se avete già collezionato il set “All The World’s a Stage”, è possibile completare il capitolo 5 senza affrontare il boss finale
  • Lasciate questo trofeo per ultimo, quando avrete piena dimestichezza col gioco

Chi cerca trova
Parla con Jeremy nella cappella

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Destinazione: New Orleans
Scappa dall’Uomo nero

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Un tragico abbandono
Ammetti il tuo terribile passato

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Ho preso la bambina e l’ho lasciato annegare
Ammetti il tuo terribile passato

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Ritorno alla normalità
Rompi il patto con l’Uomo nero

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


In che senso?
Fai un regalo a Grace

MISSABILE. Per ottenere questo trofeo dovrete aver completato il set di collezionabili “All the World’s a Stage”. Fatto questo, al capitolo 5 parlate con Grace per questo finale segreto.


Inscienza collettiva
Considera di farla finita

MISSABILE. Per ottenere questo trofeo dovrete aver completato il set di collezionabili “The Hartwood Curse”. Fatto questo, al capitolo 4 interagite con il cappio per attivare la cutscene segreta.


Accettazione radicale
Sottomettiti all’Uomo nero

MISSABILE. Per ottenere questo trofeo dovrete aver completato il set di collezionabili “Dying With Dignity”. Fatto questo, dovrete lavare la vernice dal ritratto di Jeremy nel capitolo 4, nei panni di Emily (dopo aver aperto il passaggio segreto nell’appartamento del Dottor Gray). Attualmente tuttavia il trofeo è glitchato e non può essere completato.


La folta progenie
Unisciti al culto

MISSABILE. Per ottenere questo trofeo dovrete aver completato il set di collezionabili “A Goat Without Horns”. Fatto questo, dovrete fare un’offerta all’albero che sussurra, nel Conservatorio durante il capitolo 4 nei panni di Edward. Successivamente, dovrete attendere la chiamata dell’albero. Attualmente tuttavia il trofeo è glitchato e non può essere completato.


Quattro chiacchiere
Parla con tutti di tutto

Per ottenere il trofeo, dovrete esaurire tutte le opzioni di dialogo con tutti i personaggi. Qui trovate la guida completa ai collezionabili.


Topo di biblioteca
Leggi tutti gli indizi

Per ottenere il trofeo, dovrete leggere tutti gli indizi. Qui trovate la guida completa ai collezionabili. Attualmente tuttavia il trofeo è glitchato e non può essere completato.

La sottile parvenza della civiltà
Sfonda una barriera

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


A ogni costo
Elimina un mostro con un’opportunità

Le opportunità sono degli oggetti che si possono trovare nella mappa. Si possono lanciare ai nemici premendo il relativo tasto dorsale. Per avere il trofeo dovrete eliminare un mostro con uno di questi oggetti.


Fatti sotto!
Elimina un mostro con un’arma da mischia

Come da descrizione, usate un’arma da mischia per accoppare un mostro.


Ora sì che si ragiona!
Elimina un mostro con un’arma a distanza

Come il precedente trofeo, ma usando un’arma da fuoco qualsiasi.


L’ora del fai da te
Ricomponi un alloggiamento del talismano

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Straordinari
Gioca per più di 8 ore

Un trofeo che otterrete naturalmente giocando.


Benvenuti a Derceto
Irrompi a Derceto

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Da una porta all’altra
Trova il tuo talismano

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Grandi responsabilità
Trova la borsa di Jeremy

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Da tutt’altra parte
Trova il convento di Taroella

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Fuori di senno
Cammina nel deserto

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Casa dolce casa
Torna a Derceto

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Terapia peggiorativa
Sfonda le barriere dell’autoinganno

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Il presente del passato
Ottieni ciò che vuoi

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Frenesia
All’inferno

Trofeo legato allo svolgimento della storia di Alone in the Dark, impossibile da mancare.


Perché no?
Completa un set di oggetti collezionabili

Nel gioco sono presenti diversi set di oggetti collezionabili. Sarà sufficiente completarne uno per avere il trofeo, ma per ottenere Acchiappatutto! dovrete prenderli tutti.


Occhio a dove punti quell’affare
Punta l’arma contro un essere umano

Per ottenere il trofeo, dovrete semplicemente puntare un’arma da fuoco ad un essere umano senza sparare.


La notte dei falò
Elimina un nemico con il fuoco

Molto semplice. Usate una Molotov per incendiare ed eliminare un avversario.


Ferro alla mano
Elimina un nemico con il fucile

Per ottenere il fucile dovrete completare il set di collezionabili “Lost Children”. Ricevuta l’arma, uccideteci un nemico per avere il trofeo.


Gangster
Elimina un nemico con la mitraglietta

Il Tommy Gun potrà essere recuperato durante il capitolo 4, all’interno dell’ufficio della Pregzi Shipping Company. Usatela contro un nemico per avere il trofeo.


Nessuno può fermarmi
Apri tutte le casseforti e i lucchetti nel gioco

Per ottenere il trofeo dovrete aprire tutte le casseforti ed i lucchetti. Per le combinazioni potete seguire la nostra guida ma attenzione. Attualmente tuttavia il trofeo è glitchato e non può essere completato.

Alone in the Dark (2024) – Guida: tutte le combinazioni delle casseforti

Alone in the Dark, ultima fatica di Pieces Interactive e THQ Nordic, richiede di cimentarsi in una serie di enigmi. La maggior parte può essere risolta semplicemente consultando gli indizi a disposizione; fra questi, abbiamo una serie di casseforti che – naturalmente – possono essere aperte mediante una combinazione specifica. In questa guida vi “daremo una mano”, indicandovi – senza alcuno spoiler sulla trama – tutte le combinazioni necessarie per la loro apertura.

Nota bene, le combinazioni così come la tipologia del contenuto (in determinati casi), cambiano a seconda del personaggio prescelto.

Capitolo 3

Raggiunto il magazzino del molo attraverso le fognature (sia con Edward e sia con Emily), per procedere dovrete necessariamente aprire la cassaforte che si trova nell’ufficio al piano superiore (impossibile da mancare). Per aprire la suddetta cassaforte la combinazione è la seguente: Sinistra 4 – Destra 5 – Sinistra 4.

Capitolo 4

Nella Stanza Vuota (vedasi mappa), dovrete entrarci obbligatoriamente sia con Emily e sia con Edward. Qui, troverete una cassaforte. Se avete selezionato Edward, e non volete perdere tempo a risolvere l’enigma, eccovi la combinazione che vi permette l’apertura della cassaforte: Sinistra 6 – Destra 9 – Sinistra 2. Se invece avete selezionato Emily come personaggio giocabile, la combinazione della cassaforte nella Stanza Vuota è: Sinistra 9 – Destra 1 – Sinistra 8.

L’altra cassaforte disponibile si trova al piano terra, nell’ufficio del maggiordomo; nello specifico contiene la chiave per la stanza di MacCarfey. La combinazione è: Sinistra 9 – Destra 1 – Sinistra 3.

Quest’ultima delle casseforti, l’abbiamo aperta all’inizio del Capitolo 2 (nei panni di Emily) e abbiamo trovato un Lagniappe che vi permetterà di completare uno dei set.

Vi ricordiamo che il titolo è disponibile da 20 Marzo per PC, Xbox Series e PlayStation 5.

Amazon Spring Deals, fino a 1000 euro di sconto sui notebook MSI

In occasione degli Amazon Spring Deals, in programma dal 20 al 25 marzo 2024, MSI sta offrendo la possibilità di acquistare i propri notebook in promozione risparmiando fino a 1.000 euro.

Lo sconto di 1000 euro è ovviamente riservato alle macchine più potenti, e costose, di MSI, come ad esempio il Vector GP68HX, una bestia con display da 16″ 16:10 FHD+, grafica RTX NVIDIA GeForce 4090 e CPU Alder Lake i9-13950HX, che in questi giorni è possibile acquistare a 2.699 Euro, anziché 3.699 Euro.

MSI Vector GP68HX

Ma anche i gamer che hanno a disposizione un budget più contenuto, ma ricercano prestazioni allo stato dell’arte, possono approfittare degli sconti MSI e Amazon. Il Raider GE68HX, ad esempio, dotato di CPU Raptor Lake i7-13700HX, display da 16’’ 16:10 QHD+ e RTX 4060, è in sconto a 1.799 euro, anziché 2.399 euro, oppure i laptop delle serie Katana 15 e Katana 17, equipaggiati rispettivamente con display da 15,6’’ FHD e 17,3’’ FHD, grafica RTX 4060 e RTX4070, sono in vendita a 1.299 Euro per il modello più compatto e 1.699 Euro per il fratello maggiore.

Nella promozione Amazon Spring Deals sono poi compresi anche il modello Cyborg 15 con grafica RTX 4050 e CPU Raptor Lake i7-13620H, al prezzo di 1.099 Euro, anziché 1.299 Euro, e due modelli della serie di laptop ultrasottili per il gaming GF63 Thin, dotati di display 15,6’’ FHD, processore Alder Lake i7-12650H, grafica RTX 4050 o RTX 3050, che sono in vendita con prezzi da 849 Euro a 1.039 Euro.

MSI Cyborg 15

Diverse sono poi le occasioni da non perdere tra i notebook per la produttività, tra cui spicca sicuramente il Prestige 14Evo, equipaggiato con display da 14’’ FHD e basato su piattaforma Intel Evo, che è perfetto per lavorare sia in ufficio, sia in smart working, che è in vendita a 999 Euro, anziché 1.649 Euro, quindi, con uno sconto di oltre 600 Euro. Ideali per chi cerca un laptop piccolo e compatto con cui studiare a casa e a scuola o all’università, sono, infine, i notebook della serie Modern 14, che possono essere acquistati con prezzi a partire da 499 euro e sconti fino a 300 euro.

Maggiori informazioni su questi e gli altri notebook MSI in promozione per gli Amazon Spring Deals 2024 li trovate sulla pagina Amazon dedicata ai laptop in offerta MSI

Recensione Alone in the Dark (2024), il giusto mix fra horror esoterico e thriller psicologico!

Non è la prima volta che uno sviluppatore si cimenta in un revival della serie classica cominciata nel 1992, Alone in the DarkEden Games in collaborazione con Atari aveva fatto un tentativo nel 2008, e seppur lo sforzo fu ambizioso – purtroppo – a causa di gravissimi problemi tecnici fra cui un sistema di controllo legnoso e la telecamera a dir poco disastrosa – mancò ampiamente il bersaglio. Ora, circa sedici anni dopo, Pieces Interactive e THQ Nordic hanno lavorato duramente proponendo la propria visione della serie ideata da Frédérick Raynal e che ha dato vita al genere “survival horror”.

Lo ammettiamo, eravamo un po’ scettici sul risultato finale di Alone in The Dark ma con nostra grande sorpresa abbiamo scoperto che non si tratta di un tentativo di snaturare il capitolo dei primi anni 90′, tutt’altro, poiché ci siamo trovati dinanzi a qualcosa di completamente differente. Parliamo di una storia tanto inedita quanto affascinante che attinge da una classicheggiante pletora di elementi tanto cari ai fan del genere: elementi horror soprannaturali ed esoterici, onirici, gotici, psicologici e polizieschi, il tutto impreziosito da un cast di primordine: Jodie Comer e (Killing Eve, Free Guy) e David Harbour (Stranger Things, Black Widow), che prestano le loro voci, il loro aspetto e le loro formidabili capacità di recitazione ai protagonisti.

Il risultato? Un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza, caratterizzato da una fiammeggiante ambientazione degli anni ’20 pur mantenendosi fedele allo spirito dell’originale. In una alternanza fra un intrigante racconto poliziesco e un horror totale, anche se speravamo in qualche jump scare da brivido, siamo stati letteralmente rapiti dal gioco degli sviluppatori svedesi.


Versione testata: PlayStation 5


Una vera e propria lettera d’amore – sebbene non priva di difetti – all’originale rivoluzionario

Ritorno a Derceto

Pur vantando una storia del tutto nuova, Alone in the Dark presenta personaggi, luoghi e tematiche della trilogia originale degli anni ’90. Non è richiesta alcuna conoscenza preliminare per godersi il titolo, ma chi ha già avuto a che fare con la serie, sicuramente avrà un senso di “familiarità”.

Venendo a conoscenza della sparizione di suo zio Jeremy, Emily Hartwood (Jodie Comer) va a cercarlo con l’aiuto dell’investigatore privato Edward Carnby (David Harbour). Giunti alla villa di Derceto, che ha contribuito a definire l’originale Alone in the Dark, è stata trasformata in un ospedale psichiatrico tentacolare che sembra quasi prendere vita e minacciare la ricerca dei nostri protagonisti, fra incontri surreali con i residenti, portali da incubo, mostri pericolosi, il tutto che collima in un complotto dal male via via crescente.

Il sottosopra

Divisi tra la piantagione trasformata in struttura psichiatrica e il mondo dei sogni di Jeremy Hartwood, i due regni rappresentano due stili di gioco differenti. Gli enigmi non lineari e a tratti cervellotici di Derceto si alternano a sequenze action/shooter contro orripilanti mostri; sequenze alle quali è possibile accedere tramite un particolarissimo talismano (la cui magia è altresì propedeutica per aiutare Emily/Edward a rintracciare il perduto Jeremy) e che si concludono tutte con la risoluzione di un enigma finale più o meno articolato. 

Parlare con gli altri “pazienti”, che di tanto in tanto vi si paleseranno dinanzi, invece, fornisce un po’ di background sul caso Jeremy. All’inizio Emily (così come Edward) non accetta le loro stranezze e le “classifica” come una sorta di follia, ma a Derceto non è tutto ciò che sembra. Ci sono diversi filmati – caratterizzati da una atmosfera hollywoodiana – con un nuovo personaggio (paziente, medico o altro) che aiutano a costruire un quadro più chiaro di cosa vuol dire vivere nella villa. Sorretti da una recitazione incredibile, ci è sembrato quasi di vivere una sorta di crossover fra Stranger Things e Killing Eve piuttosto che un’esperienza ludica. 

Per districarsi al meglio fra gli enigmi, è possibile analizzare gli indizi presenti nell’inventario. Questi non possono essere in alcun modo tralasciati in quanto sono l’unica opportunità per risolvere gli enigmi e avanzare nel gioco. Gli enigmi in sé – almeno a nostro giudizio – sono si ispirati ma non particolarmente complessi; potrebbero dare qualche grattacapo se non si dovesse analizzare adeguatamente un determinato indizio e/o l’ambiente circostante (quindi occhio). In gran parte richiedono di ottenere un codice derivante da una serie di simboli zodiacali o di trovare il modo per aprire una determinata porta o risolvere un puzzle o ancora di trovare la combinazione di una cassaforte analizzando un breve passaggio “poetico”. Optando per la modalità Moderna (consigliata), la maggior parte degli indizi comparirà a schermo come oggetto interattivo semplicemente passandoci davanti. Disattivare questa modalità di gioco aiuta ad approfondire un po’ di più gli aspetti investigativi di Alone in the Dark, se lo si volesse, poiché dovrete esaminare attentamente ogni stanza per assicurarvi di non star perdendo nulla.

Combat system

Sebbene l’esplorazione – grazie alle forti inclinazioni thriller psicologiche – è si la colonna portante in Alone in the Dark, trattandosi anche di un gioco survival horror, il combattimento è comunque ben presente. E’ possibile utilizzare più di una bocca da fuoco per contrastare le abominevoli presenze che vi si pareranno dinanzi. Non aspettatevi scontri memorabili (in otto ore di gioco o poco più non siamo mai passati a miglior vita), in quanto l’abbondanza delle munizioni insieme ad alcuni elementi ambientali come bottiglie di alcol, oggetti lanciabili e un’arma secondaria (in stile The Last of Us) che varia da tubi a chiavi inglesi, accette ecc. e che torna davvero utile in caso di necessità, oltre alla non brillantissima IA nemica, permettono di portare rapidamente a casa gli scontri. 

In termini di shooting system, in gran parte non abbiamo avuto problemi di sorta, ma il feeling dato dalle armi non è dei migliori. Il rinculo è praticamente inesistente ed il sistema di mira è carente, portando il giocatore a clamorosi errori. Sicuramente si poteva fare uno sforzo in più e renderlo più realistico. E se ve lo state chiedendo, non c’è alcun supporto al DualSense di PlayStation 5 (peccato).

Detto questo, il combattimento di Alone in the Dark ha iniziato ad aprirsi verso la fine del terzo capitolo, con oggetti lanciabili e molotov infiammabili che ci hanno permesso di eseguire uccisioni ambientali uniche. In particolar modo, sebbene anche in questo caso il feeling non è dei migliori, talvolta non si comprende se effettivamente la molotov sia andata a segno oppure no, quando funzionano, aiutano tanto in caso di attacchi proveniente da gruppi di nemici. Ma ribadiamo che i nemici sono facilmente gestibili e possono essere addirittura evitati premendo il tasto cerchio sul controller.

Oggetti collezionabili … c’è di più!

Oltre a risorse come salute e munizioni e agli indizi che aiutano nella risoluzione degli enigmi, i mondi di gioco inglobano anche svariati oggetti speciali. I “Lagniappe” – traducibili come “piccoli regali” – nel francese della Louisiana, non sono altro che piccoli oggetti non essenziali. Tre di questi formano un set e il completamento dei set darà alcune particolari informazioni altrimenti inaccessibili. I Lagniappe si trasferiscono di partita in partita. Dato che alcuni set non possono essere completati senza giocare sia alla campagna di Carnby che quella di Ms. Hartwood, dovrete portare a termini Alone in The Dark almeno due volte per avere il quadro completo. Ma non è tutto, in quanto alcuni di questi “regali” sbloccano ulteriori oggetti nel gioco e persino dei finali differenti. Di base, sia che decidiate di giocare nei panni di Edward e sia in quelli di Emily, otterrete lo stesso finale per entrambi (anche se con filmati chiaramente diversi). Tuttavia, completando alcune serie di Lagniappe sbloccherete finali alternativi unici per Edward o Emily. E nascosto ancora più in profondità, dietro oscuri Lagniappi e obiettivi segreti, c’è un altro finale e persino un filmato segreto.

Tecnica e grafica

Da un punto di vista tecnico – purtroppo – abbiamo riscontrato più di qualche problema durante la riproduzione di Alone in the Dark. Soprattutto per quanto riguarda i tempi di caricamento del gioco e delle texture così come di alcune animazioni, in particolar modo di apertura delle porte che ci hanno messo più di qualche secondo. Abbiamo altresì riscontrato delle problematiche di compenetrazione fra il personaggio e gli ambienti di gioco (fortunatamente risolvibili muovendo la levetta e premendo il tasto schivata cerchio), così come qualche incertezza sui modelli poligonali dei personaggi e di qualche NPC. Da rivedere anche la telecamera, un po’ ballerina, quasi da far girare gli occhi in più di una occasione.

Detto questo, l’atmosfera di Alone in the Dark è elegante, autentica e meticolosamente dettagliata. La villa è una location magnifica, piena zeppa di dettagli (anche quelli più insignificanti sono ben fatti), mentre i mondi da incubo dello zio Jeremy, rappresentano dei bei sandbox anch’essi esplorabili, in continua evoluzione e pieni di indicibili orrori in stile Resident Evil 7, ma a nostro giudizio risultano essere meno impattanti rispetto alla magione. La particolarità di questi mondi è l’imprevedibilità; non sapere cosa aspettarsi ha un fascino davvero senza eguali. Ottima anche la colonna sonora che da quel tocco “Noir” che non guasta affatto così come la presenza di diversi filtri visivi e la possibilità di utilizzare una skin pixellosa che vi riporterà direttamente al 1992, anno in cui fu lanciato il primo Alone in the Dark.

Commento finale

Alone in the Dark non è sicuramente un titolo perfetto ma rappresenta, senza alcuna ombra di dubbio, un brillante lavoro di (ri)contestualizzazione del classico horror di sopravvivenza (pur mantenendosi fedele allo spirito dell’originale), caratterizzato da una splendida ambientazione degli anni ’20. In una alternanza fra un intrigante racconto poliziesco e un horror totale, siamo stati letteralmente rapiti dal gioco di Pieces Interactive e THQ Nordic. Sebbene l’esplorazione sia la colonna portante della produzione svedese, con tanti elementi da analizzare e comprendere per risolvere i vari enigmi disseminati lungo il percorso, così come oggetti collezionabili, trattandosi anche di un gioco survival horror, il combattimento è comunque ben presente. Peccato per lo shooting system un po’ deficitario che non da quel giusto feeling, per una IA non proprio al passo con i tempi e qualche lieve incertezza tecnica. In definitiva Alone in The Dark è una splendida ed imperfetta avventura horror/esoterica, psicologica e poliziesca che omaggia al meglio – grazie anche ad un cast di primordine – la visione di Frédérick Raynal.

Recensione Hi-Fi RUSH (PS5), this is the rhythm of the… fight

Hi-Fi RUSH potrebbe essere utilizzato per spiegare l’espressione “fulmine a ciel sereno”. Shadowdroppato durante il Devolver Direct di Microsoft e Bethesda del 25 gennaio scorso, ha conquistato immediatamente critica e pubblico non solo per l’effetto sorpresa, ma anche e soprattutto per le sue strabilianti qualità.

A distanza di poco più di un anno dalla prima release e a seguito della nuova strategia di Microsoft illustrata da Phil Spencer, Sarah Bond e Matt Booty il mese scorso, lo stupefacente titolo di Tango Gamesworks arriverà anche su PlayStation 5 tra qualche giorno. Per la precisione, il 19 marzo 2024.

Se siete possessori di Xbox Series X|S o PC la scelta migliore per giocarlo resta, ovviamente, Xbox Game Pass. Ma se non potete accedere al catalogo del servizio di Microsoft e avete solo una PlayStation 5, questa nuova versione è tutta per voi. Insomma, Hi-Fi RUSH è un gioiello e se non lo avete ancora giocato, ora non avete più scuse.


Versione testata: PlayStation 5


One, two, three… Vandelay the place to be!

Chai è uno scansafatiche dallo spirito libero che ambisce a diventare una rockstar. Tuttavia, il suo braccio destro è malandato ed è impossibilitato a suonare la chitarra. Decide così di iscriversi al Progetto Armstrong al campus organizzato dalla Vandelay Tecnologies, un’azienda di sviluppo tecnologico specializzata nella sostituzione cibernetica degli arti. Durante la procedura, però, qualcosa va storto. Un incidente impianta il lettore musicale di Chai nel suo petto, facendogli percepire un ritmo continuo. Come se non bastasse, l’azienda che ha condotto l’esperimento lo definisce un “difetto“, mirando a disattivarlo. Grazie all’aiuto di un gatto robotico ed una serie di nuovi alleati, dovremo, nei panni di Chai, fuggire dal campus. Ovviamente “suonando” (avete capito?) di santa ragione tutti i dirigenti.

La narrativa di Hi-Fi RUSH, come avrete intuito, risulta parecchio scanzonata. La trama, a metà strada tra quella di un telefilm per teenager che tratta la ribellione giovanile e qualcosa di più profondo che denuncia (in maniera irriverente) capitalismo e bramosia dell’essere umano, temi fondanti del transumanesimo, riesce a farsi seguire con piacere fino alla fine, anche grazie alla deliziosa messa in scena audio-visiva a mo’ di fumetto americano (il gioco è anche completamente doppiato in italiano).

Rhythm is a dancer, it’s a soul companion…

Hi-Fi RUSH è un action rhythm-game. A differenza dei tradizionali rhythm-game, le nostre azioni non sono determinate dalla musica. Avremo la libertà tipica di un gioco d’azione, ma compiendo azioni a ritmo amplificheremo l’efficacia delle nostre manovre.

Per la spiegazione di tutte le meccaniche ludiche, potete fare riferimento alla nostra recensione di Hi-Fi RUSH per PC. Quello che ci preme ribadire è che il titolo di Tango Gamesworks ci ha stregato oltre che per la sua originalità, per la stratificazione del suo impianto ludico e per l’ottima varietà di situazioni proposte, sia per quanto riguarda il core centrale del gameplay, sia per quanto riguarda le situazioni collaterali atte ad “abbassare il volume”.

Originalità. Perché action rhythm-game ne esistono davvero pochi e comunque sono tutti declinati in forme diverse (ad esempio abbiamo “la variante” boomer shooter, come potete leggere nella nostra recensione di Metal Hellsinger).

Stratificazione. Perché il sistema di combattimento di Hi-Fi RUSH può essere apprezzato con un livello di apprendimento superficiale, se volete dedicarvi solo alla prima corposa run da 10/12 ore, ma allo stesso è di una profondità impressionante se volete studiarlo in maniera certosina. Tanto che potrete arrivare a quintuplicare il quantitativo di ore passate sul gioco, anche grazie all’Arcade Challenge Update già incluso in questa versione (e comunque disponibile gratuitamente per i possessori della versione Xbox Series X|S e PC).

Hi-Fi RUSH
Se vorrete completare tutto al 100%, preparatevi a studiare (e a prendere S in tutti i livelli)

Infine, varietà. Perché, in primis, la tipologia di nemici è parecchio elevata e la maggior parte di essi richiede determinate strategie, sfruttando magari le peculiarità degli alleati (per non parlare dei boss, veramente stupendi). Perché, in secundis, Hi-FI RUSH è un gioco che funzionerebbe anche senza un sistema di combattimento così soddisfacente, grazie alle tante situazioni di gioco proposte che vanno a definire un pacing perfetto. Platforming 2D e 3D, qualche piccolo puzzle ambientale, soprattutto per raggiungere i tanti collezionabili, set-pieces studiati ad hoc per gasare il videogiocatore.

Per dover di cronaca, nella maggior parte di queste sezioni di raccordo la telecamera, già non sempre perfetta nei combattimenti, potrà crearvi qualche grattacapo a causa di problemi di gestione della profondità e degli spazi. Problemi ulteriormente esacerbati dalla mobilità del nostro Chai, che si muove alla perfezione nei combattimenti, un po’ meno quando si tratta di fare salti ritmati e precisi.

… you can feel it everywhere!

Hi-Fi RUSH è una gioia per gli occhi e per le orecchie. Ma la peculiarità del titolo di Tango Gamesworks è da ricercarsi nel fatto che la strepitosa presentazione audio-visiva del titolo è propedeutica al gameplay. Vanno a braccetto, insomma. Pochi altri titoli possono vantare un simile pregio.

Nel colorato mondo di Chai, tutto si muove a ritmo di musica. Dai semplici alberi ondeggianti fino ai colpi messi a segno durante i combattimenti, tutto si sincronizza automaticamente con la musica del gioco tramite animazioni incredibili. Sia la musica sotto licenza che quella originale offrono qualcosa in più di un semplice sottofondo. Ogni brano si adatta al ritmo dei personaggi, dell’ambiente di gioco, delle piattaforme e dei combattimenti.

Si viene così a creare una sinergia non solo audio-visiva, ma anche ludica, che genera estasi. Anche il Dualsense di PlayStation 5, grazie ai grilletti adattivi e al suo feedback aptico che “tiene il ritmo”, non fa altro che innalzare ancora di più questo coinvolgimento sinestetico.

Commento finale

Hi-Fi RUSH è un gioco stupendo. E se volessimo fare un discorso un po’ più critico su quello che è lo stato in cui versa oggigiorno il nostro media preferito, questa tipologia di produzioni è ciò che manca. Hi-Fi RUSH rappresenta quella che potrebbe essere “la strada da percorrere” per far “rifiatare” l’industria. Ma non è il luogo in cui parlarne. Questa è la sede in cui celebrare il titolo di Tango Gamesworks. Divertente, galvanizzante, stratificato tanto da poter essere apprezzato veramente da tutti. Con disinvoltura, Hi-Fi RUSH può passare da piacevole divertissement per chi cerca un’esperienza peculiare, leggera e visivamente sublime con cui intermezzare i tanti titoli “grossi” del momento, a vero e proprio punto di riferimento per i videogiocatori più hardcore. In poche parole, una perla del media che tutti almeno una volta nella vita dovrebbero giocare.

FRITZ!Box compie venti anni!

Uno dei marchi per il networking più celebri in assoluto, celebra oggi 20 anni di vita. E’ infatti passato poco meno di un quarto di secolo da quando il 18 marzo 2004, alla fiera Cebit di Hannover, veniva presentato il primo FRITZ!Box. Il nome, scelto per indicare qualcosa di familiare e al tempo stesso in grado di ricordarne l’origine teutonica, da allora è diventato famosissimo in tutto il vecchio continente, e anche in Italia dove è stato scelto da milioni di utenti per la sua semplicità d’uso e per la potenza dei suoi dispositivi.

Nei prossimi mesi Fritz! invaderà il mercato con una serie di nuovi prodotti all’avanguardia presentati alla MWC 2024 basati su WiFi 7, 5G e Mesh, tutti ancora una volta mossi da Fritz!OS giunto alla versione 7.80, ma questo compleanno è l’occasione giusta per guardare indietro alla lunga strada percorsa fino ad oggi.

Se volete saperne di più sulla storia dell’azienda e su i suoi principi, vi consigliamo di dare uno sguardo al comunicato stampa qui sotto.

FRITZ!Box: il cuore della casa digitale festeggia i suoi primi vent’anni

Milano, 18 marzo 2024 | 20 anni fa, il 18 marzo 2004, AVM presentava il primo FRITZ!Box alla fiera del computer Cebit, inaugurando l’era della rete domestica. Il FRITZ!Box ha rivoluzionato il modo in cui le persone utilizzano Internet a casa e continua a influenzarlo ancora oggi. Navigare in Internet in modo sicuro e veloce, fare telefonate, avere un Wi-Fi affidalbile per lo streaming di TV e film, giocare online e lavorare da casa: il FRITZ!Box è in grado di gestire tutte le applicazioni digitali di casa. Fin dal suo debutto, il principio “all-in-one device” del FRITZ!Box si è rivelato un successo e oggi conta utenti in oltre 40 Paesi. In Germania, quasi una famiglia su due utilizza un FRITZ!Box. Dal 2004, AVM ha sviluppato circa 90 modelli nella sua sede di Berlino e ha prodotto oltre 60 milioni di dispositivi in Germania e in Europa. Dagli inizi con DSL fino a 8 Mbit/s, il FRITZ!Box si è costantemente evoluto e ora supporta connessioni in fibra ottica fino a 10 Gbit/s.

Da due decenni il FRITZ!Box stabilisce nuovi standard per la casa digitale. Insieme ad altri prodotti FRITZ! come ripetitori wireless, telefoni, spine intelligenti e luci LED, rende la vita digitale più semplice per milioni di persone ogni giorno. In occasione del 20° compleanno di FRITZ!Box, AVM celebrerà diversi momenti nel corso dell’anno, visita https://en.avm.de/20YearsFritzbox per maggiori informazioni.

20 anni di innovazione

Grazie all’innovativa combinazione di hardware e software, alla versatilità delle funzioni, alla semplicità d’installazione e d’uso e ai regolari aggiornamenti gratuiti, da 20 anni AVM definisce gli standard del networking domestico grazie al FRITZ!Box. FRITZ!Box supporta tutte le tecnologie a banda larga, consente una trasmissione Wi-Fi a lungo raggio e offre un sistema telefonico completo, oltre a un’ampia gamma di opzioni per una rete intelligente. Funzioni come il parental control, un hotspot per gli ospiti facilmente accessibile e le impostazioni per le videochiamate sono molto apprezzate dai nostri utenti.

20 anni di plug & play e attenzione al cliente

Un FRITZ!Box si configura in pochi e semplici passi e l’interfaccia utente è stata progettata per essere chiara e di facile comprensione per tutti. Sia i principianti che gli utenti più esperti possono beneficiare delle numerose opzioni di impostazione e strumenti di analisi. Inoltre, le FRITZ!Apps gratuite ampliano la gamma di funzioni del FRITZ!Box. Il successo di FRITZ!Box non si basa solo sulla sua tecnologia, ma anche sul supporto fornito da AVM: grazie al feedback diretto dei clienti e alla stretta collaborazione con la comunità di beta tester del FRITZ! Lab, AVM ha è sempre un passo avanti. I consigli sui prodotti, il supporto e l’assistenza sul sito web di AVM assicurano che ogni cliente riceva rapidamente l’aiuto di cui ha bisogno.

20 anni di accesso sicuro a Internet grazie a FRITZ!Box

La maggior parte degli utenti desidera due cose per la rete di casa: comodità e sicurezza. Il FRITZ!Box ha offerto entrambe le cose fin dall’inizio: è dotato di un proprio firewall completamente chiuso, di una VPN e di funzionalità per il parental control. Inoltre, la soluzione cloud del FRITZ!Box consente di accedere in modo sicuro a documenti importanti, foto e video da qualsiasi luogo e in qualsiasi momento. Infine, gli aggiornamenti automatici garantiscono agli utenti una navigazione sicura e stabile su tutte le reti.

20 anni di responsabilità per il prodotto

Utilizzando il principio “all-in-one”, AVM ha progettato FRITZ!Box fin dall’inizio tenendo a mente la sostenibilità. Non è più necessario disporre di una serie di dispositivi diversi, come modem, router wireless, impianto telefonico e hub per la Smart Home, perché gli utenti di FRITZ!Box hanno tutto disponibile attraverso un unico dispositivo con all’interno funzionalità per ridurre il consumo energetico, come la modalità di risparmio energetico, a ciò si aggiungono gli aggiornamenti regolari e gratuiti. Gli utenti di FRITZ!Box possono quindi usufruire di nuove funzionalità anche molti anni dopo l’acquisto o utilizzarlo come ripetitore Mesh, senza dover sostituire e smaltire il router.

Da dove deriva il nome FRITZ!Box?

Il marchio FRITZ! esiste da ben 30 anni e FRITZ!Box esiste da 20 anni. Tutto è iniziato nel 1995 con la FRITZ!Card per ISDN. Da allora AVM ha reso semplice la tecnologia di rete domestica: tutti devono essere in grado di utilizzare i prodotti con facilità. Per questo motivo si è cercato un nome di prodotto che fosse personale, che richiamasse la vicinanza e che fosse sinonimo di facilità d’uso e di tecnologia comprensibile. Il nome Fritz è semplice ed è perfetto per un’azienda con sede a Berlino. Dopo FRITZ! e FRITZ!Card nel 1995, il nome FRITZ!Box fu coniato nel 2004: tutto ciò che serve per la connessione domestica è disponibile in un’unica scatola: FRITZ!Box.

Le pietre miliari FRITZ!Box per le connessioni a banda larga

  • 2004 – Il 18 marzo 2004, alla fiera Cebit di Hannover, viene stato presentato il primo FRITZ!Box
  • 2009 – FRITZ!Box per VDSL
  • 2010 – FRITZ!Box per internet via cavo
  • 2011 – FRITZ!Box LTE
  • 2016 – FRITZ!Box Fiber per la fibra ottica
  • 2021 – FRITZ!Box 5G
  • 2022 – FRITZ!Box 10 gigabit per la fibra ottica

PS5 Pro, emergono le specifiche tecniche: sarà molto più veloce e con performance superiori!

Nelle scorse ore, un nuovo leak riguardante PS5 Pro si è diffuso in rete: stavolta al centro dell’attenzione sono le specifiche tecniche della riedizione della console Sony.

A lanciare l’indiscrezione è il sito Insider Gaming, con l’avallo del giornalista Tom Henderson che si dice sicuro della veridicità di quanto riportato.

Stando alle notizie trapelate, sembra che queste saranno le novità tecniche di PS5 Pro, il cui nome in codice è “Trinity”.

  • Velocità di rendering più veloce del 45% di PS5
  • Ray-tracing 2-3 volte più veloce (fino a quattro volte in taluni casi)
  • 33.5 teraFLOPS di potenza
  • Introduzione di PSSR (PlayStation Spectral Super Resolution Upscaling) come soluzione di upscaling tramite intelligenza artificiale
  • Supporto fino a 8K
  • Architettura custom per il machine learning
  • Acceleratore AI, supporta 300 TOPS di calcolo a 8 bit / 67 TFLOPS di punto mobile a 16 bit.

Insider Gaming si sbottona ulteriormente, confermando che gli studi first party di PlayStation avrebbero ricevuto i devkit già nel corso dello scorso settembre, mentre le terze parti a gennaio di quest’anno.

Ulteriori dettagli sono poi emersi in merito ad altri aspetti tecnici. Per quanto riguarda la velocità della memoria di sistema, la PS5 Pro registrerebbe un incremento del 28% rispetto al modello base. La CPU sarebbe invece identica, sebbene il nuovo modello possa beneficiare di una modalità ad alta frequenza che la porterebbe a 3.85GHz (con un incremento del 10%). Miglioramenti anche sul versante audio, dove l’ACV di PS5 Pro registrerebbe un miglioramento nelle performance del 35%.

Il lancio della nuova console dovrebbe essere atteso entro la fine dell’anno, come già emerso nelle scorse settimane, verosimilmente per preparare il terreno a GTA 6.

Recensione Anbernic RG35XX Plus, gli anni 90 nel retro del taschino.

L’Anbernic RG35XX Plus è probabilmente la più celebre tra le retro-console con form factor verticale di Anbernic, azienda cinese che nel corso degli ultimi anni si è fatta sempre più apprezzare dal pubblico dei retrogamers. La prima versione, la Anbernic RG35XX aveva lasciato piuttosto freddini gli appassionati. La versione plus invece, oggetto di questa prova, si presenta come un upgrade significativo e promette di offrire un’esperienza di gioco decisamente più appagante grazie a un hardware potenziato e a una serie di miglioramenti ergonomici.

In questo articolo, esploreremo nel dettaglio le caratteristiche di questa console, concentrandoci in particolare sulla sua capacità di emulare diverse piattaforme e sulla qualità dell’esperienza di gioco offerta.

Design e costruzione

Tralasciamo l’unboxing visto che l’RG35XX Plus arriva in una confezione sabbia piuttosto anonima, all’interno della quale trova posto oltre alla console stessa, un piccolo manuale, il cavo, e uno screen protector un po’ troppo piccolo per lo schermo della console.

Il design è quello ormai iconico del suo predecessore, compatto e solido e con forme che riprendono da vicino un Gameboy next gen.

Rispetto a RG35xx, però, presenta alcune interessanti novità. La texture della scocca è ora più ruvida il che offre una presa più salda, e i nuovi colori comprendono il bianco, il classico grigio gameboy, il nero e il viola trasparente.

I pulsanti frontali sono ora etichettati con i classici simboli ABXY secondo il layout Nintendo e offrono una corsa buona e soddisfacente. Sempre sul fronte, oltre ai classici start e select, molto comodi da raggiungere con il pollice destro o sinistro, un pulsante centrale permette di controllare le impostazioni dell’emulatore, uscire dal gioco, salvare lo stato ecc.

Il D-pad è stato migliorato rispetto al modello precedente, che soffriva di problemi di diagonali accidentali. Ora risulta più morbido e preciso, trovando un buon equilibrio tra la necessità di eseguire mosse diagonali quando necessario e quella di evitarle quando non richieste.

Nella parte superiore è presente una porta mini-HDMI per l’output video su monitor o TV esterni, e un jack per cuffie da 3.5mm collocato sul basso, dove c’è anche la porta USB C per la ricarica. Ai lati destro e sinistro, trovano posto, rispettivamente, il pulsante di accensione e reset e il bilanciere del volume.

Ma è nel retro che si notano i cambiamenti più significativi. I pulsanti dorsali sono stati ridisegnati con un’inclinazione che li rende più comodi per le dita. È poi presente un vano batteria fissato con una piccola vite, che permette di accedere e sostituire facilmente la batteria da 3300mAh senza dover smontare l’intera console.

Specifiche tecniche

Sotto la scocca, l’RG35XX Plus è equipaggiato con un chipset Arm Cortex A-53 H700 che raggiunge una frequenza di clock di 1.5GHz, con GPU dual core G31 Mp2, affiancato da 1GB di RAM LPDDR4. Lo storage è affidato ad una microSD di 64GB sulla quale sono già installati emulatori e alcune ROM, ed è ulteriormente espandibile tramite una seconda microSD da inserire nella porta reder TF2/EXT. La piccola console supporta inoltre WiFi 2,4ghz e il Bluetooth 4.2, che aprono interessanti possibilità di gioco online e multigiocatore con altre console RG35XX Plus e all’utilizzo di controller esterni.

Lo schermo è un bell’ LCD IPS da 3.5 pollici con una risoluzione di 640×480 dagli ottimi angoli di visione e colori belli saturi.

Specifiche complete

ANBERNIC RG35XX Plus
SpecificheSchermo: 3.5″ IPS full viewing angle, OCA full lamination/ 640*480
CPU: H700 Quad-core ARM Cortex-A53 1.5GHz
GPU: Dual-core G31 MP2
RAM: LPDDR4 1GB
Storage: 64GB TF/MicroSD
OS: Linux Dual OS: (Official system+GarlicOS)
Giochi supportati: ported games, PSP, PS1, DC, NDS, ARCADE, GBA, GBC, GB, SFC, FC, MAME, MD, GG, PCE, NGPC, SMS, WSC
Lingua: Chinese, English, Japanese, Korean, Spanish
Speaker: High-fidelity speaker
TF card: Dual card slots, Supporta TF card fino a 512GB;
Batteria: Li-polymer 3300 mAh,
Caricabatterie: non incluso – 5V/1.5A, supporta C2C charger
I/O: 2.4G wireless; Bluetooth, HDMI output, WIFI
Vibrazione: si.
Dimensioni e pesoPeso: 0.186kg 
Dimensioni: (L x W x H): 15.5cm*9.9cm*3.8cm
Contenuto della confezione1 x Console
1 x cavo USB
1 x Manuale
1 x Giftbox
1 x Screen Protector

Esperienza di gioco

Passiamo ora all’aspetto più importante: come si comporta l’RG35XX Plus nell’emulazione delle varie piattaforme?

Partiamo dai sistemi più “leggeri”. Console come NES, SNES, Game Boy, Game Boy Color, Game Boy Advance, Neo Geo Pocket e WonderSwan vengono emulate alla perfezione, senza alcun rallentamento o glitch grafico. Anche i classici arcade, grazie all’emulatore FinalBurn Alpha, girano senza problemi.

Passando a sistemi leggermente più impegnativi, l’RG35XX Plus si dimostra all’altezza della situazione. L’emulazione PlayStation 1 è eccellente: con tutti i titoli preinstallati (qui trovate la lista completa di quelli già installati nella versione da 64GB divisi per piattaforma), la console riesce a mantenere un frame rate stabile. Stiamo parlando di titoli come Crash Bandicoot, Dino Crisis 2, Final Fantasy VII, Grand Theft Auto 2, NFS Hot Pursuit e Gran Turismo. Discorso simile per il Sega Saturn mentre su Nintendo 64, il discorso è più complicato: con alcuni giochi la piccola Anbernic è in grado di girare in maniera decente, come ad esempio Mario 64 e Starfox seppure con qualche rallentamento audio, mentre altri, come Banjo Kazooie, risultano ingiocabili a causa di crackling dell’audio e rallentamenti molto vistosi.

Ma è con Sega Dreamcast che l’Anbernic stupisce davver, riuscendo ad emulare in modo sorprendentemente fluido titoli come SoulCalibur e Crazy Taxi 2, che girano a 60fps stabili e in generale tutta la libreria della compianta ultima console di SEGA. Anche giochi più impegnativi come Marvel vs. Capcom 2, pur non raggiungendo i 60fps, si mantengono sempre al di sopra dei 30fps grazie all’auto frame skip e risultando perfettamente godibili.

Anche l’emulazione PlayStation Portable riserva piacevoli sorprese e qualche piccola delusione. Giochi 2D come Metal Slug XX girano a pieno frame rate, così come la maggior parte dei giochi di ruolo e puzzle. Titoli 3D più complessi come Ridge Racer o Tekken 6 mostrano invece qualche rallentamento, ma rimangono comunque giocabili attivando il frame skip. Il problema principale dell’emulazione PSP su RG35XX Plus è l’assenza dello stick analogico. Titoli come GTA Vice City Stories potrebbero girare alla perfezione se non fosse che senza lo stick analogico è impossibile giocare, a meno di utilizzare un controller esterno.

Purtroppo, infine, se pensavate di poter emulare PS2 e GameCube sulla console, dovrete ripensarci. La piccola console verticale, infatti, non dispone di abbastanza RAM per far girare le console in questione.

Firmware e funzioni aggiuntive

Va notato che tutte queste prestazioni sono state ottenute con il firmware di serie, che, pur essendo perfettamente funzionale, non è un campione di ottimizzazione.

Il firmware dell’RG35XX Plus è basato su RetroArch, il noto frontend per emulatori. L’interfaccia è semplice e intuitiva, con la possibilità di accedere rapidamente alle impostazioni di ogni emulatore e di applicare filtri e shader per personalizzare l’aspetto grafico dei giochi.

Sono presenti inoltre funzioni avanzate come il supporto per i retro achievement, il gioco online (grazie al WiFi integrato), e lo streaming di giochi dal PC tramite Moonlight. Quest’ultima funzionalità sebbene pubblicizzata sul sito del produttore richiede ancora tanto tanto lavoro per poter essere pienamente sfruttabile dagli utenti comuni. L’installazione infatti è piuttosto complicata, e questo potrebbe scoraggiare gli utenti meno avvezzi all’installazione di mod. Inoltre l’assenza di uno stick analogico, vanifica i vantaggi di avere una macchina remota che gestisce l’emulazione di Emulatori più complicati. Restano ancora diversi bug e mancanze, come ad esempio l’impossibilità di utilizzare reti con password più lunghe di 16 caratteri. Questa come tante altre piccole imperfezioni potrebbero spingervi ad installare un custom del firmware come Batocera (vedi sotto).

Il Bluetooth permette di connettere controller esterni, anche se al momento sembra esserci qualche problema di compatibilità con alcuni modelli. Ci aspettiamo che questo problema venga risolto con i futuri aggiornamenti firmware.

Come dicevamo poco sopra, se volete tirare fuori il massimo dalla piccola console, dovrete ricorrere ad un firmware di terze parti. Il primo e più completo custom firmware disponibile su GitHub, Batocera for RG35XX plus & H, promette già faville grazie a personalizzazioni molto più profonde per singolo emulatore, che possono davvero fare la differenza nell’emulazione di console più ostiche come PSP e N64. L’installazione, peraltro, è alla portata di tutti grazie alla presenza di un doppio lettore di schede microSD che vi permette di selezionare all’accensione quale FW far partire, quello originale o quello custom sulla seconda microSD. Sconsigliato invece l’utilizzo di GarlicOS 2.0, ancora in uno stadio embrionale di sviluppo per questa console.

Autonomia e ricarica

Come abbiamo già detto, l’RG35XX Plus è equipaggiato con una batteria da 3300mAh, che garantisce diverse ore di gioco continuo. Nei nostri test, siamo riusciti a giocare per circa 5 ore con titoli PlayStation 1 e Dreamcast, e fino a 7 ore con giochi meno esigenti come quelli SNES o GBA.

La ricarica avviene tramite USB-C, con un caricatore da 5V/2A che permette di ricaricare completamente la console in circa 2 ore e mezza.

Commento finale

L’Anbernic RG35XX Plus con gli aggiornamenti rispetto al modello precedente che hanno riguardato principalmente l’arrivo del WiFi e del Bluetooth, si presenta come una delle migliori retro-console portatili per l’emulazione di console come PlayStation 1, DreamCast, Nes e Snes e in generale i grandi classici degli anni 90. E questo soprattutto se consideriamo il prezzo, praticamente stracciato, di soli 62 euro su GeekBuying (e con questo codice NNN8VJ0MHX3 potete portarvela a casa a 50 euro approfittando degli sconti di primavera). Certo, non è una console perfetta. L’assenza di stick analogici e le limitate capacità hardware precludono la possibilità di accedere a console più avanzate come PS2 e GameCube (se vi interessa questa emulazione e vi piace questo formfactor, vi consigliamo di dare uno sguardo al modello Anbernic RG405V) e il firmware potrebbe beneficiare di qualche ottimizzazione. Ma per un prezzo di meno di €70 ci sentiamo sicuramente di raccomandarvela.

PlayStation Plus Extra e Premium, ecco i nuovi giochi di Marzo!

Sony tramite il PlayStation Blog ha annunciato i giochi che verranno inseriti nei cataloghi Extra Premium di PlayStation Plus nel mese di Marzo. Nello specifico, tutti i titoli saranno disponibili dal 19 del mese.

Nuovi giochi PlayStation Plus Extra e Premium

  • NBA 2K24 Kobe Bryant Edition (PS4 e PS5 – Visual Concepts)
    Schiera la tua squadra per vivere il passato, il presente e il futuro della cultura del basket con NBA 2K24. Goditi il massimo dell’azione e del realismo oltre alle illimitate opzioni personalizzabili della modalità Il mio GIOCATORE in La mia CARRIERA. Arricchisci la tua collezione con una straordinaria selezione di leggende e crea la formazione dei tuoi sogni in MyTEAM. Scopri una dinamica di gioco più reattiva e grafiche più rifinite giocando con le tue squadre NBA e WNBA preferite in GIOCA ORA.
  • Marvel’s Midnight Suns (PS4 e PS5 – Firaxis Games)
    Quando la demoniaca Lilith e la sua temibile orda si uniscono con le malvagie armate di Hydra, è il momento di scatenare il lato più oscuro di Marvel. Nel personaggio di Hunter, la tua missione sarà di guidare un’improvvisata congrega di storici supereroi e pericolosi guerrieri sovrannaturali verso la vittoria. Riusciranno leggende del calibro di Doctor Strange, Iron Man e Blade a far fronte comune verso una minaccia apocalittica sempre più incombente? Se intendi salvare il mondo, dovrai siglare delle alleanze e guidare in battaglia la squadra nei panni dei leggendari Midnight Suns.
  • Resident Evil 3 (PS4 e PS5 – Capcom)
    Jill Valentine è una delle poche superstiti delle atrocità che hanno sconvolto Raccoon City. Per fermarla, la Umbrella è pronta a ricorrere alla sua arma segreta più temibile: Nemesis!
  • LEGO DC Supervillains (PS4 – TT Games)
    È così bello essere cattivi… Imbarcati in una nuovissima avventura DC/LEGO diventando il miglior cattivo mai visto in tutto l’universo. I giocatori creeranno e controlleranno un nuovo supercriminale, scatenandosi in divertenti dispetti e creando scompiglio in una storia ricca d’azione. L’avventura ha luogo in uno scenario open-world all’interno dell’universo DC, i membri della Justice League sono scomparsi, lasciando il compito di proteggere la Terra alle loro controparti, riunitesi in un’organizzazione chiamata ‘Sindacato della Giustizia’. Tocca a te e a un folle gruppo di furfanti scoprire le intenzioni dei nuovi e strani aspiranti supereroi della Terra. Insieme a famosi Supercriminali DC come: Il Joker, Harley Quinn e molti altri membri della Injustice League, i giocatori partiranno alla volta di un’epica avventura.
  • Blood Bowl 3 (PS4 e PS5 – Cyanide)
    Brutale, folle, tattico… BLOOD BOWL! L’iconico sport letale torna con nuovi contenuti nel nuovo videogioco di football fantasy basato sulle regole più recenti del gioco da tavolo. Raggiungi la vetta schiacciando gli avversari e spedendoli al cimitero.
  • Mystic Pillars: Remastered (PS5 – Holy Cow)
    Mystic Pillars è una combinazione unica tra puzzle intriganti e una storia immersiva ambientata nell’Antica India, capaci di offrirti un’esperienza di gioco avvincente.

Accanto ai sei titoli di “copertina”, saranno disponibili i seguenti giochi:

  • Super Neptunia RPG (PS4)
  • Dragon Ball Z Kakarot (PS5)

Nuovi giochi PlayStation Plus Premium

  • Jojo’s Bizarre Adventure: All-Star Battle R (PS4 e PS5 – CyberConnect 2)
    Con i loro celebri e carismatici personaggi, uno stile artistico inconfondibile e citazioni indimenticabili, le bizzarre avventure di JoJo stanno per tornare in JoJo’s Bizarre Adventure: All-Star Battle R!

    Saranno poi disponibili anche i seguenti titoli:
  • Jak and Daxter The Lost Frontier (PS4 e PS5)
  • Cool Boarders (PS4 e PS5)
  • God Eater Burst (PS4 e PS5)
  • Phoenix Wright: Ace Attorney Trilogy (PS4)

Ghostbusters: Minaccia Glaciale, ecco il trailer finale italiano

Sony Pictures ha finalmente condiviso il nuovo e definitivo trailer di Ghostbusters: Minaccia Glaciale, diretto da Gil Kenan con Paul Rudd, Carrie Coon, Finn Wolfhard e Mckenna Grace.

Il nuovo capitolo della saga è scritto da Jason Reitman e Gil Kenan ed è basato sul film del 1984 di Ivan Reitman Ghostbusters, scritto da Dan Aykroyd e Harold Ramis.

In Ghostbusters: Minaccia Glaciale, la famiglia Spengler torna dove tutto è iniziato, l’iconica caserma dei pompieri di New York, e si unisce agli Acchiappafantasmi originali che hanno sviluppato un laboratorio di ricerca top-secret per portare la lotta ai fantasmi a un livello superiore. Quando la scoperta di un antico artefatto scatenerà una forza malvagia, i vecchi e nuovi Ghostbusters dovranno unire le forze per proteggere la loro casa e salvare il mondo da una seconda era glaciale.

Ghostbusters: Minaccia Glaciale arriverà nei cinema italiani il prossimo 11 Aprile.

Recensione Wonka versione Blu-ray

Il fantasy musical del 2023 di Paul King, potrebbe essere più simile a Paddington (dello stesso regista) e al suo sequel piuttosto che all’opera letteraria – fra le più popolari del genere per l’infanzia – del compianto Roald Dahl pubblicata nel 1964: “La fabbrica di cioccolato“. Da questa fantastica storia sono stati tratti ben quattro adattamenti cinematografici: Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato di Mel Stuart (1971), La fabbrica di cioccolato di Tim Burton (2005) con protagonista Johnny Depp, il lungometraggio animato Tom & Jerry: Willy Wonka e – in ultimo ma non meno importante – Wonka (2023), i cui panni sono stavolta indossati dal popolare Timothée Chalamet, che va ad approfondire le origini del noto cioccolatiere. Sebbene ci fosse più di qualche perplessità su questa nuova pellicola, dobbiamo ammetterlo, la produzione (visivamente sbalorditiva) ha superato le più rosee aspettative, grazie alle buonissime recensioni degli addetti (e non) ai lavori, che hanno fatto si che Wonka fosse uno dei migliori film del 2023.

Sinossi (in breve)

Con il sogno di aprire un negozio in una città rinomata per il cioccolato, un giovane e squattrinato Willy Wonka arriva in Europa nella speranza di aprire il suo negozio di dolciumi. Ma non in un posto qualunque … nel cuore delle Galéries Gourmet, una piazza prestigiosa dove tre produttori di cioccolato di fama mondiale hanno già lasciato il loro segno. Con solo una dozzina di sovrane d’argento in tasca, Wonka trova una pensione ma un subdolo contratto di servizio lo porta ad accumulare un enorme debito nei confronti dei proprietari, la signora Scrubitt (Olivia Colman) e Bleacher (Tom Davis). Bloccato lì, si ritrova a lavorare in una lavanderia, insieme ad altre anime sfortunate tra cui la giovane orfana Noodle (Calah Lane), che è stata trovato dalla signora Scrubitt nello scivolo della lavanderia quando era solo una neonata. Quindi, prima che Wonka possa cambiare il mondo con le sue confezioni cioccolatose magiche, dovrà trovare una via d’uscita e saldare i suoi debiti.

Naturalmente, Wonka cerca di fare entrambe le cose contemporaneamente, uscendo di nascosto con l’aiuto di Noodle e vendendo le sue specialità – inclusi dei particolarissimi cioccolatini che fanno letteralmente fluttuare le persone – per raccogliere il denaro necessario. Sfortunatamente, incontra la resistenza del capo della polizia (Keegan-Michael Key) perché vendeva cioccolato “illegalmente” senza avere un negozio, ed è allora che Wonka si rende conto che quei tre affermati produttori di cioccolato: Arthur Slugworth (Paterson Joseph), Gerald Prodnose (Matt Lucas) e Felix Fickelgruber (Mathew Baynton) – fanno in realtà parte di un cartello del cioccolato, completo di un bunker sotterraneo pieno di cioccolato (cos’altro sennò). L’unico modo per essere libero e poter vendere cioccolato è quello di affrontare i tre avi cioccolatieri, in un modo intelligente che possa eliminarli dalla scena una volta per tutte, il tutto accompagnato da canzoni e motivetti che faranno felici i fan dei musical.

Regia: Paul King
Scrittori: Simon Farnaby, Paul King, Roald Dahl
Protagonisti: Timothée Chalamet, Calah Lane, Keegan-Michael Key, Paterson Joseph, Matt Lucas, Mathew Baynton
Produttore: David Heyman

Qualità video

Sebbene anche questa volta non siamo riusciti a mettere le mani su una versione 4K, decisamente più corposa e succulenta in termini di qualità visiva, questa edizione Blu-ray si difende piuttosto bene. Il trasferimento è a 1080p/SDR. Il film – al netto della sua estetica visiva molto particolare – alterna scorci cupi ad esplosioni di colori superlative; una vera e propria gioia per gli occhi, con dettagli e texture sorprendenti, anche se le ombre occasionalmente presentano un lieve schiarimento. Purtroppo la mancanza di HDR rende alcuni dei momenti più bui di Wonka un po’ più confusi nel complesso, in particolare perché i colori in genere non emergono dall’ombra con la stessa qualità della versione Blu-ray 4K (che vanta un trasferimento a 2160p/HDR). Ma queste sono “problematiche” quasi nella norma nel mondo Blu-ray e che per fortuna, ormai, sono ridotte – per quanto possibile – al minimo. Su schermi non di grandissime dimensioni (diciamo 55″ e meno), Wonka in questa versione Blu-ray è godibilissimo.

Qualità audio

La lingua italiana è disponibile nel mixaggio DTS-HD Master Audio. Stavolta abbiamo optato per la riproduzione tramite l’Home Theatre e non attraverso la soundbar e dobbiamo ammettere che grazie ai cinque satelliti, l’audio è risultato essere corposo quanto basta per godersi appieno ogni intermezzo canoro. Naturalmente è disponibile anche l’audio in versione Dolby Atmos che in un film come Wonka ha portato sicuramente i suoi frutti, con una presenza incredibilmente ricca e dinamica durante le diverse interpretazioni delle canzoni. I canali laterali, posteriori e anche in altezza vengono sfruttati nella loro completezza, creando una “bolla sonora” estremamente avvolgente che cattura l’attenzione dello spettatore. Più soft l’audio durante le scene non cantante, con l’uso occasionale del surround a seconda delle location e/o delle conversazioni. Il subwoofer – invece – da il meglio di se durante le scene d’azione che caratterizzano in gran parte il film. Per quanto riguarda invece i dialoghi, questi sono nitidi e definiti anche ad un volume non altissimo. Detto questo, si tratta di un mix raffinato ed efficace, che fa il suo lavoro più che egregiamente.

Contenuti bonus

  • Unwrapping Paul King’s Vision (12:28)
  • The Whimsical Music of Wonka (6:01)
  • Welcome to Wonka Land (10:51)
  • Hats Off to Wonka (6:47)
  • Wonka’s Chocolatier (8:51)

Commento finale

Nel complesso, il fantasy musical di Paul King, Wonka, si difende piuttosto bene in questa versione Blu-ray. La qualità visiva (su uno schermo da 55/60″) – anche se le ombre occasionalmente presentano un lieve schiarimento e la mancanza di HDR rende i neri un po’ troppo confusi – è superlativa, così come l’audio che fa risaltare pienamente non soltanto le scene cantante, ma anche i più piccoli dettagli proveniente dai dialoghi e dagli effetti ambientali. La presenza del mix DTS-HD Master Audio e del Dolby Atmos così come una pletora di contenuti bonus, fanno si che questa edizione Blu-ray sia un buon compromesso anche se la scelta migliore resta comunque quella del formato UHD 4K.

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