In questa guida vi aiuteremo ad orientarvi nei viaggi rapidi di Horizon Forbidden West. In dettaglio, vedremo come si effettua il viaggio rapido e quali sono gli oggetti necessari allo spostamento nel nuovo titolo di Guerrilla Games.
In Horizon Forbidden West il viaggio rapido è abbastanza semplice, ma ci sono un paio di dinamiche che è necessario comprendere. Il viaggio rapido, in Horizon, consente di spostarsi tra i falò che abbiamo già scoperto. A volte è richiesto un kit per il viaggio veloce, ma non sempre questo è necessario.
La cosa indispensabile per il viaggio rapido in Horizon Forbidden West sono i falò. Ogni volta che ci avviciniamo ad un falò lo sblocchiamo, attivando così la possibilità di tornarci rapidamente. Per sbloccare un falò non è indispensabile riposarsi e salvare la partita, basta avvicinarsi a sufficienza per leggere la scritta di salvataggio. Il mondo di gioco è molto ampio e i falò sono molteplici, dunque, consigliamo di sbloccarne il maggior numero possibile per velocizzare al massimo i vostri spostamenti.
Praticamente in qualsiasi momento, è possibile aprire la mappa, passare il mouse sopra un falò sbloccato e tenere premuto il grilletto destro per attivare lo spostamento. Il viaggio rapido è disabilitato mentre siete in missioni, calderoni o mentre state cadendo o planando. Questo tipo di spostamento rapido consuma un kit di viaggio veloce.
Se, al contrario, vi trovate già a un falò, potete premere cerchio in modo da viaggiare rapidamente. Così facendo, aprirete la mappa, dove potrete selezionare un altro falò verso cui viaggiare. Questo tipo di spostamento è invece gratuito e non consuma i kit di viaggio veloce.
Ottenere i kit di viaggio veloce
In Horizon Forbidden West esistono due modi per ottenere più kit di viaggio veloce: acquistarli dai mercanti o crearli da soli. Quasi tutti i cacciatori (venditori di armi) che incontrate nel vostro percorso venderanno un kit di viaggio veloce per 25 frammenti di metallo.
Questo procedimento, tuttavia, può essere dispendioso. Per questo motivo, spesso, è meglio creare da sé i kit. Per farlo, sarà sufficiente cercare la voce “kit di viaggio veloce” spostandovi con le frecce direzionali negli oggetti rapidi. Una volta trovato, tenete premuta la freccia in basso. Comparirà un menu che vi permetterà di creare i vostri kit.
Il crafting richiede 10 Legno Crinale e 3 Carne di Selvaggina. Troverete il Legno Crinale praticamente ovunque, mentre per la carne dovrete cacciare animali come cinghiali.
L’uscita di Elden Ring è ormai imminente e l’hype per il nuovo titolo di From Software è alle stelle. Per accompagnarci nell’ultimo periodo di attesa, la software house e Bandai Namco hanno deciso di rilasciare una serie di video promozionali del gioco.
Solo pochi giorni fa, infatti, From Software ha rilasciato un’interessante video overview dalla durata di sei minuti. Qui, possiamo vedere molte informazioni sugli ambienti di gioco, sui personaggi e su alcune delle creature che ci troveremo presto ad affrontare.
Oggi, invece, è stato rilasciato un video di circa due minuti nel quale sono mostrati nuovi personaggi e nuovi dettagli della storia. Ovviamente, se volete che la vostra prima run di Elden Ring sia totalmente blind vi invitiamo a non guardare il trailer, in quanto potrebbe contenere spoiler.
Nei panni di un Senzaluce, eroe bandito dall’Interregno, ci troveremo ad esplorare un cupo mondo fantasy in pieno stile From Software. I personaggi sono misteriosi e inquietanti, le ambientazioni ampie e curate e la colonna sonora è quella tipica dei giochi From.
Dal trailer apprendiamo inoltre che il nostro viaggio seguirà la via dei lord e sarà legato in qualche modo all’albero della luce, una delle più importanti fonti di potere del mondo di gioco. L’albero è stato danneggiato e il suo destino dipenderà dalle nostre azioni.
Elden Ring è ancora prenotabile e sarà disponibile dal 25 febbraio 2022 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e PC.
Il gioco offre un aggiornamento gratuito a PS5 per i giocatori che hanno acquistato la versione PS4 e supporta Smart Delivery per Xbox, consentendo di giocarlo sia su Xbox One sia su Xbox Series X|S con un singolo acquisto.
Horizon Forbidden West, il sequel dell’acclamato titolo realizzato dai ragazzi di Guerrilla Games, porterà la nostra Aloy ad affrontare una nuova avventura al fine di salvare (di nuovo) il mondo intero.
Questa volta, l’eroina dalla chioma rossa, dovrà esplorare i vasti territori dell’Ovest Proibito tra pericolose macchine e temibili guerriglieri. Per questo motivo, vogliamo aiutarvi con una serie di trucchi e consigli che vi aiuteranno in questa ardua impresa.
Horizon Forbidden West, come ogni buon RPG/Open World, vi porterà a raccogliere un mare di cose, dai pezzi delle macchine che abbatterete durante il vostro percorso ai fiori per la tintura. Ricordatevi sempre di fare scorta di legna (le frecce non si creano da sole) e Bacche Medicinali (è un posto pericoloso la fuori). Fortunatamente, grazie all’invio automatico del materiale in eccesso alla scorta (uno scrigno presente in ogni villaggio), potrete raccogliere tutto ciò di cui avete bisogno senza dover fare i conti con il vostro inventario e la capienza dei vostri borselli.
L’esplorazione richiede tempo e… strumenti speciali
Il mondo di gioco pensato dai ragazzi di Guerrilla Games è sicuramente ampio e ricco di cose da fare. Proprio per questo motivo, siamo sicuri che la vostra voglia di scoprire cosa nasconde ogni angolo dell’Ovest Proibito vi porterà ad esplorare ogni anfratto disponibile. Il gioco però calibrerà la volontà di scoprire tutto il tuttibile obbligandovi a tornare in determinati punti solo quando sarete pronti per affrontare l’esperienza. Infatti, vi consigliamo di abbandonare momentaneamente quei luoghi che sembrano essere troppo difficili. Potrete tranquillamente tornarci in un secondo momento, quando avrete gli strumenti necessari o quando alcuni personaggi vi offriranno degli indizi in merito.
Attivate le Note Arrampicata
Arrampicarsi in Horizon Forbidden West non è sempre una scienza esatta. Infatti, la nostra eroina dai capelli rossi, potrà arrampicarsi solo in certe occasioni, rendendo il tutto abbastanza confuso. Per fortuna, grazie al Focus è possibile visionare su quali rocce arrampicarsi grazie a dei segnali di colore giallo.
Se però volete evitare di premere costantemente il tasto R3, vi consigliamo di attivare permanentemente le Note Arrampicata. Per farlo, vi basterà andare su Impostazioni e selezionare il sottomenù Grafica.
Siamo sicuri che questo piccolo aiuto semplificherà in maniera significativa l’esplorazione delle catene montuose che arricchiscono lo skyline dell’Ovest Proibito.
Macchine fantastiche e come affrontarle
Come il buon Newt Scamander, anche Aloy disporrà di un bestiario decisamente particolare. Ciascuna delle Macchine presenti nel gioco è infatti dotata di caratteristiche peculiari, punti di forza e debolezza. Pertanto, dopo che le avrete scansionate con il Focus, cercate di capire come eliminarle al meglio ed ottenere il massimo del loot, ovviamente cercando di sopravvivere.
Una delle prime cose da controllare è la debolezza della Macchina nei confronti dei danni di natura elementale. Successivamente, vi consigliamo di prestare attenzione ai componenti della stessa, cercando di capire quali possono essere distaccati e quali potrebbero ridurre la capacità offensiva della Macchina in questione.
L’importanza del rampino
Horizon Forbidden West vi metterà a disposizione sin dalla prima missione il rampino, uno strumento utile sia per raggiungere zone elevate che per smantellare fragili pareti. Il problema principale (che verrà sicuramente risolto con qualche patch correttiva) è che dopo averlo ottenuto nessun reminder sullo schermo vi ricorderà come estrarlo, e fidatevi che con tutto quello che è necessario memorizzare, potrebbe tranquillamente passarvi di mente.
Quindi, per estrarre questo utile strumento dovrete premere dapprima L2 e poi Triangolo. Facendo così passerete dalle armi al rampino. Per tornare alla situazione precedente vi basterà premere Triangolo.
Migliorate il vostro equipaggiamento appena potete
Il mondo di gioco è troppo ostile per decidere di passeggiare lungo l’Ovest Proibito senza un degno equipaggiamento. Per questo motivo, ogni volta che vedrete un banco da lavoro fermatevi. Utilizzando questi spazi (presenti in ogni villaggio) potrete migliorare le vostre armi e abiti.
Ovviamente, rendere il vostro equipaggiamento adatto all’avventura che vi aspetta è un’impresa piuttosto costosa. Pertanto, vi consigliamo di non perdere tempo a potenziare al massimo le prime armi che troverete. Infatti, durante il vostro peregrinare, troverete pezzi di equipaggiamento (e armi) decisamente migliori.
Soldi, soldi, soldi!
I Frammenti di Metallo sono la valuta principale del gioco, e in Horizon Forbidden West ve ne serviranno in abbondanza, specialmente se vorrete acquistare armi più potenti ed altro equipaggiamento utile.
Potrete ottenere questa preziosa moneta di scambio in vari modi: lootando Macchine, aprendo i vari scrigni presenti sul mondo di gioco, completando missioni e vendendo oggetti. Non dimenticatevi quest’ultima attività, infatti, durante il vostro viaggio otterrete un sacco di altri oggetti di valore appartenuti ai Predecessori.
Sotto la sezione Risorse dell’Inventario, troverete tutti questi oggetti, i quali, vista la mancanza di utilità in-game, possono essere la perfetta merce di scambio per ottenere più Frammenti da spendere in equipaggiamento utile alla vostra avventura.
Speriamo che tutti questi piccoli consigli, o trucchi, vi torneranno utili una volta iniziato il gioco. Continuate a seguirci su Facebook o Telegram per altre guide collegate al mondo di Horizon Forbidden West.
realme, il marchio di smartphone in più rapida crescita al mondo, lancerà la tecnologia di ricarica per smartphone più veloce al mondo il 28 febbraio in occasione del Mobile World Congress 2022. realme è da sempre pioniere nel fornire l’esperienza di ricarica più veloce ed efficiente ai propri clienti ed è stato uno dei primi player a lanciare la tecnologia di ricarica da 125 W. realme continua a innovare in questo campo e ora debutta con questa soluzione per la sua nuova gamma premium GT Series.
La tecnologia di ricarica rapida realme è sempre all’avanguardia, soprattutto se confrontata con i dispositivi dello stesso settore. Nel 2022 circa il 70% delle risorse dell’azienda in R&D sarà investito in innovazioni tecnologiche, e quelle relative alla ricarica saranno parte di questi importanti investimenti.
realme
Insieme alla ricarica per smartphone più veloce al mondo, realme GT 2 Pro debutterà al MWC 2022 nel mercato Europeo e sarà dotato del processore Snapdragon 8 Gen 1, il più performante al mondo.
A quattro giorni dall’uscita ufficiale, From Software ha rilasciato un nuovo trailer che offre uno sguardo sull’universo di Elden Ring. Nel filmato sono mostrati nuovi personaggi, i vasti paesaggi dell’Interregno, alcune nuove meccaniche del gioco e utili oggetti che ti aiuteranno nell’avventura.
Nei panni di un Senzaluce, eroe bandito dall’Interregno, ci troveremo ad esplorare un cupo mondo fantasy in pieno stile From Software. I personaggi sono misteriosi e inquietanti, le ambientazioni ampie e curate e la colonna sonora è quella tipica dei giochi From.
Come emerge dal trailer, il mondo di gioco sarà inoltre diviso in due tipologie di ambienti: esterni ed interni. Tra gli interni, troviamo le segrete, zone che contengono ricompense interessanti e che si distinguono nettamente dagli altri ambienti.
A proposito degli ambienti, inoltre, Elden Ring introduce per la prima volta un sistema di mappa che ci aiuterà ad orientarci in questo vasto mondo. Sembra infatti che questa novità si possa rivelare fondamentale per sopravvivere nel mondo di gioco. Potete trovare maggiori informazioni tra i nostri cinque consigli per prepararvi al meglio all’uscita del gioco.
Elden Ring è ancora prenotabile e sarà disponibile dal 25 febbraio 2022 per PlayStation 5, PlayStation 4, Xbox Series X|S, Xbox One e PC.
Il gioco offre infine un aggiornamento gratuito a PS5 per i giocatori che hanno acquistato la versione PS4 e supporta Smart Delivery per Xbox, consentendo di giocarlo sia su Xbox One sia su Xbox Series X|S senza acquisti aggiuntivi.
Come anticipato da un countdown sul sito, Capcom ha annunciato ufficialmente Street Fighter 6 al termine del Capcom Pro Tour. Lo sviluppatore afferma inoltre che ulteriori informazioni su Street Fighter 6 arriveranno quest’estate, come si può leggere sul sito ufficiale.
Nel breve teaser di presentazione vediamo un Ryu rinforzato mentre affronta Luke, 45° e ultimo personaggio di Street Fighter 5.
Oltre al nuovo capitolo, lo sviluppatore ha annunciato anche la Capcom Fighting Collection. Si tratta di una raccolta di 10 titoli classici, inclusa la serie completa di Darkstalkers e Street Fighter 30th Anniversary Collection. Ognuno dei dieci titoli della collection è stato rivitalizzato con multiplayer online, funzionalità migliorate e aggiornamenti nelle performance. La Capcom Fighting Collection sarà rilasciata il 24 giugno 2022 per PS4, Nintendo Switch, Steam e Xbox One.
La Street Fighter 30th Anniversary Collection, invece, mette in evidenza il passato della serie in un’antologia di 12 titoli classici di Street Fighter con un perfetto bilanciamento arcade e un’esperienza online definitiva in quattro dei titoli inclusi: Street Fighter™ II: Hyper Fighting, Super Street Fighter™ II: Turbo, Street Fighter™ Alpha 3 e Street Fighter™ III: Third Strike. I fan della serie possono anche immergersi negli ultimi 30 anni di storia della serie con una ricca biografia dei personaggi, un’enorme modalità Museo che include artwork mai visti prima, una timeline interattiva e brani nel Music Player.
In seguito alle reazioni piuttosto tiepide del pubblico sul quinto capitolo, Street Fighter 6 avrà il compito di riportare la saga allo splendore di un tempo.
Il mondo gamer è in continua crescita, complice da una parte la pandemia che ha costretto tutti a restare molto più a lungo in casa e dall’altra la maggiore accessibilità che i dispositivi hi-tech permettono: dallo smartphone al tablet, dalle console a vari servizi cloud.
In questo scenario di espansione, emerge da una ricerca condotta da GfK, che il 20% dei giocatori da PC preferisce una tastiera da gioco compatta. Per rispondere a questa esigenza Trust, azienda leader nella realizzazione di accessori digitali, sta aggiungendo alla sua già ampia gamma le nuove tastiere TLK (tenkeyless). Dopo la GXT 833 Thado TKL, Trust presenta così la sua seconda tastiera compatta GXT 834 Callaz TKL.
Estremamente resistente, con switch meccanici (altro trend del settore del gaming) Outemu e illuminazione a onde arcobaleno, la nuova Callaz TKL dura fino a 50 milioni di pressioni di tasti.
Un design ridotto pensato per creare spazio sulla scrivania per le periferiche extra e che regala mobilità nei movimenti (ideale quindi per gli amanti dei gunshot game), mentre la piastra superiore in metallo rende la tastiera ottimale per intense sessioni di gioco.
Le caratteristiche principali della GXT 834 Callaz TKL in pillole:
Layout TKL compatto e salvaspazio
Switch meccanici lineari rossi Outemu che durano fino a 50 milioni di battute
Piastra superiore in metallo resistente per una sensazione di solidità
Retroilluminazione multicolore in 6 colori fissi con 20 modalità di luminosità e velocità regolabili
11 tasti multimediali Fn
Disponibilità e prezzi
GXT 834 Callaz TKL sarà disponibile in Italia presso i migliori rivenditori fisici e online, Unieuro e sul webshop Amazon di Trust: al prezzo di 49,99 euro.
Le stampanti a resina da qualche tempo a questa parte stanno diventando sempre più comuni. Complice la progressiva diminuzione dei prezzi, sia dei materiali che delle stampanti, e la contemporanea semplificazione dei processi di stampa grazie a software sempre più automatizzati e a nuove resine più semplici da gestire, come quelle lavabili con acqua, oggi le stampanti in resina vengono spesso anche scelte da coloro che sono a completo digiuno di stampa in 3D.
Creality Halot-One è la proposta entry level di Creality, uno dei più noti marchi nel settore dell’ hobbistica. La stessa Creality che produce l’eccezionale Halot-Sky ha trasfuso nella Halot-One alcune delle tecnologie più interessanti proposte su questa stampante top di gamma, tra cui una nuova tecnologia per la lampada UV da 120w e 6 spot, che a detta del produttore dovrebbe garantire maggiore uniformità.
Con la Halot-One, tuttavia, Creality ha puntato tutto sulla semplicità di utilizzo e sul costo di ingresso molto basso, che si aggira, se arrivate nel momento giusto, tra i 100 e i 300 euro.
Unboxing
Uno degli aspetti più interessanti della Halot-One è la sua dotazione completa e l’assenza di complesse procedure di installazione, dato che la stessa viene spedita quasi completamente assemblata e in una confezione molto robusta.
Le uniche parti non assemblate sono infatti il piatto di stampa e la vaschetta della resina. All’interno della confezione, Creality ha inoltre fornito tutti gli accessori necessari per iniziare il viaggio nel mondo della stampa 3D a resina, con strumenti ben fatti e resistenti che non si sono dimostrati affatto al disotto delle aspettative.
All’interno della confezione troviamo quindi:
Dei filtri di carta, utili per il filtraggio della resina una volta che si è completato il ciclo di stampa;
Una spatola, per rimuovere le vostre stampe dal piatto di costruzione;
3 chiavi a brugola;
Cavo alimentazione;
Una chiavetta USB;
1 Film FEP di ricambio;
Un Pennello;
Un piccolo suggerimento per risparmiare: se avete finito i filtri di carta in dotazione, trovate su Amazon dei filtri in metallo riutilizzabili compresi di imbuto, mentre se state cercando una buona resina per iniziare vi consigliamo di puntare alla resina lavabile ad acqua, che vi consente almeno all’inizio, di evitare l’acquisto di alcohol isopropilico.
Specifiche
Dimensioni: 221x221x404mm.
Lcd: Monocromatico 5.96 pollici, 2K (2560 x 1620 pixel).
UV: 120W, 6 punti di luce.
Input/Output: WiFi, USB-typeA, USB-typeB.
CPU: ARM Cortex-M4 (64-bit 4-core CPU/GPU)
Leveling: manuale.
Grandezza stampa: 127x80x160mm.
Peso: 7.1kg (con scatola 8.8kg)
Come dicevamo nell’introduzione di questa recensione, Creality ha scelto di riprendere per la sua Halot-One, alcune tecnologie e caratteristiche presenti sulle stampanti più costose del marchio. Tra queste c’è il nuovo sistema di lluminazione proprietario “precision light control” capace di garantire una maggiore uniformità per il 90% dello spazio di stampa disponibile con le sei lampade UV da 120w totali.
Lo schermo equipaggiato sulla Creality Halot-One è un 6″ (5,96″ per la precisione) monocromatico e con risoluzione 2K (2560 x 1620 pixels) capace di offrire con la giusta calibrazione un dettaglio fino ai 50 micron. Si tratta di un valore nella media di altre stampanti budget friendly ma sicuramente in grado di offrire ottime stampe per la maggior parte degli utilizzatori cui la stampante si rivolge. Lo schermo monocromatico inoltre, garantisce una vita maggiore dello stesso e migliore uniformità e velocità.
Il volume di stampa è buono per una stampante di questo prezzo, con i suoi 130 x 82 x 160 mm è direttamente in competizione con la più conosciuta Elegoo Mars 2 Pro (che proveremo a breve, stay tuned).
Il processore è un classico ARM Cortex-M4, molto utilizzato nei dispositivi di questo tipo, ma comunque capace di offrire una buona reattività al software (personalizzabile tramite le screen incluse) che puo’ essere controllato tramite un bello schermo touchscreen da 5″ a colori.
Merita un plauso la scelta di Creality di utilizzare un sistema di filtraggio dell’aria a cartucce di carboni attivi sostituibili. La ventola di aspirazione, posta sul retro del braccio di costruzione, tuttavia è abbastanza rumorosa il che rende abbastanza complicato utilizzare la stampante in una abitazione.
Dal punto di vista della costruzione la Halot-One ha un look decisamente premium e l’impressione è quella di un prodotto sicuramente di qualità superiore rispetto a quello che il suo prezzo lascerebbe intendere. La vasca della resina, innanzitutto, è interamente in metallo, un dettaglio non da poco per una stampante in questa fascia di prezzo. All’interno della stessa, quattro tacche indicano il livello della resina. Avremmo preferito una indicazione anche “numerica” dei ml di resina inseriti o quanto meno un indicazione con “min” e “max”, ma direi che è un peccato di gioventù su cui siamo disposti a soprassedere.
Da segnalare invece, l’assenza di una guida per l’aggancio della vaschetta della resina sul display e di qualsiasi altra protezione per lo stesso. Per una stampante che si rivolge ai neofiti è sicuramente una mancanza non da poco, che vi costringerà a prestare ancora più attenzione in fase di manutenzione.
In compenso le due viti di fissaggio al display sono filettate parzialmente cosi’ come pure la sede delle stesse sulla vasca; questo consente di utilizzarle come “manico” per rimuovere la vaschetta con più facilità quando è necessario svuotarla per la pulizia.
Il resto della scocca è in metallo e la copertura anti UV è squadrata e piuttosto regolare: anonima, ma efficace.
Buono ma non eccezionale il piatto di stampa. La forma particolare del blocco superiore fa sì che molta resina si depositi lì rendendo l’operazione di pulizia un po’ più complicata del solito. Inoltre il fondo non è liscio come avremmo voluto il che puo’ portare a qualche problema di adesione soprattutto quando comincerete ad usarlo intensivamente.
La Halot-One dispone di un pulsante di accensione spegnimento sul retro, e di un ingresso USB Tipo A e uno Tipo B sulla parte frontale.
Montaggio e calibrazione
L’unica operazione di assemblaggio necessaria prima di poter avviare la prima stampa è la sistemazione del piatto di stampa sull’asse Z e della vaschetta della resina, quest’ultima va agganciata allo schermo di stampa mediante due viti poste sul lato corto della vaschetta.
La Halot-One ha un sistema di leveling semi manuale del piatto di stampa, che dovrà essere effettuato, dopo la prima volta, almeno ogni 3/4 stampe.
L’operazione di calibrazione è molto semplice. Per prima cosa il piatto di costruzione va fissato all’asse Z tramite la grande vite superiore. A questo punto una volta riportato il piatto al punto zero (“z-home”), occorrerà allentare le quattro viti a brugola che tengono fisso il piatto di stampa, fissare un foglio di carta sull’LCD e avviare tramite lo schermo touch la funzione Z-axis movement>leveling. Il piatto a questo punto scenderà fino a toccare il foglio permettendoci di livellare quanto più possibile il piatto di stampa allo schermo LCD e di fissarlo con le quattro brugole. Il tutto è meglio chiarito nel video qui sotto.
Nel video la procedura di livellamento del piatto di stampa della Creality Halot-One
Rispetto a quanto indicato dal produttore, abbiamo potuto verificare che è possibile ottenere risultati di livellamento migliori utilizzando non uno ma due fogli A4 standard (da 80g/m2) o un foglio intero ripiegato in due parti. Alternativamente, per veri pro, è possibile effettuare la calibrazione del piatto di stampa lasciando la vaschetta della resina vuota collegata al display. In questo modo la calibrazione sarà ancora più realistica e precisa, ma attenti ad eventuali residui che potrebbero rovinare FEP o peggio ancora l’LCD.
Essenzialmente le operazioni preliminari si concludono qui, la nostra Halot-One è ora finalmente pronta alla stampa.
Disclaimer: Come spiegheremo più avanti, abbiamo avuto la possibilità di provare due stampanti identiche e su una abbiamo rilevato importanti e gravi problemi in fase di calibrazione, dovuti ad un danneggiamento dell’asse Z o più probabilmente ad un difetto del blocco di fissaggio del piatto di stampa; la recensione che segue ha ad oggetto la stampante “buona”, mentre i problemi riscontrati con quella difettata verranno indicati a parte in un box di colore viola.
Nuovo firmware, vita nuova
Halot-One, come quasi ogni stampante 3D nel 2022 ha la possibilità di usare le impostazioni inserite da noi direttamente dallo slice o quelle inserite direttamente dalla stampante. Le impostazioni da analizzare sono veramente poche data la grande semplicità d’uso della stampante.
Tuttavia prima di procedere ad analizzare le funzionalità attuali, dobbiamo premettervi che questa guida tiene in considerazione le novità introdotte dall’ultimo firmware disponibile (che potete scaricare qui) che ha introdotto features essenziali come appunto la possibilità di settare i parametri di stampa del singolo file dalla stampante o dallo slicer e di mettere in pausa il lavoro e modificare al volo i parametri di stampa. Queste funzionalità sono state introdotte solo a partire da gennaio di quest’anno, quindi le altre review in italiano che troverete probabilmente non ne tengono conto.
Slicing
Lo slicer ufficiale di Creality èHalot Box; si tratta di un’app discreta che permette di effettuare operazioni di base come lo scaling, l’aggiunta di supporti, la rotazione e modificare alcuni parametri di stampa di base. Halot Box ha inoltre alcune interessanti funzionalità esclusive come ad esempio la possibilità di inviare alla stampa i nostri modelli direttamente via WiFi, senza l’uso della chiavetta fisica.
Tuttavia essendo un software che punta tutto sulla semplicità alcune delle funzionalità che riteniamo essenziali sono del tutto assenti. La Halot-One, inoltre non è compatibile di serie con ChituBox e questo aspetto è stato molto criticato dalla community. Proprio per questo motivo, Creality ha raggiunto un accordo con Lychee, uno dei software più completi per lo slicing 3D, per supportare nativamente la sua Creality Halot-One.
La Creality Halot-One quindi, è ora pienamente supportata in Lychee ed è possibile in pochi click preconfigurare lo slicer per la nostra stampante.
Pro-tip: è possibile utilizzare anche altri software per aggiungere supporti al vostro modello, vi basterà salvare il modello con supporti in STL e poi importarlo in Lychee.
Il nuovo firmware ha migliorato ultermente la fruibilità del menù che ora appare più organizzato e logico nella disposizione delle diverse voci. Tutte le impostazioni della stampante sono ora accessibili tramite il touchscreen della stampante. Tra queste oltre a quelle più connesse alla stampa vera e propria e al leveling, vi sono le funzionalità Cleaning per la rimozione dei residui di resina nella vasca, quelle per la modifica della lingua, delle skin, e per l’accesso alla rete Wifi. I recenti firmware hanno anche introdotto la possibilità di effettuare aggiornamenti over-the-air, una funzionalità sicuramente molto apprezzata. Ancora un po’ arrangiata la traduzionedellevocidelmenù in italiano per questo vi consigliamo di tenerle in inglese.
Settings e preparazione alla stampa
Prima di passare alle impressioni di stampa, riteniamo utile riportarvi nei box in grigioi settingsutilizzati per la stampa con i diversi tipi di resina, mentre per una breve spiegazione dei valori essenziali di una stampante 3D, vi rimandiamo a questo articolo, che vi consigliamo di leggere se siete alla prima esperienza con stampanti a resina.
Impressioni di stampa
Ora che abbiamo sistemato un po’ di impostazioni e abbiamo livellato il piatto, possiamo procedere con una prova di stampa.
La prima impressione con la Creality Halot-One non è stata delle migliori a causa di un esemplare ricevuto con diversi problemi di fabbricazione.
Innanzitutto la lampada UV e il display, in alcuni casi randomici, non venivano avviati, con la conseguenza che il processo di stampa era ovviamente destinato a fallire. Più di una volta, dopo 6-7 ore di stampa, abbiamo ritrovato la stampante che avvisava della stampa completata ma senza alcunchè sul piatto. Dall’esterno infatti, una volta che la vasca della resina è fissata sul display, non è in alcun modo possibile accorgersi dell’avvio o meno della lampada UV. Unico modo per ovviare al problema era scollegare l’alimentazione e provare ad effettuare l’avvio della lampada manualmente attraverso la funzionalità “Cleaning”. Da qualche ricerca effettuata su forum dedicati alle stampanti Creality, abbiamo appreso che questo difetto potrebbe non essere un caso isolato ed essere dovuto ad un cattivo collegamento del cavo flat del display alla motherboard. Operazione non complicatissima ma che potrebbe esporvi alla perdita della garanzia del produttore.
L’esemplare in prova, inoltre, presentava un grave problema al meccanismo di aggancio all’asse Z del piatto di costruzione che impediva il perfetto livellamento dello stesso. Questo problema ha causato la perdita di numerose stampe, che restavano agganciate al fep, rovinandolo, oppure crollavano miseramente nel piatto dopo poco tempo. Per fortuna, l’esemplare in nostro possesso è stato riconosciuto come difettoso e abbiamo potuto effettuare un nuovo test con altro esemplare, i cui risultati trovate qui di seguito. Da ulteriori approfondimenti pare che il difetto sia comune anche ad altri prodotti Creality.
Elegoo Water Washable Resin – Ceramic Grey – prezzo 23,99€/500g su Amazon.it – Bottom Exposure time: 60 secondi (consigliati dal produttore) – Normal Exposure time: 8 secondi (consigliati dal produttore) – 5 secondi testato e funzionante – Bottom Exposure: 6 Layers (testato e funzioante anche con 4) – Turn off delay: 1 (valore minimo)
Come prima stampa con la resina Elegoo Water Washable abbiamo optato per questo simpatico tirannosauro che è possibile scaricare dal Creality Cloud: una sorta di social network dove si possono condividere e scaricare modelli, scambiarsi informazioni, commenti sulle stampe e tanto altro.
L’archivio del Creality Cloud, grazie alle funzionalità Wi-Fi della Halot-One, è accessibile direttamente dalla stampante, cosa che vi consentirà di scaricare modelli pre supportati e limitare al minimo possibili errori di stampa dovuti ad un cattivo slicing.
Esiste tuttavia anche una applicazione omonima che, oltre a darvi accesso alla parte social del Creality Cloud, dovrebbe consentire di effettuare alcune operazioni basilari direttamente dal cellulare come inviare il file in stampa, modificare i parametri ecc.
Sfortunatamente non ci è stato possibile effettuare questo test in quanto l’app non riusciva ad individuare la nostra stampante, nè via BT nè via il QR code stampato sulla parte superiore della cover UV della Halot-One.
L’operazione di stampa che potete ammirare qui sopra si è conclusa in poco meno di 4 ore.
– Bottom Exposure time: 60 secondi (consigliati dal produttore) – Normal Exposure time: 8 secondi (consigliati dal produttore) – 5 secondi testato e funzionante – Bottom Exposure: 6 Layers (testato e funzioante anche con 4) – Turn off delay: 1 (valore minimo)
Completata la prima stampa di prova abbiamo proceduto ad effettuare ulteriori test, con modelli via via più complessi. In questo caso abbiamo però proceduto ad effettuare lo slicing tramite Lychee. Salvato il file sulla chiavetta in dotazione, abbiamo poi proceduto a trasferire il tutto sulla memoria interna della stampante.
La presenza di una memoria interna è quanto mai apprezzata perchè consente di evitare che problemi connessi alla chiavetta possano incidere sulla stampa finale.
Una volta caricato il modello e selezionato il pulsante Print, la stampante consente di selezionare i parametri tra quelli forniti nel file oppure quelli memorizzati dalla stampante, eventualmente aggiustati per l’occasione. Come dicevamo il nuovo firmware consente di modificare al volo i parametri di stampa, permettendoci di recuperare stampe che altrimenti rischierebbero di andare perdute.
Questo busto di Spiderman è stato stampato in circa 6 ore.
Qui sotto potete vedere il test di stampa Rook, utilizzato per le stampanti Elegoo Mars , ma un ottimo indicatore di dettaglio. La dimensioni ridotte, il numero di dettagli, la scala interna rappresentano una bella sfida per qualsiasi stampante.
– Bottom Exposure time: 40 secondi – Normal Exposure time: 2.7 secondi – Bottom Exposure: 6 Layers (testato e funzioante anche con 4) – Motor Speed: 2mm
Di seguito abbiamo stampato uno dei test più semplici veloci ed efficaci per valutare i vostri settings di esposizione. Il test, sviluppato dallo YouTuber Dennis Wang è disponibile gratuitamente su Cults3D qui.
Il test è molto interessante perchè oltre ad essere molto veloce (con la Halot-One ha impiegato non più di 16 minuti e non richiede neppure di essere curato) e a consumare poca resina, consente di comprendere immediatamente se le impostazioni sono giuste oppure no. L’obiettivo è far si che la forma originale non muti e siano visibili soprattuto le colonne inferiori. Se queste non sono visibili potrebbe essere il caso di una sovraesposizione, con struttura superiore piegata, invece, potrebbe essere il caso di una sottoesposizione. Il test con le impostazioni di stampa indicate nel box sopra è riuscito perfettamente, come potete vedere dalle immagini nella galleria (versione appena tirata fuori dalla stampante e non curata)
Qualità di Stampa
Stampanti di questo tipo e fascia di prezzo, poichè utilizzano componenti “standardizzate”, producono generalmente tutte risultati paragonabili, con lievi differenze dovute alla qualità di altri componenti come il piatto di costruzione, la qualità dello schermo, ecc.
In questo caso tuttavia, abbiamo potuto riscontrare una qualità di stampa superiore, assolutamente priva dell’effetto aliasing che generalmente accompagna prodotti in questa fascia di prezzo. Anche dal punto di vista del post stampa, non abbiamo trovato residui di resina solidificata ai lati della vaschetta, indice questo che, come dichiarato dal produttore, l’uniformità di illuminazione è davvero ben controllata e non vi sono “infiltrazioni” non volute.
I tempi di stampa, generalmente più lunghi di quelli indicati dallo slicer, sono buoni, anche se non all’apice della categoria.
Commento finale
Creality Halot-One è senza dubbio una stampante eccezionale per chi si avvicina per la prima volta al mondo della stampa 3D a resina. Ad un prezzo di circa 200 euro su Amazon c’è davvero ben poco di cui lamentarsi; se poi si ha fortuna non è difficile portarsela a casa anche con una cifra che si avvicina ai 120 euro, un prezzo assolutamente irrisorio per le qualità del prodotto.
La Creality Halot-One ha un design accattivante, una dotazione completa, una buona area di stampa, un’ottima qualità costruttiva e tecnologie utilizzate da Creality per stampanti ben più costose e, cosa ben più importante, è capace di produrre stampe di eccezionale qualità e dettaglio, prive di aliasing in tempi accettabili.
A volerle trovare qualche difetto, possiamo segnalare una rumorosità piuttosto elevata e l’assenza di protezioni per il display e di guide per la vaschetta della resina. Anche il manuale illustrativo a corredo è piuttosto scarno e trovare gli ottimi video tutorial che Creality produce non è stata una operazione immediata.
Non possiamo inoltre omettere di segnalare che il primo modello che abbiamo testato era afflitto da importanti difetti di fabbricazione (li trovate elencati nel box viola sopra) che hanno reso davvero un inferno i primi giorni con la stampante.
Horizon Forbidden West, ci narra la nuova avventura di Aloy, che dopo gli eventi di Zero Dawn dovrò attraversare l’Ovest Proibito per salvare l’intera umanità da una minaccia ancora più grande. Nel compiere questa ardua missione, la salute della nostra eroina verrà messa a repentaglio più volte. Ecco perché vi consigliamo di creare/craftare delle Pozioni Curative con una certa costanza.
Le Pozioni Curative rientrano sono degli oggetti indispensabili per la sopravvivenza nei titoli RPG. Ed in questo, il sequel realizzato dai ragazzi di Guerrilla Games, non fa alcuna eccezione. Infatti, sin dai primi momenti di gioco, vi troverete ad affrontare pericolosi mostri in grado di ridurvi in fin di vita (anche a difficoltà Normale).
Per curarvi, potrete anche ricorrere alle Erbe Medicinali, ma queste ultime non sono in grado di sostituire le Pozioni Curative ed i loro effetti di guarigione passiva nel tempo.
Vista l’utilità di questi strumenti, abbiamo deciso di fornirvi le indicazioni necessarie per craftare i vari tipi di Pozioni Curative presenti nel gioco.
Come craftare le Pozioni Curative
Horizon Forbidden West vi offre ben tre tipi di Pozioni Curative: piccole, medie e grandi. Ottenerle è piuttosto semplice, infatti, potrete acquistarle o craftarle con il vostro Kit da caccia oppure utilizzando uno dei tanti banchi da lavoro presenti in-game.
I materiali richiesti, variano in base alla grandezza della pozione che vorrete realizzare. Talvolta la differenza potrebbe dipendere dal metodo di creazione utilizzato. Difatti, è possibile osservare che attraverso il Kit del Cacciatore di Aloy utilizzerete più materiale rispetto all’utilizzo del banco da lavoro. Questi piccoli dettagli, a parer nostro, rendono maggiormente immersiva l’esperienza di gioco.
Qui di seguito gli ingredienti necessari per realizzare le Punizioni Curative:
Siete sprovvisti di Carne, Bacche Medicinali o altri materiali? Le Bacche Medicinali sono tra le risorse più comuni presenti nel gioco, vi basterà avanzare nella prima area aperta ed utilizzare il Focus per vederne in quantità.
La Carne da Selvaggina si ottiene invece cacciando tutti gli animali presenti in natura (cinghiali, scoiattoli, uccellini, ecc.). In caso però non abbiate voglia di viaggiare in lungo ed in largo in cerca dei suddetti animali, i ragazzi di Guerrilla Games hanno pensato ad una soluzione ad hoc. Infatti, recandosi presso un banco da lavoro, selezionando la Pozione Curativa che volete creare e tenendo premuto il tasto Triangolo, in breve verranno inseriti all’interno della mappa di gioco una serie di marcatori che vi guideranno.
Questo metodo è valido per ricercare tutti i materiali necessari alla creazione di Pozioni Curative.
Nella speranza che questa breve guida vi aiuti con la nuova avventura di Aloy presso l’Ovest Proibito, vi invitiamo a seguirci su Facebook e Telegram per altre guide dedicate a Horizon Forbidden West.
Warner Bros, in vista dell’uscita cinematografica di The Batman, pellicola prevista per il 3 marzo, ha annunciato insieme alla sua controparte videoludica che dalla giornata odierna è disponibile l’apertura dei pre-order della Comic Edition di Batman: Arkham Asylum realizzata per l’Italia in collaborazione con Panini.
Questa edizione esclusiva e in tiratura limitata di Batman: Arkham Asylum, primo capitolo della saga sviluppata da Rocksteady Studios e pubblicata da Warner Bros. Interactive, conterrà rispettivamente:
l’edizione Game Of The Year del gioco per PlayStation4
un poster con un’illustrazione del fumettista Carlos D’Anda
il comic book “La strada per Arkham”
Preordina ora l'esclusivo cofanetto Comic Edition di Batman: Arkham Asylum: https://t.co/WTHUYn2iIt e ricevi il poster del film #TheBatman, dal 3 marzo al cinema.
“Batman: Arkham Asylum – Comic Edition” arriverà la prossima primavera in esclusiva da GameStop al prezzo di €59,99. È possibile preordinarlo da oggi, per ricevere in omaggio anche il poster ufficiale del film, dal seguente sito.
Se come chi vi scrive lavorate nel mondo dell’editoria, sapete benissimo quale ruolo abbiano assunto i social networks nella promozione del vostro lavoro e dei vostri pezzi.
Facebook, Twitter, Instagram, ma anche Medium, Reddit e Telegram, sono diventati un’abitudine quotidiana per gran parte della popolazione mondiale e, spesso, l’unica fonte di notizie della giornata. E’ naturale quindi che per spingere il vostro sito sia necessario puntare con decisione su di essi.
Le aziende più grandi oramai hanno praticamente tutte delle divisioni specializzate nella promozione sui social networks, e quelle medie si stanno attrezzando attraverso il ricorso a nuove figure come i Social Media Managers, esperti in comunicazione digitale che hanno il compito di promuovere il sito sui principali network.
Ma cosa succede se gestite il vostro sito da soli, o con un numero ristretto di persone, o non avete risorse sufficienti per assumere un social media manager? Semplice, i vostri social network resteranno vuoti perdendo engagement e soprattutto l’occasione di aumentare le visite sul vostro sito.
Tutti vorremmo solo occuparci di contenuti, e non passare intere ore a collegare i nostri articoli ai social, ripubblicare quel post di cui oramai si è perso traccia ma che oggi potrebbe essere perfetto. L’attività di gestione dei socials è infatti non solo molto più complessa di quello che potrebbe sembrare, ma anche decisamente “time-consuming”.
Su WordPress, la principale piattaforma di blogging e di editoria online, esistono numerosi plugin in grado di aiutarvi in questo lavoro, tutti con i propri pregi e difetti. Dopo averne provati tantissimi sui diversi siti di cui si compone il nostro network, abbiamo pensato di scrivere questa recensione di Blog2Socialper segnalarvi quello che riteniamo, ad oggi, essere il miglior strumento di automazione social presente sul mercato.
Che cos’è Blog2Social ?
Blog2Social è un plugin che consente il multiposting, ovvero la pubblicazione di un post su tante piattaforme social diverse, attraverso un’unica interfaccia. Blog2Social supporta praticamente tutti i social più conosciuti, a partire da Facebook (profili, pagine e gruppi) passando per Instagram, Twitter, Pinterest, GoogleMyBusiness, Linkedin, Xing, vkontakte, Bloglovin, Tumblr, Medium, Torial, Flickr, Diigo, reddit, Telegram, Blogger, Ravelry, Instapaper.
Ma Blog2Social non si ferma solo a questo, poiché aggiunge una serie di features che consentono l’intera gestione e monitoraggio dei vostri social network, direttamente all’interno di WordPress ed in maniera veloce ed intuitiva.
Come funziona?
Il primo passaggio da effettuare una volta installato il plugin, è collegare i vostri social network.
Blog2Social permette di creare una o più reti di social networks, una funzionalità che si rivela molto utile ad esempio se il vostro sito o blog si occupa di argomenti molto diversi tra loro. Pensate ad esempio ad un sito che si occupa sia di videogames che di domotica, Configurando una rete di social networks a tema Domotica, potrete fare in modo che solo gli articoli con quel tema specifico vengano condivisi su questi gruppi.
Come dicevamo, in riferimento a Facebook, Blog2Social consente la pubblicazione non soltanto su pagine e profili personali, ma anche su gruppi, grazie ad un’app proprietaria che sfrutta le API di Facebook. Si tratta di una funzionalità questa, che non è presente su tutti i plugin in commercio, né tanto meno su quelli gratuiti che, anzi , per tale funzionalità richiederanno comunque una certa fee per l’approvazione dell’app.
Una volta completato il setup iniziale, la condivisione del post diventa un gioco da ragazzi.
Basterà infatti cliccare sul menù “Condividi Post”, per accedere alla lista di tutti gli articoli pubblicati sul vostro sito. A questo punto, cliccando su uno di essi si aprirà una schermata che vi consentirà di personalizzare il vostro post, aggiungendo ad esempio un testo personalizzato, nuovi tag, immagini e link.
Blog2Social per velocizzare il vostro flusso di lavoro, raccoglie automaticamente le prime 400 parole del vostro articolo (è possibile nelle impostazioni variare il numero di parole automaticamente raccolte) e i tag impostati in WordPress, trasformadoli in #hashtag social: in questo modo se tutto è ok, non vi resterà che cliccare su “condividi” perché il post venga immediatamente pubblicato.
Non solo, le versioni premium di Blog2Social consentono di impostare un orario personalizzato di pubblicazione, oppure di lasciar decidere al plugin gli orari migliori diversificati per piattaforma. Il post a questo punto risulterà programmato e pubblicato all’orario fissato senza più alcun intervento da parte vostra.
Calendario ed esportazione dei settings
Se, come nel nostro caso, sul vostro sito pubblicano più autori, con la versione premium del plugin sarà possibile impostare social personalizzati e pubblicazioni diversificate a seconda dell’autore. Ma non solo, una delle funzionalità che abbiamo trovato veramente intelligenti è la possibilità di “esportare” le impostazioni in tema di rete di socials, orari di pubblicazione, numero di parole, ecc. a uno o a più utenti del vostro team, semplicemente indicandoli con il loro nick name nelle impostazioni. Questo vi consente di evitare di dover configurare manualmente ogni singolo utente e di evitare problemi di difformità dei vostri post.
Quando il numero degli articoli aumenta, Blog2Social vi consente inoltre di tenere traccia di tutte le attività dei vostri collaboratori attraverso un efficientissimo calendario.
Auto Post, la vera svolta.
Le funzionalità che abbiamo visto fino ad ora consentono sicuramente di risparmiare tantissimo tempo rispetto alla pubblicazione manuale su ogni singolo social network del vostro network. La vera svolta, però, è garantita dalla funzione Auto Post.
Con la funzione Auto Post, Blog2Social diventa un vero e proprio strumento di automazione “Set and Forget”, essendo in grado di operare automaticamente senza alcun intervento dell’autore. Dopo un po’ di calibrazione iniziale, necessaria per individuare un numero di parole che sia in grado di fornire un post completo su tutte le piattaforme (Twitter ad esempio accetta solo fino a 280 caratteri, mentre Facebook non ha di queste limitazioni), il sistema si è dimostrato un aiuto fondamentale in redazione, soprattutto quando il numero di post pubblicati in una giornata diventa soverchiante e la gestione di tutti i social diventerebbe impossibile. Ovviamente anche AutoPost permette di selezionare manualmente gli orari di pubblicazione, impostandoli in maniera adeguata alla vostra user base, oppure di affidarsi ai calcoli del plugin stesso.
Una soluzione universale
Come dicevamo Blog2Social è uno strumento di gestione dei social a 360°. Una delle funzionalità che abbiamo trovato più interessanti è la possibilità di creare un post da zero, ovvero non un post di condivisione di un articolo, ma un post studiato con immagini, video, link e testo. Il plugin inoltre permette di tenere traccia delle metriche, ovvero dei risultati dei vostri post, permettendovi di avere in un unico posto tutto ciò che vi serve per gestire i vostri social network.
Supporto
Durante la nostra avventura con Blog2Social abbiamo anche avuto modo di testare il supporto del prodotto, e possiamo dirvelo, difficilmente abbiamo trovato una assistenza così supportiva e veloce nella risoluzione dei problemi. Nel nostro caso a causa di una errata configurazione iniziale, avevamo un problema di mancato collegamento dei gruppi al plugin e abbiamo innanzitutto cercato asssistenza (in maniera anonima, ci teniamo a precisarlo) attraverso la community sul forum WordPress. In pochissimo tempo, un incaricato del supporto Blog2Social ha individuato il problema fornendoci assistenza.
Un altro problema che si è verificato riguardava la presenza di doppi post utilizzando lo strumento AutoPost. Questa volta abbiamo cercato assistenza attraverso la mail di supporto ed in poco tempo anche qui, risolto il problema che ancora una volta risultava da una errata configurazione del plugin (l’esportazione dei settings ad altri utenti, deve essere preceduta dalla cancellazione dei settings personali di questi).
Tutto perfetto?
Quasi. Nella nostra prova non abbiamo riscontrato particolari difetti o problemi quanto piuttosto alcuni elementi che ci piacerebbe vedere in future versioni del plugin, uno di questi riguarda una maggiore capacità di personalizzazione dei testi dei singoli post.
Nel nostro caso, ad esempio, utilizziamo un sistema di gestione SEO di Yoast, che richiede l’inserimento manuale di una metadescription per ogni articolo. La meta description è un brevissimo riassunto della notizia che viene mostrato sotto il titolo dell’articolo nei risultati dei motori di ricerca (snippet). Un testo, quindi, perfetto per i social networks.
Ebbene non abbiamo trovato un sistema che ci consentisse di indicare al plugin di pescare quale testo del post la metadescription, e non il paragrafo iniziale dell’articolo stesso.
Tuttavia contattando il supporto ci è stato consigliato un interessante workaround. Basta infatti inserire manualmente la meta description nel campo “Excerpt” o “Riassunto” di WordPress, e poi impostare il plugin affinchè anzichè le prime 200/400 parole del post, utilizzi l’excerpt come testo del vostro post come indicato nella seconda immagine qui sotto. Una soluzione brillante che rende ancora più efficace l’autoposting.
Funzionalità della versione gratuita e prezzi della versione Premium
Ad esempio nella versione gratuita è possibile collegare soltanto tre social network, e solo una pagina facebook, ma non un gruppo; non è possibile avere più di un utente per ciascun social e non è possibile utilizzare il bot di condivisione automatica su Telegram, che riteniamo uno degli strumenti più interessanti dell’intero pacchetto offerto da Blog2Social.
Tuttavia, per consentire agli utenti di valutare tutte le funzionalità del plugin Adenion, la società che sviluppa Blog2Social, consente di attivare un periodo di prova gratuita di 30gg per la versione Business, che offre supporto a 15 utenti diversi per ciascun social network, fino a 10 users differenti per licenza, condivisione su tutti i social network e supporto alla funzionalità Multisites di WordPress.
Commento finale
Blog2Post, come dicevamo all’inizio di questa recensione, è uno strumento fondamentale per ogni editore. Sia che siate alle prime armi, o abbiate una struttura più organizzata e complessa, Blog2Social si adatterà alle vostre esigenze, consentendovi di velocizzare e automatizzare il vostro processo di pubblicazione sui social. In poche parole, Blog2Social è una sorta di coltellino svizzero che vi trasformerà in un0 “One Man Army” dell’editoria social.
Dying Light 2è stato annunciato all’E3 2018. Da allora, complice soprattutto la pandemia da Covid-19, lo sviluppo del gioco è andato piuttosto a rilento. Soltanto lo scorso anno, a quasi due anni di distanza dall’ultimo gameplay trailer mostrato alla Gamescom 2019, Techland aveva confermato che il sequel era ancora vivo e vegeto e che sarebbe stato pubblicato il 7 dicembre 2021 per poi rinviarlo al 4 febbraio 2022. La software house polacca ha più volte dichiarato che Dying Light 2 sarebbe stato un grande gioco soprattutto promettendo scelte significative e conseguenze reali alle proprie azioni.
Sebbene, a nostro giudizio, Dying Light 2 non sia riuscito a mantenere totalmente le aspettative, risulta comunque essere un solido seguito del titolo del 2015. L’intenso sistema di combattimento incentrato sulla mischia è tornato prepotentemente insieme alle sublimi meccaniche di parkour. E vi garantiamo che sono elementi più che sufficienti per convincere i fan del genere a provare questo sequel. È semplice, immediato e dannatamente divertente: quindi se vi è piaciuto il primo gioco, senza alcun dubbio, vi piacerà anche Dying Light 2.
Versione testata: PlayStation 5
Storia
Il giocatore indosserà i panni di Aiden Caldwell, un Pellegrino (il nome dato a un gruppo di sopravvissuti emarginati) che ha viaggiato in una delle poche città rimaste al mondo e che ha ancora una sorta di comprensione della società e della civiltà. Mentre i non morti vagano per le strade circostanti, i vivi si rifugiano sui tetti. Aiden è lì per trovare sua sorella Mia, con la quale ha perso i contatti durante l’infanzia.
La storia, sebbene non particolarmente complessa e ispirata, presenta alcuni picchi con tanto di colpi di scena. I personaggi (sicuramente non fra i più memorabili e a tratti noiosi) nascondono le loro vere intenzioni e alcune scelte di scrittura risultano essere più che sufficienti per coinvolgere il giocatore dall’inizio alla fine.
Una scelta che può cambiarti la vita … o forse no?
È possibile fare scelte di dialogo, ma queste, a differenza di quanto promesso a più riprese da Techland, solo in una manciata di occasioni cambieranno il corso della storia. E quando lo fanno, le conseguenze non si fanno davvero sentire. Il filmato pre-release parlava e mostrava nuove porzioni della città sbloccabili in base alle proprie azioni. Niente di tutto questo sembra essere presente nel gioco finale. O siamo stati seriamente sfortunati con le scelte che abbiamo fatto o la funzione semplicemente non c’è. Il massimo che il giocatore può fare per influenzare il mondo è assegnare strutture ai sopravvissuti, le quali andranno ad evidenziare l’area con i colori di quella specifica fazione.
La durata complessiva della campagna è di circa 20/25 ore; tuttavia è quasi impossibile non aumentarne la longevità in quanto basta percorrere qualche isolato per imbattersi in un NPC che ci propinerà una missione, una sfida o ci si potrebbe trovare dinanzi ad un incontro casuale: ci sono un sacco di attività da completare al di fuori della missione principale.
Un fiasco totale o c’è qualcosa di buono?
Fortunatamente non è tutto da buttare; infatti Dying Light 2 è a dir poco incredibile da giocare. Una volta sbloccate la maggior parte delle abilità base, fra cui velocità e agilità, il divertimento raggiunge livelli inimmaginabili. La prima iterazione della serie aveva stabilito un nuovo benchmark in termini di libertà di movimento; questo sequel lo migliora ulteriormente anche grazie all’introduzione di nuove opzioni come un parapendio e un rampino. Inoltre, l’open world costruito da Techland è vastissimo e la sua verticalità è praticamente fuori scala, specialmente nella seconda parte della mappa. I grattacieli non sono più un ostacolo; sono ormai parte integrante del parco giochi ed è possibile “scalarli” grazie alle sporgenze opportunamente colorate che evidenziano le potenziali linee di scorrimento, in stile Mirror’s Edge.
I nuovi strumenti a disposizione permettono di attraversare il mondo di gioco come mai vistosi prima. Il parapendio di Aiden è una vera rivelazione: essere in grado di planare per la città, scendere al livello del suolo per uccidere alcuni infetti e poi prendere il volo ancora una volta, è davvero appagante. Con il rampino invece, le possibilità sono quasi infinite.
Un combat system more of the same … o quasi
Il combat system purtroppo non ha ricevuto un miglioramento significativo, ma – anche a distanza di anni – riesce a difendersi ancora piuttosto bene. Le armi da mischia rappresentano la scelta migliore per affrontare i non morti il che sta a significare che i combattimenti sono a dir poco violenti e sanguinosi. Alla base dello stesso ci sono le solite meccaniche: attacchi leggeri e pesanti, blocchi e parate e il parkour in cui è possibile usare un nemico per lanciarsi in aria e prenderne a calci in faccia un altro.
Dal Tramonto all’alba
A cambiare l’orda di non morti ci pensa l’alternanza giorno/notte. Quando c’è il sole i non morti, non rappresentano una grande minaccia, e sono facili prede del vostro arsenale di machete, mazze e martelli. Come al solito per la maggior parte delle ambientazioni apocalittiche, gli altri umani sono solitamente la principale causa di problemi. Poi la luce del giorno cede il passo alla notte e all’improvviso ci si ritrova ad essere in fondo alla catena alimentare. Gli infetti “speciali” escono per darci la caccia e il loro esercito di non morti ha un compito: inseguirci e banchettare con il nostro cervello. Le sequenze notturne in realtà non sono così intense come nel primo titolo, ma il giocatore è comunque chiamato ad ingegnarsi per sopravvivere. Al culmine di un inseguimento quando avrete un’orda di zombi sulla schiena, la scarica di adrenalina è ciò che vi spingerà a trovare un posto sicuro. Nel complesso, è questo ciclo – già presente nell’originale – che fa funzionare il gioco. Questo seguito lo va soltanto a perfezionare ulteriormente.
Un RPG a tema Zombie?
Un’altra cosa che Techland voleva fare con il sequel era trasformarlo in un gioco di ruolo in piena regola, cosa che in qualche modo è riuscita a fare. Armi ed equipaggiamento ora sono dotati di varie statistiche e perk nonché slot mod per potenziarli. I punti aggiornamento completano la build sbloccando varie abilità. E anche se sono necessari parecchi punti abilità per migliorare il sistema di parkour, una volta che li avrete ottenuti, il gioco sarà ancora più divertente.
È anche presente un sistema di classi che sebbene piuttosto semplice offre nuovi ed interessanti spunti per affrontare Dying Light 2 e i suoi “terrori”. Probabilmente dà il meglio di sé nella modalità cooperativa nella quale è possibile giocare l’intera campagna, ad eccezione del prologo, con un massimo di altri tre amici.
Armi per tutti i gusti
Ci sono molte opzioni in termini di armamentario tra cui scegliere in Dying Light 2, tutte ottime per il combattimento corpo a corpo. Mazze da baseball chiodate, ganci, pale rotte. Insomma, tutte le armi classiche che ci si aspetterebbe di trovare in un gioco di questo tipo, e la maggior parte può essere modificata per infliggere danni extra al nemico di turno.
I trigger adattivi del controller DualSense vengono utilizzati anche per indicare il tipo di arma in uso, è permettono al giocatore anche di capire quali sono le condizioni dell’arma stessa.
Il degrado delle armi è una preoccupazione costante e, sebbene aumentare la durata di un’arma sia possibile grazie alle mod, una volta che è stata esaurita e l’arma viene utilizzata nuovamente, alla fine si romperà e non si avrà altra scelta che abbandonarla. Con la frequenza con cui vengono trovate nuove armi, tuttavia, la maggior parte delle quali si adatta al livello del giocatore, questo non è un grosso problema.
Grafica e tecnica
Il titolo – che abbiamo provato su PS5 – presenta tre opzioni grafiche: “modalità prestazioni” che garantisce i 60 fotogrammi al secondo, e poi altre due denominate “qualità” e “risoluzione”. La prima offre la migliore esperienza visiva grazie al ray-tracing mentre la seconda permette di giocare con una risoluzione 4K: entrambe a 30 fotogrammi al secondo. Il grosso problema è che non sempre funzionano a dovere. Infatti, in modalità prestazioni, si percepisce che la qualità visiva è nettamente inferiore; mentre optando per quella “qualità” o “risoluzione” il gameplay sembra piuttosto lento poiché la velocità con cui Aiden si muove va a creare un’immagine abbastanza sfocata sullo schermo. Al di là di quanto detto, lodevole il lavoro svolto in termini di illuminazione la quale indipendentemente dalla modalità selezionata, funziona egregiamente.
Il Chrome Engine proprietario funziona abbastanza bene su PS5. I tempi di caricamento iniziali sono piuttosto lunghi, con tempi di attesa di circa 30 secondi o poco più. Ma il respawn dopo la morte richiede solo pochi secondi.
Da segnalare qualche live bug: come NPC freezati nella classica posa a T o sospesi a mezz’aria, oggetti che fanno lo stesso e occasionalmente cadono nel mondo di gioco. Anche i menu sono frustranti da navigare colpa di tempi di risposta davvero lenti.
Commento finale
In definitiva, Dying Light 2 non è altro che un solido seguito dell’originale del 2015, che va a migliorare alcuni elementi già vistisi, come l’alternanza giorno/notte ed introducendo nuove interessanti meccaniche, che rendono l’esperienza di gioco ancora più divertente, coinvolgente e parkour. Tuttavia, è davvero deludente che le promesse narrative e open world fatte da Techland prima del lancio non siano state mantenute. Le scelte del giocatore non hanno l’impatto che ci si aspetterebbe e la mappa è molto meno varia e convincente rispetto a quanto vistosi durante lo sviluppo del titolo. Tuttavia, Dying Light 2 è fantastico e stimolante da giocare, ed è per questo che ci sentiamo di consigliarlo sia ai novizi del genere e sia agli amanti dei giochi survival horror.
Benq ha presentato il primo proiettore pensato appositamente per il gaming, dotato cioè di tempi di risposta ultra rapida (per un proiettore), audio surround integrato e spazio colore DCI-P3 oltre ad una strabordante risoluzione 4K nativa.
Il nuovo BenQ X3000i è un proiettore a quattro led che supporta la risoluzione 4K UHD (reali), che unisce ad una luminosità molto elevata di 3000 ANSI Lumen, un contrasto nominale di 500.000:1 con algoritmi Dynamic Black.
Il refresh rate può arrivare fino ai 240hz con input lag di 4ms. Il proiettore inoltre supporta HDR10/HLG e il surround sound grazie ai due altoparlati da 5w rms ciascuno con supporto per audio spaziale.
Peccato però l’assenza delle nuove porte HDMI 2.1 che avrebbero reso sicuramente ancora più interessante il prodotto per gli utenti delle console di nuova generazione. Ma per tutte le altre informazioni e specifiche, vi rimandiamo al comunicato stampa qui sotto.
BenQ lancia l’X3000i, il primo videoproiettore gaming al mondo 4LED 4K HDR per console
Disponibile in pre-order fino al 14 marzo, il nuovo BenQ X3000i unisce un input lag di 4ms con colore LED DCI-P3 e surround sound treVolo per un gioco immersivo da film
Milano, 16 febbraio 2022 – BenQ, marchio leader mondiale della videoproiezione, è lieto di annunciare il lancio del nuovo modello per console X3000i, portando così su larga scala le prestazioni audiovisive migliori di sempre anche nel gaming. Le scene di gioco sono coperte dall’ampia gamma colori DCI-P3 al 100% basata sull’esclusiva tecnologia CinematicColor™ BenQ, mentre l’avvolgente sistema audio treVolo e un input lag di soli 4 ms consentono ai gamer di godersi giochi open-world intrisi di vivo realismo.
Il BenQ X3000i offre un’esperienza immersiva e cinematografica grazie ai colori autentici bilanciati con 4K UHD reali, alla luminosità visiva elevata di 3000 ANSI Lumen e al contrasto nitido ultraelevato di 500.000:1 con algoritmi Dynamic Black. Prestazioni visive di ultima generazione sono garantite dal 3D, dall’HDR ottimizzato per videoproiettori con supporto HDR10/HLG e dalla sorgente luminosa a 4 LED con calibrazione automatica del colore. A tutto questo si aggiunge una prestazione di altissimo livello e senza ritardi, che deriva dal tempo di risposta di 4 ms con un frame rate di 240 Hz.
Grazie a un audio ulteriormente migliorato, il BenQ X3000i avvolge completamente i giocatori con i due potenti altoparlanti stereo da 5 W sintonizzati dal team audio treVolo di BenQ e ottimizzati dal DSP (Digital Signal Processor) Bongiovi con Dynamic Stereo Enhancement, offrendo dettagli uditivi surround e suoni a tre dimensioni. L’audio può essere trasmesso a un sistema sonoro esterno tramite eARC HDMI per un’esperienza cinematografica che non teme confronti.
Dotato di modalità di gioco preimpostate e appositamente progettate, il BenQ X3000i è l’ideale per giochi di ruolo, sparatutto in prima persona e giochi sportivi. Profondità, nitidezza e fedeltà dei colori, così come sono stati concepiti in origine dai creatori, sono solo alcune delle caratteristiche principali del X3000i e che faranno la differenza per i gamer più esigenti. A tutto questo si affianca un sistema audio di massimo livello, dotato di bassi profondi surround che durante il gioco enfatizzano il rumore dei passi in avvicinamento dei nemici e la chiarezza delle voci.
Il BenQ X3000i si distingue per il design dinamico, che gli permette di integrarsi in qualsiasi sala giochi, e per la flessibilità di configurazione che gli deriva dallo zoom di 1,3x, dalla keystone 2D e dalla connettività AV avanzata. La sua sorgente luminosa a 4 LED garantisce poi oltre 30.000 ore o più di 10 anni di colori vividi e una straordinaria qualità di gioco senza la necessità di sostituire la lampada.
Il BenQ X3000i è disponibile in pre-order fino al 14 marzo sul sito ufficiale BenQ.
Horizon Forbidden West, è l’atteso sequel del capolavoro lanciato nel 2017 dai ragazzi di Guerrilla Games. Questa volta, la nostra eroina dai capelli rossi, dovrà affrontare un’avventura decisamente più grande di lei. Infatti, partirà alla scoperta dell’Ovest Proibito per salvare il mondo da una minaccia sconosciuta.
La nuova avventura di Aloy, ci porterà ad esplorare ogni anfratto di queste nuove remote terre, e durante questo lungo peregrinare vi troverete davanti ad alcune porte che richiedono un codice per farvi guadagnare l’accesso (ce ne sono 12 in totale). Questa guida, vi fornirà i codici per aprire tutte queste porte.
Come ottenere i codici?
Se volete trovare i codici in autonomia, dovrete scansionare l’area dove si trova la porta attraverso dei pannelli di controllo (o console) presenti nelle vicinanze. Facendo questo, otterrete indizi utili al fine di mettere insieme il codice da utilizzare per aprire la porta. In caso vogliate evitare tutti i passaggi ed andare dritto al punto, ecco la lista completa dei codici, con indicazione della missione collegata.
Isola delle Guglie #1 (Reliquie delle Rovine – sesto piano): 2109109
Isola delle Guglie #2 (Reliquie delle Rovine – settimo piano): 2109
Isola delle Guglie #3 (Reliquie delle Rovine – nono piano): 109
Porta della Base: 9626118
A questo punto, non ci resta che invitarvi a scoprire cosa nascondono questi particolari passaggi. Nella speranza che questa breve guida vi sia tornata utile, vi invitiamo a seguirci su Facebook e su Telegram per non perdervi tutte le prossime guide dedicate a Horizon Forbidden West.
Horizon Forbidden West è ormai arrivato sugli scaffali e nelle case di tutti i giocatori PlayStation. D’altronde, dopo l’eccezionale avventura raccontata in Zero Dawn, l’hype degli utenti supera ogni più rosea aspettativa. Il nuovo titolo sviluppato dai ragazzi di Guerrilla Games porterà la nostra Aloy ad esplorare l’Ovest Proibito per salvare la propria gente da una terribile minaccia.
Come ben saprete, questo gioco, oltre a riproporre le ben congegnate meccaniche del prequel, si è arricchito di una componente RPG decisamente importante al fine di non soccombere sotto i potenti colpi dei nemici. Contrariamente ai soulslike, Horizon Forbidden West non è un titolo punitivo, ma richiederà al giocatore il raggiungimento di un certo livello di esperienza prima di affrontare i vari livelli.
Per questo motivo, con lo scopo di evitare di grindare punti esperienza in lunghe e poco divertenti sessioni di gioco, ecco come ottenere velocemente XP e salire di livello.
Se desiderate avanzare a passo di carica nella nuova avventura dell’eroina dai capelli rossi, non potrete fare a meno di visitare i Calderoni e le Rovine delle Reliquie. I primi, che vi ricompenseranno con una forbice che va dagli 8mila ai 15mila XP, offriranno delle sfide platform divertenti e lontano dalla fretta del campo di battaglia (tranne in alcuni specifici casi verso la fine del gioco).
Le Rovine delle Reliquie invece vi offriranno una sfida di tipo cerebrale, infatti, sono dei veri e propri enigmi, e rappresentano una delle attività secondarie più interessanti del titolo. Portando a termine ciascuno di questi peculiari rompicapo, il gioco vi premierà ogni volta con 5mila XP.
L’Ovest Proibito non ammette codardi
Oltre le attività sopracitate, per accumulare punti esperienza velocemente sarà necessario che vi sporchiate un po’ le mani. Dovrete infatti sfruttare ogni occasione utile per combattere i vari nemici ospitati in questo mondo, in quanto anche loro offrono tanti punti esperienza.
Non dimentichiamoci le Missioni Secondarie
Horizon Forbidden West offre molti contenuti interessanti, alcuni di queste richiederanno tempo, pazienza ed una buona dose di abilità, ma vi ricompenseranno adeguatamente. Stiamo parlando delle Missioni Secondarie e delle Commissioni. Le prime, contrariamente al titolo precedente, sono decisamente articolate e ramificate al punto di proporre al giocatore degli archi narrativi assimilabili alla main quest. In questi casi, ovviamente, la ricompensa è proporzionale al tasso di sfida della missione e alla durata della stessa (la maggior parte delle volte). Discorso simile vale per le Commissioni, eventi che vi porteranno spesso a confrontarvi con macchine gigantesche da affrontare a suon di frecce speciali.
Restate con noi per altre guide dedicate ad Horizon Forbidden West. Fateci sapere nei commenti, su Facebook o su Telegram se anche voi state affrontando l’Ovest Proibito in compagnia di Aloy e quali sono le vostre prime impressioni.
Una delle serie più iconiche, nonchè marchio di fabbrica di Netflix, è senza dubbio la serie televisiva “Stranger Things” che, dal 2016, accompagna alla visione milioni di telespettatori sparsi in giro per il mondo. Il colosso statunitense dell’intrattenimento, tramite un comunicato stampa, ha confermato che la quarta stagione della suddetta serie sarà disponibile a partire da maggio.
Tuttavia, per “Stranger Things 4“, Netflix ha deciso di suddividere la stagione in due periodi dell’anno differenti (la prima parte sarà reperibile a partire dal 27 maggio; mentre la seconda dal 1 luglio) un pò come è capitato in passato con altre illustri serie televisive come “La casa di Carta“.
Come possiamo vedere dal comunicato, i fratelli Duffer Brothers, creatori della serie, hanno scritto una speciale lettera aperta ai fan, in cui hanno annunciato la data di debutto dei nuovi episodi e condiviso altre informazioni sul futuro della serie. Svelati anche la locandina e quattro poster, uno per ogni location in cui è ambientata la quarta stagione: Russia, California, laboratorio e Creel House. Stando a quanto riferito dal comunicato stampa di Netflix, dovrebbe essere prevista un’ultima (e conclusiva) quinta stagione di cui, al momento, non si conosco ulteriori dettagli.
Informazioni su Stranger Things 4:
Sono passati sei mesi dalla battaglia di Starcourt, che ha portato terrore e distruzione a Hawkins. Mentre affrontano le conseguenze di quanto successo i nostri amici si separano per la prima volta, e le difficoltà del liceo non facilitano le cose. In questo periodo particolarmente vulnerabile arriva una nuova e orribile minaccia soprannaturale assieme a un mistero cruento che, una volta risolto, potrebbe mettere fine agli orrori del Sottosopra.
Dal suo debutto nel 2016, il fenomeno globale di Stranger Things ha ottenuto oltre 65 riconoscimenti e 175 candidature a premi tra cui Emmy, Golden Globe, Grammy, SAG, DGA, PGA, WGA, BAFTA, un Peabody Award, AFI Program of the Year, People’s Choice Awards, MTV Movie & TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. Lo show candidato per tre volte come Miglior serie drammatica agli Emmy è uno dei titoli più guardati su Netflix: la terza stagione ha totalizzato 582 milioni di ore di visione, classificandosi al secondo posto nella Top 10 delle serie in lingua inglese, mentre la seconda stagione si trova al decimo posto con 427 milioni di ore di visione. La serie Stranger Things è stata ideata dai Duffer Brothers ed è prodotta da Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I Duffer Brothers sono i produttori esecutivi, affiancati da Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e Iain Paterson.
Nell’universo degli anime il tema dello sport è stato spesso una fonte di ispirazione. Calcio, pallavolo, nuoto e non solo: la disciplina sportiva diventa una parte centrale della trama del cartone, facendo da sfondo a tutte le vicende che coinvolgono i protagonisti.
L’infanzia di chi era bambino negli anni ’80 e ’90 è stata profondamente influenzata da questi anime, che in alcuni casi diventarono veri e propri fenomeni culturali capaci di segnare un’epoca. Abbiamo raccolto alcuni dei titoli più famosi e significativi.
Holly e Benji
Non serve essere un appassionato di calcio per ricordare – ed apprezzare – uno degli anime sportivi più famosi in assoluto. “Holly e Benji” ha raggiunto un successo immenso in tutto il mondo al momento dell’uscita e continua ad averlo ancora oggi, grazie alle repliche che vengono periodicamente riproposte. L’anime è andato in onda per la prima volta in Giappone nel 1983 (fino al 1986) ed è nato dalla mente del poco più che ventenne Yoichi Takahashi. Quest’ultimo aveva iniziato nel 1981 a pubblicare il manga sulla storica rivista giapponese di fumetti Weekly Shōnen Jump, continuando fino al 1988. Il successo pressoché immediato diede il via alla produzione dell’anime, che andò in onda in Giappone in un totale di 128 episodi.
La storia ruota attorno alle vicende dei due protagonisti, giovani studenti delle elementari (e poi delle medie) con il sogno di eccellere nel gioco del calcio. L’attaccante Holly (Tsubasa), in particolare, ha l’ambiziosa aspirazione di vincere il Campionato del Mondo, che cercherà di perseguire contro tutti i pronostici sul calcio della sua città e non solo. Fondamentale è l’incontro con il portiere Benji (Genzo Wakabayashi) che dà inizio all’avventura sportiva raccontata nelle diverse puntate della saga.
Una delle caratteristiche che è diventato un vero e proprio classico di questo anime sono le corse infinite sul campo di calcio, che sembrava essere chilometrico. Questo era un espediente per “rallentare” l’azione del cartone animato. Anche i dialoghi interminabili tra i protagonisti avevano lo stesso scopo.
Mila e Shiro, Due cuori nella pallavolo
Una altro classico degli anni ’80 è l’anime ambientato nel mondo della pallavolo: “Mila e Shiro”. Prodotto nel 1984 da Jun Makimura e Shizuo Koizumi, questo cartone ebbe un discreto apprezzamento in Giappone, mentre riscosse negli anni successivi un grandissimo successo in Europa e soprattutto in Italia. La serie si compone di 58 episodi ed è stata trasmessa per la prima volta in Italia nel 1986 da Italia 1.
La trama ha per protagonista una giovane ragazza di campagna che quando si trasferisce a Tokyo inizia ad appassionarsi allo sport della pallavolo. Mila Hazuki – questo il suo nome – si dimostra una giocatrice di talento a scuola e comincia il percorso che la porterà a diventare una campionessa. Nella squadra della scuola incontra la ricevitrice Nami Hayase, di cui diventerà amica nonostante la rivalità sportiva. L’altro personaggio centrale nella storia è il capitano della squadra maschile di pallavolo, Shiro Tachiri, di cui Mila si innamora.
L’uomo Tigre
Uno degli anime sportivi più famosi è “L’uomo Tigre”, adattamento dell’omonimo manga. Del cartone sono state prodotte tre serie: la prima andò in onda nel lontano 1969 (fino al 1971), la seconda nel 1981 e la terza nel 2016.
La trama racconta le vicende di Naoto Date, un bambino rimasto orfano dopo la seconda guerra mondiale. Dopo aver visto delle tigri allo zoo, viene ispirato dalla forza degli animali e decide di voler diventare molto forte per combattere le ingiustizie e le discriminazioni che devono subire gli orfani come lui. Per questo lascia i suoi compagni e si unisce ad una associazione che addestra lottatori di wrestling, la Tana delle Tigri, che ha la sua sede sulle Alpi. Qui Naoto rimane dieci anni, in cui si sottopone ad allenamenti durissimi che lo faranno diventare un lottatore fortissimo: al termine della lunga preparazione, inizia a combattere negli Stati Uniti dove si fa notare per la sua forza.
Tornato in Giappone, viene meno al patto con la Tana delle Tigri, che prevedeva l’obbligo di versare per tutta la sua carriera la metà dei compensi all’associazione. Naoto decide invece di usare i suoi guadagni per aiutare l’orfanatrofio in cui è cresciuto e per questo dovrà subire la feroce persecuzione dei sicari della Tana delle Tigri che hanno ricevuto l’ordine di ucciderlo. L’Uomo Tigre lotterà così per sottrarsi a questa pericolosa organizzazione criminale.
Ci risiamo. Johnlewis, sito già conosciuto ai più per aver messo in vendita (pre-order) per primo il nuovo OLED LG C2 48″, ne parliamo approfonditamente in questo articolo, amplia la sua vetrina con l’OLED LG C2 42″.
L’attesissimo pannello di LG, dichiarato “l’OLED più piccolo al mondo“, compare dunque per la prima volta in pre-order.
Il rivenditore circa due settimane fa aveva svelato di fatto il prezzo di listino per il mercato UK del modello da 48″, ovvero 1399£. Da quel punto di partenza si è iniziato a tracciare un’ipotetica linea riguardo ai possibili prezzi dei vari modelli della nuova gamma OLED di LG.
Si è inoltre tenuto conto e messo a confronto il prezzo della precedente serie C1, ipotizzando quindi un aumento di circa 100£ per i nuovi modelli.
Essendo però l’OLED LG C2 42″ un taglio assolutamente inedito nei listini del produttore coreano, oltre alle speculazioni non vi erano altre informazioni a cui fare riferimento.
Fino ad ora: il pre-order su johnlewis indica che il pannello da 42″ costerà 1399$.
Nell’offerta saranno incluse un paio di auricolari wireless LG TONE free HBS-FN4 dal valore di 99£.
Esattamente lo stesso prezzo della versione da 48″, e come per il pannello più grande un tempo di consegna stimato in 5 settimane, per cui con una finestra di consegna tra fine marzo ed inizio aprile.
Assodata la composizione di questo bundle, cosa spingerebbe LG a vendere due pannelli di diversa misura allo stesso prezzo? E più specificatamente, quali sarebbero i motivi per cui pagare un pannello con una diagonale minore rispetto ad un altro più grande?
Innanzitutto una delle questioni determinanti potrebbe essere il fatto che essendo il 42″ un taglio nuovo nella linea di produzione degli stabilimenti di LG, la disponibilità per lo meno nei primi mesi sia piuttosto limitata. Differente il discorso ad esempio per il 48″, taglio già presente dalla scorsa generazione e disponibile in grandi stock.
Altro fattore che probabilmente sta spingendo LG ad alzare il prezzo del pannello da 42″ è la richiesta dei consumatori. Non è ormai una sorpresa per LG il fatto che riducendo la diagonale dei propri pannelli, fino a due anni con dimensioni minime di 55″, si vada a coprire una fetta di mercato più ampia.
La possibilità di avere gli apprezzatissimi schermi OLED con specifiche adatte al gaming sia su PC che sulle nuove console, con dimensioni adatte per essere posizionati su scrivanie o in piccoli ambienti, sta spaccando il mercato.
Quella che fino a poco tempo era una fascia di mercato a completo appannaggio dei produttori di monitor, ora vede in LG un agguerrito concorrente.
Quanto detto al momento riguarda il mercato UK, per cui sarà tutto da vedere come si stabilirà il listino nei paesi appartenenti alla Comunità Europea, ma crediamo ormai sia questione di giorni per sapere tutto con certezza.
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In quanto appartenente al genere degli MMORPG, Lost Ark vanta tantissime cose da fare: tra missioni, raid, dungeon e attività varie, completare tutto è una vera sfida. Tutti i giocatori, però, saranno rimasti colpiti dall’enorme quantitativo di collezionabili presenti nel gioco, in particolare per i Mokoko Seeds. Questi semi simili ad una pera sono sparsi in tutto il mondo di Arkesia, più o meno nascosti a seconda delle zone, e ce ne sono oltre 1.200 da trovare.
Oltre a fornire 180 punti esperienza l’uno, i Mokoko Seeds consentono di guadagnare specifiche ricompense ogni qualvolta si raggiunge un traguardo nella relativa barra dei progressi. Recuperarli tutti non è sicuramente un’impresa da poco, ma con questa guida vi renderemo più facile l’obiettivo.
Prima di passare al dunque, potrebbero interessarvi anche:
Scrivere una guida con tutte le posizioni dei Mokoko Seeds richiederebbe tantissimo tempo oltre ad essere decisamente complessa da consultare. Anche inserire gli screenshot di ogni singola zona risulterebbe poco ottimale, quindi vi indirizzeremo ad una fantastica mappa interattiva di Arkesia: Lost Ark Interactive Map.
Questa mappa permette di visualizzare svariati elementi importanti, tra cui i semi in questione. La navigazione è abbastanza intuitiva: nell’elenco a sinistra si può passare facilmente da una zona all’altra, mentre cliccando sul pulsante in alto a destra con tre “piani” è possibile selezionare quali icone mostrare.
Rimanendo sui Mokoko Seeds, potete smarcare quelli che avete trovato cliccando sulla relativa icona e poi sul tasto “Not completed”: una volta fatto, passerà in stato “Completed” e scomparirà dalla mappa. In questo modo sarà decisamente più semplice capire quali avete raccolto.
Come ogni MMO che si rispetti, anche Lost Ark dà il meglio di sé una volta raggiunto l’endgame. Tra eventi, raid e contenuti esclusivi, il gioco cambia abbastanza radicalmente nella difficoltà, richiedendo quasi sempre una squadra di amici con cui collaborare per completare le missioni con successo.
Prima di arrivare a questo punto, però, è necessario portare il proprio personaggio (o più di uno, se vi piace giocare classi differenti) al livello 50. Se intendete raggiungerlo nel minor tempo possibile, in questa guida troverete degli utili consigli per guadagnare un sacco di esperienza e potenziare in fretta il vostro personaggio.
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Durante il gioco ci sono parecchi dialoghi e scene di intermezzo a cui assistere. Il primo consiglio è proprio quello di saltare tutto quanto, risparmiando un sacco di tempo per andare direttamente al sodo. Lo stesso vale per il prologo di ogni personaggio, che potete skippare senza problemi. Se siete interessati al corso degli eventi e volete seguire bene la storia, ovviamente, questo consiglio non è da prendere in considerazione.
2 – Completare quest secondarie e dungeon nascosti
Nel mondo di Arkesia si trovano una miriade di missioni secondarie da completare. Nonostante conferiscano meno punti esperienza rispetto ad una quest principale, la loro facilità complessiva le rende molto veloci da portare a termine, pertanto consigliamo vivamente di non tralasciarle. Un altro aiuto per incrementare l’esperienza sono i dungeon nascosti, ossia quelli da scoprire basandosi sulle mappe del tesoro ottenibili di tanto in tanto. Anche questi sono piuttosto semplici da affrontare, consentendo di guadagnare punti extra.
3 – Eliminare i nemici in modo efficiente
In qualunque zona vi troviate, ci saranno sempre dei nemici pronti ad attaccarvi. Anziché affrontarli in piccoli gruppi, vi consigliamo di raggrupparne un buon numero per poi eliminarli con abilità ad area, risparmiando di fatto tempo nei combattimenti. Siccome questi mob rilasciano una quantità di esperienza irrisoria (ad eccezione dei boss), non fermatevi continuamente ma uccidete solo quelli di cui avete bisogno in determinate quest o che vi sbarrano la strada nei dungeon.
4 – Potenziare le abilità giuste
Anche il miglioramento di skill specifiche ha un ruolo non di poco conto per guadagnare esperienza in poco tempo. Nel creare la vostra build, assicuratevi di potenziare a sufficienza anche le abilità ad area, in modo da massimizzare i danni e ridurre velocemente in poltiglia orde di nemici.
5 – Evitare i canali affollati nei server
Ogni server di Lost Ark dispone di molteplici canali (selezionabili in alto a destra), che sostanzialmente fungono da “livelli” per distribuire meglio la mole di giocatori. A meno che non siate intenzionati a combattere un cosiddetto world boss, cercate sempre di entrare in canali mediamente o poco affollati (rispettivamente pallino giallo e pallino verde). Questo per evitare che gli altri giocatori vi “rubino” i nemici nelle quest dove viene richiesto di eliminarne un certo quantitativo. Nonostante il respawn dei mob sia piuttosto rapido, è pur sempre tempo che andreste a sprecare.
6 – Affrontare i dungeon alla difficoltà minima
Esatto, non abbiamo sbagliato a scrivere: per risparmiare tempo, è consigliabile affrontare i dungeon alla difficoltà più bassa. Sebbene il drop di oggetti risulti meno appetibile, potete tranquillamente completarli in solitaria dato che riceverete gli stessi punti esperienza con meno fatica. Inoltre, non perderete tempo ad attendere amici o altri giocatori nel matchmaking, che potrebbero non saltare gli intermezzi.
7 – Non farmare continuamente i dungeon
Il farming degli stessi dungeon per ottenere oggetti e parti di equipaggiamento migliori non è una buona opzione per raggiungere velocemente il livello 50. Durante l’avventura, infatti, non mancherete di trovare equipaggiamento indubbiamente più potente, quindi completate i dungeon una sola volta e proseguite.
8 – Usare sempre il teletrasporto
In ogni mappa del gioco si trovano dei Triport da attivare, ovvero punti in cui è possibile teletrasportarsi per viaggiare rapidamente tra le varie aree: utilizzateli sempre per raggiungere più velocemente gli obiettivi delle quest. Qualora fossero comunque lontani dal Triport, servitevi della vostra mount per spostarvi.
Se state navigando in mare, invece, raccogliete spesso i barili in acqua, così da riempire la barra del boost ed utilizzarla per incrementare temporaneamente la velocità della nave. Altro consiglio è quello di utilizzare la funzionalità auto-route: aprite la mappa, selezionate il porto verso cui dirigervi e premete la combinazioni di tasti Alt + click sinistro del mouse. In questo modo, la nave seguirà autonomamente la rotta senza distrazioni.
9 – Sfruttare i consumabili a proprio favore
Durante l’avventura raccoglierete un sacco di oggetti consumabili, tra cui pozioni e granate con effetti differenti. Relativamente a queste ultime, leggete bene le caratteristiche ed utilizzatele nei combattimenti (in particolare contro i boss) per renderli più semplici e veloci. Oltre a farvi risparmiare tempo, vi consentiranno anche di infliggere danni extra.
10 – Tralasciare temporaneamente la raccolta di risorse extra
Ad un certo punto dell’avventura, sbloccherete la possibilità raccogliere erbe, estrarre minerali, cacciare, pescare ed effettuare scavi. Non perdete tempo ad ottenere queste risorse durante la vostra corsa al 50: potrete dedicarvi a queste attività una volta raggiunto il livello massimo, essendo comunque parte integrante del gameplay.