Barbie è una commedia fantasy del 2023 diretta da Greta Gerwig mentre la sceneggiatura è stata realizzata da Noah Baumbach. Basato sulle omonime bambole Mattel, dopo numerosi film e speciali animati, è il primo adattamento cinematografico live action di Barbie. Dopo una colossale campagna di marketing (che ha visto il brand collaborare con aziende del calibro di Airbnb, Gap, Primark, Xbox e tante altre), il film è stato distribuito nei cinema italiani il 20 luglio 2023, ottenendo un successo strepitoso. Al 29 ottobre 2023, Barbie ha incassato 635,9 milioni di dollari negli Stati Uniti e in Canada e 805,6 milioni di dollari nel resto del, per un totale mondiale di 1,441 miliardi di dollari, rappresentando il maggiore successo nella storia di Warner Bros.
Sinossi (in breve)
Benvenuti a Barbieland dove tutto è perfetto per la Barbie stereotipata (Margot Robbie) e la sua squadra di amiche composta da Barbie (Issa Rae), Barbie (Emma Mackey), Barbie (Sharon Rooney), Barbie (Hari Nef), Barbie (Dua Lipa) ), e tutte le altre meravigliose donne chiamate Barbie in tutte le loro forme, dimensioni e professioni. Celebrando il loro mondo perfetto, Barbie e le Barbie fanno amicizia con i loro Ken (Ryan Gosling, Simu Liu, Ncuti Gatwa, John Cena) e Allan (Michael Sara). Ma quando la vita perfetta di Barbie stereotipata inizia a traballare, lei e Ken devono lasciare Barbieland e viaggiare nel mondo reale per scoprire cosa c’è che non va. Solo che il mondo reale è molto più triste per le donne di quanto Barbie potesse mai credere, e molto più fantastico per gli uomini e per Ken!
Regia: Greta Gerwig Scrittori: Greta Gerwig, Noah Baumbach Protagonisti: Margot Robbie, Ryan Gosling, America Ferrera, Kate McKinnon, Issa Rae, Rhea Perlman Narratore: Helen Mirren Produttore: David Heyman
Barbie potrebbe essere chiunque, fare qualsiasi cosa o assomigliare a chiunque, anche se la linea di bambole non ha sempre fatto un lavoro eccezionale sotto quest’ultimo punto di vista. Il film riesce – tramite una satira intelligente e umoristica al punto giusto – a descrivere non soltanto la Barbie stereotipata di Robbie (che rappresenta anche quella più scialba e meno interessante del “set” ma che dimostra ancora una volta perché è l’attrice più richiesta del momento mentre intreccia sapientemente e abilmente le onde emotive cavalcate dal suo personaggio stereotipato) ma anche le sue tante varianti (al netto di una presenza sullo schermo di queste non proprio grandissima) e lo fa tramite un tono ed una cadenza della narrazione eccellente che riesce a cogliere tutte le tematiche (come iperfemminismo malsano e mascolinità tossica) e a toccare i punti giusti, offrendo allo spettatore un prodotto più “serio” di quanto in realtà si possa credere.
Qualità video
Sebbene il trasferimento a 1080p della versione Blu-ray di Barbie sia (per forza di cose) inferiore rispetto alla controparte 4K UHD, offre comunque un dettaglio dell’immagine incredibile. I colori – in particolar modo l’abbondantissimo rosa che tanto caratterizza il film – sono “sparatissimi” e sono davvero una gioia per gli occhi su display di piccole, medie e grandi dimensioni (Le nostre prove sono state fatte sia su uno schermo 4K del 2017 da 40″ e sia su un più recente tv 4K OLED da 55″ del 2022). Le tonalità più forti non possono fare però a meno di diventare un po’ innaturalmente calde e alcuni toni più tenui non convincono sempre pienamente. Nonostante la minore quantità di spazio disponibile nel formato Blu-ray (50GB, rispetto ai 100GB del disco 4K a triplo strato) e un codec meno efficiente, le sequenze visivamente più complesse di Barbie sono comunque accattivanti e convincenti.
Qualità audio
Come ci è capitato già in altre review di formati Blu-ray (come ad esempio Flash del 2023, quila nostra recensione completa), ci piace sempre sottolineare – sebbene Barbie appartenga ad un genere diverso rispetto al citato Flash, quanto la traccia audio Dolby Atmos faccia la differenza.In questo caso, si avvicina tantissimo ad una normale traccia 7.1 (quindi nel complesso risulta essere lievemente profonda ed impattante) ma offre comunque sonorità ed effetti notevoli in termini di immersività. Le scene più importanti di Barbie sono maggiormente evidenziate dal Dolby Atmos, così come il cantato e il sonoro (a dir poco avvolgenti) e i dialoghi (che potremmo definire vorticosi), mentre per quanto riguarda “il mondo reale” ad essere maggiormente marcati durante la riproduzione del film, sono il rumore della folla e le location di passaggio (ed i loro momenti chiave) dei personaggi. La maggior parte del peso del suono proviene dai tre canali anteriori con medi forti ed occasionali colpi (ad hoc) dei bassi.
Purtroppo la traccia Dolby Atmos è disponibile solo in lingua inglese; per quanto riguarda la lingua italiana, questa è disponibile in DTS-HD. Ma qual è la differenza? Mentre il Dolby Atmos si basa sull’utilizzo di “oggetti sonori”, a differenza delle tecnologie precedenti che si basavano sul sistema audio multicanale (5.1 o 7.1), permettendo in questo modo di assegnare ad ognuno degli oggetti una specifica posizione in uno spazio tridimensionale, il DTS-HD Master Audio utilizza canali fissi che “limitano” il segnale audio. Seppur di pregevole qualità (avendo dalla sua un bit rate più elevato), non può essere paragonato alla qualità Dolby Atmos (che non richiede bit rate elevati come il DTS) in termini di creazione di un’esperienza sonora ampliata e di “altezza” del suono (quest’ultima caratteristica distintiva del Dolby Atmos che richiede che gli altoparlanti siano posizionati anche a soffitto). Ad ogni modo si tratta comunque di un audio di livello che offre un’esperienza di ascolto ampia e coinvolgente, riuscendo – con riferimento al film Barbie – a determinare meglio le voci ed alcuni effetti ambientali e sonori. La scelta fra Dolby Atmos o DTS-HD sta a voi e al vostro gusto personale, entrambi offrono un audio altrettanto efficace per le orecchie quanto lo sono per gli occhi, le immagini che scorrono sullo schermo.
Commento finale
Nei suoi 113 minuti di durata, Barbie riesce a essere un magico sogno, anche per chi non è fan della bambola commercializzata da Mattel nel lontano 1959. È allo stesso tempo satirico e divertente ma anche commovente e intelligente. L’edizione Blu-ray (sebbene inferiore alla controparte in UHD 4K), è un buon compromesso per vivere (o se l’avete già fatto, rivivere), il viaggio di Margot Robbie, interprete eccezionale della Barbie “stereotipata”. Il colpo d’occhio è incredibile, grazie a colori vivacissimi, mentre il comparto audio è di prim’ordine (il Dolby Atmos anche qui brilla ma anche il DTS-HD non è da meno). Il film di Barbie è per chiunque abbia bisogno di un po’ di luminosità nella propria vita o per chiunque è stufo di una società che si aspetta che chiunque di noi stia perfettamente in una scatola.
Focus Entertainment e Pathea Games, per festeggiare la release di My Time at Sandrock, hanno rilasciato il trailer di lancio per il sequel del premiato My Time at Portia.
Dopo il successo dell’Early Access su Steam ed Epic Games Store, My Time at Sandrock è ora disponibile nella sua versione 1.0, con contenuti completi ed il debutto del multiplayer coop su PC. Quest’ultima modalità sarà disponibile su console nel corso della prossima estate.
Vi proponiamo di seguito il trailer in questione.
Viaggia nella località desertica di Sandrock e vesti i panni di un costruttore alle prime armi. Usa il tuo fidato set di strumenti per raccogliere risorse, costruire macchine e trasformare la tua officina malandata in un centro di produzione di prim’ordine per salvare la città dalle fauci della rovina economica!
Dopo aver accettato un’offerta di lavoro per diventare il nuovo costruttore di Sandrock, arriverai nella selvaggia e impervia città-stato, dove tu e i tuoi fidati attrezzi avrete il compito di riportare la comunità al suo antico splendore. Raccogli risorse per costruire macchine, fai amicizia con la gente del posto e difendi Sandrock dai mostri, il tutto mentre salvi la città dalla rovina economica!
Trasforma la tua officina malandata in un centro di produzione di prim’ordine! Usa un complesso sistema di macchinari per lavorare i materiali e realizzare parti di enormi strutture da assemblarle pezzo per pezzo. Aiuta Sandrock a prosperare!
Crea centinaia di oggetti unici al tavolo da lavoro per decorare la tua dimora, fare regali ai residenti di Sandrock o soddisfare le richieste della comunità.
Esplora i vasti deserti che circondano la città-stato di Sandrock. Immergiti nelle rovine per scavare alla ricerca di reliquie del Vecchio Mondo, cerca i materiali in luoghi difficili da raggiungere o passa il tempo a rilassarti a Sandrock con i tuoi vicini.
Vivi una storia dettagliata con centinaia di missioni secondarie e più di trenta personaggi inediti. Passa il tempo a conoscere gli abitanti di Sandrock, scoprendo le loro storie e creando legami significativi lungo la strada.
Passa rapidamente dal combattimento corpo a corpo a quello in terza persona lottando in battaglie dinamiche e ricche d’azione. Usa le nuove armi e sfrutta la difesa a tuo vantaggio, o aumenta le tue statistiche per distruggere qualsiasi nemico!
Guadagna esperienza per salire di livello e sbloccare nuove abilità. Diventa un mastro costruttore, specializzati nel combattimento o concentrati sulle interazioni sociali con abilità che si adattano a tutti gli stili di gioco.
Usa i ricavi della tua officina per trasformare la prateria in terra coltivabile; coltiva i raccolti per ottenere più denaro o preparare piatti deliziosi; partecipa ai festival con i cittadini di Sandrock; svela segreti e molto di più!
Che tu sia un abitante di Portia o un nuovo costruttore che non ci ha mai messo piede, troverai un nuovo mondo divertente tutto da esplorare. Gioca e rigioca per scoprire tutte le fantastiche storie dei PNG. I costruttori esperti troveranno tutto ciò che hanno adorato in My Time at Portia e molto di più, e si sentiranno a casa nel delizioso gioco di ruolo My Time at Sandrock.
My Time at Sandrock è disponibile su PC (via Steam ed Epic Games Store), Nintendo Switch, PlayStation 5, Xbox Series X|S ed Xbox One. La versione PlayStation 4 arriverà in futuro.
Potranno essere aggiunti alla libreria da tutti gli abbonati al tier Essentials (quello base) di PlayStation Plus a partire da martedì 7 novembre e fino al 5 dicembre, ed essere scaricati in qualsiasi momento, anche dopo la data di uscita dall’abbonamento, a patto di disporre ancora di una sottoscrizione attiva, i seguenti titoli:
Mafia II Definitive Edition (PS4) Impersona un gangster nell’epoca d’oro del crimine, in un’avventura rimasterizzata in alta definizione. L’eroe di guerra Vito Scaletta resta invischiato con la mafia per pagare i debiti di suo padre, finendo, insieme al suo amico Joe, per scalare i ranghi della famiglia con crimini e conseguenze sempre più importanti.
Dragon Ball: The Breakers (PS4) DRAGON BALL: THE BREAKERS è un gioco d’azione online asimmetrico in cui un gruppo di 7 normali esseri umani devono sopravvivere a un razziatore (un antagonista di DRAGON BALL come Freezer o Broly) che si evolve e dà loro la caccia!
Aliens Fireteam Elite (PS4 e PS5) Gioca con un massimo di altri due giocatori o IA e combatti in quattro campagne per esplorare il mistero di un nuovo pianeta, LV-895. Scopri cosa si nasconde nelle rovine e nelle grotte di questo sparatutto di sopravvivenza in terza persona ambientato nell’universo di Alien.Forma la tua squadra speciale concentrandoti sulla composizione delle classi, i consumabili e le armi per abbattere gli Xenomorfi, supera le partite con le Carte sfida o gioca nelle diverse modalità insieme agli amici.
Se invece siete abbonati ai tier Extra e Premium, potreste dare un’occhiata ai giochi inseriti nei cataloghi a ottobre al seguente articolo.
20th Century Studios ha pubblicato un poster e il primo trailer per Il Regno del Pianeta delle Scimmie.
Ecco il poster.
Ed ecco il trailer:
Il regista Wes Ball dà nuova vita all’epico franchise ambientato diverse generazioni dopo il regno di Cesare, in cui le scimmie sono la specie dominante che vive in armonia e gli umani sono costretti a vivere nell’ombra. Mentre un nuovo tirannico leader delle scimmie costruisce il suo impero, una giovane scimmia intraprende uno straziante viaggio che la porterà a mettere in discussione tutto ciò che conosceva sul passato e a fare scelte che definiranno un futuro sia per le scimmie che per gli umani.
Il Regno del Pianeta delle Scimmie è diretto da Wes Ball (trilogia di Maze Runner) ed è interpretato da Owen Teague (It), Freya Allan (The Witcher), Kevin Durand (Locke & Key), Peter Macon (Shameless) E William H. Macy (Fargo). La sceneggiatura è di Josh Friedman (La guerra dei mondi), Rick Jaffa & Amanda Silver (Avatar: La Via dell’Acqua) e Patrick Aison (Prey), basata sui personaggi creati da Rick Jaffa & Amanda Silver. Il film è prodotto da Wes Ball, Joe Hartwick Jr. (Maze Runner), Rick Jaffa, Amanda Silver e Jason Reed (Mulan), mentre Peter Chernin (trilogia de Il Pianeta delle Scimmie) e Jenno Topping (Le Mans ’66 – La grande sfida) sono i produttori esecutivi.
Il servizio Prime Gaming -in Italia incluso nell’abbonamento Prime di Amazon– apartire da oggi,e per tutto il mese di novembre, offrirà nuovi titoli per il vostro PC, per un totale di 9 incredibili giochi completamente gratis.
Questo il calendario con i giorni e i giochi riscattabili:
In più non dimenticatevi di riscattare i contenuti esclusivi per Fall Guys, Dead Island 2, League of Legends e altri ancora in arrivo nel corso del mese!
Vi ricordiamo anche che il giorno 30 novembre termina l’offerta per il riscatto dei classici titoli arcade SNK, quindi non dimenticatevi di fare vostri anche questi giochi completamente gratuiti per il vostro account Prime Gaming:
Top Hunter: Roddy & Cathy
The Super Spy
Over Top
Mutation Nation
Sengoku 2
Kizuna Encounter: Super Tag Battle
King of the Monsters 2
Alpha Mission II
3 Count Bout
Last Resort
Samurai Shodown IV: Amakusa’s Revenge
Super Sidekicks
Ghost Pilots
Twinkle Star Sprites
The King of Fighters 2003
The Last Blade
Metal Slug
Magician Lord
Metal Slug X
Ninja Master’s
SNK 40th Anniversary Collection
Real Bout Fatal Fury 2: The Newcomers
Art of Fighting 3: The Path of The Warrior
Sengoku
Crossed Swords
Metal Slug 3
Ninja Commando
Metal Slug 4
Robo Army
The Last Blade 2
Se siete in possesso di un abbonamento Prime, potrete riscattare i vostri giochi e ricompense esclusive di Prime Gaming recandovi al seguente link e seguendo le indicazioni offerte dal team di Amazon. Per usufruire della maggior parte del catalogo gratuito di titoli Prime Gaming è necessario scaricare e installare il launcher Amazon Games.
Come ogni giovedìEpic Games Store regala uno o più giochi gratuiti per il nostro PC, questa settimana aiutiamo un’adorabile rapa a evadere le tasse e radere al suolo un gruppo di politici corrotti in Turnip Boy Commits Tax Evasion!
Turnip Boy Commits Tax Evasion è un gioco d’azionee avventura in 2D con una visuale dall’alto, reminiscente dei vecchi classici di The Legend of Zelda, che ci vede intenti a saldare un enorme debito accumulato da una rapa nei confronti della sua città dell’orto e il sindaco Cipolla.
Risolviamo rompicapi in articolati dungeon, combattiamo contro nemici fuori di testa ispirati dal mondo degli animali da fattoria, della succosa frutta, e della nutriente verdura. Il tutto farcito da piccoli atti di criminalità, disobbedienza civile, e un pizzico d’evasione fiscale.
Potete fare vostro Turnip Boy Commits Tax Evasion in forma gratuita solo sull’ Epic Game Store, creando un account -in caso non l’aveste ancora fatto- e seguendo i corrispettivi linkai giochi. Non fatevi sfuggire quest’offerta, che scadrà alle ore 17:00 di giovedì 9 novembre.
E non perdetevi la live sul nostro canale ufficiale Twitch di 4News.it, per provare assieme a Edoardo “SamaelBecks” Bechis cosa ci propongono questi titoli gratuiti nella nuova rubrica #GiochiXPovery, in onda ogni giovedì alle 18:30.
Dopo la review della versione PC di fine 2022, è tempo di tornare a parlare di Fatshark e della sua creatura: Warhammer 40.000: Darktide. Stavolta abbiamo avuto modo di testare la versione Xbox e nello specifico Series X. Il gioco originale per PC non era affatto male, ma era attanagliato da una serie di problematiche, in particolare i tanti bug e glitch (oltre a disconnessioni a metà o dopo la missione piuttosto costanti) minavano l’esperienza ludica. Tuttavia, siamo lieti di segnalare che, con il suo arrivo su Xbox Series X/S, lo sviluppatore ha fatto un buon lavoro di pulizia e miglioramento complessivo. Questo non vuol dire che rappresenti il porting ideale, sia chiaro, ma è sicuramente migliore di quanto non fosse in precedenza.
Versione testata: Xbox Series X
Storia
Nel gioco interpretate il ruolo di un prigioniero (avrete modo di sceglierlo dalle quattro classi, che sono abbastanza diverse l’una dall’altra, offerte) desideroso di dimostrare il vostro valore al potente Imperium e all’Imperatore. Chiunque segua l’universo di Warhammer conosce l’importanza di tutto ciò. Ad ogni modo, vi viene data la possibilità di “riscattarvi” completando una missione insieme ad altri tre prigionieri. Lungo il percorso dovrete affrontare le forze nemiche, utilizzando un’arma da mischia, un’arma da fuoco e un’abilità speciale che vi permetteranno di eliminare sfilze di nemici.
Qualche miglioramento al gameplay c’è!
Il gameplay ha – come avevamo già ampiamente trattato nella review della versione PC – molto in comune con i giochi della serie Vermintide, poiché il tutto è cadenzato da uno scherma che si ripete ogni volta: affrontare ed annientare i nemici e completare gli obiettivi. Sono pochi i giochi che offrono la stessa intensità di combattimento, con i nemici che si riversano ad un ritmo tale da farvi quasi annegare. I controlli di gioco (utilizzando il controller Xbox) sono rapidi e reattivi e il peso degli attacchi è semplicemente pazzesco. Colpire qualcuno con un’ascia vi fa davvero vedere come la vittima viene fatta a pezzi e, allo stesso modo, una pistola davvero potente può smembrare il nemico di turno. Ma a dare maggiore brio alla formula rodata dello sviluppatore svedese (ed in particolar modo alla versione Xbox), c’è il sistema di progressione rivisitato (grazie alla patch 13), che è decisamente più convincente. Questo – al netto di menu e hub non sono spiegati praticamente per niente – rende molto più semplice e divertente livellare il personaggio. E’ possibile spostare i punti abilità liberamente, quindi c’è spazio per possibili cambiamenti in corso d’opera (un qualcosa che forse non apprezzeranno i puristi del genere). Ad ogni modo, con questo “espediente” il prodotto si addice a qualsiasi tipologia di giocatore e ciò – se non siete navigati (insieme ai vostri amici) – vi spingerà tantissimo a continuare (a testa bassa) verso la fine di Darktide.
Se decideste di partecipare a sessioni casuali, è probabile che non riuscirete a godervi appieno il titolo. Troverete sicuramente chi segue la sua personalissima avventura in solitaria, chi agguanta tutto il bottino disponibile e chi rifiuta di curare i compagni che sono stati abbattuti. I combattimenti contro i boss in particolare possono diventare complicati (e frustranti) se non avete dalla vostra una macchina ben oleata che vi supporta adeguatamente.
Tecnica e grafica
Da un punto di vista tecnico, Darktide funziona decisamente meglio in termini di stabilità dei server. La connessione alle sessioni è rapida e raramente abbiamo riscontrato disconnessioni durante e alla fine delle stesse. Detto questo, su Xbox Series X, Darktide gira a 60 fotogrammi al secondo, con qualche lieve calo (fino a 45/50 fps) a seconda di quanti nemici “inondano” lo schermo. Abbiamo qualcosa da dire anche sul level design (oscuro e malvagio), davvero rifinito e bello a guardarsi, soprattutto in luoghi bui e umidi, in perfetto stile Warhammer. C’è da dire che la cura riposta da Fatshark è notevole anche su Xbox; ogni sezione è piena di oggetti e dettagli e l’illuminazione (non c’è il supporto al ray tracing, ma è possibile scegliere tra modalità prestazioni o grafica) è assolutamente fenomenale.
La modalità prestazioni gira a 30 fotogrammi al secondo molto stabili e quella grafica – come anticipato – a 60. Quest’ultima – a nostro giudizio – è senza ombra di dubbio l’opzione migliore per godersi Darktide al meglio.
Commento finale
Nel complesso Warhammer 40.000: Darktide, è un’avventura cooperativa davvero fantastica sia per console che per PC, con un buon gameplay, un’ottima grafica e una rigiocabilità molto elevata. Le modifiche apportate da Fatshark aggiungono maggiore profondità e la versione Xbox Series X è – al netto di qualche lieve calo di frame – ben fatta. Grazie al fatto che il gioco è disponibile anche tramite il servizio Game Pass di Microsoft è sensibilmente più semplice trovare utenti con cui giocare (anche se il nostro consiglio per godersi pienamente il prodotto è di giocare con tre amici fidati). Insomma, allo stato attuale ci sentiamo (finalmente) di consigliare, quasi senza alcuna riserva, Darktide a chi ama gli action hardcore e non solo.
Nel giorno dell’esordio, su Prime Video, della seconda stagione di Invincible, NetherRealm Studios ha condiviso un nuovo trailer di gameplay con protagonista lo spietato Omni-Man, primo kombattente DLC di Mortal Kombat 1.
Nel filmato, condiviso dalla pagina ufficiale YouTube di Mortal Kombat, si può notare la violenza della guest star, nonché le prime immagini del nuovo kameo fighter: Tremor.
Entrambi fanno parte dei DLC del primo Kombat Pack del titolo.
Ce l’abbiamo nel sangue!
Scopri un universo di Mortal Kombat del tutto rivoluzionato, creato dal Dio del fuoco Liu Kang.
Rispettando la visione di perfezione del Dio del fuoco Liu Kang, Mortal Kombat 1 presenta un universo familiare e allo stesso tempo radicalmente diverso.
Le Invasioni sono una campagna per giocatore singolo con una varietà distinta di sfide. Con una meccanica RPG e di progressione inclusa e le azioni di kombattimento incredibili di MK1, le Invasioni ti garantiscono sfide pronfonde e coinvolgenti e un sacco di ricompense da riscuotere.
I kameo migliorano sensibilmente ogni kombattimento, assistendo i compagni di squadra con mosse speciali, lanci e breaker difensivi.
Per la nostra recensione del picchiaduro NetherRealm, potete cliccare qui, mentre se avete bisogno di una mano per i trofei ed achivements, ecco la nostra guida.
La release di Tekken 8 si avvicina sempre di più e così sale di livello la campagna marketing del titolo con nuovi trailer che ci presentano un nuovo personaggio nonché il ritorno di alcune vecchie leggende.
Partendo dalla new entry, Victor Chevalier è un combattente ninja agile ed imprevedibile, che fa dell’esperienza e dell’eleganza i suoi tratti salienti.
Nelle scorse ore, inoltre, Bandai Namco ha condiviso un ulteriore trailer per mostrare il ritorno di ben cinque personaggi storici della saga. Si tratta, nell’ordine, di Panda, Zafina, Lee Chaolan, Alisa Bosconovich e Devil Jin.
Aspetto dei personaggi completamente rivisto. Modelli elaborati e dettagliatissimi rifatti da zero e grafica ad alta fedeltà infrangono i limiti dell’hardware di nuova generazione e aggiungono peso e atmosfera nuovi alle iconiche battaglie di TEKKEN. Ambientazioni vivide e livelli che possono essere distrutti si combinano per creare un senso di immersione incredibile e un’esperienza di gioco definitiva.
In TEKKEN 8, “Il pugno incontra il destino”. La serie TEKKEN detiene il record mondiale per la storia più longeva dei videogiochi: il nuovo capitolo di TEKKEN 8 porta avanti la tragica saga dei Mishima e dei Kazama e della vendetta tra padre e figlio, ed è ambientato 6 mesi dopo la fine dell’ultimo match. La storia della crescita e della determinazione di Jin Kazama segna un nuovo capitolo in questa serie senza tempo.
Il nuovo sistema di battaglia, l’Heat, aumenta la natura aggressiva degli scontri, pur mantenendo il feeling e la strategia tipica della serie di TEKKEN. L’intensità delle battaglie è notevolmente aumentata dai livelli che si possono distruggere. Sferrare supermosse come le Rage Art lascerà a bocca aperta sia i giocatori sia il pubblico. Tutte queste meccaniche dal forte impatto rendono TEKKEN 8 il titolo più avvincente della serie!
Nella nuova modalità per giocatore singolo, Quest arcade, crea un avatar e inizia la tua nuova avventura di TEKKEN. Scontrati con tanti rivali in varie sale giochi arcade e porta avanti la storia, il tutto mentre impari a padroneggiare le basi e le abilità utili di TEKKEN 8. Avanzando sbloccherai tanti oggetti di personalizzazioni per i personaggi e gli avatar.
Tekken 8 sarà disponibile dal prossimo 26 Gennaio per PC, PlayStation 5 ed Xbox Series.
Sebbene non abbia ottenuto il successo sperato, The Flash è uno dei film più esilaranti usciti quest’anno. Riprendendo un po’ quella che è la storia dei fumetti del personaggio, riesce a raccontarlo nel modo giusto, spiritoso e coinvolgente, con la durata di 144 minuti che letteralmente sfreccia. Non è ovviamente privo di difetti, ma questi sono inerenti a molti film del genere, come un plot narrativo poco convincente, scarsa caratterizzazione di alcuni personaggi ed un finale stracolmo di CG. Tuttavia, per la maggior parte del tempo, riesce ad intrattenere; che possa trattarsi dell’ultima avventura targata Flash? Possibile! Ma bando alle ciance, eccovi la nostra recensione del formato Blu-ray del film.
Sinossi (in breve)
I mondi si scontrano quando Flash usa i suoi fantastici superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e cambiare gli eventi accaduti nel passato. Tuttavia, quando il tentativo di salvare la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, rimane intrappolato in una realtà in cui il temutissimo generale Zodè tornato, minacciando l’annientamento della Terra. Senza altri supereroi a cui rivolgersi, Flash cerca di convincere un Batman un po’ attempato e molto diverso da quello “canonico” a tornare in azione e salvare un kryptoniano imprigionato, anche se non proprio quello che stava cercando, che possa sovvertire le sorti di quella che sembrerebbe essere una sconfitta inevitabile.
Regia: Andy Muschietti Scrittori: Christina Hodson, John Francis Daley, Jonathan Goldstein, Joby Harold, Harry Lampert, Gardner Fox Protagonisti: Ezra Miller, Michael Keaton, Sasha Calle, Michael Shannon, Ron Livingston, Maribel Verdú Produttore: Barbara Muschietti
Un po’ come accaduto in Spider-Man: No Way Home, i cameo abbondano in The Flash. Se non avete ancora guardato il film fermatevi qui per non incappare in dolorosi spoiler. Oltre all’immancabile Ben Affleck, l’avvenente Gal Gadot e Jason Momoa (quest’ultimo in un cameo non necessario), troviamo il Superman di Christopher Reeve (fianco a fianco con Supergirl di Helen Slater), mentre la versione mai realizzata con protagonista Nicolas Cage dell’Uomo d’Acciaio è in grado di combattere ragni giganti nello spazio mentre una dozzina di altri personaggi e attori sfrecciano in un lampo. Il cameo migliore viene riservato alla fine, quando un soave George Clooney si presenta come un’altra variazione di Bruce Wayne mostrando come il tentativo di Barry di riportare tutto alla normalità, non è andato completamente a buon fine.
Qualità video
Flash – in formato Blu-ray – si comporta abbastanza bene; la qualità (in full-hd) a 1080p è davvero solida. I difetti più “evidenti” sono relativi ad artefatti di compressione, tra cui una lieve perdita di dettagli e di fedeltà nelle immagini più scure (il cosiddetto black crush), posterizzazione e banding, queste ultime le abbiamo rilevate in più di una occasione. Il motivo? La presenza di diverse funzionalità bonus. Nello specifico, l’edizione BR contiene – in aggiunta al film principale – un paio di ore di supplementi HD (sarebbe stato meglio aggiungere un disco a parte), il che non è tanto un problema se si trattasse di un supporto in 4K (che ha dalla sua il doppio della capacità di archiviazione ed un codec più efficiente rispetto al Blu-ray). Tuttavia, tali problematiche sono direttamente proporzionali alla grandezza dello schermo; più lo schermo è piccolo e meno saranno evidenti. Vi garantiamo che su un TV OLED da 55″, non dà il meglio di sé (meglio optare per il formato 4K).
Detto questo, un po’ come vi avevamo raccontato in altri film/cofanetti recensiti (vedasi The Last of Us o House of Dragon), il Blu-ray, rispetto al 4K, oltre ad offrire una presentazione visiva comunque degna di nota (la corsa veloce del protagonista, con scintille gialle e l’abito rosso intenso, sono una vera e propria gioia per gli occhi), va soprattutto a mascherare alcune evidenti carenze della CGI (che tanto caratterizzano le produzioni cinematografiche del genere). In aggiunta, fa un ottimo lavoro anche in termini di saturazione del colore, dettagli precisi e texture uniformi, vacillando solo leggermente in alcuni punti. Insomma, niente di particolarmente critico, anche se l’aggiunta di un disco a parte per i contenuti bonus, sarebbe stata decisamente più azzeccata.
Qualità audio
Non sorprende l’audio Dolby Atmos (per la versione originale) con effetti roboanti – offerti dai canali posteriori – e davvero convincenti che fanno risaltare ancora di più l’azione in corso. Se ve lo state chiedendo, la lingua italiana è “purtroppo” disponibile solo nel mix Dolby Digital 5.1. Tornando al Dolby Atmos, la super velocità di Barry e gli edifici che crollano, così come la sezione relativa all’attacco di Zod a Metropolis, fra detriti, scazzottate, scontri a fuoco e chi più ne ha più ne metta, è sensazionale, denso e di portata profonda da ciascun canale con la precisione che ci si aspetterebbe da una produzione di questa scala. La direzionalità letteralmente rimbalza ovunque nella stanza. Particolarmente prominente, anche nel mezzo dell’azione, è la colonna sonora, che si diffonde magnificamente. Davvero un lavoro egregio (nulla da eccepire).
Contenuti bonus
Making of di The Flash, Supergirl e il ritorno di Michael Keaton nei panni di Batman Podcast con storia originale The Flash: Escape the Midnight Circus
Commento finale
Sebbene non abbia ottenuto il successo sperato, The Flash è uno dei film più esilaranti usciti quest’anno. La versione Blu-ray, a 1080p – al netto di qualche lieve difettuccio: artefatti di compressione ed una lieve perdita di dettagli nelle scene più scure – è risulta essere davvero solida, offrendo un colpo d’occhio notevole e – al contempo – mascherando le carenze evidenti della CGI, vero tallone d’Achille dei film del genere. Superlativo l’audio inglese grazie al Dolby Atmos che colpisce con la precisione che ci si aspetterebbe da una produzione di questa scala.
Se stai cercando di acquistare una nuova TV e non ti accontenti di scegliere semplicemente sulla base del prezzo in rapporto alle dimensioni, ti sarai sicuramente reso conto che il processo di scelta, a volte, può essere davvero disarmante. Ci sono così tante cose da considerare: dalle dimensioni dello schermo in rapporto alla distanza di visione, dalla tecnologia del display, alle connessioni disponibili e persino il sistema operativo possono essere fattori determinanti nella scelta di un prodotto rispetto ad un altro. In questo articolo, ti guideremo attraverso tutti questi aspetti, aiutandoti a fare la scelta migliore per le tue esigenze in modo tale che potrai scegliere con maggiore consapevolezza tra le decine di televisori in offerta che negozi fisici, store online e supermercati online, come ad esempio Carrefour.it, offrono spesso durante i periodi di promozione.
Dimensioni dello schermo in rapporto alla distanza
Tralasciando aspetti assolutamente personali come, ad esempio, la necessità di inserire la televisione all’interno di un determinato spazio, su di un mobile o in una libreria, la dimensione ideale del televisore è in gran parte determinata dalla distanza di visualizzazione, ovvero quanto sei seduto lontano dallo schermo. Questo è importante per due ordini di ragioni, in primo luogo per evitare di dover muovere la testa per vedere l’intera immagine, ed in secondo luogo per il fatto che per poter apprezzare i dettagli garantiti dall’immagine 4K, 8K o Full HD della tua tv è necessario posizionarsi ad una distanza minima. Più si è distanti, infatti, meno dettagli sarà possibile percepire.
In rete esistono numerose tabelle che possono aiutarvi nella scelta della dimensione perfetta del vostro televisore in rapporto alla risoluzione dello stesso, una di queste la trovate qui sotto.
Qui però vogliamo offrirvi una regola empirica valevole in quasi ogni situazione e senza far ricorso a tabelle specifiche. La “Regola del 2.0” per i televisori Full HD, suggerisce che la distanza di visualizzazione ideale per un televisore 1920×1080 (risoluzione non più così comune per la verità, ma ancora valida per le tv più economiche) è circa il doppio della dimensione diagonale dello schermo. Quindi, se hai un televisore da 50 pollici, dovresti sederti a circa 2,5 metri di distanza.
Per i televisori 4K Ultra HD, che hanno una risoluzione molto più alta (quattro volte quasi quella di un tv FULL HD), un comune suggerimento è di moltiplicare la dimensione dello schermo per 1,5 per ottenere la distanza di visione ideale in pollici che potrete poi convertire in metri. Quindi, con un televisore 4K da 50 pollici, per goderti a pieno il 4K dovresti sederti a circa 2 metri di distanza. Insomma, se si vogliono apprezzare al meglio i dettagli è necessario o aumentare il polliciaggio della tv o avvicinarsi alla tv.
Differenza tra le tecnologie LCD (LED, QLED, MiniLED) ed OLED (e QD OLED)
Questo è sicuramente uno degli aspetti più importanti e anche più complessi per la scelta della propria TV, ma cercheremo di essere il più sintetici possibile. Le principali tecnologie di visualizzazione dei moderni TV (ma anche monitor) sono LCD e OLED. Ciascuna di queste tecnologie ha i suoi punti di forza e debolezze e ciascuna di esse ha diverse varianti che ne migliorano alcuni aspetti.
LCD (di cui fanno parte gli schermi LCD LED, QLED, MiniLED)
I televisori a cristalli liquidi funzionano essenzialmente grazie ad una retroilluminazione a LED che viene indirizzata da un polarizzatore verso cristalli liquidi; questi, attraverso un flusso di corrente elettrica possono essere manipolati per generare fasci di luce che a loro volta, attraverso un ulteriore polarizzatore e un filtro colorato vengono suddivisi in pixel rossi, verdi e blu. La combinazione di questi pixel crea l’immagine a colori che vedi sullo schermo.
Vantaggi
Costo: In genere, i televisori LCD sono meno costosi da produrre rispetto agli OLED, il che si riflette nel prezzo al dettaglio.
Luminosità: I televisori LCD possono raggiungere livelli di luminosità più elevati rispetto agli OLED, il che li rende una scelta migliore per ambienti molto luminosi.
Durata: I televisori LCD tendono a durare più a lungo perché non soffrono di “burn-in”, un problema che può affliggere i display OLED.
Svantaggi
Qualità dell’immagine: Sebbene la qualità dell’immagine sia generalmente buona, i televisori LCD non riescono a produrre neri profondi come i televisori OLED perché devono usare una retroilluminazione.
Visualizzazione dei colori: Anche se i modelli QLED e MiniLEDhanno migliorato la gamma di colori rispetto ai tradizionali LCD, gli OLED tendono ancora a superarli in termini di precisione e gamma dei colori.
Angolo di visione: Gli schermi LCD tendono a perdere contrasto e colore quando visti da angolazioni estreme.
OLED (incluso QD OLED)
Un televisore OLED, o Organic Light Emitting Diode, funziona in modo leggermente diverso rispetto a un LCD. L’aspetto unico degli OLED è che ogni singolo pixel emette la propria luce, eliminando la necessità di una retroilluminazione separata come nei display LCD. In uno schermo OLED, infatti, milioni di pixel organici emettono luce quando viene applicata una corrente elettrica. Questi pixel organici sono costituiti da composti organici che emettono luce di colore rosso, verde o blu. Ogni pixel, quindi può essere controllato individualmente, regolando l’intensità della corrente elettrica applicata a ciascun pixel, il televisore può controllare la luminosità e il colore dell’immagine. Se un pixel non riceve corrente, non emette luce, producendo un nero perfetto.
Vantaggi
Qualità dell’immagine: I televisori OLED sono noti per la loro eccellente qualità dell’immagine. Poiché ogni pixel è auto-illuminante, sono in grado di produrre neri profondi e un elevato contrasto.
Colori: Gli OLED possono mostrare una gamma di colori più ampia e accurata rispetto ai LCD.
Angolo di visione: Gli OLED offrono angoli di visione quasi perfetti, con poche variazioni di colore e contrasto anche da angoli estremi.
Svantaggi
Costo: I televisori OLED sono generalmente più costosi da produrre rispetto ai LCD, il che si riflette nel prezzo al dettaglio.
Luminosità: Nonostante la loro eccellente qualità dell’immagine, gli OLED non sono generalmente in grado di raggiungere la stessa luminosità dei televisori LCD.
Durata: Gli OLED sono suscettibili al “burn-in”, dove le immagini statiche lasciano un residuo permanente. Tuttavia, questo è raramente un problema per l’uso normale e molti produttori hanno implementato misure per mitigare questo problema.
QLED, MINILED e QD OLED
Abbiamo visto che le due principali tecnologie di visualizzazione sono LCD e OLED; tuttavia, nel corso del tempo, entrambe hanno subito evoluzioni volte a migliorarne i punti di forza e diminuire o azzerare gli svantaggi. Sono così nati ad esempio i cosiddetti televisori QLED, i MiniLED e MicroLED (utilizzati ad esempio dal super visore VR di Apple, l’Apple Vision Pro). Queste nuove tecnologie sono generalmente riservate a televisori di fascia alta, ma tutte hanno i loro punti di forza e debolezze.
QLED
QLED è un acronimo per “Quantum Dot LED”. Questa è una tecnologia sviluppata da Samsung e ora utilizzata anche da altre aziende. I televisori QLED utilizzano un tradizionale pannello LCD retroilluminato, ma con un’aggiunta speciale: uno strato di puntini quantici che può produrre luce quando colpito da un fascio di luce blu.
I principali vantaggi della tecnologia Quantum dot sono essenzialmente legati alla qualità dell’immagine. In particolare,sotto l’aspetto di:
• Luminosità: I televisori QLED sono noti per la loro alta luminosità. Questo li rende ideali per ambienti molto luminosi, poiché possono superare facilmente il riverbero e mantenere un’immagine chiara e vivida.
• Gamma di colori: I puntini quantici possono produrre una gamma di colori molto ampia, il che significa che i televisori QLED possono visualizzare una vasta gamma di colori vividi e intensi.
• Durata: I televisori QLED tendono ad avere una durata maggiore perché non soffrono di burn-in, un problema che può affliggere i televisori OLED.
MiniLED
Il principale vantaggio dei tv OLED rispetto a quelli a LED è costituito dal fatto che essendo ogni Pixel auto illuminante, è possibile raggiungere neri e contrasti molto più efficaci semplicemente spegnendo il singolo pixel, creando quello che viene definito nero assoluto (pixel spento.). Nelle TV LCD i cristalli devono essere retroilluminati da LED disposti sul retro del pannello in particolari aree. Questo fa sì che le zone “dimmerabili” siano predefinite, e quindi che il controllo dell’illuminazione non è possibile a livello di Pixel come negli OLED. Le TV MiniLED sono un tipo di televisore che utilizza la tecnologia di retroilluminazione MiniLED.
Il termine “MiniLED” si riferisce alla dimensione fisica dei diodi LED utilizzati nella retroilluminazione. In un televisore MiniLED, i diodi LED sono molto più piccoli rispetto a quelli utilizzati in un televisore LED standard e questo permette di inserire molti più diodi sullo stesso pannello, e di creare molte più aree di controllo (local dimming). Poiché ci sono più diodi, un televisore MiniLED può avere molte più zone di retroilluminazione rispetto a un televisore LED standard. Questo significa che il televisore può controllare la luminosità in diverse parti dello schermo in modo più preciso, migliorando il contrasto e la qualità dell’immagine. Questo si traduce, quindi, in neri più profondi poiché un televisore MiniLED può spegnere completamente la retroilluminazione in specifiche zone dello schermo per produrre neri più profondi, simili a quelli che si vedono in un televisore OLED.
Il vantaggio inoltre è che i televisori MiniLED possono raggiungere livelli di luminosità più elevati rispetto ai televisori OLED, il che li rende una buona scelta per ambienti molto luminosi.
Le TV MiniLED rappresentano una sorta di punto intermedio tra i televisori LED standard e i più costosi OLED. Offrono una qualità dell’immagine superiore rispetto ai televisori LED standard, ma di solito a un prezzo inferiore rispetto ai televisori OLED.
QD OLED
Il QD OLED è una tecnologia di display comparsa sul mercato da pochissimo che combina aspetti delle tecnologie QLED e OLED per creare un’immagine di alta qualità.
“QD” come abbiamo visto parlando delle tecnologie LCD, sta per Quantum Dot, una tecnologia utilizzata nei televisori QLED. I Quantum Dots sono particelle microscopiche che, quando colpite dalla luce, emettono luce di un colore specifico. Questa tecnologia consente di ottenere colori molto vividi e una vasta gamma di colori.
OLED, come accennato in precedenza, sta per Organic Light Emitting Diodes. A differenza dei televisori LCD, in cui ogni pixel è illuminato da una luce di retroilluminazione, in un display OLED ogni pixel emette la propria luce. Questo consente ai televisori OLED di ottenere neri profondi spegnendo completamente i pixel.
Il QD OLED combina queste due tecnologie. Utilizza un substrato OLED blu per creare una retroilluminazione che poi passa attraverso un layer di Quantum Dots per creare l’immagine. Questo permette di avere i vantaggi dei colori vividi e della vasta gamma di colori dei Quantum Dots e i neri profondi e il contrasto elevato degli OLED.
Un altro vantaggio dei QD OLED è la maggiore luminosità. I display OLED, per evitare il fenomeno del burn in e ridurre il consumo degli organic led, tendono ad essere settati per sprigionare una minore luminosità. Con il QD OLED il problema viene aggirato proprio grazie alla matrice di Quantum Dots.
Numero di connessioni e utilizzo
Un altro aspetto da considerare è l’utilizzo che si intende fare del tv da cui dipende anche il numero di connessioni necessarie e soprattutto il numero di quelle HDMI 2.1 di cui avrete bisogno.
L’HDMI 2.1 è infatti l’ultimo standard in fatto di porte per la trasmissione di informazioni digitali e grazie ad un’ampia banda passante è specificamente pensato per il 4K ad alto refresh rate.
E’ quindi fondamentale sapere il numero di connessioni HDMI 2.1 presenti sulla tv (e il numero di quelle con banda passante completa di 48Gbit/S poiché alcune HDMI 2.1 possono essere limitate) perché solo utilizzando queste porte, e cavi adatti, è possibile raggiungere le risoluzioni e le frequenze di aggiornamento richieste dalle moderne schede grafiche di PC e console. Inoltre, HDMI 2.1 è in grado di fornire il supporto ad alcune funzionalità molto importanti per il gaming, come il VRR o variable refresh rate, che garantisce un’immagine molto più fluida durante le fasi più concitate del gameplay.
Se avete più di una console di nuova generazione come PS5 e Xbox Series X, è quindi fondamentale accertarsi di avere abbastanza porte HDMI 2.1 a cui collegarle.
Sistema operativo
Un altro aspetto spesso sottovalutato quando si sceglie una TV è il suo sistema operativo.
I sistemi operativi per Smart TV gestiscono tutte le funzioni intelligenti del televisore, inclusa la navigazione, l’app store e la compatibilità con altre applicazioni e dispositivi. L’OS è quindi fondamentale perché da questo dipende la presenza o meno di alcune app, o una maggiore o minore integrazione con altri dispositivi come soundbar, smartphone, assistenti vocali ecc.
Ecco una panoramica dei sistemi operativi per Smart TV più popolari e i loro punti di forza:
Tizen (Samsung)
Tizen è il sistema operativo utilizzato nelle Smart TV di Samsung. È noto per la sua interfaccia utente intuitiva e facile da usare ma a volte può essere un po’ meno scattante dei suoi concorrenti. Ha un’ampia selezione di applicazioni, tra cui tutte le principali app di streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+, e così via. Tizen supporta anche l’integrazione con Bixby, l’assistente virtuale di Samsung, ed è compatibile con una vasta gamma di dispositivi smart home.
webOS (LG)
webOS è il sistema operativo utilizzato nelle Smart TV di LG ed è anche uno dei nostri preferiti. I suoi punti di forza sono un’interfaccia utente semplice e accattivante e la sua ottimizzazione che lo rende scattante e veloce. Come Tizen, offre un’ampia selezione di applicazioni anche se decisamente inferiore rispetto a quella dei concorrenti. LG ha recentemente aggiunto il supporto per l’assistente virtuale di Google e Amazon Alexa, rendendo webOS ancora più versatile. Inoltre, il telecomando “Magic” di LG, che offre funzionalità di puntamento e scorrimento, è molto apprezzato dagli utenti.
Android TV (Sony e altri)
Android TV è un sistema operativo per Smart TV sviluppato da Google. È utilizzato da molti produttori, tra cui Sony, TCL, e Hisense. Il suo punto di forza è la biblioteca di app più ampia tra tutti i sistemi operativi per Smart TV, grazie all’accesso al Google Play Store. Supporta il Chromecast integrato, Google Assistant, e offre anche una buona personalizzazione. Android TV è noto per la sua flessibilità e per la sua compatibilità con una vasta gamma di dispositivi e servizi, ma tra gli svantaggi ha il fatto che essendo un sistema operativo non specifico, a volte è soggetto a impuntamenti e a rallentamenti.
Roku TV (TCL, Sharp, e altri)
Roku TV è un sistema operativo per Smart TV utilizzato da vari produttori, tra cui TCL e Sharp. Roku TV è apprezzato per la sua interfaccia utente semplice e facile da navigare. Ha un’ottima selezione di applicazioni e offre funzionalità di ricerca universale, che facilita la ricerca di contenuti attraverso diverse app. Roku TV supporta anche l’aggiunta di canali privati, una caratteristica unica tra i sistemi operativi per Smart TV. Tra gli svantaggi ha il fatto che non è sicuramente diffusissimo (soprattutto in Italia) ed è un sistema operativo come Android non specifico, quindi meno scattante di Tizen e webOS.
My Home Screen (Panasonic)
My Home Screen è il sistema operativo utilizzato nelle Smart TV di Panasonic. My Home Screen offre un’interfaccia utente minimale che è facile da navigare sebbene non particolarmente accattivante. Non ha tante app come gli altri sistemi operativi, ma include tutte le principali app di streaming. Una delle sue caratteristiche distintive è la possibilità di creare schermate iniziali personalizzate.
Conclusione
Come abbiamo detto, acquistare una nuova TV può sembrare un compito arduo, ma con la giusta guida e un po’ di ricerca, può diventare un’esperienza decisamente meno traumatica. Speriamo che questa guida ti abbia aiutato a capire meglio cosa cercare in una TV e come scegliere quella giusta per te.
Konadel 2017 di Parabole, grazie alla sua miscela di ansia, mistero, inquietudine ed elementi investigativi (mescolati in un concentrato potentissimo) – è diventato una sorta di classico di culto. Il titolo aveva certamente dei problemi (la componente narrativa e l’atmosfera non erano supportate – soprattutto su console – da un comparto tecnico altrettanto solido) ma l’atmosfera era quella giusta così come l’ambientazione unica nel Quebec degli anni ’70. Ora, lo sviluppatore e Ravenscourt sono tornati con il sequel: Kona II: Brume.
Versione testata: PlayStation 5
In Kona II: Brume, sarete chiamati ad indossare i panni del detective Carl Faubert, incaricato di risolvere i misteri che circondano la Hamilton Mining Corporation e nello specifico del “Brume” una nebbia soprannaturale che improvvisamente ha avvolto il villaggio minerario. Il gioco mantiene il fascino atmosferico del suo predecessore, offrendo una ricca narrativa intrisa di mistero. Anche la storia riprende dove finiva il primo gioco, quindi non sarebbe una cattiva idea iniziare con quello se non lo avete mai giocato.
La trama del gioco presenta un cambio di direzione netto. Mentre il primo gioco si concentrava sul mistero di una piccola città in continua crescita, Kona II: Brume diventa una cospirazione molto più ampia. Faubert approfondisce le azioni di losche corporazioni, laboratori misteriosi ed elementi di fantascienza (che sono un po’ stridenti con il contesto generale della produzione), che potrebbero dividere i fan di Kona.
Un’esperienza più leggera
Il gioco si concentra sull’investigazione relativamente alla perpetua tempesta di ghiaccio e dello strano comportamento degli animali. In vero stile “Sherlock Holmes“, dovrete cercare attentamente indizi, prendere appunti e catturare foto nel vostro personalissimo diario. Consultare il diario è fondamentale in quanto può fornire spunti utili per risolvere gli enigmi (alcuni più complessi di altri) e progredire durante la campagna. Brume è leggermente un po’ più dinamico e anche più lineare (oltre che snello) nel suo focus rispetto all’originale, con il giocatore che generalmente si sposta da un punto all’altro all’interno di un mondo semi-aperto. Sia chiaro, ci sono ancora diversi elementi del primo capitolo, come gli elementi “survival” a tinte vagamente horror. Parte di questa semplificazione funziona piuttosto bene. In particolar modo la dinamica che consiste nel risolvere enigmi più piccoli per progredire in modi più ampi, ma senza l’approccio del primo gioco che obbligava ad avere troppi oggetti nell’inventario. In alcuni frangenti – comunque – è necessario fermarsi e pensare al passo successivo. L’esplorazione in sé presenta anche più opzioni, con una pletora di strumenti aggiuntivi come attrezzatura da arrampicata e una barca, e persino l’accesso a una slitta trainata da cani.
I jump scare sono stati ridotti il che è un bene in quanto li rende più sorprendenti ed efficaci. Il gioco eccelle nel creare un’atmosfera stressante. Siete soli in una terra ghiacciata e desolata, quindi ogni piccolo rumore vi tiene in allerta. Il contatore Geiger aggiunge ulteriore tensione, fungendo da bussola che vi guida nella giusta direzione con il suo suono inquietante.
Un aspetto che non funziona altrettanto bene come quanto detto più su è il combattimento. Durante il gioco (con l’obiettivo di rendere questo secondo capitolo meno “walking simulator”), verrete assaliti dagli spiriti animali, sotto forma di lupi, orsi e alci, e grazie ad asce, fucili, pistole e fucili sparsi nel mondo di gioco, potrete affrontarli. Purtroppo queste “entità” non si rivelano essere una grande minaccia (considerando anche il sistema di mira e shooting non propriamente eccelso), e gli incontri finiscono per essere tediosi e stancanti e non aggiungono nulla in più all’atmosfera del gioco. Il livello di difficoltà che andrete a scegliere determinerà il tempo di reazione, dandovi qualche secondo (in più o in meno) per mirare prima dell’attacco. Un altro elemento inspiegabilmente semplificato riguarda la meccanica di gestione della temperatura corporea e della salute mentale; risorse come legna da ardere e kit medici sono relativamente abbondanti. La rimozione del peso degli oggetti e l’assenza di un sistema di creazione semplificano ulteriormente il gameplay, ma il combattimento rimane sicuramente l’elemento meno riuscito di questo secondo capitolo.
Grafica e tecnica
Kona II: Brume offre molta più varietà per quanto riguarda l’ambientazione. La piccola comunità del primo gioco è stata sostituita da qualcosa di molto più ampio, a partire da una grande villa labirintica prima passando a laghi ghiacciati, laboratori sotterranei e caverne poi. Si tratta quindi di un ambiente meno concentrato, ma che ben si adatta al gameplay costruito dallo sviluppatore. L’atmosfera rimane un punto di forza fondamentale e Parabole ha svolto ancora una volta un ottimo lavoro nel ricreare quel senso di gelo e freddo costantemente insidioso e pericoloso. Arrancare nel freddo, riuscendo a malapena a guardare davanti, è (al netto di alcune sezioni spaesanti e riempitive) estremamente coinvolgente. Per quanto riguarda la veste grafica del gioco rappresenta sicuramente un miglioramento significativo rispetto all’originale, con ambienti dettagliati e una rappresentazione accattivante dell’ambientazione invernale.
In termini invece puramente tecnici, partiamo dall’audio, il quale risulta essere a dir poco fantastico. Quando siete fuori nel bel mezzo di una tempesta di neve, tutto ciò che sentirete è il vento impetuoso e i vostri stessi passi. Quindi, quando sentirete lo “schiocco” di un ramoscello lontano, non potrete fare a meno di girare la testa in quella direzione. All’interno degli edifici, i suoni scricchiolanti (a tratti sinistri) sono davvero inquietanti, tanto inquietanti che vi chiederete se la vostra immaginazione non vi stia giocando brutti scherzi. Di tanto in tanto, ci si metteranno anche le radio le quali trasmetteranno musica o brani distorti e inquietanti, un qualcosa che vi farà venire le palpitazioni. Tuttavia, anche in questo secondo capitolo l’ottimizzazione non è proprio perfetta, poiché su PS5 abbiamo riscontrato (seppur occasionalmente) cali di frame rate. Questo è un peccato, anche perché ilsupporto al DualSense è davvero ottimo, il che migliora ancora di più l’esperienza e l’esplorazione.
Commento finale
Kona 2: Brume è un fantastico ed avvincente gioco mystery/horror caratterizzato da un’atmosfera spaventosa ed una ambientazione immersiva. Il gioco eccelle nell’esplorazione guidata dalla narrazione, offrendo una ricca storia intrisa di mistero ed enigmi per lo più coinvolgenti. Tuttavia, alcuni elementi di gioco, come il combattimento ed alcune scelte narrative, non funzionano a dovere. Detto questo, la grafica migliorata e il design atmosferico contribuiscono all’esperienza complessiva, rendendo Kona II una degna continuazione della serie. Se non avete giocato al Kona originale, vi suggeriamo di farlo prima di iniziare Brume.
A distanza di oltre trentacinque anni dalla prima volta in cui ha messo piede nelle strade di Detroit City grazie alla regia di Paul Verhoeven, RoboCop si prepara a fare il suo grande ritorno. Stavolta però non lo farà sul grande schermo – l’ultima pellicola dedicata al personaggio risale al 2014 – ma bensì direttamente su console current gen, PlayStation 5 e Xbox Series X/S oltre che su PC. Sviluppato da Teyon, già autore del non eccelso Terminator: Resistance e Rambo: The Video Gamee pubblicato da NACON in collaborazione con Metro-Goldwyn-Mayer, RoboCop: Rogue Cityrappresenta, ad oggi, il progetto più ambizioso e coraggioso dello studio polacco.
Prendere in mano una saga così importante, è stato un compito tutt’altro che semplice; fortunatamente Teyon ha avuto (fra gli alti e bassi del franchise) una buona base da cui attingere: una trilogia, un reboot, una serie TV, diversi adattamenti fumettistici, un bel “parco” di titoli arcade pubblicati a partire dal 1988. Sarà quindi riuscito lo studio non solo ad omaggiare al meglio ma anche a dare un seguito di spessore al vigilante d’acciaio degli anni Ottanta? Scopritelo nella nostra recensione!
Versione testata: PlayStation 5
Vivo o morto, tu verrai con me!
Ambientato tra gli eventi di RoboCop 2 (1990) e del mediocre RoboCop 3 (1993), RoboCop: Rogue City – che rivede l’attore Peter Wellerinterpretare nuovamente il ruolo del “cyborg tutore della legge” costruito dalla OCP – condurrà i giocatori nuovamente in quel di Detroit con l’obiettivo di ripulire le strade della città dalla feccia criminale e ripristinare l’ordine. Ad accompagnare il buon Peter, c’è buona parte del cast originale fra cui Nancy Allen che riprende il ruolo dell’agente Lewis ed il serg. Warren Reed (interpretato dal compianto Robert DoQui). Oltre a riportare in auge i volti noti dei film, l’obiettivo della produzione è quello di mantenere una certa coerenza con la serie cinematografica; violenza sopra le righe, le note satiriche taglienti e il feroce cinismo, sono tutti elementi che caratterizzano Rogue City che – a conti fatti – rappresenta un sanguinoso sparatutto in prima persona che vi permetterà di indossare i panni (o meglio l’armatura luccicante) di Alex Murphy in un viaggio tra luoghi iconici, personaggi conosciuti, riferimenti ad eventi passati e nuove interessanti minacce.
Le prime battute di Rogue City, sono pressoché identiche – in termini di presentazione – alla controparte cinematografica. Ritroviamo l’attore Mario Machado che interpreta il giornalista televisivo Casey Wong, intento a condurre il “solito” notiziario a tinte satiriche; la trasmissione viene interrotta da un gruppo di teppisti dall’acconciatura punk (i Torch Heads). I criminali in questione sono legati ad una particolare droga chiamata Nuke, elemento cardine in RoboCop 2 (in cui il nostro poliziotto d’acciaio è alle prese con il delinquente Cain), e che – senza farsi alcun tipo di problema – hanno preso in ostaggio i giornalisti di Channel 9. La situazione è in stallo, e i poliziotti “comuni” non sanno davvero che pesci prendere. Ed è qui che entra in scenail poliziotto più temuto di Detroit: RoboCop e la sua impavida collega, l’agente Anne Lewis, il cui compito è non soltanto quello di intervenire per riportare la situazione alla normalità ma anche di dare la caccia al leader dell’organizzazione, Soot.
Seguitemi tranquilli o avrete… Problemi
Trattandosi di RoboCop, tuttavia, è lecito attendersi che il ripristino dell’ordine pubblico avvenga con metodi tutt’altro che pacifici. Armato con la sua leggendaria pistola Auto 9, il protagonista di Rogue City è in grado di farsi strada sistematicamente attraverso gli edifici – all’occorrenza sfondando anche i muri e le porte – facendo esplodere le teste dei nemici con un colpo ben assestato (talvolta sfruttando la meccanica di rallentamento del tempo/slow-motion che si paleserà in alcune circostanze: aprendo determinate porte o quando un gruppo di ostaggi è sotto torchio). Nonostante i movimenti flemmatici che richiedono un po’ di tempo per essere assimilati (il nostro cyborg è piuttosto lento; può si spostarsi più velocemente, tramite un breve scatto, ma non può né correre né tantomeno abbassarsi, il che è perfettamente in linea con il personaggio e il ritmo dell’azione), RoboCop è apparso – grazie alle piccole modifiche fatte dal team di sviluppo – ancora più devastante e indistruttibile. Essendo pesantemente corazzato non ha bisogno di trovare riparo dietro una copertura, con il protagonista che può attutire l’urto dei proiettili come una vera e propria spugna e, in caso di scarsità di munizioni, è comunque perfettamente in grado di prendere a pugni in faccia i criminali a portata di tiro e mentre lo stanno sparando o ancora, lanciargli contro taniche di benzina, monitor PC, sedie, estintori, motociclette.
Insomma, ci siamo sentiti pressoché onnipotenti (a difficoltà normale ma anche a quelle più elevate), potendo muoverci in mezzo ad ondate di proiettili e nemici, camminando e sparando senza che nessuno di essi – salvo alcune sezioni leggermente più ostiche e ragionate – ci abbia impensierito più di tanto (complice anche una IA non proprio brillante). RoboCop può – grazie anche alla possibilità di raccogliere armi di vario genere (sebbene l’opzione principale – considerate cadenza di fuoco, munizioni infinite e upgrade che consistono in schede stampate riempibili con appositi chip – resterà sempre e comunque la sua super-pistola di default), da pistole a mitra, passando per shotgun e altre armi pesanti – neutralizzare chiunque in una manciata di minuti. C’è da dire che questa metodicità nel combattimento (al netto di un ritmo un pochino troppo compassato), sebbene possa sembrare ripetitiva, a noi è piaciuta moltissimo.
Esempi di potenziamenti dell’Auto 9 includono la riduzione del rinculo per una maggiore precisione, il passaggio dalla modalità di fuoco a raffica a quella automatica completa e proiettili esplosivi
C’è da ammetterlo, grazie anche all’albero delle abilità (accessibile premendo il touchpad), il nostro vigilantes diventa davvero “over powered” riducendo drasticamente il tasso di sfida. Queste vanno dal combattimento, alla corazza, passando per vitalità, ingegneria (davvero interessante perché permette di sbloccare un’opzione di dialogo che consente di convincere qualcuno a non fare qualcosa), concentrazione, psicologia (che consente di convincere qualcuno a fare qualcosa senza usare la violenza e di prevedere anche le conseguenze di determinate scelte di dialogo) e altre. Alcuni di queste torneranno utili in specifiche occasioni, come ad esempio la vitalità al secondo livello che permette di accedere a delle “cabine elettriche” che andranno a ricaricare la batteria di RoboCop o deduzione (sempre a livello due) che permette di scansionare elementi e raccogliere indizi inaccessibili inizialmente. Quindi, più abilità otterrete (completando missioni e ottenendo un certo grado di valutazione e scansionando oggetti sparsi per Detroit) e maggiore sarà l’efficienza dell'”uomo-macchina”; è un qualcosa che inficia sull’esperienza di gioco? Be’ vi garantiamo che poter utilizzare così tante abilità (soprattutto quelle necessarie per abbattere meglio i nemici) – durante le 20 ore o poco più necessarie per concludere la campagna principale – ci ha divertito.
Analizza le tracce
Sebbene il fulcro principale di Rogue City sia incentrato sul combattimento violento e sanguinoso, un altro elemento che contraddistingue l’IP è la capacità di RoboCop di poter analizzare gli ambienti (grazie alla Robo Vision) alla ricerca di indizi, prove del reato ed elementi utili per l’indagine. Una volta giunti nel luogo obiettivo (purtroppo non è possibile guidare l’auto della polizia o muoversi in autonomia; il tutto è preceduto da un filmato), è possibile dedicarsi ad una serie di quest e ricerche secondarie che richiedono l’utilizzo delle abilità di scansione e di deduzione degli elementi raccolti. Ad esempio, analizzando le impronte di scarpe è possibile seguire le stesse per individuare un covo criminale o dove si è nascosto uno “street artist” che stava imbrattando a suon di graffiti un muro di un edificio, o ancora, utilizzare gli elementi raccolti (alcuni derivanti anche da dialoghi occorsi – in vero stile RPG – con cittadini, galeotti e altri NPC non proprio raccomandabili) per procedere ad un arresto (senza quindi utilizzare la violenza).
Inoltre, fra una missione e l’altra, il nostro super-agente può dedicarsi ad attività collaterali direttamente alla Centrale di Polizia e/o girando per i quartieri di Detroit (ognuno rappresenta un vero e proprio sandbox da esplorare). Nello specifico, il giocatore può allenarsi ad utilizzare la pistola Auto 9 al poligono di tiro (dove è possibile ottenere un punteggio ogni volta che si affrontano le “sagome” del poligono stesso), o ancora, aiutare gli altri agenti nella gestione dei cittadini che si presentano alla Centrale (incrementando – qualora farete la scelta di dialogo giusta – la fiducia dei cittadini stessi), o ancora far firmare un bigliettino di pronta guarigione per un agente “speciale” in convalescenza. Si tratta di piccole missioni – alcune evitabilissime a dire il vero – che potete anche evitare del tutto.
Sembra che ci sia ancora un uomo dietro la “maschera”, che usa il cervello tanto quanto il dito sul grilletto … Be’ quasi!
Come se non bastasse, il buon RoboCop durante le sue interazioni o quando dinanzi gli si pone un ragazzino che ha commesso per la prima volta una bravata, deve dar fondo anche alla sua anima umana. Insomma, ce ne è da fare per il nostro poliziotto, sia in termini di azione (nuda e cruda) e sia in termini di moralità. Comminare una sanzione o dare un avvertimento?, Lasciar consegnare l’auto rubata direttamente all’NPC che ha fatto una scelta sbagliata o mandarlo al fresco? Far fare una denuncia ad una madre preoccupata per il figlio maggiorenne scomparso da poche ore o attendere le canoniche 48h?
Una componente umana evidenziata anche attraverso i ricordi che pervadono la sua mente e relativi alla sua vita passata, ed in particolare a sua moglie e suo figlio. Questo lato, emerge come una sorta di malfunzionamento che – proprio come accade nelle pellicole cinematografiche (sebbene non approfondito a dovere) è un qualcosa che la OCP vuole risolvere (anche modificando le direttive di RoboCop), senza pensarci su due volte. In combinazione con le opzioni di dialogo (che abbiamo dimenticato di dirvi, avranno un peso sul finale del gioco) e le decisioni che andrete a prendere, danno un impatto maggiormente significativo alla storia e al personaggio principale.
Grafica e tecnica
RoboCop: Rogue City è stato sviluppato utilizzando il motore grafico Unreal Engine 5. Selezionando fra le due modalità grafiche disponibili: Qualità (l’altra predilige le performance), siamo rimasti sbalorditi in particolar modo dai riflessi (su vetri e pozzanghere d’acqua), davvero notevoli, dal livello di cura riposta in ogni oggetto di contorno e dal livello qualitativo dei modelli poligonali dei personaggi principali, non fotorealistici come alcune produzioni AAA, ma comunque piuttosto convincenti. Meno dettagliati i nemici, un po’ troppo simili in aspetto e fattezze (si poteva sicuramente fare uno sforzo in più e differenziali a dovere). Detto questo, lo stesso RoboCop è a dir poco fantastico. Teyon ha ricreato meticolosamente ogni elemento dell’armatura di Murphy che letteralmente brilla quando viene colpita dalle luci al neon (tralasciando alcune sequenze in cui l’illuminazione non è del tutto corretta) di Detroit City. Passando a quest’ultima, sembra davvero la stessa città in difficoltà vista nei film. Gli edifici sono diroccati e in disordine e le strade sporche sono frequentate dai delinquenti più disparati che interagiscono fra loro e alla vostra presenza. Ascoltando abbastanza attentamente le conversazioni, sarà possibile ottenere utili frammenti che, una volta messi insieme, forniscono indizi su dove condurre la prossima indagine o potrebbero dare nuovi e interessanti spunti per gli obiettivi secondari. In termini tecnici, ci saremmo aspettati qualcosina in più. I caricamenti in RoboCop: Rogue City sono davvero eccessivi; ogni volta che si interagisce con una porta, parte un caricamento di circa 8/10 secondi; che si ripercuote sull’immersività del prodotto; davvero inammissibile considerando che si tratta di un titolo più volte rinviato ed in uscita praticamente a fine anno 2023. Evidenti anche i cali di frame (fortunatamente non frequentissimi). Ottimo invece il sonoro, sia in termini di effetti e sia per quanto riguarda i dialoghi, davvero ben curati. Superlativa l’interpretazione di Peter Weller. Il gioco non è localizzato in italiano ma è soltanto sottotitolato.
Commento finale
RoboCop: Rogue City, rappresenta un fedele omaggio e una giusta prosecuzione alle peripezie del cyborg tutore della legge. Il gioco cattura egregiamente i principali elementi che contraddistinguono il franchise avviato nel 1987 da Paul Verhoeven, ovvero violenza sopra le righe, note satiriche taglienti e feroce cinismo non disdegnando all’occorrenza anche alcuni richiami cinematografici che i fan coglieranno e apprezzeranno. In termini di combat system – sicuramente sbilanciato a favore di “Robo”, non possiamo – al netto di una IA non brillantissima e ad un ritmo a tratti troppo compassato, lamentarci troppo. E’ possibile utilizzare non solo l’iconica pistola Auto 9, insieme ad un nutrito arsenale recuperabile dai nemici abbattuti, ma anche – man mano – sbloccare nuove abilità e potenziamenti (utili sia per il combattimento ma anche per le scelte di dialogo e le analisi ambientali di indizi e prove). Aggiungeteci anche la possibilità di poter svolgere quest e ricerche secondarie e avrete un prodotto, sicuramente non perfetto, ma che vale la pena di sperimentare. Peccato per alcuni problemini tecnici, caricamenti eccessivi e lievi cali di frame rate, che riducono l’immersività dell’azione. Per il resto, Rogue City è altamente consigliato a chi ha guardato soprattutto i primi due RoboCop; per i novizi, potrebbe rappresentare comunque un buon inizio per indossare i panni (o meglio l’armatura) del più temuto Agente di Polizia di Detroit!
Quantum Error è il secondo titolo sviluppato dal piccolissimo studio di TeamKill Media, formato da soli quattro fratelli. Nelle intenzioni, questo titolo dovrebbe essere il primo di una trilogia, ma se la qualità dovesse restare questa, beh… che dio ce ne scampi!
Quantum Error, infatti, si è rivelato uno dei peggiori titoli che abbiamo mai giocato, totalmente fuori fuoco in quasi tutte le sue componenti. Eccesso di ambizione o pizzico di spavalderia, non lo sapremo mai. Quello che sappiamo è che giocarci è stata un’esperienza terrificante… ma non per i motivi sperati dagli sviluppatori.
Quantum Error sarà disponibile dal prossimo 3 novembre 2023 in esclusiva temporale su PlayStation 5.
Versione testata: PlayStation 5
Orrore cosmico…
Nell’universo distopico di Quantum Error, gli States hanno integrato le I.A. nella vita di tutti i giorni grazie a Monad, una società tecnologica che ha creato l’Advanced Retinal Global Unity System, ARGUS. La popolazione è dunque tenuta “sotto controllo” ed è divisa a seconda del loro ruolo all’interno della società. Ovviamente, tale “apartheid” ha portato alla formazione di gruppi militanti e di sommosse.
In questo contesto socio-politico, nel 2109 un’entità sconosciuta attacca la struttura di ricerca quantica della Nomad, intrappolandola tra le fiamme e, di fatto, isolandola. Ed è qui che entriamo in scena noi, vestendo i panni di Jacob Thomas, il capitano dei vigili del fuoco, la cui chiamata di routine ben presto si trasformerà in un viaggio cosmico da incubo ai confini della realtà.
Dura la vita del pompiere
Le premesse narrative di Quantum Error risultano essere affascinanti, nonostante i temi siano i “soliti”: esoterismo e fanatismo arcaico in contrapposizione a tecnologie altamente avanzate, mostruosità biologiche e altri cliché di genere.
Il titolo è di difficile comprensione per chi non mastica perfettamente la lingua inglese per via del linguaggio non proprio comune. Non sono presenti, infatti, sottotitoli in lingua nostrana.
Ma il problema più grosso della narrativa di Quantum Error è che… non sappiamo come si evolve. Pertanto lasciamo la valutazione in sospeso. Perché? In tutta sincerità, non abbiamo avuto la forza mentale di andare oltre le 6/7 ore che dovrebbero corrispondere, più o meno, a metà gioco. Pad alla mano, Quantum Error è stata un’esperienza quasi traumatizzante.
… e ludico
Quantum Error è uno shooter survival horror. Non abbiamo specificato la declinazione perché è presente una funzionalità di switch che permette di passare immediatamente dalla prima alla terza persona, e viceversa. Peccato che, pad alla mano, Quantum Error sia atroce con entrambe le visuali. Già dai video promozionali, dobbiamo ammetterlo, si intravedeva che qualcosa non andava, ma giocarlo è anche peggio.
Prima personaTerza persona
In primis, il feedback dei colpi e l’I.A. dei nemici non sono pervenuti, tanto da far sembrare il titolo di TeamKill Media uno di quei bootleg che infestano il Play Store di Android. In secondo luogo, il titolo è farcito di scelte di game design talmente contrarie alla logica che più volte ci siamo sentiti addirittura presi in giro.
Per cambiare l’attrezzatura da pompiere o le armi, dovremo passare da un menù radiale, che tuttavia il 50% delle volte non funziona, non mostrandosi propriamente a schermo o selezionandoci l’arma o lo strumento sbagliato. Le mappe, consultabili presso le apposite stazioni sparse nelle location sono talmente poco intuitive da risultare quasi inutilizzabili. O ancora, per aprire le casse in cui trovare le risorse dovremo utilizzare per forza una specie di piede di porco, selezionabile dal menù di cui sopra, con tutti gli inciampi del caso a cui abbiamo appena accennato.
Avremmo voluto, per onestà intellettuale e professionale, arrivare davvero ai titoli di coda, e ci abbiamo provato nonostante già dopo le prime ore la nostra psiche abbia cominciato a vacillare. Ma poi ci siamo ritrovati in una situazione in cui difendere da diverse orde aliene un nostro alleato, con lo “stupendo” impianto ludico di cui sopra. Abbiamo superato la sezione e abbiamo deciso che avevamo visto abbastanza.
La sezione “famigerata”
Insomma, sottolineare i limiti ludici di Quantum Error, così esasperatamente evidenti, è come sparare sulla croce rossa. E anche quel poco di positivo che c’è viene irrimediabilmente penalizzato dal core ludico centrale. Perché sì, qualcosa di positivo è presente.
La struttura delle mappe e alcune idee sono, sulla carta, interessanti. Ci sono tante stanze opzionali a cui accedere magari con gli strumenti del mestiere del pompiere (estintori, seghetti, etc.) e in cui recuperare potenziamenti e collezionabili, tuttavia il loop ludico vero e proprio, che sia la “gestione” del nostro inventario o un encounter nemico, toglie ogni entusiasmo a queste possibili biforcazioni. Le sezioni di shooting con esseri umani e mostri, e le sezioni pseudo-stealth con i primi, sono prive di qualsiasi sensation positiva, risultando, per dirlo con un solo aggettivo, tragicomiche.
(Not) Unreal
Quantum Error è sviluppato su Unreal Engine 5. Ma la cosa “irreale” è che questo gioco sia esclusiva PlayStation 5 perché, a detta degli sviluppatori, PlayStation 4 e perfino Xbox Series S rappresentano un limite. Una campagna marketing, permettetecelo, abbastanza presuntuosa e arrogante, che non ha fatto altro che peggiorare la nostra percezione sull’impianto visivo del titolo oggetto di recensione.
Parliamo di un gioco con una qualità grafica da primi anni PlayStation 4, con particellari “alla buona” e artefatti visivi onnipresenti perfino nelle cutscenes. L’unica caratteristica visiva riuscita è da ricercarsi nella modellazione dei volti e nelle animazioni facciali. Discorso diverso per le animazioni generali, a tratti talmente goffe da far scemare anche l’ultimo briciolo di tensione e atmosfera, soprattutto quando scegliamo la terza persona.
Nella nostra prova, inoltre, abbiamo riscontrato qualche glitch visivo di poco conto, come ad esempio l’hud visibile durante le cinematiche.
La modellazione dei volti e le rispettive animazioni sono l’unico aspetto curato della componente grafica
Almeno le peculiarità del DualSense sono ben implementate, risultando, di fatto, l’unico pregio assoluto della produzione.
Commento finale
Quantum Error è un titolo insufficiente, inutile girarci intorno. La struttura delle mappe e le poche idee interessanti sono offuscate da un core ludico totalmente inadatto. Altamente sconsigliato.
L’intelligenza artificiale è inarrestabile. Da anni il suo percorso di integrazione si sta ampliando a settori via via più specifici, portando a un’ottimizzazione dei processi di lavoro e, soprattutto, dei risultati finali. Alcuni settori ne fanno ancora un uso parziale, ad esempio nell’ambito del servizio clienti. Altri invece, utilizzano l’IA in quasi tutte le aree di attività. L’IA, insomma, sta rivoluzionando tutto.
Soprattutto nell’ambito della scienza e della ricerca, le possibilità di utilizzo sono innumerevoli. In questo caso, l’IA non serve solo ad adattare i processi di lavoro alle reti globali e alle esigenze delle singole persone, ma grazie alla sua capacità di effettuare rapidi collegamenti in diversi ambiti è in grado di creare strutture completamente nuove che semplificano notevolmente la vita delle persone. Per saperne di più sui settori che si affidano in modo specifico all’IA e che si stanno completamente riallineando, continuate a leggere il nostro articolo.
La medicina è il maggior beneficiario dell’IA
Il settore sanitario è ampio e sempre bisognoso di innovazione. Con l’aiuto dell’IA, è già possibile analizzare meglio i dati dei pazienti. L’IA è infatti già in grado di analizzare le classiche radiografie e di tradurle in una diagnosi, rendendo più semplice il lavoro dei radiologi. Nessun dettaglio le sfugge.
L’IA, inoltre, è in grado di riconoscere i rischi potenziali e le malattie esistenti in pochissimo tempo sulla base di cartelle cliniche e analisi anche di tantissimi anni che richiederebbero per i medici tempi più lunghi, che a volte possono essere decisivi.
Per il settore medico, la valutazione dei dati è utile anche nel settore dell’analisi genetica e dei rischi collegati a malattie ereditarie. In questo modo, le malattie possono essere individuate più rapidamente e persino previste. Soprattutto il confronto dei dati di più membri della famiglia può rivelare rapidamente i rischi di malattie genetiche. Inoltre, l’analisi dei dati è utile dopo un cambio del medico, perché un nuovo medico può leggere la storia più velocemente ed efficace.
Ulteriori opportunità per l’IA in medicina:
● Sviluppo di nuovi principi attivi e farmaci
● Ottimizzazione del dosaggio
● Telemedicina con l’aiuto dell’IA
● AI all’interno delle strutture di cura come dipendente aggiuntivo
● Analisi dell’inventario di farmaci e principi attivi in farmacia
● IA come strumento di analisi delle pandemie
● Previsioni basate sulla storia
● Sviluppo di nuove tecnologie attraverso l’IA
● IA come strumento per i nuovi studenti di medicina
L’IA nel gioco d’azzardo online
Il mercato del gioco d’azzardo sta già facendo pieno uso dell’IA. Anche per questo motivo, in Italia ci sono sempre più case da gioco online con giochi di prima qualità per passare il tempo. I nomi dei casinò online più moderni e innovativi sono forniti dagli esperti di bonus-codes.com, dove i giocatori d’azzardo possono trovare solo operatori affidabili con i giochi più richiesti. Alcuni utilizzano l’intelligenza artificiale per migliorare ulteriormente i giochi ogni giorno e adattarli alle esigenze dei loro utenti altri, utilizzano invece l’IA per contrastare altre IA utilizzate in maniera impropria proprio per ingannare i siti di gioco.
Le lotterie con denaro reale sono solo un modo di utilizzare l’IA. Le attuali sale giochi valutano anche i dati degli utenti. È l’unico modo per scoprire quando i clienti hanno richieste di modifiche.
Come l’intelligenza artificiale sta guidando il settore dell’istruzione
Nel settore dell’istruzione stanno accadendo molte cose. Da qualche tempo le aule scolastiche utilizzano sempre più spesso metodi di apprendimento digitali. Sempre più studenti utilizzano dei tablet, smartphone e dispositivi simili. Grazie alle loro capacità di connessione a internet, gli studenti possono portare l’aula a casa propria. I dati raccolti durante l’apprendimento aiutano gli insegnanti a scoprire i punti deboli degli studenti attraverso l’analisi dell’intelligenza artificiale.
Lo stesso settore dell’istruzione utilizza alcuni dei dispositivi, che funzionano con l’intelligenza artificiale. Gli insegnanti potrebbero beneficiare di correzioni automatiche in futuro e utilizzare più tempo a disposizione per assistere gli studenti. Gli studenti già oggi utilizzano in maniera impropria le IA per scrivere i loro temi e compiti automaticamente. Tuttavia proprio le IA sono in grado di verificare quando un compito è stato scritto da un’altra intelligenza artificiale rendendo chiaro quando uno studente ha provato a fare il furbo.
La smart home
Anche il settore della domotica si sta evolvendo velocemente. Così, anche il soggiorno “pensa” per noi attraverso l’IA. Con i piccoli dispositivi smart home, possiamo semplificare notevolmente la nostra vita quotidiana, ma soprattutto l’integrazione con l’IA puó aiutare ad individuare le nostre abitudini e anticipare per noi alcune routine.
Immaginate ad esempio una intelligenza artificiale che individua in maniera automatica la vostra temperatura automatica, i vostri orari di rientro in casa, e l’efficienza energetica del vostro appartamento (i tempi per raggiungere la temperatura ideale, e quelli di raffreddamento dopo la chiusura dei termosifoni) e accende il riscaldamento soltanto quando è necessario per raggiungere quella temperatura. Insomma un sistema di riscaldamento totalmente autonomo controllato dall’intelligenza artificiale riconosce i consumi, li regola in base alle esigenze dell’utente e quindi che fa risparmiare denaro.
Lo shopping del futuro: l’intelligenza artificiale invade i supermercati
I supermercati locali si stanno svuotando. Non parliamo solo della struttura del negozio, ma anche del contesto. Tanti negozi stanno già affrontando una forte concorrenza online. Un fatto che sta scuotendo il settore. Per questo motivo, fare la spesa a livello locale deve diventare più attraente. Questo può essere garantito solo attraverso l’implementazione di tecnologia e l’innovazione. Un settore essenziale è quello della pubblicità, perché senza pubblicità i negozi non avranno più i clienti.
L’intelligenza artificiale valuta quale pubblicità ha maggiori probabilità di portare a una vendita in base al comportamento di acquisto e agli interessi dei clienti. In questo modo i clienti potenziali ed esistenti vedono online solo gli annunci, che corrispondono alle loro preferenze ed esigenze. Anche i venditori locali stanno sperimentando l’IA e la utilizzano per personalizzare gli annunci video nei negozi. Il segreto è che gli annunci cambiano da cliente a cliente, in modo che ciascuno veda qualcosa di interessante.
Lo stesso processo di acquisto dovrebbe essere semplificato, tanto che il supermercato del futuro funzionerà solo con l’aiuto di distributori automatici. Per mantenere la soddisfazione dei clienti, gli esperti informatici puntano anche qui sull’automazione con l’inserimento di dati individuali e processi di acquisto. In questo modo, i clienti riceveranno la merce in pochi minuti. Le lunghe code alla cassa appartengono ormai al passato.
Sicurezza digitale attraverso l’intelligenza artificiale
La globalizzazione è sinonimo di collegamento digitale delle persone al di là dei confini nazionali. Tutto il mondo ha una connessione a internet e presto anche le aree più remote riceveranno informazioni dal mondo attraverso linee satellitari come quella di Elon Musk. Allo stesso tempo, questo moltiplica il moltiplicarsi dei rischi di attacchi informatici. Finora la sicurezza informatica è affidata alla prevenzione degli utenti e al lavoro di tecnici informatici.
In futuro, questo compito sarà svolto principalmente dall’intelligenza artificiale, che può rilevare le violazioni della sicurezza in una frazione di secondo ma anche individuare sulla base di dati statistici, in anticipo, la possibilità di un attacco informatico. Confrontando continuamente enormi quantità di dati, la sua capacità di prevenire, bloccare e risolvere problemi di sicurezza informatica supera di molte volte quella degli esseri umani. L’IA trasmette i risultati delle sue analisi direttamente al reparto IT. Successivamente, il team IT si occupa direttamente di eliminare i fattori di disturbo, le fonti di errore e altre aree problematiche.
Le grandi aziende che lavorano con dati sensibili sono quindi molto più sicure. Si pensi ad esempio alle banche o alle autorità pubbliche ma anche agli studi medici e all’intero settore sanitario.
Insomma le IA svolgono e svolgeranno un ruolo sempre più importante nella vita di tutti noi, quanta autonomia, pero, vorremo lasciare alle AI è un argomento che dovrà essere preso in considerazione da tecnici, scienziati e legislatori di tutto il mondo, per evitare che le fredde e logiche razionalizzazioni delle IA non snaturino del tutto la nostra umanità.
Song of Nunu: A League of Legends Story ci ha ricordato bene quanto Riot Games abbia fatto centro con la sua IP più famosa. Il celebre MOBA, lanciato oramai più di quattordici anni fa, ha scritto pagine dell’industria videoludica e degli eSports, oltre ad aver influito grandemente nell’intera cultura pop. Non sazi di un successo planetario di questo calibro, negli anni il team ha optato per un differenziazione transmediale di League of Legends con un minimo comune multiplo: la qualità.
Impossibile non citare, infatti, il clamore di critica e pubblico raccolto da Arcane, serie animata Netflix vincitrice di quattro Emmy. Ma anche il mondo videoludico ha visto l’arrivo di spin-off e progetti alternativi, come l’apprezzatissimo gioco di ruolo Ruined King: A League of Legends Story. Proprio in quest’ultimo filone si inscrive Song of Nunu.
Sviluppato da Tequila Works, creatori di Rime e Gylt, la nuova incursione nel mondo di Runeterra ci accompagna in un’avventura per giocatore singolo, nei panni di un ragazzo e del suo migliore amico, l’ultimo degli yeti. Una piccola grande odissea che, in contrasto con le gelide ambientazioni della produzione, ci ha scaldato il cuore.
Song of Nunu: A League of Legends Story sarà disponibile dal 1° Novembre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.
Versione testata: Nintendo Switch
Nel freddo Freljord
Song of Nunu è ambientato nella più fredda delle aree geografighe di Runeterra, il Freljord. Una terra dura ed aspra abitata da tribù forti, ma anche l’unico luogo in cui è possibile trovare il prezioso Vero Ghiaccio.
Il piccolo Nunu, giovane ragazzino della tribù Notaj, vaga per le lande gelate in compagnia del suo migliore amico Willump. Ma quest’ultimo non è un essere umano, bensì l’ultimo esemplare dei temuti e rispettati yeti. L’obiettivo del ragazzo è semplice: ritrovare la madre perduta, Layka. Ignota la sua sorte, con vaghe memorie aggrappata a ricordi sbiaditi. L’unica pista? Una visione apparsa in sogno a Nunu, in cui la madre lo invita a trovare il misterioso “Cuore del Blu” in una altrettanto enigmatica “montagna alata”. Inizia così un’avventura che li porterà a rivelazioni molto più grandi.
La montagna alata, vostra meta per svelare il segreto del Cuore del Blu.
Il biglietto da visita di Song of Nunu è rappresentato dalla sua direzione artistica. La produzione Tequila Works rispetta i fondamentali canoni estetici di League of Legends, addolcendone alcuni tratti. Il risultato è un cast di personaggi colorato ed intrigante che, alla coppia formata da Nunu e Willump, affianca altri personaggi cari alla lore della produzione Riot Games. Anche l’impervia regione settentrionale di Valoran è una gioia per gli occhi con distese innevate, ghiacciai impervi e sparuta vegetazione rossastra.
Un bel vedere insomma, grazie anche ad una direzione artistica delicata che ben si adatta alle performance di Nintendo Switch. La versione da noi testata infatti si è rivelata in linea generale molto solida, non solo dal punto di vista squisitamente tecnico, ma anche su quello delle prestazioni. Un risultato tutt’altro che scontato, che tuttavia nasconde comunque qualche piccolo problemino. Il framerate fa infatti qualche capriccio di troppo ogni qualvolta, soprattutto nella fase iniziale, si passa da un’area all’altra. Lo stesso accade negli attimi più concitati, ma in misura inferiore. In questo senso, il consiglio è sicuramente di preferire l’esperienza in modalità docked.
In alcune situazioni inoltre, abbiamo incontrato qualche piccolo bug che impediva di “triggerare” le interazioni necessarie per proseguire con la storia. Abbiamo risolto con un veloce riavvio del salvataggio, tuttavia non abbiamo dubbi che si tratti solo di piccoli imbarazzi che verranno risolti con le patch successive.
Willump vi proteggerà sempre.
Il mio amico yeti
Il viaggio di Nunu e Willump trae ispirazione dai canoni videoludici cari agli action adventure dell’era PlayStation 2, temperandoli con un’attenzione alla narrativa più in linea con la modernità.
Vogliamo essere cristallini al riguardo. Non c’è un open world illimitato o un sandbox denso di possibilità, così come sono assenti le strutture di veri e propri livelli. L’esplorazione non è così marcata e non ci sono grandi deviazioni da poter fare sul percorso. L’incedere è prettamente omogeneo e le ambientazioni si susseguono in modo lineare. In Song of Nunu ritroverete tuttavia la confortevolezza di un’avventura a misura di qualsiasi utente, sapientemente misurata e saggiamente diversificata, capace di prendervi per mano e raccontarvi una storia di formazione. Il tutto con piena fruibilità anche da parte di chi non sa nulla del mondo di League of Legends.
Quell’oggetto ha l’aria interessante, non trovate?
Nunu e Willump si ritrovano ad esplorare un ambientazione dopo l’altra con una ragguardevole ricchezza di situazioni diverse. Accanto a frangenti platform in cui destreggiarsi su appigli in stile Uncharted, dovremo sfruttare le abilità congelanti di Willump per creare piattaforme ghiacciate sull’acqua per poter proseguire. Oppure usare le palle da neve di Nunu per attivare interruttori o piante esplosive, al fine di liberare i percorsi… anche in modi inattesi. Vi ritroverete persino in fasi di “guida” in discese rapidissime lungo le vallate, oppure in frangenti in cui verrà richiesta la risoluzione di enigmi ambientali. Il tutto, mentre la storia verrà raccontata dagli stessi personaggi, con un doppiaggio italiano di alta qualità, capace di calarvi nelle atmosfere di un film di animazione.
Nel corso dell’avventura, il player prenderà infatti il controllo di entrambi i personaggi guidandoli attraverso le ambientazioni innevate del Freljord. Se Willump è prevedibilmente possente e capace di risolvere i problemi con la forza bruta o con la magia, il piccolo Nunu ha ben altre capacità. L’agilità non manca al piccolo ragazzino e la sua stazza minuta è un vantaggio per raggiungere determinate aree. Altresì è sostanzialmente indifeso e molto più fragile del suo animalesco amico. Tuttavia, ha dalla sua una risorsa molto particolare: Svellsongur.
Un antico reperto da attivare a suon di musica.
Musica, speranza… e botte
La tribù dei Notaj è famosa, nella lore di League of Legends, per una spiccata tendenza verso l’amore ed il rispetto della musica. Nunu non è da meno, grazie al suo flauto in verità piuttosto atipico.
Svellsongur permette infatti a Nunu di interagire con le ambientazioni suonando note e melodie. Ogni qualvolta il player si imbatte in un artefatto o un elemento suscettibile di interazione musicale, potrà estrarre il flauto e cimentarsi nel suonarlo. Ogni nota è affidata ad un tasto dorsale (o combinazioni di essi), che dovrà essere eseguito secondo le istruzioni indicate. Si tratta di una meccanica tanto semplice quanto efficace. Non solo replica didatticamente i reali movimenti delle dita nell’atto di suonare lo strumento, ma diverte anche per le interazioni rese possibili. Non vogliamo svelare troppo, ma vi ritroverete ad incantare animali, animare rovine perdute e molto altro. Il tutto suonando un flauto magico, grazie alla forza salvifica della magia.
Svellsongur contribuisce a dare una netta identità al titolo.
Ma non c’è spazio solo per la poesia in Song of Nunu. A volte infatti è necessario far parlare i ceffoni… ed avere dalla nostra parte uno yeti con quattro braccia facilita il compito. I combattimenti sono piuttosto basilari, essendo strutturati sulla presenza di attacchi leggeri e pesanti, schivate occasionali, QTE per i colpi di grazia, il tutto intrecciato in combo semplici. Altrettanto accomodante è la difficoltà stessa, anche a causa di una sostanziale piattezza della varietà dei nemici, perlopiù lupi selvaggi per tutta la durata del titolo. I combattimenti insomma sono piacevoli per spezzare il ritmo, ma non costituiscono un tratto particolarmente approfondito dal team di sviluppo.
Forse è proprio la natura budget del titolo ad aver ridimensionato le possibilità di Song of Nunu. Giocandolo non abbiamo infatti potuto fare a meno di riflettere sul grande potenziale esistente, necessariamente sceso a patti con la natura contenuta della produzione Tequila Works. Anche la durata complessiva, di circa sei ore, ci è sembrata tutto sommato coerente (anche se non sussistono grandi motivazioni per rigiocare l’avventura) ma ci sarebbe piaciuto vedere cosa si sarebbe potuto raggiungere con altri presupposti. Non solo una curva della difficoltà più marcata, ma anche un sistema di progressione strutturato o una maggiore cura dei combattimenti. Tutti spunti che, ci auguriamo fortemente, possano essere raccolti per un potenziale seguito.
Purtroppo i lupi costituiscono il 90% dei nemici del titolo.
Commento finale
Song of Nunu: A League of Legends Story conferma tutto il potenziale dell’immaginario creato da Riot Games. Un action adventure sincero e divertente che ci accompagna per mano nelle terre gelate del Freljord, per un racconto di formazione di un bimbo con il suo amico yeti. Pescando a piene mani da soluzioni ludiche vintage, la produzione Tequila Works funziona ed intrattiene, senza badare troppo ad una difficoltà tarata verso il basso ed una scarsa rigiocabilità. Preparatevi a partire assieme a Nunu e Willump: il viaggio ne varrà la pena.
Sonic Superstars potrebbe essere inserito, nel dizionario, come perfetto esempio di vocabolo opposto a “tempismo“. Un po’ ironico vista la rapidità che da sempre contraddistingue la storica icona SEGA, ma che non può non sottolineare l’infelicità della release date scelta dall’azienda giapponese. Decidere infatti di uscire sul mercato nella stessa settimana in cui sono presenti colossi come Marvel’s Spider-Man 2 nonché Super Mario Bros. Wonder, beh, non è una grandissima scelta. Soprattutto il ritorno dell’idraulico baffuto Nintendo con un nuovo grande capolavoro mette in una scomoda posizione la nuova iterazione del porcospino blu, soprattutto data la natura ben più modesta di Superstars.
Sviluppato da Arzest, team fondato da Naoto Ohshima (l’artista dietro il primo design del velocista e della sua nemesi), Sonic Superstars è una nuova avventura nel mondo del rapidissimo platformer 2D. Stavolta però, il simpatico porcospino è in ottima compagnia nella sua missione. Saranno bastate tuttavia le novità introdotte per far emergere la produzione nel suo difficilissimo periodo di lancio? Scopriamolo.
Sonic Superstars è disponibile dal 17 Ottobre per PC (via Steam), PlayStation 4, PlayStation 5, Xbox One, Xbox Series e Nintendo Switch.
Versione testata: PlayStation 5
Avventura nelle Northstar Islands
Superstars nasce con premesse piuttosto singolari.
La serie 2D viene dai recenti successi di critica di Sonic Mania (e dall’apprezzata raccolta Sonic Origins Plus), mentre la serie 3D ha raccolto un atteggiamento piuttosto tiepido dalla stampa con Sonic Frontiers dello scorso anno (forse giudicato con troppa durezza). Altra interessante anomalia emerge poi dai dati di vendita, che hanno visto l’episodio 3D del 2022 raggiungere la soglia dei quattro milioni di copie, mentre Mania è rimasto paradossalmente arenato ad uno scarso milione.
La volontà di rialzare la testa, soprattutto sul lato delle vendite delle incarnazioni 2D, ed il timore di non fare il passo più lungo della gamba ha portato SEGA a sposare un progetto meno ambizioso (e dispendioso) del capitolo sandbox dello scorso anno. La missione (quasi) impossibile è stata affidata ad Arzest, software house nota per qualche ombra sul proprio curriculum. Si tratta infatti del team famoso (o meglio, famigerato) per il deludente Balan Wonderworld, nonostante per questo progetto sia possibile riconoscere ampie attenuanti alla luce del turbolento sviluppo e delle tristi vicissitudini riguardanti Yuji Naka.
La mano di Naoto Ohshima è palese.
Non il miglior biglietto da visita per Sonic Superstars, che tuttavia fa una cosa estremamente semplice: stupisce.
Lo fa fin dai primi istanti, con cutscene animate che rimandano al tratto morbido del maestro Ohshima ed introducono alla trama della produzione. Nulla di sensazionale, bensì una tradizionale stoyline in linea con la serie: il dottor Eggman, Fang ed un misterioso aiutante hanno intenzione di trasformare in badnik i mastodontici animali delle Northstar Island. Toccherà a Sonic ed i suoi amici intervenire per sventare i piani dei cattivi.
Una premessa semplice ma che sponsorizza subito i leitmotiv della produzione. Anzitutto, un’ambientazione nuova di zecca. Le Northstar Island sono una gioia per gli occhi, con una varietà incredibile di biomi e di pericoli in agguato. Una freschezza resa ancor più piacevole dalla direzione artistica generale e dalla colonna sonora, che all’unisono strizzano l’occhio ai primi capitoli della serie, non senza recepire alcuni tratti più moderni. Il tutto al netto di un comparto tecnico che non fa gridare al miracolo, ma che risulta estremamente funzionale e solido. Soprattutto considerando che stavolta Sonic non è da solo.
Sonic e le superstelle del titolo.
Uno, nessuno e centomila
Nomen omen. Il fulcro concettuale attorno al quale Sonic Superstars è stato costruito è la possibilità di controllare non solo il buon vecchio Sonic, ma anche il suo migliore amico Tails, l’echidna Knuckles e la dolce Amy Rose.
Si tratta di una scelta che si declina in diverse opzioni concesse al giocatore. Non solo è possibile scegliere liberamente quale personaggio controllare nel corso dell’avventura, ciascuno con abilità diverse ma in grado di affrontare senza difficoltà i livelli. Per la prima volta in un gioco di Sonic è inoltre possibile giocare l’intera campagna con un massimo di altri 3 giocatori, in modalità cooperativa locale estemporanea fino a 4 giocatori. Si tratta di un grande passo per la serie, che ci ha intrigato pur con qualche problemino.
La voglia di introdurre questa nuova feature ha infatti posto delle difficoltà sulle spalle della telecamera. Superstars sceglie una visuale più vicina all’azione, abbassando leggermente anche la velocità dei protagonisti, per incentivare non solo la rapidità del flow, ma anche l’esplorazione ed il salto di precisione. Tuttavia, resta il caratteristico gameplay “nervoso” della serie. Pertanto accadrà piuttosto spesso che la telecamera dovrà allargare l’inquadratura per tentare (senza successo) di non lasciare fuori campo qualche giocatore. Si tratta di un imbarazzo piuttosto comune alle cooperative nei giochi a scorrimento, ma che in Sonic si verifica più spesso per motivi strutturali. Insomma: l’idea è buona, ma c’è da lavorarci.
Finché si resta vicini, nessun problema, ma se qualcuno resta indietro, la telecamera deve effettuare dure scelte.
Dove invece non ci sentiamo di avanzare alcun tipo di obiezione ed, anzi, vogliamo spendere solo parole positive, è nel level design.
Sonic Superstars infatti può contare su alcuni dei livelli più vari e creativi dell’intera serie, ricorrendo non solo all’eterogeneità del nuovo setting, ma anche ad idee sempre nuove. Ciascun livello è infatti unico nel suo genere, grazie al ricorso a gimmick specifiche. Ambientazioni ampie e stratificate, ricche di percorsi alternativi e piccoli segreti. Da giungle buie in cui dovrete muovervi con l’ausilio di temporanee fonti di luce a regni sabbiosi in cui sfruttarne le peculiari specificità, passando per le immancabili aree pinball ed imprevedibili virtualità scuola Tron. Senza dimenticare i tantissimi boss presenti, anche questi tutti diversi tra loro e che richiederanno una buona manualità per essere battuti.
In questo senso, Sonic Superstars è dunque una continua sorpresa ed invita ad utilizzare una ulteriore caratteristica introdotta dal team di sviluppo. Grazie al recupero dei Chaos Emerald, il player potrà accedere a poteri in grado di cambiare il modo di interagire con il livello e l’esplorazione. Alcuni esempi? Un’abilità vi permetterà di moltiplicarvi in infinite copie per aumentare a dismisura l’offensiva del vostro incedere. Un’altra invece vi darà accesso a segreti nascosti alla vista per un periodo di tempo limitato, aprendovi la strada a nuove piattaforme o ricompense. Si tratta di un’idea molto semplice, non così incisiva come potrebbe sembrare, ma che si coniuga bene con il gameplay. Soprattutto laddove vogliate completare degnamente il titolo.
Questo livello è una fucina di idee ed improvvisazioni, lo abbiamo adorato.
Here comes the money
Proprio l’ultimo aspetto citato apre un capitolo di importanti considerazioni legate alla longevità della produzione. Tradizionalmente, i capitoli 2D della saga non hanno mai contato su durate complessive esagerate. Molto spesso è anzi accaduto il contrario, con campagne completabili in una manciata di ore soprattutto dai fan più accaniti della serie. Sonic Superstars, da questo punto di vista, non cambia molto le carte in tavola pur proponendo diversi accorgimenti.
Pur potendo raggiungere i titoli di coda in circa sei ore (per un giocatore di media abilità), la vostra avventura non potrà assolutamente essere considerata come conclusa. Senza incorre in spoiler e senza voler anticipare talune sorprese ben occultate dal marketing, Superstars richiede non solo uno sforzo aggiuntivo per accedere al finale vero ma anche di affrontare nuovamente l’avventura con una particolare forma di New Game Plus. Ne deriva una longevità praticamente raddoppiata che può raggiungere ulteriori traguardi grazie alle immancabili prove a tempo ed alla inedita Modalità Battaglia.
Non c’è un boss uguale all’altro.
Sonic Superstars introduce infatti anche una modalità extra affrontabile in singolo, multiplayer locale o online fino ad otto giocatori. Dopo aver costruito il vostro personaggio grazie alle monete raccolte nel corso della storia, potrete calarvi in competizioni miste in cui affrontare diverse prove. Da tenzoni frenetiche di raccolta oggetti, passando per le gare di velocità fino alle sfide di sopravvivenza: Superstars abbraccia un multiplayer gioioso e casinista ispirato ai party game.
Un divertissement piacevole per spezzare il ritmo della campagna, pur se piuttosto grezzo. Anche la Modalità Battaglia infatti, come altre idee messe sul piatto da Arzest, sono concettualmente valide ma realizzate in maniera un po’ superficiale. Ad esempio, completare la raccolta di “pezzi” con i quali personalizzare i personaggi è un’operazione decisamente incline al grinding vista la necessità di raccogliere TANTE monete. Un escamotage per aumentare la longevità? Forse, ma avremo preferito una più adatta fluidità nell’accumulo della valuta che non comportasse cedere alla ripetitività. L’attenzione alle implementazioni quality of life non sembra essere un appuntamento ulteriormente rinviabile per una saga che, in alcune cose (come l’arcaicità dei menù e l’oscurità di taluni contenuti) è rimasta un pochino troppo indietro.
Si possono creare creature ispirate a personaggi famosi della serie, ma anche dare vita ad incroci inediti.
Commento finale
Raramente abbiamo visto uscire un titolo in un periodo più sfortunato di Sonic Superstars. Nonostante il rischio di essere letteralmente strangolato tra rivali storici e produzioni stellari, la nuova avventura del porcospino blu riesce nell’impresa di ritagliarsi un attimo di fama grazie ad un gameplay solido, un level design stellare ed una varietà invidiabile. Una piccola grande rivincita anche per il team Azarest, la cui buona volontà è palese pur inciampando nell’introduzione di alcune idee non perfettamente ottimizzate (su tutte, il comparto multigiocatore e l’assenza di alcuni piccoli accorgimenti quality of life). Indossate le scarpe rosse ed occhio agli anelli: bisogna fermare Eggman!
Bandai Namco ha condiviso un nuovo interessante sguardo a Little Nightmares III, con un inedito e corposo video gameplay.
I due protagonisti principali, Low e Alone, dovranno viaggiare attraverso la Spirale e trovare un modo per fuggire dal Nulla. Il loro viaggio inizia nella Necropoli, un luogo particolare, creatosi dalle sabbie del deserto e alimentato dalle raffiche del vento. È stato descritto come una città dall’eterna energia e dalla morte certa. Solitamente era abitata dagli Abitanti, ma oggigiorno l’antica metropoli è più una città fantasma in cui i due bambini dovranno evitare diversi pericoli, incluso il Monster Baby.
Il video, lungo ben 18 minuti, è giocato in modalità cooperativa ed immerge i giocatori nelle profondità della Necropoli, svelando alcuni dei suoi segreti.
Per la prima volta nella serie, Little Nightmares III sarà giocabile in modalità cooperativa online, permettendo così di utilizzare uno dei due personaggi, Low o Alone, in questo spaventoso mondo. Sarà anche giocabile da soli con la IA che controllerà il secondo personaggio.
Little Nightmares III sarà disponibile nel corso del 2024 per PlayStation 5, Xbox Series X|S, PlayStation 4, Xbox One, Nintendo Switch e PC (via Steam).
Sopravvissuti ad un Ottobre folle, il pericolo non è passato: ecco che arriva Novembre, che contribuirà con il suo carico di release a rendere il 2023 ancora più clamoroso!
Se lo scorso mese abbiamo assistito ad una autentica invasione di titoli di primo piano, capeggiati dal binomio formato da Marvel’s Spider-Man 2 e Super Mario Bros. Wonder (ma anche un certo Alan Wake 2), il mese incombente ha le sue… cartucce da sparare.
L’appuntamento principale è infatti per il 10 Novembre con Call of Duty Modern Warfare III, sequel del capitolo dello scorso anno. Ma il mese sarà un’autentica goduria per gli amanti dei giochi di ruolo: spazio dunque a Star Ocean: The Second Story R, Super Mario RPG e Persona 5 Tactica. I fan delle avventure di Kazuma Kiryu potranno deliziarsi con Like a Dragon Gaiden. E questo è solo un assaggio del mese!
Ecco di seguito una lista (con i trailer completi) dei titoli di Novembre 2023: troverete anche un comodo link per Amazon, per assicurarvi il prezzo più basso disponibile!
1° Novembre
Song of Nunu: A League of Legends Story (PC, Xbox One, Xbox Series, PS4, PS5, NSW)
2 Novembre
Thirsty Suitors (PC, Xbox One, Xbox Series, PS4, PS5, NSW)
Gangs of Sherwood (PC, Xbox Series, PS5)
I Puffi 2: Il Prigioniero della Pietra Verde (PC, Xbox One, Xbox Series, PS4, PS5, NSW)
The Talos Principle 2 (PC, Xbox Series, PS5)
Star Ocean: The Second Story R (PC, PS4, PS5, NSW)
Come ogni giovedìEpic Games Store regala uno o più giochi gratuiti per il nostro PC, questa settimana esploriamo l’oscurità assieme a una bambina e un orsacchiotto in Tandem: A Tale of Shadows, e torniamo a vestire i panni del detective del paranormale Sebastian Castellanos in The Evil Within 2.
Tandem: A Tale of Shadows è un platform puzzle game che ci vede impersonare Emma, una piccola bambina appassionata di misteri, e Fenton, un orsacchiotto con strane capacità, intenti a risolvere il caso dello scomparso mago Thomas Kane
Risolviamo oltre 40 stanze ricche di enigmi, in 5 mondi ispirati dall’immaginario di artisti come Tim Burton e Conan Doyle, balzando tra Emma e Fenton, in un continuo alternarsi tra una visuale dall’alto e una visuale laterale, per sfuggire dalle ombre di un mistero irrisolvibile.
The Evil Within 2 è il seguito dell’osannato survival horror in terza persona, ritorno al genere per Shinji Mikami, che ci riporta nella follia e mostruosità della mente umana, questa volta con l’obbiettivo di salvare nostra figlia.
Esploriamo una cittadina avvolta da creature grottesche, evitando gli scontri muovendoci silenziosamente, oppure affrontando direttamente i nemici con le armi da fuoco e il nostro ingegno, per creare nuove trappole letali e farci strada in una storia horror al limite del surreale.
Potete fare vostri Tandem: A Tale of Shadows e The Evil Within 2 in forma gratuita solo sull’ Epic Game Store, creando un account -in caso non l’aveste ancora fatto- e seguendo i corrispettivi linkai giochi. Non fatevi sfuggire quest’offerta, che scadrà alle ore 17:00 di giovedì 2 novembre.
E non perdetevi la live sul nostro canale ufficiale Twitch di 4News.it, per provare assieme a Edoardo “SamaelBecks” Bechis cosa ci propongono questi titoli gratuiti nella nuova rubrica #GiochiXPovery, in onda ogni giovedì alle 18:30.